Origini delle Religioni

CHE GUEVARA

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CAT_IMG Posted on 12/7/2015, 20:50
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https://it.wikipedia.org/wiki/Che_Guevara




RIPORTO DA

http://forumebraico.forumfree.it/?t=42678277





Sconcertante .



Mi sono accorto che Eroe , in Ebraico attuale si dice Ghibòr גבור ( Vocalizzato con una Hiriq חיריק ( la i )
e una CHolam Malè חולם מלא ( la o piena ) )


Vocalizzato :


גִּבּוֹר


Ma se andiamo all' Antico Aramaico , che non era vocalizzato ,sappiamo bene che la waw ו , Mater Lectionis , poteva essere omessa .

E che la bet ב poteva essere letta vet : quindi da una b risultava una v


Ovvero


בּ : si legge bet


ב : si legge vet

E in Aramaico Antico molto spesso le parole finivano accentate con una aleph א ( che in questo caso, come lettera finale , ha valore di a )

E risulterebbe : גברא : Ghevarà.

In più sappiamo che in Aramaico e Ebraico la Kaf כ da sola ha il significato di : come

e si pronuncia Kè

Quindi כגברא e si pronuncia Ke Ghevarà : come l' eroe , come un eroe .



Vocalizzato :



כְּגֶבָרָא


ancora più corretto KIGHEVARA'


כִּגֶבָרָא




Non so che valore dargli .

Ma mi fa venire i brividi.




zio ot della V Brigata



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Edited by barionu - 20/6/2021, 09:02
 
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CAT_IMG Posted on 27/7/2015, 13:36
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[QUOTE=barionu,24/6/2010, 00:12]
Sconcertante .



Mi sono accorto che Eroe , in Ebraico attuale si dice Ghibòr גבור ( Vocalizzato con una Hiriq חיריק ( la i )
e una Holam Malè חולם מלא ( la o piena ) )


Vocalizzato :


גִּבּוֹר


Ma se andiamo all' Antico Aramaico , che non era vocalizzato ,sappiamo bene che la waw ו , Mater Lectionis , poteva essere omessa .

E che la bet ב poteva essere letta vet : quindi da una b risultava una v


Ovvero


בּ : si legge bet


ב : si legge vet

E in Aramaico Antico molto spesso le parole finivano accentate con una aleph א ( che in questo caso, come lettera finale , ha valore di a )

E risulterebbe : גברא : Ghevarà.

In più sappiamo che in Aramaico e Ebraico la Kaf כ da sola ha il significato di : come

e si pronuncia Kè

Quindi כגברא e si pronuncia Ke Ghevarà : come l' eroe , come un eroe .



Vocalizzato :



כְּגֶבָרָא


ancora più corretto KIGHEVARA'


כִּגֶבָרָא




Non so che valore dargli .

Ma mi fa venire i brividi.



zio ot della V Brigata







Allora , il mio carissimo amico Negev mi scrive :

da

http://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=48968338&st=30



Dove l'hai trovato Ghevarà? io leggo " Ghevurà", "forza"
Eroe è "Ghibor" גבר stessa radice ghimmel, bet, resh ma senza la alef
In realtà "Ghevurà" vuol dire anche "Eroismo" e il corrispondente aramaico è "Ghivrà" ( non mi pare ghevarà)

O forse volevi dire figlio di Guevàra (Che) e ti sei sbagliato di Millennio?
Voi arpiolidi appena vedete un rivoluzionario con la barba, non capite più nulla

Tra poco scopriremo che Guevara non era di Cordoba ma di un villaggio dalle parti di Bariloche, sulle Ande, chiamato Gamla, il famoso Juan (Giovanni) "Che" de Gamla, che i falsari cubani hanno idealizzato in Ernesto "Che" Guevara, ma ormai tutti gli studi portano a Gamla
"Hacia la victoria siempre!" (Come si legge su un apocrifo di inizi anni '60 attribuito al "Che")



////////////////////////////////////////////////////////////////////

Evidentemente non avevi letto il mio piccolo studio sopra , da cui appunto è venuta la mia battuta di là ! :B):

Battuta , ma neanche tanto...

Ho sottoposto la mia ipotesi di studio anche al collegio degli esperti che mi hanno dato un avallo con riserve ( ma non sono autorizzato a citare
i nomi )

Sai benissimo che l' Aramaico non era vocalizzato , e ora , per ricercare se esistono tradizioni di vocalizzazione ci vorrà un po' di tempo .


Partiamo dall' Ebraico di oggi :

Ghibòr גִּבּוֹר



Ma se andiamo all' Antico Aramaico , che non era vocalizzato ,sappiamo bene che la waw ו , Mater Lectionis , poteva essere omessa .

E che la bet ב poteva essere letta vet : quindi da una b risultava una v


Ovvero


בּ : si legge bet


ב : si legge vet

E in Aramaico Antico molto spesso le parole finivano accentate con una aleph א ( che in questo caso, come lettera finale , ha valore di a )

E risulterebbe : גברא : Ghevarà.




Quindi tu mi dici Ghevurà : in Aramaico

Ghevurà non vocalizzato : : גברא


Ghevurà vocalizzato : גֶּבֻרָא ( come ipotesi di studio )


Ma come vedi anche qui manca la waw ו

e per dare la U ho utilizzato il Qubbùtz ֻ Qubbùtz in Ebraico קֻבּוּץ


A questo punto Ghevurà, in Ebraico , si puo anche vocalizzare così : גְּבוּרָה


ma l'uso del Waw Shuruq וּ Shuruq in Ebraico שׁוּרוּק

è l' uso di una consonate vocalica posteriore .

Se poi vocalizzi l' Aramaico come Ghivrà abbiamo גִּבְרָא ( ipotesi di studio )


ovvero sotto la Ghimel con Daghèsh ( il puntino al centro ) abbiamo un Hiriq ִ ( il puntino sotto la lettera ) che funge da i

Hiriq in Ebraico חִירִיק


Ma il punto rimane sempre che l' Aramaico non era vocalizzato , e non mi risulta che esistano tradizioni di vocalizzazioni riportate ,( anche se è certamente da verificare )

e quindi per Eroe si potrebbe proporre anche Ghevarà גֶּבָרָא


E vaiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii !!!!!!!!!!



www.youtube.com/watch?v=GxtwzU0-wPM&feature=related



Ernesto , direi che è il caso di fare un urlo al nostro super esperto ,

.... dicendogli da parte mia che ultimamente è un pochino barionà ( latitante ) snorkel :lol: :B): :ph34r:

Informa anche Aialon , a cui questa cosa piacerà sicuramente molto.



Caro Negev iadid , con grande stima e affetto .



דּוֹד וֹת







Edited by barionu - 20/6/2021, 08:55
 
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CAT_IMG Posted on 27/7/2015, 13:55
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[QUOTE=Aialon,15/9/2009, 15:06 ?t=42678277&st=0#entry349013932]
CITAZIONE
peppetre,13/9/2009, 20:28

CHE-RUBINO

fonte>>> http://mikeplato.myblog.it/archive/2009/09...to-del-che.html

graderei qualche commento costruttivo e non le solite canzonature di rito, ne guadagnerà sicuramente la conoscenza.






Il suo nome "CHE" deriva semplicemente, dall'intercalare che usava parlando, in ogni frase ci metteva sempre uno o due "che".
Ciò premesso ci sarebbe ben altro da sapere circa il "CHE", ma non è obbligatorio crederci.



Dopo l'apertura degli archivi della CIA corrispondenti al 1967, è venuta fuori, un storia incredibile,
confermata da persone note che appartenevano ai servizi segreti .

ERNESTO "CHE" GUEVARA SHEINERMAN, CUGINO DI ARIEL SHARON

I nuovi documenti rivelano che il Che scoprì il segreto della sua origine ebraica, ritornò alla sua gente e fede e morì nella ricerca della salvezza della terra e della gente di Israele.

Probabilmente, tutto ebbe inizio a fine di 1964.
Possibilmente allora la madre d’Ernesto, vicina alla sua morte (ella morì in maggio 1965) rivelò a suo figlio la storia occulta della sua vita.
Celia Sheinerman (la madre d’Ernesto) nacque in 1908 nel seno di una famiglia religiosa di Buenos Aires d’immigranti Ebrei di Russia.

Fino all’età di diciotto anni Celia Sheinerman visse nel ghetto chiuso, ricevendo l’educazione ebraica tradizionale.

Quando raggiunse l’età di 18 s’allontanò dalla sua casa, dalla sua famiglia e dalla religione, cambiando il suo cognome ebraico ed un anno dopo si sposò con Ernesto Guevara Lynch.

Il Che sà che secondo la tradizione ebraica, egli è Ebreo e che nel Vecchio Continente egli avrebbe dei parenti stretti per via materna. Dei genitori di Celia Sheinerman (sua madre) sapeva che in Russia le sarebbe rimasto il fratello Samuel, dieciotto anni più grande di lei. Così come la sorella, egli ha lasciato la casa dei genitori, per le ragioni sionisti, avendo rinunciato ad andare in Argentina. Celia sapeva di lui solo quello che con la partenza dei genitori, egli era andato nel Caucaso, e da lì si trasferì poco tempo dopo in Israele.

Si può soltanto indovinare quale confusione produssero le rivelazioni della madre nell’anima d’Ernesto Guevara. Mai prima aveva meditato seriamente né sugli Ebrei, né su Israele; egli incominciò a studiare con avidità tutto ciò che può trovare su questo popolo. Lo Stato Ebraico che s’era liberato dal regime britannico coloniale, che aveva saputo difendersi dall’aggressione dei regimi arabi, produsse rapidamente in lui la simpatia, cominciando a sentirsi legato ad Israele di più grande.

L’Unione Sovietica – il baluardo ideologico del Che - è sempre più franco nei suoi interventi sull’arena internazionale contro lo Stato Ebraico in favore dei los paesi arabi. Sincero e deciso, il Che non può soffrire tale ingiustizia. A dicembre 1964, partecipando nel capitolo della delegazione cubana nell’Assemblea Generale dell’ONU, dalla tribuna per prima volta pronuncia dure parole di critica alla direzione dell’URSS.

Il 18 dicembre, dopo la fine dei lavori dell’Assemblea Generale, Ernesto Guevara, ministro dell’industria e membro della Direzione Nazionale del partito unico della Rivoluzione Socialista, parte in visita in Algeria. Inizia così il suo viaggio nel Continente Africano.

Il 19 febbraio Guevara arriva in Egitto. Nella Repubblica Araba Unita, che include in quel tempo Egitto e Siria, il Che rimane la settimana fino al 24 febbraio. E poi il 1 marzo riappare nella valle del Nilo, restando in Egitto ancora per quasi due settmane. ¿Dove il ministro cubano si trova nel periodo fra il 24 febbraio e il 1 marzo? La risposta a questa domanda si conosce solo nell’anno 2007, quando gli archivi della CIA si sono aperti per i ricercatori.

El 25 febbraio 1965 Ernesto Guevara parte dall’Egitto verso Cipro, e giunge da lì in Israele, essendo entrato per la prima volta nella terra dei suoi antenati. Guevara arriva in Israele d’incognito, egli si rivolge al servizio d’emigrazione in Haifa nel tentativo quasi disperato di trovare la famiglia dello zio - il fratello della madre e … prr un miracolo, scopre che egli ha un cugino coetaneo!

Inoltre, il fratello neanche ha conservato il cognome. All’inizio di marzo 1965 Ernesto Che Guevara trova a Tel-Aviv il fratello, il Capitano del dipartimento della preparazione di combattimento dello Stato Maggiore dell’Esercito della Difesa di Israele, che era appena stato promosso a generale maggiore – Ariel Sharon.

L’incontro è stupefacente. De fratelli che si conoscevano per corrispondenza. Sharon a sua volta si ammirava per il coraggio ed il valore del rivoluzionario cubano. Guevara, riunendo dettagliatamente l’informazione su Israele, poteva notare ed estimare il talento tattico ed il valore del capo del leggendario gruppo speciale di operazioni israelita - «Gruppo 101». Ma chi poteva immaginare che loro fossero anche parenti! La settimana passa in fretta. Sharon accompagna al Che in Israele, mostrandogli il progresso del piccolo paese del Vicino Oriente. Guevara è in estasi - qui c’era l‘incarnazione del suo sogno - il socialismo presente, presente, anziché ideale, l’entusiasmo dei costruttori del proprio futuro.

Incondizionatamente e per sempre, il Che s’innamora con tutto il cuore della sua Patria. Soltanto una cosa inquieta all’esperto combattente: sapendo concretamente le intenzioni dei vicini arabi d’Israele e degli infiniti crediti militari, concessi ad Egitto e Siria da parte dell’URSS, egli n crede nella capacità del Paese Ebreo di resistere le forze dei nemici nella collisione futura.

Rimanere di più in Israele è impossibile – la sua scomparsa diventa così più inspiegabile. Egli ritorna in Egitto, assorto completamente in un solo pensiero: trovare la via d’uscita per la salvezza di Israele. Egli sa che ora è inseparabilmente legato per sempre al destino del Paese Ebreo.

Guevara di nuovo interviene con delle accuse alla direzione dell’URSS, alludendo che «vende l’aiuto alle rivoluzioni popolari», partendo dagli interessi egoistici. A Mosca il discorso è percepito come un’offesa, le relazioni del Che con Fidel Castro sono rotte definitivamente.

Il 14 marzo il Comandante arriva a L’Avana, e il 1 aprile scrisse lettere ai genitori, ai bambini ed all’ex-amico Fidel, incluso rinuncia alla cittadinanza cubana. Nella primavera 1965 il Che abbandona Cuba, partendo con direzione sconosciuta.

Secondo la versione ufficiale, il Che si trova in Congo Belga, dove realizza la preparazione di guerriglieri con il fine di stravolgere il governo. Invece, le operazioni militari totalmente disastrose ed insignificanti dimostrano che per il Che il Congo era soltanto una copertura. In realtà, egli non si trattiene praticamente in Africa, e subito arriva a Gerusalemme.

Il fratello presenta Guevara all’amico e coetaneo Rabbino Eliyahu Shaar Ishuv Kohen, che occupa in quel momento la carica di supplente del sindaco della capitale. Sotto la guida di Shaar Ishuv Kohen, Guevara incomincia la viía della tradizione ebraica, studiando la Тоrah nella Yeshivah Centrale del mondo religioso sionista - «Yeshivat Merkaz Ha-Rav».

Quell’anno Ernesto Guevara impara la sapienza della filosofia ebraica, ma nella testa del Comandante c’è preoccupazione per un’altra cosa. Guevara è convinto che la guerra con i vicini è alle porte. Egli comprende come scrupulosamente l’URSS prepara l’invasione di Israele, per quanto predominano le risorse dei nemici sulle possibilità degli Ebrei e non vede dove trovare la via d’uscita.

Come problema principale, Guevara conta la debolezza demografica del paese. Dopo della Catastrofe europea, le risorse umane potenziali si concentrano solo nell’ URSS, allora completamente chiusa per Israele.

Lo studio della storia e la tradizione ebraica porta al Che ad un pensiero incredibile. Guevara conosce che per essere Ebreo non è obbligatorio nascere, ma è possibile diventarlo, per il processo di conversione. Il Che ricorda anche le leggende antiche che esistono in America Latina dai tempi dei conquistadores. Studiando il materiale più dettagliatamente, egli comprende che ha trovato finalmente la soluzione.

Ancora nel secolo 16 gli indios si consideravano delle Tribù perdute israelite. Inoltre, gli entusiasti incluso riunivano delle prove immaginarie o reali di questo rapporto. Nel secolo 17 la teoria fu sostenuta dal missionario Thomas Torough, inglese, che aveva pubblicato a Londra il libro “ Jews in America or Probabilities that the Americans are of that Race ”.

Allora ad Amsterdam era uscito il libro del Rabbino Menashe Ben-Israeleya «Tikvah Yisrael» («Speranza di Israele»), in cui risultano i certificati dell’Ebreo Aaron Levi (Antonio di Montesinos) sull’argomento che gli indios dell’Ecuador, Perú e Brasile sono parte dei discendenti della Tribù di Reuven e che egli incluso trovava che gli ndios erano in grado di capire l’orazione «Shma Yisrael».

Nella testa del romántico ed idealista Che è accesa l’idea di riportare agli antenati degli indios dell’America del Sud e portarli in Israele. Da una parte, liberandoli dell’oppresione degli imperialisti, e dall’altra, rinforzando la potenza di difesa del Paese Ebreo.

A novembre 1966 il Che arriva in Bolivia ed incomincia la realizzazione dell’incredibile progetto. «Oggi inizia la nuova tappa» — scrisse il Che il 7 novembre 1966.

Soltanto a pochi dei suoi amici e compagni precedenti poteva confidare il Che queste intenzioni. Quelli che hanno risposto alla sua chiamata potevano notare i cambiamenti inspiegabili che hanno successo al Comandante. Così, per esempio, loro non capivano perché il Che non si toglie mai il berretto e non mangia la carne di maiale.

Fra i compagni che si sono trovati risulta vicino al Che il suo ultimo amore – Tania, la guerrillera, il cui destino fu simile al destino del Che. Tania, chiamata Haydéè Tamara Bunke Bider era nata a Buenos Aires in 1937. I suoi genitori sono scappati dalla Germania delle persecuzioni antisemite dei nazisti. Tania-Tamara si conosceva con il Che da inizi dei 60. Adesso ella era il suo prossimo compagno di lotta.

Non si sà se il Che ha saputo raggiungere l’obiettivo proposto. Ma la situazione che si produce non metteva d’accordo né i nemici precedenti del Che, né i suoi vecchi amici in Cuba e nell’ URSS. Per prima volta l’intellighenzia dell’Unione Sovietica, Cuba, Bolivia e gli Stati Uniti si sono unite per l’eliminazione dell’avversario comune – il Comandante Che Guevara. I giorni dell’eroe erano contati.

L’8 ottobre, per il tradimento dei compagni, il Che cade prigioniero. Il giorno dopo, egli è ucciso. Il Che è morto, ma egli è morto sapendo che il suo paese ha vinto a tutti i suoi nemici. Ha vinto incluso senza i suoi Ebrei-indios, sapendo che il fratello, a capo della guerra, ha distrutto le posizioni egiziane, nella vittoriosa Guerra dei Sei Giorni. Egli sapeva e per questo moriva senza paura, guardando negli occhi i suoi assassini.

Nel rapporto finale dice che davanti alla morte l’eroe diceva parole in linguaggio incomprensibile, evidentemente non in lingua spagnola. Egli gridava fortemente parole strane, come pronunciando una preghiera. Solo una parola era conosciuta nel grido orgoglioso del Che – “Israele” … la sua preghiera finale era “Shema Yisrael, Adonay Eloheynu Adonay Echad” - “Ascolta, Israele, il Signore nostro Dio, il Signore è Uno”.







Edited by barionu - 20/6/2021, 08:57
 
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poetamistico
CAT_IMG Posted on 29/4/2016, 15:55




si,il problema è proprio quello risolto da Che,
rimanere fedeli con tutto se stesso
fino al martirio.
 
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CAT_IMG Posted on 30/3/2020, 16:53

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