Origini delle Religioni

NATZOR

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CAT_IMG Posted on 26/5/2013, 23:01
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www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

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SVMMARIVM



Si tratta di una analisi filologica sul verbo

לִנְצוֹר : lintzòr ,

custodire , sorvegliare .

da cui si evince che nazareth ( nàtzar notzèret ) non è un toponimo

ma una forma nominale derivata da una forma verbale : il

MAQOR MUCHLAT ( forma assoluta, decisa )

letterale : origine assoluta

מָקוֹר מֻחְלָט

segue una miscellanea di studi storici et filologici[/size]















PER LE RICERCHE NEL TANAKH !


http://scholarsgateway.com/parse/%D7%90%D6...%99%D7%94%D6%B8



IN EVIDENZA

נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella

שומר . shomèr : custode


www.ioamogesu.com/giudaismo-qual-e-il-significato-di-shomer/






/////////////////////////////////////////////////

VOCI DAL NET ...



Vedo che continuate a fare confusione ...


il Conte dalla Teva


Ora provi a trasferire questo significato ad un personaggio o a dei personaggi che erano delle vedette e dei guardiani della legge Ebraica, dei veri votati a D-o e arriva al termine nazir dalla radice Nazar o Nasir.

Hieronymus


Nella situazione più favorevole al caso di Giovanni dalla Teva, Gesù non sarebbe tuttavia Netser, ma Netsarim: chi era allora il Netser?


-------------------------



PRIMA DI INIZIARE


in Ebraico la o si scrive in molti modi , uno di questi è la cholam chaser ( o semivocale , o piccola etc )

ed è un punto scritto sopra sul lato sinistro della lettera , e non proprio sopra la lettera ...

ma il sistema non lo riesce SEMPRE a scrivere , per cui al limite vedrete il punto proprio sopra la lettera ... )



""""""""""""""""""""""""""""



Haaallllora ,

dimenticate le vocali , il passaggio del semitico al greco stravolge tutto ,

quello che contano sono le radicali :

Riassumendo :


נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella


נֵצֶר . nètzer : germoglio , rampollo


נָזִיר : nazìr : nazir ( monaco, separato, colui che fa un voto )


נֵזֶר : nèzer : capigliatura , corona





PER CUI :

לִנְצוֹר : lintzòr , custodire , sorvegliare .


נָצַר : nàtzar : lui ha custodito



e in particolare :

In Ebraico esiste una particolare forma detta

MAQOR MUCHLAT ( forma assoluta, decisa )

( letterale : origine assoluta )

מָקוֹר מֻחְלָט




che serve per particolari costruzioni dei verbi :

Notzèr : GUARDIANO , SENTINELLA ,, una forma PARA BELLUM

, in questo caso non come sostantivo

ma come participio presente ( SORVEGLIANTE )


נֹצֵר



e Notzèret LA GUARDIANA , SENTINELLA ...forma femminile


נֺצֶרֶת



diventa Natzòr

נָצוֹר

SORVEGLIARE ! ( forma assoluta , letterale : origine assoluta , usata anche come imperativo )


Nel Tanakh

http://search.freefind.com/find.html?id=64...6%B9%D7%A8&s=ft


נַחוּם

Nachum 2, 2

עָלָה מֵפִיץ עַל-פָּנַיִךְ, נָצוֹר מְצוּרָה; צַפֵּה-דֶרֶךְ חַזֵּק מָתְנַיִם, אַמֵּץ כֹּחַ מְאֹד

3 Contro di te avanza un distruttore:
montare la guardia alla fortezza,
sorvegliare le vie, cingerti i fianchi,
raccogliere tutte le forze.

QUINDI

il Conte dalla Teva


Ora provi a trasferire questo significato ad un personaggio o a dei personaggi che erano delle vedette e dei guardiani della legge Ebraica, dei veri votati a D-o e arriva al termine nazir dalla radice Nazar o Nasir.



Deriva appunto da noztèr , che in origine assoluta è naztòr .

natzòr : origine assoluta che non ammette suffissi o prefissi ,

ma che i greci trasformano in nasoreo ( natzoreo ) ,

trasformando una forma verbale EBRAICA in una nominale GRECA .



Lasciate stare nazir , è un' altra cosa , con la radicale zain invece della tzady

נָזִיר



MENTRE INVECE



Nella situazione più favorevole al caso di Giovanni dalla Teva, Gesù non sarebbe tuttavia Netser, ma Netsarim: chi era allora il Netser?


DERIVA DA

נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella


נֵצֶר . nètzer : germoglio , rampollo


ENTRAMBI , SENZA VOCALIZZAZIONE SI PRESENTANO COSI' :


( traslitterazione : notzrym -netzarym )


נצרים


UGUALI !

VOCALIZZATI :

נֹצְרׅים

NOTZRYM : SORVEGLIANTI, GUARDIANI .


נְצָרׅים

NETZARYM : RAMI , RADICI


e anche nel significato , come il semitico spesso prevede e predilige , nello stesso vocabolo

c' è una coesione totale dei 2 significati .


Ho idea che anche Price faccia confusione su questa questione,

e anche se il tanakh attesta il plurale di notzer in notzrym

נוֹצְרִים

la waw mater lectionis può essere omessa .







zio ot :B):



Video


















--------------------------






SVMMARIVM



Si tratta di una analisi filologica sul verbo לִנְצוֹר : lintzòr , custodire , sorvegliare .

da cui si evince che nazareth ( nàtzar notzèret ) non è un toponimo

ma una forma nominale derivata da una forma verbale : il

MAQOR MUCHLAT ( forma assoluta, decisa )

letterale : origine assoluta

מָקוֹר מֻחְלָט

segue una miscellanea di studi storici et filologici
















PER LE RICERCHE NEL TANAKH !


http://scholarsgateway.com/parse/%D7%90%D6...%99%D7%94%D6%B8



IN EVIDENZA

נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella

שומר . shomèr : custode


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/////////////////////////////////////////////////

VOCI DAL NET ...



Vedo che continuate a fare confusione ...


il Conte dalla Teva


Ora provi a trasferire questo significato ad un personaggio o a dei personaggi che erano delle vedette e dei guardiani della legge Ebraica, dei veri votati a D-o e arriva al termine nazir dalla radice Nazar o Nasir.

Hieronymus


Nella situazione più favorevole al caso di Giovanni dalla Teva, Gesù non sarebbe tuttavia Netser, ma Netsarim: chi era allora il Netser?


-------------------------



PRIMA DI INIZIARE


in Ebraico la o si scrive in molti modi , uno di questi è la cholam chaser ( o semivocale , o piccola etc )

ed è un punto scritto sopra sul lato sinistro della lettera , e non proprio sopra la lettera ...

ma il sistema non lo riesce SEMPRE a scrivere , per cui al limite vedrete il punto proprio sopra la lettera ... )



""""""""""""""""""""""""""""



Haaallllora ,

dimenticate le vocali , il passaggio del semitico al greco stravolge tutto ,

quello che contano sono le radicali :

Riassumendo :


נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella


נֵצֶר . nètzer : germoglio , rampollo


נָזִיר : nazìr : nazir ( monaco, separato, colui che fa un voto )


נֵזֶר : nèzer : capigliatura , corona





PER CUI :

לִנְצוֹר : lintzòr , custodire , sorvegliare .


נָצַר : nàtzar : lui ha custodito



e in particolare :

In Ebraico esiste una particolare forma detta

MAQOR MUCHLAT ( forma assoluta, decisa )

( letterale : origine assoluta )

מָקוֹר מֻחְלָט




che serve per particolari costruzioni dei verbi :

Notzèr : GUARDIANO , SENTINELLA ,, una forma PARA BELLUM

, in questo caso non come sostantivo

ma come participio presente ( SORVEGLIANTE )


נֹצֵר



e Notzèret LA GUARDIANA , SENTINELLA ...forma femminile


נֺצֶרֶת



diventa Natzòr

נָצוֹר

SORVEGLIARE ! ( forma assoluta , letterale : origine assoluta , usata anche come imperativo )


Nel Tanakh

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נַחוּם

Nachum 2, 2

עָלָה מֵפִיץ עַל-פָּנַיִךְ, נָצוֹר מְצוּרָה; צַפֵּה-דֶרֶךְ חַזֵּק מָתְנַיִם, אַמֵּץ כֹּחַ מְאֹד

3 Contro di te avanza un distruttore:
montare la guardia alla fortezza,
sorvegliare le vie, cingerti i fianchi,
raccogliere tutte le forze.

QUINDI

il Conte dalla Teva


Ora provi a trasferire questo significato ad un personaggio o a dei personaggi che erano delle vedette e dei guardiani della legge Ebraica, dei veri votati a D-o e arriva al termine nazir dalla radice Nazar o Nasir.



Deriva appunto da noztèr , che in origine assoluta è naztòr .

natzòr : origine assoluta che non ammette suffissi o prefissi ,

ma che i greci trasformano in nasoreo ( natzoreo ) ,

trasformando una forma verbale EBRAICA in una nominale GRECA .



Lasciate stare nazir , è un' altra cosa , con la radicale zain invece della tzady

נָזִיר



MENTRE INVECE



Nella situazione più favorevole al caso di Giovanni dalla Teva, Gesù non sarebbe tuttavia Netser, ma Netsarim: chi era allora il Netser?


DERIVA DA

נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella


נֵצֶר . nètzer : germoglio , rampollo


ENTRAMBI , SENZA VOCALIZZAZIONE SI PRESENTANO COSI' :


( traslitterazione : notzrym -netzarym )


נצרים


UGUALI !

VOCALIZZATI :

נֹצְרׅים

NOTZRYM : SORVEGLIANTI, GUARDIANI .


נְצָרׅים

NETZARYM : RAMI , RADICI


e anche nel significato , come il semitico spesso prevede e predilige , nello stesso vocabolo

c' è una coesione totale dei 2 significati .


Ho idea che anche Price faccia confusione su questa questione,

e anche se il tanakh attesta il plurale di notzer in notzrym

נוֹצְרִים

la waw mater lectionis può essere omessa .







zio ot :B):



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Edited by barionu - 4/4/2023, 08:40
 
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CAT_IMG Posted on 16/1/2016, 16:09
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יֵשׁוּעֲ הַנָּזִיר נָצוֹר נָצֲר הַבְּרִית


Yeshùa hanazyr natzòr nàtzar haberyt

Gesù il Nazir certamente fu il guardiano del Patto






נָזִיר



Nazir , monaco




יֵשׁוּעֲ הַנָּזִיר


Yeshùa ha nazìr : Gesù il nazir ( in Ebraico moderno nazir vale come : monaco






Notzèr : guardiano , custode

נֹצֵר



NOTZRY

נֹצְרִי



E' UNA FORMA COSTRUTTA

VIENE DA NOTZER SHELLY




נֹצֵר שֶׁלִּי

IL MIO CUSTODE




יֵשׁוּעַ נֹצֵר שֶׁלִּי



yeshùa hanotzry :

Gesù il mio custode , guardiano



GUARDIANO DEL PATTO


https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=63924114


SULL' ORIGINE DI NAZOREO

https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=68883112




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Edited by barionu - 29/4/2021, 16:09
 
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CAT_IMG Posted on 10/2/2016, 15:21
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ζ zeta

σ sigma







https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Nazareno.pdf


cit dal capitolo 6 : conclusioni










Νάσάράιοι nasaraioi


Νάζωράίοί nazoraioi





Epifanio, Haereses, XXIX, 9, 4 – “… [I Nazarei] posseggono il Vangelo secondo Matteo,
assolutamente integrale, in ebraico, poiché esso è ancora evidentemente conservato da loro come fu
originariamente composto, in scrittura ebraica.

Ma non so se abbiano soppresso le genealogie daAbramo fino a Gesù…”


Questa citazione testimonia della esistenza di un antico Vangelo di Matteo scritto in ebraico.



Esistono anche altre importanti testimonianze dei padri della Chiesa che testimoniano a favore
dell’esistenza di un testo originale di Matteo scritto in lingua ebraica; vedi in part. Papia di Gerapoli
Ireneo di Lione , o Origene .



Secondo H.H. Schaeder i “Nazarei” intesi da Epifanio non sarebbero i Nazareni del Nuovo Testamento,

cioè i giudeo-cristiani.

Epifanio non utilizza il termine


Νάζωράίοί nazoraioi


bensì la parola Νάσάράιοι nasaraioi

inoltre egli è il primo e l’unico autore a parlarci di


questa setta così che la sua esistenza è storicamente incerta.




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Edited by barionu - 7/5/2022, 09:44
 
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CAT_IMG Posted on 16/5/2016, 13:22
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Notzèr nel tanakh

http://scholarsgateway.com/parse/%D7%A0%D6...%A6%D6%B5%D7%A8


MATTEO II , 1

"Andò ad abitare in una città chiamata
Nazaret, perchè si adempisse il detto
dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno»"


23 καὶ ἐλϑὼν κατῴκησεν εἰς πόλιν λεγομένην Ναζαρέτ,

ὅπως πληρωϑῇ τὸ ῥηϑὲν διὰ τῶν προϕητῶν ὅτι Ναζωραῖος κληϑήσεται.




GUARDATE :


נצרת

Ναζαρέτ

Νασαρέτ



In pratica essendo in ebraico

נצרת natzràt

doveva essere riportata in greco così

Νασαρέτ nasaret

e non cosi


Ναζαρέτ nazaret






Edited by barionu - 29/4/2021, 16:11
 
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CAT_IMG Posted on 10/10/2016, 12:42
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AYALON

IL PATTO








Ci sono volute tre alleanze per arrivare all'elezione d'Israele; tre accordi dalla distruzione della prima umanità.

Il primo patto
fu stipulato fra Dio e tutta l'umanità, come narra la Torah, all'uscita di Noè e dei suoi figli dall'arca; esso già conteneva le tre condizioni che caratterizzano tutti i patti: da un lato la promessa del Signore di non portare più distruzione sul mondo; dall'altro l'impegno di tutta l'umanità di costruire la propria vita sui principi della morale contenuti nei sette precetti noachidi; in terzo luogo il segno del patto: l'arcobaleno.

Il secondo patto,
Iddio lo stipulò con il patriarca Abramo e lo confermò agli altri patriarchi. L'Eterno promise di essere Dio per i patriarchi e i loro figli dopo di loro e di dar loro la terra di Canaan. I patriarchi si impegnarono a comandare ai loro figli e a tutti i discendenti di osservare la strada del Signore, di praticare la tzedaqah e il mishpath (diritto). La circoncisione costituì il segno del patto.


Il terzo, quello stretto sul Sinai e confermato nella pianura di Moab, è la conseguenza del secondo e quindi non ha alcun segno particolare. Alla circoncisione si aggiunsero altri segni esterni: le Tavole della Legge, lo Shabbath (sabato)".

" Siccome il Signore tuo Dio è un Dio pietoso, non ti abbandonerà, non ti distruggerà e non dimenticherà il patto che giurò ai tuoi padri" (Dt 4, 31).

"E apparirà l'arcobaleno fra le nubi e Io lo vedrò, per ricordarMi del Patto Eterno fra Me e tutti gli esseri viventi..." (Genesi 9,16).

"Ed osserveranno i figli d'Israele lo Shabbat per fare dello Shabbat per le loro generazioni un patto eterno. Tra Me e tra i figli d'Israele esso è un segno per l'eterno, poiché in sei giorni fece il Signore il Cielo e la Terra e nel settimo giorno cessò e si riposò" (Esodo XXXI, 16-17)

«Poichè Dio li ha scelti per un patto eterno, e sarà loro tutta la gloria di Adamo» (R IV,22-23 Qum.)

del patto che stipulò con Abrahamo, del suo giuramento fatto a Isacco. 17che confermò a Giacobbe come uno statuto e a Israele come un patto eterno.
Cronache 16-16
io farò con voi un patto eterno, vi largirò le grazie stabili promesse a Davide. Ecco, io l'ho dato come testimonio ai popoli, come principe e governatore dei popoli. Ecco, tu chiamerai nazioni che non conosci, e nazioni che non ti conoscono accorreranno a te, a motivo del Signore, del tuo Dio, del Santo d'Israele, perché egli ti avrà glorificato.
Isaia 55, 1-5;


_______________________________________________________________

Geremia 31:31 non parla del NT. Se si legge l'intero capitolo allora si comprende che il nuovo patto si riferisce al ritorno finale dei figli di Israel dove questa volta ritornano anche le 10 tribù disperse. Tutti i profeti parlano di questo evento eccezionale che farà meravigliare l'umanità intera. Oggi il popolo di Israel torna dopo millenni di diaspora nella sua terra rimasta per lungo tempo deserta come profetizzato letteralmente dagli antichi profeti di Israel ed ancora questo processo non è finito perchè ancora devono tornare il resto delle 10 tribù e già abbiamo assistito al ritorno della tribù di Dan e Menashe, osserveremo ancora stupiti queste potenti opere di D-o.

Vediamo ora di esaminare alcune scritture evitando gli approfondimenti sulle traduzioni cristiane contorte, ve li propongo dalla traduzione Nuova Riveduta, inutile sottolineare che l'Ebraico è molto più chiaro:

Geremia cap.31:
31 «Ecco, i giorni vengono», dice il SIGNORE,
«in cui io farò un nuovo patto
con la casa d'Israele e con la casa di Giuda;


Ecco notate che il patto viene fatto con i discendenti della tribù di Giuda, che sono gli ebrei di oggi che sono tornati facendo rifertilizzare la terra di Israel e ricostituendo lo Stato ebraico, come profetizzato. E con la casa di Israel, ossia le 10 tribù disperse, l'antico regno di Israel, il primo ad essere deportato per gravi peccati di idolatria. Notare infatti che lo stesso capitolo lo chiama Efraim, esso infatti al momento della scissione di Yeroboam ben Nevat si appropria indebitamente del nome di Israel, ma i profeti fanno sempre notare che esso è il regno di Efraim esteso alle altre nove tribù.

Il rinnovo del patto è sempre collegato a nuovi eventi ed abbiamo assistito già a più patti rinnovati stipulati con la Nazione ebraica, per esempio in Deut. 28:69 leggiamo:
69 Queste sono le parole del patto che il SIGNORE comandò a Mosè di stabilire con i figli d'Israele nel paese di Moab, oltre al patto che aveva stabilito con essi a Oreb.
Anche ai tempi di Yoshiahu si stipulò un nuovo patto come narrato in II RE cap. 23.

Il Patto del cap. 31 di Geremia parla del ritorno dei figli di Israel degli ultimi tempi:
1 «In quel tempo», dice il SIGNORE, «io sarò il Dio di tutte le famiglie d'Israele, ed esse saranno il mio popolo».

8 Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione,
e li raccolgo dalle estremità della terra;
tra di loro sono il cieco e lo zoppo,
la donna incinta e quella in doglie di parto:
una gran moltitudine, che ritorna qua.

paese del settentrione= emisfero settentrionale e lo stesso profeta Geremia diceva già nel cap. 16:

14 «Perciò, ecco, i giorni vengono», dice il SIGNORE,
«in cui non si dirà più: "Per la vita del SIGNORE
che condusse i figli d'Israele fuori dal paese d'Egitto",
15 ma: "Per la vita del SIGNORE che ha condotto i figli d'Israele fuori dal paese del settentrione e da tutti gli altri paesi nei quali li aveva scacciati".
Io li ricondurrò nel loro paese,
che avevo dato ai loro padri.

Questo è il Nuovo Patto il ritorno finale e questo sarà diverso dal patto stipulato durante il ritorno dall'Egitto e infatti Geremia 31: 31 dice:

31 «Ecco, i giorni vengono», dice il SIGNORE,
«in cui io farò un nuovo patto
con la casa d'Israele e con la casa di Giuda;
32 non come il patto che feci con i loro padri
il giorno che li presi per mano
per condurli fuori dal paese d'Egitto:
patto che essi violarono,
sebbene io fossi loro signore», dice il SIGNORE;
33 «ma questo è il patto che farò con la casa d'Israele,
dopo quei giorni», dice il SIGNORE:
«io metterò la mia legge nell'intimo loro,
la scriverò sul loro cuore,
e io sarò loro Dio,
ed essi saranno mio popolo.


Quando D-o metterà la Sua Legge nell'intimo del loro cuore? Negli ultimi tempi, nel ritorno finale e definitivo come narrato dalla stessa Toràh:

5 Il Signore tuo Dio ti ricondurrà nel paese che i tuoi padri avevano posseduto e tu lo possiederai; Egli ti farà felice e ti moltiplicherà più dei tuoi padri.
6 Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu ami il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima e viva.

Le Scritture che confermano questo fatto sono numerosissime e tutti i profeti narrano gli stessi eventi miracolosi degli ultimi tempi che già abbiamo cominciato a vivere ringraziando di vero cuore il D-o degli Eserciti di Israel. Benedetto Sia il Suo Nome Sempre. Amen Sela.



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Salvatore Casillo su FB


altre voci :

Promessa edenica Genesi 3:15
Patto con Noè Genesi 6:17-21
Patto Dell arcobaleno Genesi 9:8-17
Patto Abramico Genesi 22:15-18
Patto Della circoncisione Genesi 17:9-14
Patto della legge Esodo 24:3-8
Patto con la tribù di Levi Esodo 40:2 , 12-16 Malachia 2:4
Patto con Israele in Moab Deut 29:1 ,1:3
Patto Davidico 2 Samuele7: 12,16
Patto per un sacerdote Come Melchisedec
Salmo 110: 1,2,4
Nuovo Patto con i discepoli con regno celeste
Luca 22:28-30
E altri patti minori che hanno sempre a che fare con la venuta del promesso seme.








Edited by barionu - 29/4/2021, 16:13
 
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CAT_IMG Posted on 22/10/2016, 09:56
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Un possibile sintagma originante ....


יֵשׁוּעֲ הַנָּזִיר נָצוֹר נָצֲר הַבְּרִית


Yeshùa hanazyr natzòr nàtzar haberyt

Gesù il Nazir certamente fu il guardiano del Patto








Edited by barionu - 29/4/2021, 16:14
 
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CAT_IMG Posted on 22/10/2016, 13:37
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CITAZIONE (barionu @ 22/10/2016, 10:56) 



Un possibile sintagma originante ....


יֵשׁוּעֲ הַנָּזִיר נָצוֹר נָצֲר הַבְּרִית


Yeshùa hanazyr natzòr nàtzar haberyt

Gesù il Nazir certamente fu il guardiano del Patto


Devo ricordarti che al tempo di Gesù ci fu anche il Patto fra Mitra e il Sole, che Mitra era il garante del patto fra l'uomo e il dio?
 
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CAT_IMG Posted on 28/4/2017, 19:47
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(Daniel E. Gershenson [archeologo, docente e ricercatore presso il Dipartimento di Studi Classici della Università di Tel-Aviv] e-mail del 12/05/1998 indirizzata a David Donnini);


un bello studio

www.facebook.com/notes/il-grande-i...82824198568637/


Fu Matteo il primo a diffondere l'equivoco secondo cui il titolo "Gesù il Nazareno" avrebbe qualche riferimento con la città di Nazareth...


Il termine Nazareno [Nazoraios nel testo originale greco] non significa affatto "della città di Nazareth", ma si riferisce a ben altra cosa, che l'evangelista intendeva censurare.


Nella Cristianità, il tema "essere un Nazareno", così come lo rappresentano Marco e Luca, è basato su un gioco di traslitterazione dall'aramaico al greco [ar. Nozorai - gr. Nazoraios, ebr. Nozri], attraverso il quale si è tentato di associare il titolo stesso con la città di Nazareth in Galilea (la cui esistenza, in quel periodo, è del tutto dubbia). In conseguenza di ciò la città viene identificata come il luogo di residenza del Messia che deve venire

...La forma ebraica per Nazareth è NZRT, che è tarda ed è stata indicata come Nazrat o Nazeret, invece la forma greca Iesous o Nazoraios deriva dall'aramaico Nazorai che è un nome di setta, e che non ha niente a che fare con Nazareth...


La tradizione evangelica afferma che Gesù è cresciuto fra i colli di Galilea, a Nazareth, in quello che doveva essere un villaggio con una sinagoga e con botteghe artigiane, in cima a un monte, quasi sul ciglio di un precipizio, nei pressi del lago di Tiberiade e, secondo alcuni dettagli evangelici che descrivono la dinamica degli spostamenti di Gesù e dei suoi discepoli, a est del lago, nel Golan.


Purtroppo a Nazareth non ci sono resti di un abitato, né di una sinagoga dei tempi di Cristo; né si trova in cima ad un monte; né sul ciglio di un precipizio; né nelle immediate vicinanze del lago di Tiberiade (35 Km di distanza, 600 m di disivello); infine, tantomeno, sul lato orientale del lago.


Inoltre Nazareth non è mai nominata in alcun documento storico antecedente al quarto secolo, nemmeno negli scritti del comandante delle forze giudaiche durante la rivolta contro i romani (Giuseppe Flavio) che, verso la seconda metà del primo secolo, scrisse una descrizione topografica di tutta la Galilea. E, a dir la verità, l'espressione Iesous o Nazoraios, che noi traduciamo di solito con Gesù di Nazareth, non ha alcun significato geografico, ma indica un titolo religioso settario.


C'è un solo luogo, in Palestina, che risponde con estrema esattezza a tutti i requisiti geografici che le narrazioni evangeliche sembrerebbero attribuire alla città di Nazareth, è il villaggio di Gamla, o Gamala (8 Km dal lago, 150 m di dislivello).


Inoltre Gamla ha un'altro requisito, poco gradito all'immagine cattolica del figlio di Dio, che la rende drammaticamente adatta ad essere considerata la città storica del Messia, figlio di Davide, il Re dei Giudei che fu giustiziato da Pilato: essa era la patria dei ribelli zeloti, della setta di Giuda detto il galileo, degli uomini che, lottando incessantemente per la restaurazione del regno di Davide e della sovranità di Yahweh su Israele, avevano finito per guadagnare un assedio da parte delle legioni di Vespasiano in persona, in quanto irriducibili messianisti (christianoi in greco) pericolosi per la stabilità dell'impero.
Ora, esiste un grosso problema storico relativo alla città di Nazareth, basato sostanzialmente su due punti fondamentali:



A - il fatto che la celebre espressione "Gesù il Nazareno" (presente nei testi evangelici e che noi spesso trasformiamo in "Gesù di Nazareth"), deriva dal greco Iesous o Nazoraios, cioè dall'aramaico Nazorai e dall'ebraico Nozri, e nessuna di queste espressioni ha relazione alcuna con una città di nome Nazareth, ma è un titolo religioso o settario,


B - L'indagine archeologica, storica e letteraria, sulla città di Nazareth, mostra seri dubbi sulla sua esistenza al tempo di Gesù.
Si osservi come si sono espresse in proposito numerose voci autorevoli:


1 "Gli apostoli che sono stati prima di noi l'hanno chiamato così: Gesù Nazareno Cristo... "Nazara" è la "Verità". Perciò "Nazareno" è "Quello della verità"..."
(Vangelo di Filippo, capoverso 47 - testo gnostico del II secolo dopo Cristo);


2 "Neppure è improbabile che i primi cristiani siano stati detti Nazareni nel senso di Nazirei, piuttosto che in quello di originari della città di Nazareth, etimologia davvero poco credibile e che probabilmente ha sostituito la prima solo quando l'antica origine dall'essenato cominciava ad essere dimenticata"
(Elia Benamozegh [Italia, 1823/1900, filosofo ebreo membro del collegio rabbinico di Livorno], Gli Esseni e la Cabbala, 1979);


3 "La stessa tradizione ha fissato il domicilio della famiglia di Gesù a Nazareth allo scopo di spiegare così il soprannome di Nazoreo, originariamente unito al nome di Gesù e che rimase il nome dei cristiani nella letteratura rabbinica e nei paesi d'oriente. Nazoreo è certamente un nome di setta, senza rapporto con la città di Nazareth..."
(Alfred Loisy [Francia, 1857/1940, sacerdote cattolico, professore di ebraico e di sacra scrittura dell'Istituto Cattolico di Parigi, successivamente rimosso dall'incarico], La Naissance du Christianisme);


4 "- Nome? - ... - Jeshua - rispose rapido l'accusato - Hai un soprannome? - - Hanozri - - Di dove sei? - - Della città di Gamala - rispose l'arrestato indicando con un movimento della testa che laggiù, lontano, alla sua destra, verso nord, esisteva una città chiamata Gamala. - Di che sangue sei? - - Non lo so di preciso - rispose pronto l'arrestato, - non ricordo i miei genitori. Mi dicevano che mio padre era siriano -..."
(Michail Bulgakov, [1891-1940, scrittore russo] Il Maestro e Margherita, Einaudi, 1967);


5 "La piccola città che porta questo nome [Nazareth], dove ingenui pellegrini possono visitare l'officina di Giuseppe, fu identificata come la città di Cristo solamente nel medio evo..."
(Charles Guignebert [Francia, 1867/1939, professore di Storia del Cristianesimo presso l'Università Sorbona di Parigi], Manuel d'Histoire Ancienne du Christianisme);


6 "In realtà, per quel che riguarda Nazareth, gli storici non hanno potuto trovar traccia di una città di quel nome sino al IV secolo d.C.; secondo le fonti ebraiche, bisogna scendere addirittura sino al secolo IX. Nei vangeli non troviamo mai l'espressione Gesù di Nazareth ma soltanto Gesù il Nazoreo, talvolta scritto anche Nazoreno o Nazareno... ora, nessuno di questi appellativi, per quanto si sia cercato di forzarne l'etimologia, può farsi risalire ad un nome come Nazareth... è da questi termini che è derivato il nome della città di Nazareth, e non viceversa"
(Ambrogio Donini [accademico, specializzatosi in ebraico e siriaco presso la Harvard University, USA, è stato docente universitario in Italia], Breve Storia delle religioni, 1959);


7 "El-Nasirah è un villaggio della Galilea, posto a circa quattrocento metri di altezza, nel quale la tradizione cristiana riconosce l'antica Nazareth, patria di Gesù. Secondo vari studiosi, tuttavia, Nazareth - meglio Natzrath o Notzereth - non è mai esistita e l'appellativo Nazareno che accompagna il nome di Gesù negli scritti neotestamentari non indica affatto il suo paese di origine..."
(M. Craveri, [autore di numerosi saggi sulla storia delle cristianesimo, tradotti in molte lingue e pubblicati in Italia e all'estero, e curatore di una raccolta di scritti apocrifi] La Vita di Gesù, 1974);


8 "Le forme Nazoraios, Nazarenos, Nazaraeus, Nazarene, provano tutte che gli scribi ecclesiastici conoscevano l'origine della parola ed erano ben consapevoli che non era derivata da Nazareth... Il nome storico e la posizione geografica della città natale di Cristo è Gamala... questa è la patria del Nazoreo... la montagna di Gamala è la 'montagna' dell'evangelista Luca, la 'montagna' di tutti i Vangeli, che ne parlano incessantemente, senza nemmeno nominarla..."
(E.B.Szekely [teologo ungherese che ha frequentato gli studi presso il Vaticano], The Essene Origins of Christianity, USA, 1980);


9 "...Gesù non era di Nazareth. Un'infinità di prove stanno ad indicare che Nazareth non esisteva ai tempi biblici. E' improbabile che la città sia sorta prima del III secolo. 'Gesù di Nazareth', come molti studiosi della Bibbia sarebbero oggi pronti a confermare, è una cattiva traduzione dell'originale greco Gesù il Nazareno..."
Baigent, Leigh, Lincoln [autori di alcuni libri sul cristianesimo antico e sui manoscritti del Mar Morto, fra cui il best seller internazionale "The Dead Sea Scrolls Deception"], L'Eredità Messianica, Tropea, Milano, 1996);


10 "É stato Matteo per primo a generare l'equivoco secondo cui l'espressione 'Gesù il Nazoreo' dovesse avere qualche relazione con Nazareth, citando la profezia "sarà chiamato Nazareno (Nazoraios)" che, a conclusione del suo racconto sulla natività, egli associa col passo "ritirandosi in Galilea e andando a vivere in una città chiamata Nazareth". Questa non può essere la derivazione del termine, poiché anche in greco le ortografie di Nazareth e nazoreo differiscono sostanzialmente"
(R.H.Eisenman [professore di religioni medio orientali e di archeologia, nonché direttore dell'Istituto per lo studio delle origini giudeo-cristiane alla University of California - Los Angeles] James the Brother of Jesus, Penguin Books, 1997);


11 "Io penso veramente che i cristiani non possano affermare che l'espressione 'Gesù Nazareno' significhi 'Gesù cittadino di Nazareth', nello stesso modo in cui l'espressione 'Leonardo da Vinci' significa 'Leonardo cittadino di Vinci'. La forma ebraica per Nazareth è NZRT, che è tarda ed è stata indicata come Nazrat o Nazeret, invece la forma greca 'Iesous o Nazoraios', mi pare, deriva dall'aramaico Nazorai... la radice NZR (senza T) capita nella traduzione aramaica di Isaia 26:2, nella quale la parola 'emunim' (=fede) deriva dalla radice 'emeth' (=verità), in questo modo risulta chiaro perché nel Vangelo di Filippo si poté dire che 'Nazareno' significa 'della verità'..."


(Daniel E. Gershenson [archeologo, docente e ricercatore presso il Dipartimento di Studi Classici della Università di Tel-Aviv] e-mail del 12/05/1998 indirizzata a David Donnini);
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DAVID DONNINI



Come abbiamo potuto vedere, alcuni dei più autorevoli accademici di tutto il mondo sono pienamente d'accordo su un fatto: l'espressione "Gesù Nazareno", che traduce il greco "IhesouV o NaoraioV", non ha alcuna relazione con una città di nome Nazareth, ma indica un titolo religioso o settario. Persino un Vangelo apocrifo del II secolo, che abbiamo visto nella seconda citazione, attribuisce a quel termine tutt'altro significato.


E' senz'altro una constatazione clamorosa, capace da sola di scardinare tutta l'interpretazione comune del Nuovo Testamento.
Dove si trova Nazareth? La città che milioni di pellegrini visitano oggi è situata nell'alta Palestina, in Galilea, ad una trentina di Km circa dal lago Kinnereth, più noto nella tradizione evangelica come lago di Tiberiade, o lago Gennezareth.


Come possiamo approfondire meglio la questione? E perché lo scrittore russo Bulgakov si è fatto venire in mente che Gesù potesse essere di Gamala, nel Golan? E perché la stessa tesi è sostenuta anche dal teologo E.B.Szekely? Per giungere ad una risposta dobbiamo raccontare la storia della scoperta di Gamala.

In occasione della cosiddetta guerra dei sei giorni (1967), lo stato di Israele si mosse improvvisamente contro alcuni stati arabi confinanti e, oltre ad occupare il Sinai, la striscia di Gaza e la Cisgiordania, invase ed occupò buona parte della regione chiamata Golan, fino a quel momento appartenente alla Siria.
Nel corso delle operazioni militari sulle alture del Golan, qualcuno notò la presenza delle rovine di una vecchio insediamento umano su un colle circondato da scarpate ripidissime, situato a breve distanza dalla riva nord-orientale del lago Kinneret ("Lago Genezaret" o "Mare di Tiberiade" nel linguaggio evangelico). Immediatamente al termine dello stato di guerra, le autorità di Israele inviarono alcuni archeologi ad indagare nella zona segnalata, per chiarire la natura dei resti.


I resti della città di Gamala, dopo gli scavi [foto Donnini]

Il governo Israeliano, per quanto assillato dai problemi politici e non certo in rosee condizioni economiche, aveva una forte necessità, di fronte agli occhi del suo popolo e del mondo intero, di giustificare l'occupazione del Golan come un atto legittimo di riappropriazione di un territorio che apparteneva agli ebrei per un diritto naturale e storico.


Fu proprio per questo motivo che, sin dal 1968, la zona fu esaminata da un certo Itzhaki Gal, il quale fu il primo a supporre che la località segnalata potesse essere quel villaggio chiamato Gamla, o Gamala, di cui si erano completamente perse le tracce, che Giuseppe Flavio descrisse con abbondanza di particolari, narrando la storia di una tragica sconfitta subita dagli ebrei, per mano dello stesso Vespasiano, durante la guerra che insanguinò la Palestina negli anni dal 66 al 70 d.C.


Nel 1976, sotto la guida dell'archeologo Shmarya Gutman, iniziarono gli scavi sistematici che condussero a sensazionali scoperte, la prima delle quali fu, senz'altro, il riconoscimento del fatto che quei resti nascondevano proprio la città di Gamla. Ecco il modo in cui Giuseppe Flavio, circa 19 secoli fa, descrisse l'aspetto del villaggio nella sua opera Guerra Giudaica:


"...Da un'alta montagna si protende infatti uno sperone dirupato il quale nel mezzo s'innalza in una gobba che dalla sommità declina con uguale pendio sia davanti sia di dietro, tanto da rassomigliare al profilo di un cammello; da questo trae il nome, anche se i paesani non rispettano l'esatta pronuncia del nome. Sui fianchi e di fronte termina in burroni impraticabili mentre è un po' accessibile di dietro, dove è come appesa alla montagna..."


In questo luogo mi sono recato nel mese di luglio del 1997, al fine di verificare le ipotesi che in precedenza avevo avuto modo di sviluppare a riguardo della cittadella, e mi sono trattenuto a Gamla per due giorni, esplorando il villaggio e i suoi dintorni in ogni minimo dettaglio, per poi trascorrere un terzo giorno a Qasrim, dieci chilometri più a nord, dove sorge un piccolo museo che conserva il materiale archeologico reperito a Gamla.


Non è possibile non spendere due parole per descrivere la bellezza delle alture del Golan, e del sito di Gamla in particolare, dove i deserti delle regioni circostanti, dalla zona del Mar Morto, alla Giordania, alla Siria, lasciano il posto a colline splendenti di fiori rosa, macchie di bosco, torrenti e cascate rumorose, sotto i voli a spirale di grandi avvoltoi che si tuffano in picchiata nelle valli, per poi risalire ad ali spiegate sulla spinta delle correnti ascensionali.
Come si può arrivare mai a sospettare che Gamla, e non Nazareth, sia la città dove Cristo visse, e persino nacque?


Nazareth, che molti pellegrini cristiani conoscono bene, è situata nell'avvallamento fra alcuni dolci colli di Galilea. Il paese, che oggi si è spanto a macchia d'olio fino a raggiungere la sommità delle alture, era anticamente situato in basso, sulla fiancata di una collina, ed era circondato da tutti i lati dalle morbide ondulazioni dei rilievi. Tutta la Galilea è costituita da pianure o da colline stondate, senza picchi svettanti né ripide scarpate. La tradizione cristiana ha localizzato il villaggio di Giuseppe e Maria, e quindi di Gesù Cristo, nella parte bassa di uno di questi colli, esattamente nella posizione in cui oggi sorge la cosiddetta Basilica della Annunciazione.


Ma una quantità incredibile di obiezioni sembra opporsi a questa localizzazione, turbando quella convinzione abituale la cui serenità, più che sulla attendibilità delle prove storiche, appoggia le sue basi sulla forza della consuetudine ed anche sul fatto che gli argomenti che presento in questo studio sono sempre stati sistematicamente disertati.


In effetti, visitando Nazareth, colpisce il fatto che non esista assolutamente qualcosa che possa essere considerata una testimonianza originale del paese in cui sarebbe cresciuto Gesù. E questo in una terra come Israele, così esuberantemente ricca di ruderi che basta tirare una pedata ad un sasso per fare una scoperta archeologica.

L'archeologia nazaretana è pressoché tutta posteriore all'epoca di Cristo e, a differenza di tanti altri siti galilei (Cafarnao, Corazin, Sefforis, Iotapata), in cui c'è almeno una costruzione, un muro, uno scavo, una sinagoga, che abbia riportato alla luce testimonianze dei tempi di Cristo, qui la presenza di Gesù e della sua famiglia è raccontata solo dai nomi degli alberghi, dei ristoranti, delle chiese, e dalle parole della narrazione evangelica. Non c'è traccia della sinagoga di cui parla il Vangelo di Luca, nemmeno una casa, un brandello di muretto, tracce di strade, monete, cocci di vasellame... insomma, di tutte quelle cose normali che si trovano nei pressi di antichi insediamenti e che potrebbero testimoniare del villaggio di duemila anni fa.

I pellegrini che vengono frequentano Chiese moderne, tutt'al più qualche resto bizantino che può risalire all'inizio del quinto secolo, forse alla fine del quarto.
"...ci sono pochissimi resti giudei che risalgono al periodo del secondo tempio a Nazareth, soltanto qualche cripta [cavità tombale] scavata nella roccia, sebbene noi non possiamo sapere quale fosse il nome del sito a quel tempo..." (Danny Syon, Israel Antiquities Authority; da un e-mail indirizzato a David Donnini, 19 gennaio 1998).


Ma dov'è finito il paesetto di Giuseppe e Maria, con le vie, la sinagoga e le case? Possibile che il tempo abbia potuto cancellare ogni benché minimo segno di una così autorevole presenza? Eppure esistono i resti di altri villaggi in cui Gesù è passato e ha compiuto alcune delle sue opere: a Cafarnao si vedono benissimo case, strade e sinagoga, e poi ci sono anche Korazim e Bet Zayda, a nord, sul lago di Tiberiade; Samaria, nel centro del paese; Betania, Betlemme e Gerico, in Giudea, solo per fare alcuni esempi. Come sarebbe stato possibile far sparire ogni traccia del paese di Nazareth?


Quello che è più sorprendente non è solo la completa assenza archeologica di una "Nazareth di Gesù" ma, ancor di più, la sua completa e totale assenza nelle testimonianze scritte degli storici. Con questo intendo riferirmi al fatto che nessuno storico del tempo ha mai nominato il villaggio e, al di fuori del racconto evangelico, esso compare solo negli scritti cristiani risalenti ad alcuni secoli dopo.


Le due grandi fonti storiche che testimoniano della Palestina dei tempi di Gesù sono gli scritti di Giuseppe Flavio e di Filone Alessandrino. Specialmente il primo, che fu comandante delle truppe ebraiche proprio in Galilea, nelle sue grandi opere "La Guerra Giudaica" e "Antichità Giudaiche", ha minuziosamente descritto tutto il paese nominando ogni più piccolo centro abitato. Ma di Nazareth non ha fatto cenno alcuno, sebbene a pochi passi dal villaggio sorgessero altri centri, come Sefforis e Iotapata, di cui lo storico ha parlato e di cui oggi si possono ammirare i resti. Insomma, la Nazareth dei tempi di Gesù è assolutamente latitante sia nel senso delle testimonianze archeologiche che di quelle letterarie. In pratica non c'è.


I fatti sono due: o Nazareth era solo un minuscolo borgo di due o tre case che meritava il totale oblio da parte di Giuseppe Flavio (ma così non appare nella descrizione evangelica, perché i Vangeli ci dicono che a Nazareth c'era del popolo e delle abitazioni, delle botteghe artigiane, come quella del carpentiere Giuseppe, c'era almeno una sinagoga; non poteva trattarsi di una semplice fattoria sperduta nella aperta campagna), oppure Nazareth, al tempo di Gesù, non esisteva proprio e sarebbe stata creata successivamente, con lo sviluppo della dottrina cristiana.


Per la verità gli stessi Vangeli, quando parlano della città di Gesù, preferiscono usare espressioni differite come "la sua patria" e ne citano il nome in pochissime occasioni:


1 - nel Vangelo di Marco (il più antico fra i quattro vangeli canonici, che è stato sicuramente usato come fonte per gli autori degli altri testi) il nome della città compare una volta sola, all'apertura, con le parole: "...In quei giorni Gesù venne da Nàzaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni..." (Mc I, 9), dopo di ché il nome della città è completamente dimenticato; niente ci vieta di pensare che, come in molti altri casi, si sia trattata di una semplice interpolazione degli scribi, eseguita posteriormente;


2 - anche il Vangelo di Giovanni nomina la città in un'unica occasione, sempre all'inizio; un'altra interpolazione?


Non si lascino ingannare i lettori da una semplice apparenza: a volte il nome Nazareth compare nei vangeli, ma si tratta dei titoli dei paragrafi in cui sono suddivisi i racconti evangelici, in realtà, i testi originali non hanno alcuna suddivisione in paragrafi. E non esistono i titoli che oggi possiamo leggere come se facessero parte integrante del libro. Il fatto è che i Vangeli non hanno mai usato l'espressione Gesù di Nazareth, essi parlano sempre e solamente di Gesù il Nazareno, e usano per questo l'espressione greca IhsouV o NazoraioV (Iesous o Nazoraios).

Ora, noi abbiamo visto che l'aggettivo Nazoreo, come è sostenuto a gran voce da una schiera di accademici di tutto il mondo, non può significare Nazaretano, ovverosia abitante di Nazareth. Non possiamo fare a meno di notare che esiste anche un antico testo evangelico, che la chiesa definisce apocrifo, che fu composto in lingua semitica da una setta giudeo-cristiana, contemporanea di Gesù, il cui nome è, appunto, Vangelo dei Nazareni (o Nazorei). Non significa certo Vangelo dei cittadini di Nazareth!


Possiamo avere il piacere di consultare questo testo? Purtroppo no. Lo conosciamo solamente attraverso le citazioni effettuate da alcuni Padri della Chiesa, che lo criticano aspramente. Dalle parole di Epifanio e di Teodoreto sappiamo solamente che i Nazareni possedevano il "Vangelo secondo Matteo, assolutamente integrale, in ebraico... come fu originariamente scritto", che essi rifiutano gli insegnamenti di San Paolo, che "sono Giudei che onorano il Cristo come uomo giusto...".


Credere che i Nazareni fossero gli abitanti di Nazareth sarebbe esattamente come credere che i Domenicani siano gli abitanti di una città chiamata Domenica! Infatti i Nazareni erano i componenti di una setta religiosa il cui nome originale è Nozrim in ebraico e Nazorai in aramaico, forse, ma non sicuramente, con un possibile riferimento all'espressione ebraica NZR, indicante uno stato di purezza e di santità, che ritroviamo nell'antico testamento a proposito del voto di nazireato (i nazirei sono coloro che lasciano i capelli intonsi e accettano alcuni voti di purezza). Forse, se avessimo potuto consultare il Vangelo dei Nazareni, non avremmo trovato alcun cenno ad una città chiamata Nazareth.


Del resto lo stesso autore del vangelo di Matteo, per giustificare il fatto che la famiglia, al ritorno dall'esilio egiziano, avesse scelto Nazareth come residenza, compì una gaffe grossolana dichiarando "...perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: "sarà chiamato Nazoreo"". Ma non esiste alcuna profezia biblica che, con riferimento a Gesù, sostiene che egli sarà chiamato Nazoreo! Mentre ne esistono altre, per esempio a proposito di Sansone, in cui si dice che sarà Nazireo, ovverosia che sarà consacrato ai voti del Nazireato ebraico... non certo che abiterà a Nazareth!


Adesso, se colleghiamo tutte le osservazioni, 1 - archeologiche, 2 - storiche, 3 - letterarie, che abbiamo appena fatto, con la consapevolezza che il titolo "Nazareno" non significa affatto "cittadino di Nazareth", ma è un titolo religioso o settario, allora ci accorgiamo di avere veramente parecchi motivi per credere che la narrazione evangelica nasconda qualcosa di molto interessante.


Eppure non è ancora tutto: stiamo per scoprire un altro sorprendente motivo, 4 - geografico, per essere convinti che gli evangelisti abbiano nascosto la vera identità della città di Cristo:


"...lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio..." (Lc IV, 29-30)
Esaminando le narrazioni evangeliche, che descrivono i movimenti di Gesù relativamente alla sua città, non otteniamo informazioni precise sulla posizione geografica della medesima, ma spesso ricaviamo l'impressione che Nazareth non potesse trovarsi dove essa è oggi: 36 chilometri di strada ad occidente del Lago Kinneret (il cosiddetto mare di Galilea), circa 600 metri più in alto. Per percorrere quella distanza e quel dislivello, al tempo in cui si viaggiava a piedi o a dorso di mulo, occorreva certamente più di un giorno; almeno per il ritorno, che si svolgeva in salita. Ho percorso numerose volte quel tragitto in macchina, nell'uno e nell'altro senso, e mentre lo facevo immaginavo un contadino, un pastore, o una popolana, che si sorbivano tutta quella salita, fra stradelle sassose, sotto il sole cocente, per una durata di un giorno o due (sto parlando del solo ritorno), perché si erano concessi una pausa nella loro ordinaria attività al fine di andare a sentire il predicatore che era solito scegliere come pulpito una barca nei pressi della riva del lago. Poteva la gente concedersi tre giorni o più di faticosa assenza, così lontano da Nazareth?


Ci sono brani, specialmente dal vangelo secondo Matteo, in cui sembrerebbe che egli, partito dalla regione di Genezaret (che è sulla sponda galilea del lago), compia una traversata e giunga a casa sua (cioè dall'altra parte, nel Golan) e che da qui, in compagnia dei discepoli, si ritiri alla ricerca di un luogo appartato "su una barca", mentre la folla decide di seguirlo. Ovviamente una città a più di 30 chilometri dal lago e con un dislivello di 600 metri, posta nel mezzo delle campagne di Galilea, a ovest del lago, non si concilia con un simile svolgimento dei fatti.
Segue la prima moltiplicazione dei pani e dei pesci, terminata la quale egli "ordinò ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sull'altra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla...", "...compiuta la traversata, approdarono a Genezaret" cioè sul lato occidentale, facendo chiaramente capire che in precedenza egli si trovava sul lato orientale. Ma la sua città, allora, dov'era? Di qua o di là?


L'evangelista Marco scrive cose di questo genere:

"...intanto si ritirò presso il mare (il lago Kinneret) con i suoi discepoli e lo seguì molta folla... salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle ed essi andarono con lui... entrò in casa e si radunò attorno a lui molta folla, al punto che non potevano nemmeno prendere cibo... allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo... giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare... di nuovo si mise ad insegnare lungo il mare (di Galilea). E si riunì intorno a lui una folla enorme..."


Naturalmente, con questo, non abbiamo raccolto prove definitive, ma dobbiamo ammettere che, da alcuni dettagli della narrazione evangelica, che la città di Cristo sembra possedere caratteristiche che non si adattano molto bene alla Nazareth che conosciamo:
sembra trovarsi su un monte (infatti su questo "monte", che il Vangelo nomina con una certa insistenza, c'erano case, folla, i suoi parenti, e pertanto non poteva essere semplicemente un luogo selvatico in cui andava a ritirarsi);


sembra trovarsi in prossimità del lago (altrimenti la gente non avrebbe potuto percorrere oltre 30 km, e un dislivello di 600 m, con tanta disinvoltura);
sembra trovarsi sulla sponda orientale (Golan) e non su quella occidentale (Galilea);


Ora, dobbiamo riconoscere che queste sono poco più che vaghe indicazioni, non si tratta, fin qui, del presupposto geografico a cui accennavo poc'anzi. Questo è molto più consistente e importante e riguarda la conformazione della città che, secondo i vangeli, e secondo Luca in particolare, dovrebbe trovarsi su un monte a ridosso di un precipizio. Nei giorni che ho trascorso in essa ho potuto constatare, nonché fotografare, il suo aspetto generale: come abbiamo già detto Nazareth è situata fra dolci colline stondate e la parte nella quale la tradizione colloca il villaggio di Gesù è in basso, al centro di un avvallamento, fra leggeri pendii. Come ha potuto Luca scrivere le seguenti parole?


"...Si recò a Nàzaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore". Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: - Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi - ... All'udire queste cose, tutti nella sinagoga furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte sul quale la loro città era situata, per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò..."


A Nazareth non c'è alcun ciglio del monte né, tantomeno, alcun precipizio! Specialmente nella zona considerata la più antica che, come si direbbe oggi in parole povere, è addirittura... "in buca".



Di quale precipizio parla l'evangelista Luca?
E di quale sinagoga se, come abbiamo già detto, a Nazareth non ci sono i resti di alcuna sinagoga dei tempi di Gesù?
A dir la verità esiste una cittadina che:
1 - è situata proprio sulla gobba di un monte;
2 - in prossimità del lago di Tiberiade (8 km);
3 - sulla sponda orientale (Golan);
4 - ha i resti evidenti di una sinagoga dei tempi di Cristo;
5 - è situata a cinque minuti da uno spaventoso precipizio;
E' Gamala!


David Donnini fra i resti della sinagoga di Gamla







Edited by barionu - 29/4/2021, 16:29
 
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CAT_IMG Posted on 8/6/2018, 14:32
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Edited by barionu - 28/11/2018, 11:35
 
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CAT_IMG Posted on 14/6/2018, 08:24
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L'invisibile e l'inesistente si somigliano molto. (Delos B. McKown, The Mythmaker's Magic)

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Circa il significato mistico di Guardiano il miticista G. L. Rylands avrebbe qualcosa da dire.
 
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CAT_IMG Posted on 14/6/2018, 08:53
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CITAZIONE (Haviland Tuf @ 14/6/2018, 09:24) 
Circa il significato mistico di Guardiano il miticista G. L. Rylands avrebbe qualcosa da dire.


IL NOME GESÙ

5. IL NOME UN NOME DIVINO PRIMA DELL'ERA CRISTIANA

Esiste una prova del fatto che il nome Gesù fosse un nome divino prima dell'era cristiana.

È detto che i discepoli hanno esorcizzato demoni nel nome di Gesù in luoghi dove egli non era mai stato, così che il potere era creduto risiedere nel nome. Gli antichi immaginarono che ci fosse qualche relazione molto intima tra un nome e la persona che lo portava. Di conseguenza si pensava che i nomi divini avessero una grande efficacia in certi casi; e l'efficacia era considerata risiedere così completamente nel nome che un nome tradotto in un'altra lingua era ritenuto perdere ogni potere magico o divino che potesse esservi intrinseco. [14] Inoltre il potere era ritenuto indipendente dal credo della persona che utilizzava il nome. Origene dice che ognuno pronunciando la formula “il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, e il Dio di Giacobbe” poteva ridurre in soggezione i demoni.


Giustino presenta come prova della divinità di Gesù il potere irresistibile del suo nome. Giustino senza dubbio credeva che Gesù fosse veramente vissuto; ma egli credeva anche che egli era stato il Figlio di Dio prima di essere apparso sulla terra. E, in effetti, a meno che Gesù non fosse stato divino prima di essere umano, l'attribuzione di un tale potere al suo nome in una data così antica come era il caso risulta molto improbabile. Nessuno avrebbe attribuito un potere del genere al nome di un uomo, a meno che non fosse il nome di qualche essere davvero eccezionale del passato remoto.


Salomone, per esempio. Ci viene detto, comunque (Marco 9:38), che persone che non erano seguaci di Gesù furono capaci di cacciare i demoni mediante l'uso del suo nome. È incredibile che il nome di un uomo realmente vissuto avrebbe dovuto essere utilizzato negli esorcismi. Senza dubbio l'episodio nella forma in cui è presentato è non-storico; ma offre una prova ad una data molto antica dell'utilizzo del nome Gesù allo scopo dichiarato. È abbastanza probabile che il nome venisse utilizzato in esorcismi anche all'inizio del primo secolo. In una forma di evocazione preservata in un papiro capita la formula, “Io ti scongiuro per Gesù il dio degli ebrei”. Nessun nome se non quelli di dèi e di personaggi più o meno mitici sono mai trovati in quelle formule. La connessione tra magia e religione fu troppo intima perché qualcos'altro sia possibile.



Una prova ulteriore si trova in Atti 19:13, dove è detto che egli ebrei di Asia Minore solevano pronunciare la formula “vi scongiuro per Gesù” su coloro che erano creduti posseduti dagli spiriti maligni. Le parole immediatamente successive, “che Paolo predica”, furono aggiunte certamente dallo scrittore. È inconcepibile che gli ebrei possano aver associato un'autorità divina al nome di un uomo morto non da tanto tempo, che, nella loro opinione era stato un impostore. Il compilatore di Atti sapeva probabilmente di più circa lo stato del caso di quanto egli si preoccupasse di ammettere. Naturalmente egli credeva che Gesù fosse un essere divino; e gli ebrei che utilizzavano il nome devono aver creduto che sia un nome divino; ma non in conseguenza della predicazione di Paolo. C'è una prova nel Talmud che alcuni ebrei impiegarono il nome Jeschu come un nome magico capace di sanare le malattie; e sarebbe arbitrario assumere che quelli ebrei fossero cristiani. Se il nome era stato continuamente ritenuto divino fin da un periodo antico non è impossibile che la sua origine non fosse nota per nulla a coloro che lo utilizzavano. Ma è certo che da alcuni ebrei e dai samaritani in generale uno status esaltato venne attribuito a Giosuè, e a questo giorno egli figura nel rituale del Nuovo Anno ebraico come il “Principe della Presenza” — un indizio che un tempo egli era il Metatrone, indubbiamente un essere divino.



Di tutti i nomi che si applicarono da alcuni gnostici al Cristo, Gesù (Giosuè oppure Jeschu) fu il più candidato ad assicurarsi un'adozione generale, perché il nome significa un Salvatore. In Matteo troviamo una prova che il nome fu scelto per quella stessa ragione. L'angelo dice a Giuseppe, “Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. La funzione assegnata è quella di un essere divino e non entro la competenza di qualche uomo. Giustino di nuovo nel suo Dialogo con Trifone e altrove enfatizza questo significato del nome. Epifanio offre un'informazione riguardo una setta di Nasarei che, a suo dire, esistevano da molto tempo prima di Cristo.


Dal momento che noi sappiamo che ci furono gnostici pre-cristiani che riverivano un Cristo, non c'è nessuna improbabilità nella dichiarazione; ed potrebbe eventualmente gettare qualche luce sulla designazione di Gesù come il Nazareno, il cui termine, come hanno riconosciuto gli studiosi, non può essere stato derivato da Nazaret. Nazareno e Nazareo potrebbero essere semplicemente diverse traduzioni greche dell'aramaico o siriaco. W. B. Smith sottolineò che esiste una radice ebraica nātsar che significa guardare o preservare dal male. Il sostantivo participiale formato da questa radice è notser, che significherebbe un preservatore o salvatore, e di conseguenza è sinonimo di Gesù.

Nazareno, di cui l'equivalente greco è notsri, poteva essere formato dalla stessa radice coll'aggiunta di un suffisso aggettivale greco; e ricaviamo così per il significato di Gesù Nazareno il salvatore che preserva. Nazarei sarebbe allora abbastanza naturalmente la designazione di una setta che riveriva un Salvatore. Da persone di lingua greca, come sottolineò W. B. Smith, il nome Gesù sarebbe stato associato facilmente all'idea di Jesis (guarire) e di Jaso (genitivo Jasous), la dèa di benessere e guarigione. Epifanio osserva che “nel dialetto ebraico Gesù (Jesous) è chiamato terapeuta — cioè, medico e salvatore”. È risaputo che il nome greco Giasone era considerato dagli ebrei equivalente a Giosuè o Jeschu; e sappiamo da Strabone e Giustino che il culto di Giasone era ampiamente diffuso non solo in Asia Minore ma anche nell'Occidente. Anch'egli fu un guaritore e un salvatore.



Gesù, come il nome comune per il Cristo, diventò allora il legame principale di unione tra uomini le cui dottrine differivano così tanto l'una dall'altra come quelle esibite nei vangeli di Marco e Giovanni, e nelle epistole di Paolo, Giacomo e Barnaba. E le varietà non si esauriscono nella menzione di quei nomi. Il cristianesimo si può comprendere come una sintesi di dottrine originariamente diverse. Come una dottrina che emana da un singolo uomo e da un singolo luogo o da una singola sfera di pensiero, esso è incomprensibile. Anche all'inizio del primo secolo una grande diversità di speculazioni teosofiche e di idee circa il Cristo stavano agitando le menti degli uomini. La diversità esisteva prima che ci fosse un'unità. Un'unità reale non fu, in realtà, mai raggiunta.


Gli elementi ebraici e quelli messianici nel cristianesimo devono avere avuto un'origine del tutto diversa dagli elementi gnostici. Da nessuna parte Gesù appare come l'originatore del dogma; egli è sempre il suo soggetto. Potrebbe aver cominciato molto presto una differenziazione nello gnosticismo ebraico. Se, come sono propensi ora a pensare alcuni studiosi, Filone era venuto in qualche misura sotto l'influenza del misticismo orientale, si potrebbe supporre che alcune delle sette gnostiche stavano anche in procinto di venire influenzate da esso, mentre su altre sembra non aver avuto che un piccolo effetto. [15] Coloro che elaborarono una semplice forma di dottrina relativamente libera da un'allegoria mitica e da una speculazione cosmologica sarebbero stati candidati a realizzare la più ampia attrazione popolare.


E così dal mucchio di dogmi in competizione vi emerse gradualmente un sistema di cristologia e soteriologia il quale, sebbene all'inizio appariva in forme alquanto diverse, di cui le più importanti sono quelle note come le forme paolina e giovannea, si potrebbe definire cristianesimo gnostico. Nella sua forma più primitiva come esemplificata nelle Odi e in alcuni altri scritti gnostici antichi, l'enfasi principale era riposta sulla discesa del Cristo e sulla redenzione mediante unione con lui, oppure mediante ricezione dello Spirito divino, e attraverso la conoscenza di Dio che reca il Cristo.



Quelle concezioni sono ancora apparenti nella letteratura paolina e giovannea. [16] In questa letteratura la conoscenza di Dio è ancora un prerequisito per la possibilità di salvezza; ma il significato che la maggior parte delle sette gnostiche stavano cominciando ad associare alla “Gnosi” avrebbe reso i cristiani probabilmente riluttanti a continuare l'utilizzo del termine. L'importanza suprema di una “conoscenza” —-vale a dire, di Dio — non può essere stata un'idea cattolica, poiché il Dio del cristianesimo cattolico era Jahvè, che era stato conosciuto da lungo tempo. La differenza più impressionante tra lo gnosticismo paolino e lo gnosticismo primitivo è l'enfasi speciale riposta nel primo sulla morte del Cristo — non, comunque, come un sacrificio espiatorio. L'origine di quella concezione dev'essere considerata in seguito.

NOTE

Con calma analizzo lo studio.

zio ot





Edited by barionu - 20/12/2021, 20:00
 
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CAT_IMG Posted on 4/4/2023, 07:36
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]Si tratta di una analisi filologica sul verbo לִנְצוֹר : lintzòr , custodire , sorvegliare .

da cui si evince che nazareth ( nàtzar notzèret ) non è un toponimo

ma una forma nominale derivata da una forma verbale : il

MAQOR MUCHLAT ( forma assoluta, decisa )

letterale : origine assoluta

מָקוֹר מֻחְלָט

segue una miscellanea di studi storici et filologici[/size]















PER LE RICERCHE NEL TANAKH !


http://scholarsgateway.com/parse/%D7%90%D6...%99%D7%94%D6%B8



IN EVIDENZA

נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella

שומר . shomèr : custode


www.ioamogesu.com/giudaismo-qual-e-il-significato-di-shomer/






/////////////////////////////////////////////////

VOCI DAL NET ...



Vedo che continuate a fare confusione ...


il Conte dalla Teva


Ora provi a trasferire questo significato ad un personaggio o a dei personaggi che erano delle vedette e dei guardiani della legge Ebraica, dei veri votati a D-o e arriva al termine nazir dalla radice Nazar o Nasir.

Hieronymus


Nella situazione più favorevole al caso di Giovanni dalla Teva, Gesù non sarebbe tuttavia Netser, ma Netsarim: chi era allora il Netser?


-------------------------



PRIMA DI INIZIARE


in Ebraico la o si scrive in molti modi , uno di questi è la cholam chaser ( o semivocale , o piccola etc )

ed è un punto scritto sopra sul lato sinistro della lettera , e non proprio sopra la lettera ...

ma il sistema non lo riesce SEMPRE a scrivere , per cui al limite vedrete il punto proprio sopra la lettera ... )



""""""""""""""""""""""""""""



Haaallllora ,

dimenticate le vocali , il passaggio del semitico al greco stravolge tutto ,

quello che contano sono le radicali :

Riassumendo :


נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella


נֵצֶר . nètzer : germoglio , rampollo


נָזִיר : nazìr : nazir ( monaco, separato, colui che fa un voto )


נֵזֶר : nèzer : capigliatura , corona





PER CUI :

לִנְצוֹר : lintzòr , custodire , sorvegliare .


נָצַר : nàtzar : lui ha custodito



e in particolare :

In Ebraico esiste una particolare forma detta

MAQOR MUCHLAT ( forma assoluta, decisa )

( letterale : origine assoluta )

מָקוֹר מֻחְלָט




che serve per particolari costruzioni dei verbi :

Notzèr : GUARDIANO , SENTINELLA ,, una forma PARA BELLUM

, in questo caso non come sostantivo

ma come participio presente ( SORVEGLIANTE )


נֹצֵר



e Notzèret LA GUARDIANA , SENTINELLA ...forma femminile


נֺצֶרֶת



diventa Natzòr

נָצוֹר

SORVEGLIARE ! ( forma assoluta , letterale : origine assoluta , usata anche come imperativo )


Nel Tanakh

http://search.freefind.com/find.html?id=64...6%B9%D7%A8&s=ft


נַחוּם

Nachum 2, 2

עָלָה מֵפִיץ עַל-פָּנַיִךְ, נָצוֹר מְצוּרָה; צַפֵּה-דֶרֶךְ חַזֵּק מָתְנַיִם, אַמֵּץ כֹּחַ מְאֹד

3 Contro di te avanza un distruttore:
montare la guardia alla fortezza,
sorvegliare le vie, cingerti i fianchi,
raccogliere tutte le forze.

QUINDI

il Conte dalla Teva


Ora provi a trasferire questo significato ad un personaggio o a dei personaggi che erano delle vedette e dei guardiani della legge Ebraica, dei veri votati a D-o e arriva al termine nazir dalla radice Nazar o Nasir.



Deriva appunto da noztèr , che in origine assoluta è naztòr .

natzòr : origine assoluta che non ammette suffissi o prefissi ,

ma che i greci trasformano in nasoreo ( natzoreo ) ,

trasformando una forma verbale EBRAICA in una nominale GRECA .



Lasciate stare nazir , è un' altra cosa , con la radicale zain invece della tzady

נָזִיר



MENTRE INVECE



Nella situazione più favorevole al caso di Giovanni dalla Teva, Gesù non sarebbe tuttavia Netser, ma Netsarim: chi era allora il Netser?


DERIVA DA

נֹצֵר : notzèr : guardiano, sentinella


נֵצֶר . nètzer : germoglio , rampollo


ENTRAMBI , SENZA VOCALIZZAZIONE SI PRESENTANO COSI' :


( traslitterazione : notzrym -netzarym )


נצרים


UGUALI !

VOCALIZZATI :

נֹצְרׅים

NOTZRYM : SORVEGLIANTI, GUARDIANI .


נְצָרׅים

NETZARYM : RAMI , RADICI


e anche nel significato , come il semitico spesso prevede e predilige , nello stesso vocabolo

c' è una coesione totale dei 2 significati .


Ho idea che anche Price faccia confusione su questa questione,

e anche se il tanakh attesta il plurale di notzer in notzrym

נוֹצְרִים

la waw mater lectionis può essere omessa .







zio ot :B):



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