Origini delle Religioni

KLINGHARDT SU MARCIONE

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CAT_IMG Posted on 23/10/2015, 13:48
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Presseinfo_Klinghardt



http://oiger.de/2015/04/30/dresdner-theolo...vangelium/88606




[size=14]
Studioso di Dresda ricostruisce il “più Antico vangelo”





Ha destato molta sorpresa la ricerca del teologo di Dresda prof. Matthias Klinghardt: in una recente pubblicazione identifica, secondo la sua interpretazione, il Vangelo presumibilmente più antico e ne ricostruisce il testo. E’il testo contenuto nella raccolta dell’ “Arcieretico” Marcione del II secolo, ha detto giovedì l’Istituto Teologico del Politecnico di Dresda. Secondo Klinghardt, questo testo era noto come fonte Q prima dei degli attuali quattro vangeli del Nuovo Testamento.

Così viene riscritta la storie delle origini dei vangeli. Marcione non ha, come finora gli studiosi hanno pensato, redatto e adulterato il vangelo di Luca, dice il professore di Teologia Biblica di Dresda. Invece il vangelo di Luca è una rielaborazione e un’estensione del vangelo usato da Marcione. Questa dunque è la più antica rappresentazione letteraria della vita di Gesù.
La ricostruzione minuziosa del Vangelo di Marcione fatta da Klinghardt prova che tutti i Vangeli canonici dipenderebbero da questo testo, e porta nuova dignità per l’importante campo della ricerca sul Nuovo Testamento, ha detto. Klinghardt ha pubblicato la ricerca sotto il titolo "Das älteste Evangelium und die Entstehung der kanonischen Evangelien” - Il vangelo più antico e l'emergere dei Vangeli canonici".

"Con l'inversione dalla direzione del lavoro [di ricerca], cambiano il quadro dell’ origine e la storia della tradizione dei vangeli ", hanno detto i ricercatori di Dresda. Poiché la valutazione delle fonti cruciali sarebbe alterata, "molte credenze scientifiche che sono emerse negli ultimi 150 anni sono insostenibili ", così Klinghardt.

Le ipotesi riguardano il Gesù storico e le idee sulla storia e la teologia del più antico Cristianesimo . Allo stesso tempo, si sono aperte alcune intuizioni sorprendenti nel processo di formazione del Nuovo Testamento e della chiesa primitiva del II secolo.

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<[size=14]i>Modifiche nella Bibbia e controllo dei riferimenti crociati

Tuttavia i testi di Marcione non sono stati tramandati in originale, ”di conseguenza tutto il lavoro è stato veramente complicato”, ha detto Matthias Klinghardt.
Per questo motivo, egli ha dovuto ricostruire l’originale versione del Vangelo da numerosi report e dispute di terzi circa le convinzioni di Marcione. Quindi il teologo di Dresda ha comparato questa variante di testo alle centinaia di versioni del vangelo che si originarono negli anni successivi, ha individuato le varianti, ha esaminato le direzioni delle variazioni e ipotizzato i riferimenti , ed è arrivato, infine, alla conclusione che il testo di Marcione, molto probabilmente deve essere stato il più originale e il più antico tra quelli che in linea di principio noi oggi conosciamo.


La ricerca molto probabilmente dice addio all’attuale ritratto di Gesù

Tuttavia, allo stesso tempo, il ricercatore ha messo in guardia circa l’aspettativa, [se] ora si può dire esattamente chi era in realtà veramente Gesù di Nazareth, quali idee ha originariamente propagato e quello che i monaci e i funzionari della Chiesa hanno nascosto nel corso dei secoli. Purtroppo, invece, è il caso opposto. “Lo so, questo non suona così eccitante, ma piuttosto dobbiamo partire dal fatto che ogni cosa che crediamo di sapere certa e provabile su Gesù, difficilmente è sostenibile”, ha detto.

Rimessa in discussione l’importante Teoria delle Fonti della teologia

Infatti finora i teologi e gli storici della religione sono partiti dal fatto che ci sono due fonti primarie su Gesù e le sue teorie: il vangelo di Matteo e la cosiddetta “Loghia-Q”, anch’ essa non è tramandata in originale, ma una è collezione ricostruita dei detti di Gesù Cristo. Con essa, si credeva di avere la garanzia di essere capaci di derivare una sicura conoscenza, sulla base delle corrispondenze nelle due fonti primarie. Ma ora Klinghardt ha provato in maniera convincente che tutte queste ipotetiche fonti dipendono l’una dall’altra e, a differenza della versione di Marcione, non sono più nel novero delle fonti primarie.




Presseinfo_Klinghardt









Edited by barionu - 9/1/2024, 06:48
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 23/10/2015, 19:08












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Ciò fornisce il contesto per il recente rinnovato entusiasmo per il recupero del vangelo di Marcione, in particolare, come un mezzo per evadere dall'impasse che alcuni ritengono che le ipotesi convenzionali sulle origini dei vangeli sinottici hanno raggiunto, e forse anche come un mezzo per ripensare i fattori coinvolti nella nascita dei vangeli ora parte del Nuovo Testamento (Klinghardt 2015; Vinzent 2014). Nel complesso questi approcci più recenti sono molto più rigorosi ed espliciti nella loro metodologia e nei loro principi, tra i quali vi è evitare di cercare di 'indovinare' Marcione nelle sue presunte predilezioni teologiche.


Tuttavia, nel loro entusiasmo per trarre conclusioni radicali sul posto del vangelo di Marcione nelle origini del Nuovo Testamento, essi possono ancora aver ignorato troppo velocemente alcune delle analisi scrupolose ancora necessare prima che l'evidenza di Tertulliano o Epifanio possa essere adeguatamente valutata ( come intrapresa da Roth 2015, in seguito ai lavori sul testo paolino di Marcione da Schmid 1995).



Nel complesso questi studi recenti non sono troppo interessati a sapere se Marcione era un 'eretico', o nel collegare i suoi testi autorevoli ai suoi principi. Tuttavia il quadro rimane incompleto senza cercare di fare questo. E' chiaro che il sistema di Marcione potrebbe essere persuasivamente comunicato attraverso il modo in cui ha interpretato i testi. Un esempio molto citato, non peculiare a lui, era la sua lettura di 2 Cor. 4.4, 'il dio di questo mondo' come un riferimento al Dio Creatore e non al Dio che ha mandato Gesù; commentari moderni dimostreranno che questo continua ad essere un passaggio problematico.


A quanto pare ha anche trovato riferimenti a questo stesso Dio creatore nel Vangelo, insieme alla conferma che Gesù discese diretta 'dal cielo', dall''Alto Dio', attraverso una combinazione dell'esordio di Luca 3.1 con 4.31. E 'anche chiaro che ha letto Gal. 1-2 come una narrazione del tentativo da parte di alcuni "falsi apostoli" o "falsi fratelli'' di corrompere la verità del Vangelo (Gal 1,6-9;. 2,4-6) e la difesa di Paolo di questo contro l'opposizione quasi universale, un racconto che ha anche trovato riscontro altrove (2 Cor. 11,12-15), e che poi ha fornito un quadro di riferimento per la sua comprensione della tradizione cristiana passata e del proprio ruolo.

(libera traduzione di una porzione di questo testo di Judith Lieu, Marcion and the Idea of Heresy)



2 Corinzi 4:4

...il dio di questo mondo ha accecato le menti di quelli che non credono, affinché non risplenda loro la luce dell'evangelo della gloria di Cristo, che è l'immagine di Dio.


Andrebbe di certo bestemmiato, quel ''dio di questo mondo''! :lol:








Edited by barionu - 9/1/2024, 06:49
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 23/10/2015, 20:03




CITAZIONE
CITAZIONE
Traduco la più recente news su Mcn: una recensione in tedesco. (spero vivamente nelle sue migliorie future). :lol:

Ma questo è l'articolo di Die Welt del 21 luglio scorso che io ho tradotto e postato il 29 qui!!!!! censored

Haviland! Ma non lo hai proprio letto?

shy
Mi correggo :sick: , nascondendo la mia orribile traduzione dal tedesco, riportando la traduzione di roxi con caratteri più cubitali come unico modo per riparare all'errore. :lol:


Ricostruito il più antico vangelo della Bibbia eretica
Di Berthold Seewald
Già 1800 anni fa I Cristiani insultavano Marcione e la sua Bibbia definendolo “topo”. In essa [la Bibbia di Marcione] un teologo di Dresda ha trovato il primo vangelo del Cristianesimo. Fu il modello per tutti gli altri.











L’Arcieretico torna di nuovo. Fu visto per la prima volta alla Humboldt University di Berlino, alla Facoltà Teologica Protestante. Lì, Notger Slenczka, che aveva la cattedra di Teologia Dogmatica, in un articolo avanzò la tesi che l’Antico Testamento non avrebbe dovuto avere un status canonico nella Chiesa, perché difficilmente giocava un ruolo nella prassi dell’Annunciazione. Sin da allora divampò una disputa. I colleghi accusarono Slenczka di aver adottato argomenti da “teologo nazista” per sbarazzarsi nel 1933 della “Bibbia Ebraica”.
Ma le tracce conducono non solo ai Cristiani Tedeschi del Terzo Reich, ma anche ad un uomo che i teologi Cristiani avevano definito più di 1800 anni fa come eretico e farabutto. Il suo nome è Marcione, ed è apparso ripetutamente nella storia della Chiesa quando si discute del corretto canone delle Scritture.

Ora anche a Dresda Marcione viene esaminato. Qui Matthias Klinghardt, professore di Teologia Biblica all’Istituto di Teologia Protestante dell’Università di Dresda, ha presentato un libro in due volumi dal titolo provocante, "Das älteste Evangelium und die Entstehung der kanonischen Evangelien", “Il più antico Vangelo e l’origine dei vangeli canonici”. Dietro di esso è nascosto niente di meno che la ricostruzione del libro di Marcione, o meglio, del libro che lui usava. Ma questo è il primo e più antico Vangelo della Cristianità.

Questo era ed è dinamite teologica: perché i risultati capovolgono 150 anni di studio critico biblico: Marcione non fu il tanto malignato Arcieretico della metà del II secolo, il Nuovo Testamento secondo la sua visione sfigurava e inoltre bandiva immediatamente da esso l’Antico Testamento, ma era solo il libro di Marcione il Vangelo da cui dipendono tutti gli altri Vangeli.
Chi era l’uomo che ancora oggi fa infuriare i teologi? Si dice che Marcione fosse un armatore o un mercante che fece fortuna a Sinope, sul Mar Nero. Poi venne a Roma e si unì alla comunità Cristiana, alla quale inviò diverse centinaia di migliaia di sesterzi. Ma la sua teologia radicale suscitò subito opposizione. Nel 144 fu scomunicato e il denaro gli fu restituito.

Come risultato, Marcione viaggiò per l’Oriente, e riunì intorno a sé molti seguaci. In alcune aree, questi Marcioniti dovettero essere più numerosi dei loro avversari ortodossi, dai quali furono condannati come gnostici e furono perseguitati. Fu solo nel VII secolo che sparirono nelle nebbie della Storia, per riapparire a più riprese, come un fuoco fatuo, come prototipo degli eretici.
All’epoca, gli scritti di Marcione furono distrutti, tuttavia si sono conservati in lunghi estratti nei libri dei suoi avversari, che riportarono interi passaggi al fine di confutarli.

Quindi l’armatore evangelizzatore differenziò strettamente il Dio d’amore del Nuovo Testamento dal cattivo Dio Creatore dell’Antico Testamento. Entrambi stranieri l’uno per l’altro. Come conseguenza, Marcione accettò nella sua Bibbia solo le lettere di Paolo, e una versione purificata del vangelo di Luca, e rigettò l’intero Antico Testamento, secondo i suoi avversari. Come reazione, essi crearono il Nuovo Testamento, secondo la scuola di pensiero della scienza moderna.
L’influente teologo berlinese Adolf von Harnack intraprese nel 1923 l’ultimo tentativo di ricostruire il vangelo di Marcione dagli scritti preservati da tre avversari di Marcione, specialmente quello della generazione più giovane, il Padre della Chiesa Tertulliano. Poiché la storia della ricezione dell’eretico anche risale a lui, fino al biasimo, con i suoi avvertimenti circa la comprensione che Marcione si era sbarazzato dell’Antico Testamento, Harnack fu considerato un pioniere dell’antisemitismo cristiano.

Una simile ricerca delle tracce è però lontana dal teologo Klinghardt. Egli si occupa della storia letteraria del Nuovo Testamento e delle sue contraddizioni nel modello oggi prevalente. Questo[modello] dice che nel 70 DC, anno della conquista di Gerusalemme da parte dei Romani, Marco scrisse il suo vangelo. Questo fu il modello per Matteo e Luca, che attinsero anche ad una Fonte di Detti solo ipoteticamente provata, una collezione di detti di Gesù che si dicevano essere stati raccolti dalla primitiva comunità. Il Vangelo di Giovanni fu aggiunto al Quartetto dei vangeli canonici all’inizio del II secolo.

Perché, si chiede Klinghardt, Marcione scelse il decisamente filo-giudaico Luca come modello per la sua riduzione, e non il più antico Marco? E perché il Canone del Nuovo Testamento è comprensibile solo dopo Marcione, quando però si dice che abbia fatto una “trascrizione” del suo Vangelo? Tutto il contrario, è la risposta del teologo di Dresda, Marcione ha usato un vangelo che poi fu convertito in quello di Luca.

Klinghardt spiega la prova [di questo] in circa 1300 pagine. Uno dei principali argomenti si trova in Luca 4, 14-31. In esso è riportato come Gesù ritorna, dopo la famosa tentazione del diavolo, a Nazareth, e nella sinagoga gli viene chiesto delle “grandi cose” che ha fatto a Cafarnao. Tuttavia, è solo sei versi dopo che è riportato l’arrivo a Cafarnao. Questo sembra un grossolano lavoro editoriale che cerca di legare insieme un nuovo inizio – nascita di Gesù, infanzia, tentazione nel deserto e ritorno – con la semplice presentazione cronologica che è stata conservata nel libro di Marcione. Tali goffe addizioni vengono oggi fatte nelle redazioni dei giornali.

Soprattutto in questo testo. Considerando le forti addizioni come l’inizio, la conclusione e diversi passaggi sulla Legge ebraica, del Vangelo di Luca rimane solo una narrativa poco strutturata e poco ispirata. Per Klinghardt questo non può essere stato il risultato di un accorciamento, perché uno non mutila un buon testo in modo tale da cancellare i punti buoni e lasciare quelli deboli.
Come testimoni chiave, il teologo di Dresda invoca gli avversari di Marcione dell’antichità, specialmente Tertulliano. Il quale aveva già accusato il “topo pontico” di aver “rosicchiato il Vangelo” e aver asportato da Luca l’inizio, la parte di mezzo e la fine. Ma egli prende seriamente l’eretico quando formula il criticismo della sua teologia sulla base dello stesso scritto, perciò le sue estensive citazioni devono essere ragionevolmente accurate.

Questo ha delle conseguenze. Da una parte questo metodo consente una moderna ricostruzione del testo. Se d’altra parte, tuttavia, esso mostra che Marcione possa essere confutato sulla base del suo proprio Vangelo , allora cade l’accusa che egli aveva preso dal vangelo di Luca solo quello che supportava la sua teologia. “L’assunzione delle prove” scrive Klinghardt “prende i suoi fondamenti”.

Da questo egli conclude che Marcione non ha accorciato il canonico Luca, ma questo è un trattamento editoriale ed un ampliamento di un libro che fu usato anche da altri autori. È il modello standard il cui titolo probabilmente era solo “Vangelo”.

Così la misteriosa Fonte dei Detti si dissolve nell’aria. Non c’è più bisogno di essa come modello per i successivi vangeli, perché il più Antico Vangelo già contiene tutte le informazioni rilevanti. Proto-Marco e Proto-Matteo, come noi li chiamavamo una volta, diventano le sue revisioni letterarie più di successo. Che anche Proto-Giovanni rientra in quest’albero di famiglia, Klinghardt lo dimostra con l’aiuto della corsa dei discepoli alla tomba di Gesù.

Nel vangelo di Giovanni (20, 4-10) è descritto in dettaglio come essi arrivano alla tomba dopo la Pasqua. Pietro entrò e “vide le fasce di lino a terra”. In Marcione questa frase manca. Poiché nel suo Vangelo è anche usata un’altra parola per “tomba” rispetto a quella usata da Giovanni e Luca, questo è un forte argomento per la successiva rielaborazione del suo Vangelo. Se Luca 24, 12 descrive, inoltre, le “fasce di lino” con le stesse parole come Giovanni, questo passaggio tuttavia è estremamente accorciato e non è riprodotto in alcuni manoscritti, Luca allora potrebbe soltanto seguire Giovanni. Ma questo rivoluziona la vigente, fino ad ora, gerarchia dei quattro vangeli, secondo la quale Luca è cronologicamente accettato prima di Giovanni.

Qui è dove Klinghardt assesta il secondo colpo: le tre redazioni del Vangelo originale, proto-Marco, proto-Matteo e proto-Giovanni furono sottoposte insieme, poco dopo l’edizione della Bibbia di Marcione, ad una completa revisione finale. Con questa, il Protovangelo usato da Marcione fu ampliato e inserito nel Canone sotto il nome di Luca, perché come è affermato nel suo preambolo “Già molti hanno affermato di dare dei resoconti delle storie che sono accadute tra di noi”. Il più antico di tutti i Vangeli potrebbe non essere perso.

A questo punto della sua argomentazione, Klinghardt segue le tracce che il teologo David Trobish aveva esposto 29 anni fa nella sua tesi post-dottorale ad Heidelberg, Secondo questa tesi, i 27 libri del Nuovo testamento sono stati tutti assemblati alla metà del secondo secolo, non fu il complicato processo di selezione tra comunità molto disperse, ma si originò come innovativo progetto di pubblicazione.

Presumibilmente in Asia Minore, o forse anche a Roma stessa, un editore insieme ad un gruppo di redattori, raccolse numerosi testi e li fissò in un certo ordine. Inoltre, secondo Klinghardt, essi concordarono anche l’ultima rifinitura. I quattro proto-testi divennero i quattro Vangeli canonici che furono messi nel Nuovo testamento insieme alla Lettere, al lavoro storico di Atti degli Apostoli e all’Apocalisse di Giovanni.

Ma una tale storia sacra richiedeva di più. Per essere riconosciuta davvero come unica via per il giudizio finale, gli editori dovevano collegarla con l’Antico Testamento. La Legge del Dio degli Ebrei divenne così la proclamazione della venuta di Gesù. In questo senso, il Vangelo di Luca ebbe il suo accento ”filo-giudaico”, ma si doveva provare per esempio, la filiazione divina attraverso la nascita a Betlemme, la città di Davide. Una tale “storia del mondo” doveva comporsi a fianco delle “interpretazioni” pagane del mondo che erano conservate da ricchi Romani e Greci nelle loro biblioteche.

Da questa poderosa edizione del Nuovo Testamento, ben presto si servirono le numerose comunità, di esso non utilizzarono necessariamente l’intero corpus, ma raggrupparono il loro individuale “Reader’s Digest”.

Il (vangelo) proto-eretico preserva la più antica testimonianza

Perciò, per teologi come Tertulliano era naturale che il “suo” vangelo di Luca era il testo originale e quello di Marcione una versione mutilata. Che fosse probabilmente il contrario, divenne per Klinghardt un approccio concepibile per un brillante progetto. Inoltre, alcune domande richiedono ancora una risposta. Perché per diverse generazioni il Cristianesimo primitivo si accontentò del semplice originale primo Vangelo e poi improvvisamente passò a un progetto editoriale innovativo su larga scala? E quali sono le fonti del primo Vangelo la cui stesura Klinghardt pone nel periodo dopo la conquista di Gerusalemme, ma potrebbe essere anche decenni più tardi?

Secondo questa interpretazione, sarebbe solo l’opera di un presunto proto-eretico che ci ha preservato la storia più antica della vita e della morte di Cristo. Questo confermerebbe ancora una volta l’affermazione di Marcione del “dinamico fantasma”. Tuttavia, questo aiuterà poco il suo presunto seguace Notger Slenczka dell’Humboldt University. Dal momento che la ricostruzione di Klinghardt chiarisce anche quanto strettamente sono intessuti l’Antico e il Nuovo Testamento.[/size]

www.welt.de/geschichte/article14425...onstruiert.html











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Articolo pubblicato su Die Welt il 21/07/2015

www.welt.de/geschichte/article14425...onstruiert.html

Ricostruito il più antico vangelo della Bibbia eretica
Di Berthold Seewald

Già 1800 anni fa I Cristiani insultavano Marcione e la sua Bibbia definendolo “topo”. In essa [la Bibbia di Marcione] un teologo di Dresda ha trovato il primo vangelo del Cristianesimo. Fu il modello per tutti gli altri.

L’Arcieretico torna di nuovo. Fu visto per la prima volta alla Humboldt University di Berlino, alla Facoltà Teologica Protestante. Lì, Notger Slenczka, che aveva la cattedra di Teologia Dogmatica, in un articolo avanzò la tesi che l’Antico Testamento non avrebbe dovuto avere un status canonico nella Chiesa, perché difficilmente giocava un ruolo nella prassi dell’Annunciazione. Sin da allora divampò una disputa. I colleghi accusarono Slenczka di aver adottato argomenti da “teologo nazista” per sbarazzarsi nel 1933 della “Bibbia Ebraica”.
Ma le tracce conducono non solo ai Cristiani Tedeschi del Terzo Reich, ma anche ad un uomo che i teologi Cristiani avevano definito più di 1800 anni fa come eretico e farabutto. Il suo nome è Marcione, ed è apparso ripetutamente nella storia della Chiesa quando si discute del corretto canone delle Scritture.

Ora anche a Dresda Marcione viene esaminato. Qui Matthias Klinghardt, professore di Teologia Biblica all’Istituto di Teologia Protestante dell’Università di Dresda, ha presentato un libro in due volumi dal titolo provocante, "Das älteste Evangelium und die Entstehung der kanonischen Evangelien", “Il più antico Vangelo e l’origine dei vangeli canonici”. Dietro di esso è nascosto niente di meno che la ricostruzione del libro di Marcione, o meglio, del libro che lui usava. Ma questo è il primo e più antico Vangelo della Cristianità.

Questo era ed è dinamite teologica: perché i risultati capovolgono 150 anni di studio critico biblico: Marcione non fu il tanto malignato Arcieretico della metà del II secolo, il Nuovo Testamento secondo la sua visione sfigurava e inoltre bandiva immediatamente da esso l’Antico Testamento, ma era solo il libro di Marcione il Vangelo da cui dipendono tutti gli altri Vangeli.
Chi era l’uomo che ancora oggi fa infuriare i teologi? Si dice che Marcione fosse un armatore o un mercante che fece fortuna a Sinope, sul Mar Nero. Poi venne a Roma e si unì alla comunità Cristiana, alla quale inviò diverse centinaia di migliaia di sesterzi. Ma la sua teologia radicale suscitò subito opposizione. Nel 144 fu scomunicato e il denaro gli fu restituito.

Come risultato, Marcione viaggiò per l’Oriente, e riunì intorno a sé molti seguaci. In alcune aree, questi Marcioniti dovettero essere più numerosi dei loro avversari ortodossi, dai quali furono condannati come gnostici e furono perseguitati. Fu solo nel VII secolo che sparirono nelle nebbie della Storia, per riapparire a più riprese, come un fuco fatuo, come prototipo degli eretici.
All’epoca, gli scritti di Marcione furono distrutti, tuttavia si sono conservati in lunghi estratti nei libri dei suoi avversari, che riportarono interi passaggi al fine di confutarli.

Quindi l’armatore evangelizzatore differenziò strettamente il Dio d’amore del Nuovo Testamento dal cattivo Dio Creatore dell’Antico Testamento. Entrambi stranieri l’uno per l’altro. Come conseguenza, Marcione accettò nella sua Bibbia solo le lettere di Paolo, e una versione purificata del vangelo di Luca, e rigettò l’intero Antico Testamento, secondo i suoi avversari. Come reazione, essi crearono il Nuovo Testamento, secondo la scuola di pensiero della scienza moderna.
L’influente teologo berlinese Adolf von Harnack intraprese nel 1923 l’ultimo tentativo di ricostruire il vangelo di Marcione dagli scritti preservati da tre avversari di Marcione, specialmente quello della generazione più giovane, il Padre della Chiesa Tertulliano. Poiché la storia della ricezione dell’eretico anche risale a lui, fino al biasimo, con i suoi avvertimenti circa la comprensione che Marcione si era sbarazzato dell’Antico Testamento, Harnack fu considerato un pioniere dell’antisemitismo cristiano.

Una simile ricerca delle tracce è però lontana dal teologo Klinghardt. Egli si occupa della storia letteraria del Nuovo Testamento e delle sue contraddizioni nel modello oggi prevalente. Questo[modello] dice che nel 70 DC, anno della conquista di Gerusalemme da parte dei Romani, Marco scrisse il suo vangelo. Questo fu il modello per Matteo e Luca, che attinsero anche ad una Fonte di Detti solo ipoteticamente provata, una collezione di detti di Gesù che si dicevano essere stati raccolti dalla primitiva comunità. Il Vangelo di Giovanni fu aggiunto al Quartetto dei vangeli canonici all’inizio del II secolo.

Perché, si chiede Klinghardt, Marcione scelse il decisamente filo-giudaico Luca come modello per la sua riduzione, e non il più antico Marco? E perché il Canone del Nuovo Testamento è comprensibile solo dopo Marcione, quando però si dice che abbia fatto una “trascrizione” del suo Vangelo? Tutto il contrario, è la risposta del teologo di Dresda, Marcione ha usato un vangelo che poi fu convertito in quello di Luca.

Klinghardt spiega la prova [di questo] in circa 1300 pagine. Uno dei principali argomenti si trova in Luca 4, 14-31. In esso è riportato come Gesù ritorna, dopo la famosa tentazione del diavolo, a Nazareth, e nella sinagoga gli viene chiesto delle “grandi cose” che ha fatto a Cafarnao. Tuttavia, è solo sei versi dopo che è riportato l’arrivo a Cafarnao. Questo sembra un grossolano lavoro editoriale che cerca di legare insieme un nuovo inizio – nascita di Gesù, infanzia, tentazione nel deserto e ritorno – con la semplice presentazione cronologica che è stata conservata nel libro di Marcione. Tali goffe addizioni vengono oggi fatte nelle redazioni dei giornali.

Soprattutto in questo testo. Considerando le forti addizioni come l’inizio, la conclusione e diversi passaggi sulla Legge ebraica, del Vangelo di Luca rimane solo una narrativa poco strutturata e poco ispirata. Per Klinghardt questo non può essere stato il risultato di un accorciamento, perché uno non mutila un buon testo in modo tale da cancellare i punti buoni e lasciare quelli deboli.
Come testimoni chiave, il teologo di Dresda invoca gli avversari di Marcione dell’antichità, specialmente Tertulliano. Il quale aveva già accusato il “topo pontico” di aver “rosicchiato il Vangelo” e aver asportato da Luca l’inizio, la parte di mezzo e la fine. Ma egli prende seriamente l’eretico quando formula il criticismo della sua teologia sulla base dello stesso scritto, perciò le sue estensive citazioni devono essere ragionevolmente accurate.

Questo ha delle conseguenze. Da una parte questo metodo consente una moderna ricostruzione del testo. Se d’altra parte, tuttavia, esso mostra che Marcione possa essere confutato sulla base del suo proprio Vangelo , allora cade l’accusa che egli aveva preso dal vangelo di Luca solo quello che supportava la sua teologia. “L’assunzione delle prove” scrive Klinghardt “prende i suoi fondamenti”.

Da questo egli conclude che Marcione non ha accorciato il canonico Luca, ma questo è un trattamento editoriale ed un ampliamento di un libro che fu usato anche da altri autori. È il modello standard il cui titolo probabilmente era solo “Vangelo”.

Così la misteriosa Fonte dei Detti si dissolve nell’aria. Non c’è più bisogno di essa come modello per i successivi vangeli, perché il più Antico Vangelo già contiene tutte le informazioni rilevanti. Proto-Marco e Proto-Matteo, come noi li chiamavamo una volta, diventano le sue revisioni letterarie più di successo. Che anche Proto-Giovanni rientra in quest’albero di famiglia, Klinghardt lo dimostra con l’aiuto della corsa dei discepoli alla tomba di Gesù.

Nel vangelo di Giovanni (20, 4-10) è descritto in dettaglio come essi arrivano alla tomba dopo la Pasqua. Pietro entrò e “vide le fasce di lino a terra”. In Marcione questa frase manca. Poiché nel suo Vangelo è anche usata un’altra parola per “tomba” rispetto a quella usata da Giovanni e Luca, questo è un forte argomento per la successiva rielaborazione del suo Vangelo. Se Luca 24, 12 descrive, inoltre, le “fasce di lino” con le stesse parole come Giovanni, questo passaggio tuttavia è estremamente accorciato e non è riprodotto in alcuni manoscritti, Luca allora potrebbe soltanto seguire Giovanni. Ma questo rivoluziona la vigente, fino ad ora, gerarchia dei quattro vangeli, secondo la quale Luca è cronologicamente accettato prima di Giovanni.

Qui è dove Klinghardt assesta il secondo colpo: le tre redazioni del Vangelo originale, proto-Marco, proto-Matteo e proto-Giovanni furono sottoposte insieme, poco dopo l’edizione della Bibbia di Marcione, ad una completa revisione finale. Con questa, il Protovangelo usato da Marcione fu ampliato e inserito nel Canone sotto il nome di Luca, perché come è affermato nel suo preambolo “Già molti hanno affermato di dare dei resoconti delle storie che sono accadute tra di noi”. Il più antico di tutti i Vangeli potrebbe non essere perso.

A questo punto della sua argomentazione, Klinghardt segue le tracce che il teologo David Trobish aveva esposto 29 anni fa nella sua tesi post-dottorale ad Heidelberg, Secondo questa tesi, i 27 libri del Nuovo testamento sono stati tutti assemblati alla metà del secondo secolo, non fu il complicato processo di selezione tra comunità molto disperse, ma si originò come innovativo progetto di pubblicazione.

Presumibilmente in Asia Minore, o forse anche a Roma stessa, un editore insieme ad un gruppo di redattori, raccolse numerosi testi e li fissò in un certo ordine. Inoltre, secondo Klinghardt, essi concordarono anche l’ultima rifinitura. I quattro proto-testi divennero i quattro Vangeli canonici che furono messi nel Nuovo testamento insieme alla Lettere, al lavoro storico di Atti degli Apostoli e all’Apocalisse di Giovanni.

Ma una tale storia sacra richiedeva di più. Per essere riconosciuta davvero come unica via per il giudizio finale, gli editori dovevano collegarla con l’Antico Testamento. La Legge del Dio degli Ebrei divenne così la proclamazione della venuta di Gesù. In questo senso, il Vangelo di Luca ebbe il suo accento ”filo-giudaico”, ma si doveva provare per esempio, la filiazione divina attraverso la nascita a Betlemme, la città di Davide. Una tale “storia del mondo” doveva comporsi a fianco delle “interpretazioni” pagane del mondo che erano conservate da ricchi Romani e Greci nelle loro biblioteche.

Da questa poderosa edizione del Nuovo Testamento, ben presto si servirono le numerose comunità, di esso non utilizzarono necessariamente l’intero corpus, ma raggrupparono il loro individuale “Reader’s Digest”.

Il (vangelo) proto-eretico preserva la più antica testimonianza

Perciò, per teologi come Tertulliano era naturale che il “suo” vangelo di Luca era il testo originale e quello di Marcione una versione mutilata. Che fosse probabilmente il contrario, divenne per Klinghardt un approccio concepibile per un brillante progetto. Inoltre, alcune domande richiedono ancora una risposta. Perché per diverse generazioni il Cristianesimo primitivo si accontentò del semplice originale primo Vangelo e poi improvvisamente passò a un progetto editoriale innovativo su larga scala? E quali sono le fonti del primo Vangelo la cui stesura Klinghardt pone nel periodo dopo la conquista di Gerusalemme, ma potrebbe essere anche decenni più tardi?

Secondo questa interpretazione, sarebbe solo l’opera di un presunto proto-eretico che ci ha preservato la storia più antica della vita e della morte di Cristo. Questo confermerebbe ancora una volta l’affermazione di Marcione del “dinamico fantasma”. Tuttavia, questo aiuterà poco il suo presunto seguace Notger Slenczka dell’Humboldt University. Dal momento che la ricostruzione di Klinghardt chiarisce anche quanto strettamente sono intessuti l’Antico e il Nuovo Testamento.


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Haviland capirà che quest’ultima frase mi turba non poco... :wacko: :wacko: :wacko:

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Edited by barionu - 9/1/2024, 06:57
 
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CAT_IMG Posted on 24/10/2015, 07:00
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Traduco la più recente news su Mcn: una recensione in tedesco. (spero vivamente nelle sue migliorie future). :lol:

Ma questo è l'articolo di Die Welt del 21 luglio scorso che io ho tradotto e postato il 29 qui!!!!! censored

Haviland! Ma non lo hai proprio letto?
E allora questo tuo commento:

CITAZIONE
Pensare che mi chiedevp come cavolo fare copia e incolla su quesyo fottuto cellulare per tradurre col hoogle translator le news tedesche tradotte magnificamente da roxi: un sonoro GRAZIE!!!! :lol:

a che si riferiva? wallbash

Viste le cose, :sick: ripropongo la mia traduzione:

CITAZIONE
Articolo pubblicato su Die Welt il 21/07/2015

www.welt.de/geschichte/article14425...onstruiert.html

Ricostruito il più antico vangelo della Bibbia eretica
Di Berthold Seewald

Già 1800 anni fa I Cristiani insultavano Marcione e la sua Bibbia definendolo “topo”. In essa [la Bibbia di Marcione] un teologo di Dresda ha trovato il primo vangelo del Cristianesimo. Fu il modello per tutti gli altri.

L’Arcieretico torna di nuovo. Fu visto per la prima volta alla Humboldt University di Berlino, alla Facoltà Teologica Protestante. Lì, Notger Slenczka, che aveva la cattedra di Teologia Dogmatica, in un articolo avanzò la tesi che l’Antico Testamento non avrebbe dovuto avere un status canonico nella Chiesa, perché difficilmente giocava un ruolo nella prassi dell’Annunciazione. Sin da allora divampò una disputa. I colleghi accusarono Slenczka di aver adottato argomenti da “teologo nazista” per sbarazzarsi nel 1933 della “Bibbia Ebraica”.
Ma le tracce conducono non solo ai Cristiani Tedeschi del Terzo Reich, ma anche ad un uomo che i teologi Cristiani avevano definito più di 1800 anni fa come eretico e farabutto. Il suo nome è Marcione, ed è apparso ripetutamente nella storia della Chiesa quando si discute del corretto canone delle Scritture.

Ora anche a Dresda Marcione viene esaminato. Qui Matthias Klinghardt, professore di Teologia Biblica all’Istituto di Teologia Protestante dell’Università di Dresda, ha presentato un libro in due volumi dal titolo provocante, "Das älteste Evangelium und die Entstehung der kanonischen Evangelien", “Il più antico Vangelo e l’origine dei vangeli canonici”. Dietro di esso è nascosto niente di meno che la ricostruzione del libro di Marcione, o meglio, del libro che lui usava. Ma questo è il primo e più antico Vangelo della Cristianità.

Questo era ed è dinamite teologica: perché i risultati capovolgono 150 anni di studio critico biblico: Marcione non fu il tanto malignato Arcieretico della metà del II secolo, il Nuovo Testamento secondo la sua visione sfigurava e inoltre bandiva immediatamente da esso l’Antico Testamento, ma era solo il libro di Marcione il Vangelo da cui dipendono tutti gli altri Vangeli.
Chi era l’uomo che ancora oggi fa infuriare i teologi? Si dice che Marcione fosse un armatore o un mercante che fece fortuna a Sinope, sul Mar Nero. Poi venne a Roma e si unì alla comunità Cristiana, alla quale inviò diverse centinaia di migliaia di sesterzi. Ma la sua teologia radicale suscitò subito opposizione. Nel 144 fu scomunicato e il denaro gli fu restituito.

Come risultato, Marcione viaggiò per l’Oriente, e riunì intorno a sé molti seguaci. In alcune aree, questi Marcioniti dovettero essere più numerosi dei loro avversari ortodossi, dai quali furono condannati come gnostici e furono perseguitati. Fu solo nel VII secolo che sparirono nelle nebbie della Storia, per riapparire a più riprese, come un fuoco fatuo, come prototipo degli eretici.
All’epoca, gli scritti di Marcione furono distrutti, tuttavia si sono conservati in lunghi estratti nei libri dei suoi avversari, che riportarono interi passaggi al fine di confutarli.

Quindi l’armatore evangelizzatore differenziò strettamente il Dio d’amore del Nuovo Testamento dal cattivo Dio Creatore dell’Antico Testamento. Entrambi stranieri l’uno per l’altro. Come conseguenza, Marcione accettò nella sua Bibbia solo le lettere di Paolo, e una versione purificata del vangelo di Luca, e rigettò l’intero Antico Testamento, secondo i suoi avversari. Come reazione, essi crearono il Nuovo Testamento, secondo la scuola di pensiero della scienza moderna.
L’influente teologo berlinese Adolf von Harnack intraprese nel 1923 l’ultimo tentativo di ricostruire il vangelo di Marcione dagli scritti preservati da tre avversari di Marcione, specialmente quello della generazione più giovane, il Padre della Chiesa Tertulliano. Poiché la storia della ricezione dell’eretico anche risale a lui, fino al biasimo, con i suoi avvertimenti circa la comprensione che Marcione si era sbarazzato dell’Antico Testamento, Harnack fu considerato un pioniere dell’antisemitismo cristiano.

Una simile ricerca delle tracce è però lontana dal teologo Klinghardt. Egli si occupa della storia letteraria del Nuovo Testamento e delle sue contraddizioni nel modello oggi prevalente. Questo[modello] dice che nel 70 DC, anno della conquista di Gerusalemme da parte dei Romani, Marco scrisse il suo vangelo. Questo fu il modello per Matteo e Luca, che attinsero anche ad una Fonte di Detti solo ipoteticamente provata, una collezione di detti di Gesù che si dicevano essere stati raccolti dalla primitiva comunità. Il Vangelo di Giovanni fu aggiunto al Quartetto dei vangeli canonici all’inizio del II secolo.

Perché, si chiede Klinghardt, Marcione scelse il decisamente filo-giudaico Luca come modello per la sua riduzione, e non il più antico Marco? E perché il Canone del Nuovo Testamento è comprensibile solo dopo Marcione, quando però si dice che abbia fatto una “trascrizione” del suo Vangelo? Tutto il contrario, è la risposta del teologo di Dresda, Marcione ha usato un vangelo che poi fu convertito in quello di Luca.

Klinghardt spiega la prova [di questo] in circa 1300 pagine. Uno dei principali argomenti si trova in Luca 4, 14-31. In esso è riportato come Gesù ritorna, dopo la famosa tentazione del diavolo, a Nazareth, e nella sinagoga gli viene chiesto delle “grandi cose” che ha fatto a Cafarnao. Tuttavia, è solo sei versi dopo che è riportato l’arrivo a Cafarnao. Questo sembra un grossolano lavoro editoriale che cerca di legare insieme un nuovo inizio – nascita di Gesù, infanzia, tentazione nel deserto e ritorno – con la semplice presentazione cronologica che è stata conservata nel libro di Marcione. Tali goffe addizioni vengono oggi fatte nelle redazioni dei giornali.

Soprattutto in questo testo. Considerando le forti addizioni come l’inizio, la conclusione e diversi passaggi sulla Legge ebraica, del Vangelo di Luca rimane solo una narrativa poco strutturata e poco ispirata. Per Klinghardt questo non può essere stato il risultato di un accorciamento, perché uno non mutila un buon testo in modo tale da cancellare i punti buoni e lasciare quelli deboli.
Come testimoni chiave, il teologo di Dresda invoca gli avversari di Marcione dell’antichità, specialmente Tertulliano. Il quale aveva già accusato il “topo pontico” di aver “rosicchiato il Vangelo” e aver asportato da Luca l’inizio, la parte di mezzo e la fine. Ma egli prende seriamente l’eretico quando formula il criticismo della sua teologia sulla base dello stesso scritto, perciò le sue estensive citazioni devono essere ragionevolmente accurate.

Questo ha delle conseguenze. Da una parte questo metodo consente una moderna ricostruzione del testo. Se d’altra parte, tuttavia, esso mostra che Marcione possa essere confutato sulla base del suo proprio Vangelo , allora cade l’accusa che egli aveva preso dal vangelo di Luca solo quello che supportava la sua teologia. “L’assunzione delle prove” scrive Klinghardt “prende i suoi fondamenti”.

Da questo egli conclude che Marcione non ha accorciato il canonico Luca, ma questo è un trattamento editoriale ed un ampliamento di un libro che fu usato anche da altri autori. È il modello standard il cui titolo probabilmente era solo “Vangelo”.

Così la misteriosa Fonte dei Detti si dissolve nell’aria. Non c’è più bisogno di essa come modello per i successivi vangeli, perché il più Antico Vangelo già contiene tutte le informazioni rilevanti. Proto-Marco e Proto-Matteo, come noi li chiamavamo una volta, diventano le sue revisioni letterarie più di successo. Che anche Proto-Giovanni rientra in quest’albero di famiglia, Klinghardt lo dimostra con l’aiuto della corsa dei discepoli alla tomba di Gesù.

Nel vangelo di Giovanni (20, 4-10) è descritto in dettaglio come essi arrivano alla tomba dopo la Pasqua. Pietro entrò e “vide le fasce di lino a terra”. In Marcione questa frase manca. Poiché nel suo Vangelo è anche usata un’altra parola per “tomba” rispetto a quella usata da Giovanni e Luca, questo è un forte argomento per la successiva rielaborazione del suo Vangelo. Se Luca 24, 12 descrive, inoltre, le “fasce di lino” con le stesse parole come Giovanni, questo passaggio tuttavia è estremamente accorciato e non è riprodotto in alcuni manoscritti, Luca allora potrebbe soltanto seguire Giovanni. Ma questo rivoluziona la vigente, fino ad ora, gerarchia dei quattro vangeli, secondo la quale Luca è cronologicamente accettato prima di Giovanni.

Qui è dove Klinghardt assesta il secondo colpo: le tre redazioni del Vangelo originale, proto-Marco, proto-Matteo e proto-Giovanni furono sottoposte insieme, poco dopo l’edizione della Bibbia di Marcione, ad una completa revisione finale. Con questa, il Protovangelo usato da Marcione fu ampliato e inserito nel Canone sotto il nome di Luca, perché come è affermato nel suo preambolo “Già molti hanno affermato di dare dei resoconti delle storie che sono accadute tra di noi”. Il più antico di tutti i Vangeli potrebbe non essere perso.

A questo punto della sua argomentazione, Klinghardt segue le tracce che il teologo David Trobish aveva esposto 29 anni fa nella sua tesi post-dottorale ad Heidelberg, Secondo questa tesi, i 27 libri del Nuovo testamento sono stati tutti assemblati alla metà del secondo secolo, non fu il complicato processo di selezione tra comunità molto disperse, ma si originò come innovativo progetto di pubblicazione.

Presumibilmente in Asia Minore, o forse anche a Roma stessa, un editore insieme ad un gruppo di redattori, raccolse numerosi testi e li fissò in un certo ordine. Inoltre, secondo Klinghardt, essi concordarono anche l’ultima rifinitura. I quattro proto-testi divennero i quattro Vangeli canonici che furono messi nel Nuovo testamento insieme alla Lettere, al lavoro storico di Atti degli Apostoli e all’Apocalisse di Giovanni.

Ma una tale storia sacra richiedeva di più. Per essere riconosciuta davvero come unica via per il giudizio finale, gli editori dovevano collegarla con l’Antico Testamento. La Legge del Dio degli Ebrei divenne così la proclamazione della venuta di Gesù. In questo senso, il Vangelo di Luca ebbe il suo accento ”filo-giudaico”, ma si doveva provare per esempio, la filiazione divina attraverso la nascita a Betlemme, la città di Davide. Una tale “storia del mondo” doveva comporsi a fianco delle “interpretazioni” pagane del mondo che erano conservate da ricchi Romani e Greci nelle loro biblioteche.

Da questa poderosa edizione del Nuovo Testamento, ben presto si servirono le numerose comunità, di esso non utilizzarono necessariamente l’intero corpus, ma raggrupparono il loro individuale “Reader’s Digest”.

Il (vangelo) proto-eretico preserva la più antica testimonianza

Perciò, per teologi come Tertulliano era naturale che il “suo” vangelo di Luca era il testo originale e quello di Marcione una versione mutilata. Che fosse probabilmente il contrario, divenne per Klinghardt un approccio concepibile per un brillante progetto. Inoltre, alcune domande richiedono ancora una risposta. Perché per diverse generazioni il Cristianesimo primitivo si accontentò del semplice originale primo Vangelo e poi improvvisamente passò a un progetto editoriale innovativo su larga scala? E quali sono le fonti del primo Vangelo la cui stesura Klinghardt pone nel periodo dopo la conquista di Gerusalemme, ma potrebbe essere anche decenni più tardi?

Secondo questa interpretazione, sarebbe solo l’opera di un presunto proto-eretico che ci ha preservato la storia più antica della vita e della morte di Cristo. Questo confermerebbe ancora una volta l’affermazione di Marcione del “dinamico fantasma”. Tuttavia, questo aiuterà poco il suo presunto seguace Notger Slenczka dell’Humboldt University. Dal momento che la ricostruzione di Klinghardt chiarisce anche quanto strettamente sono intessuti l’Antico e il Nuovo Testamento.


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Buona lettura a tutti! :D :D :D
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 24/10/2015, 07:57




rimediando al mio post di sopra, mi unisco all'appello finale di roxi caldeggiando una

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Buona lettura a tutti! :D :D :D
 
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CAT_IMG Posted on 24/10/2015, 09:43
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A questo punto della sua argomentazione, Klinghardt segue le tracce che il teologo David Trobish aveva esposto 29 anni fa nella sua tesi post-dottorale ad Heidelberg,

Secondo questa tesi, i 27 libri del Nuovo testamento sono stati tutti assemblati alla metà del secondo secolo, non fu il complicato processo di selezione tra comunità molto disperse,

ma si originò come innovativo progetto di pubblicazione.


contro klinghardt

http://marginalia.lareviewofbooks.org/marc...by-judith-lieu/

Edited by barionu - 30/4/2016, 12:08
 
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CAT_IMG Posted on 25/10/2015, 09:14
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In essa [la Bibbia di Marcione] un teologo di Dresda ha trovato il primo vangelo del Cristianesimo. Fu il modello per tutti gli altri.

Io mi chiedo, invece, perché nel vangelo di Marcione non compare Giovanni Battista che è l'incipit di tutti i canonici.
Se fu un modello per tutti gli altri, chi ha inserito l'episodio sul Giordano e i quaranta giorni nel deserto?
Siccome il punteggio è 4 a 1 perché non supporre che Marcione dai quattro abbia voluto estrarre i passi più confacenti alla sua dottrina?
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 25/10/2015, 10:41




la risposta ad una domanda del genere l'ho data qui come commento aihmè troncato.
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 26/10/2015, 20:12




CITAZIONE (barionu @ 24/10/2015, 09:43) 
in rilievo :


A questo punto della sua argomentazione, Klinghardt segue le tracce che il teologo David Trobish aveva esposto 29 anni fa nella sua tesi post-dottorale ad Heidelberg,

Secondo questa tesi, i 27 libri del Nuovo testamento sono stati tutti assemblati alla metà del secondo secolo, non fu il complicato processo di selezione tra comunità molto disperse,

ma si originò come innovativo progetto di pubblicazione.

Il sempre ottimo e mai deludente Tom Dykstra aveva già recensito la tesi di Trobisch, che solo ora capisco quanto sia importante: in pratica sta dicendo che non i cocci di precedenti vangeli furono presi e coagulati assieme dai cattolici, ma che il vaso iniziale (forgiato dai cattolici) fu spaccato dai medesimi per rifornire gli altri cristiani dei suoi vari cocci (evidentemente assenti prima della spaccatura di quel vaso) oramai innocui per i loro interessi. Per cui la vera domanda è: cosa c'era in quel vaso iniziale, prima che fu costruito dai cattolici?

Questo libro fa seguito a un precedente incentrato sulle epistole di Paolo (cfr Paul's Letter Collection: Tracing the Origins). Insieme forniscono le chiavi per comprendere non solo la formazione del canone del Nuovo Testamento, ma anche il significato del testo del Nuovo Testamento. Dal momento che le informazioni che questi libri presentano non si trovano da nessun'altra parte, sono una lettura essenziale per chiunque voglia comprendere il Nuovo Testamento.

La visione dominante del Nuovo Testamento tra gli studiosi di oggi è che è stato formato da un lungo graduale, processo spontaneo che si estendeva su tre a cinque secoli dopo che la gente per prima aveva cominciato a scrivere su Gesù. Durante il primo secolo o giù di lì, i vari gruppi di cristiani hanno scritto e raccolto opere letterarie che hanno gareggiato per lo status "canonico". Nei secoli successivi, vari gruppi hanno continuato a giudicare i meriti di ogni singola opera, in disaccordo su molti di loro. Non fino al V secolo dC tutti i cristiani finalmente raggiunsero un consenso su quali libri in realtà dovrebbero essere considerati canonici. La prova di questo punto di vista si trova in una ricchezza di liste canoniche e dichiarazioni contradditorie da parte dei leader della chiesa. La più antica prova evidente che alcuni cristiani sostennero di considerare come canonici gli stessi 27 libri che ora abbiamo nel nostro Nuovo Testamento viene dalla fine del IV secolo. Ma questo era solo un gruppo, ed è stato un altro secolo almeno prima che l'elenco divenisse il canone universale. Secondo questa analisi della formazione del canone, il Nuovo Testamento si formò piuttosto a casaccio, e così è composto da un miscuglio di punti di vista, spesso contraddittori, con qualche continuità tema essendo in gran parte fortuito.

La tesi di Trobisch è radicalmente diversa. Egli afferma che i 27 libri che oggi conosciamo come il Nuovo Testamento sono stati assemblati da un singolo editore o gruppo di redazione come un'unità completa e coesa volutamente chiamata "il Nuovo Testamento." Questa è stata la "prima edizione" della Bibbia, ed è stata creata alla fine del II secolo dC. Questa prima edizione si componeva di due parti proprio come fanno le Bibbie moderne - Antico Testamento e Nuovo Testamento. Quello che è successo nei secoli successivi non è stata una graduale raccolta di sorgenti separate in un unico pacchetto, ma una graduale accettazione da parte dell'intera chiesa di varie parti di qualcosa che era fin dal principio creato come un unico pacchetto.

Trobisch trova e riporta le prove che i redattori deliberatamente assemblarono, organizzarono, e modificarono i libri con alcuni temi specifici in mente, come ad esempio:
* Volevano rafforzare l'autorità dell'edizione includendo fonti provenienti da tutti i principali apostoli e mostrando che tutte queste autorità cristiane originali erano d'accordo l'un con l'altro (da collezioni precedenti di epistole di Paolo questo non sembra essere il caso).
* Volevano confermare la continuata autorità all'interno della chiesa cristiana del Vecchio Testamento (che era stata messa in discussione da alcuni, in particolare da Marcione).
* Includendo più vangeli con storie su Gesù che contrastavano in particolari, hanno affermato che l'unità del Vangelo dipende dal suo spirito e non da una lettura letterale delle parole scritte su di esso. (Trobisch afferma che questo differenzia il cristianesimo dal giudaismo e dell'islam, dove la dicitura esatta delle Scritture è di fondamentale importanza.) L'obiettivo più specifico era quello di evitare che una controversia sulla data della Pasqua provocasse uno scisma nella chiesa.

La maggior parte delle prove presentate proviene da un esame accurato di migliaia di manoscritti antichi. Trobisch ha trovato in loro somiglianze che sono difficili da spiegare a meno che in definitiva derivano da un solo prototipo, come ad esempio:
* Un insieme coerente di abbreviazioni ("nomina sacra") utilizzate in tutti i manoscritti.
* Con pochissime eccezioni, tutti i manoscritti presentano i libri nello stesso ordine.
* I titoli dei libri - che sono aggiunte editoriali - siano coerenti in tutti i manoscritti.

Trobisch sottolinea anche i legami tra il testo dei libri del Nuovo Testamento e integrazioni editoriali a loro. Per esempio, ci sono numerosi casi in cui il nome di un autore presentato nel titolo di un libro funziona come un link alle menzioni di quel nome nel testo di altri libri (i titoli di libri sono stati creati da redattori, i vangeli, in particolare, sono anonimi e identificano i loro autori solo nei titoli). La frequenza e la coerenza con cui compaiono questi collegamenti suggeriscono che non sono una coincidenza, e tendono a far apparire l'intero pacchetto la produzione di un collegio unificato di apostoli. Ad esempio, anche se Galati capitolo 2 segnala una netta spaccatura tra Paolo da un lato, e Pietro e Giacomo, dall'altro, il Nuovo Testamento sembra progettato per implicare che la spaccatura è stata riparata alla fine. Non solo comprende epistole di tutti e tre, ma anche i nomi ''Marco'' e "Luca" funzionano come collegamenti che legano insieme apostoli che altrimenti sembrano apparire in conflitto tra di loro.

Sulla base delle sue conclusioni, Trobisch offre alcune raccomandazioni pratiche per un ulteriore studio della Bibbia. Ad esempio, se il pacchetto stesso era una creazione editoriale, allora gli editori li misero in un ordine particolare per un motivo. Oggi le Bibbie hanno un accordo di libri che riflette una riconfezionamento fatto nel Medioevo e, quindi, in una certa misura potrebbero indurre a oscurare o travisare l'inteso messaggio del pacchetto nel suo insieme.

L'evidenza presentata è presentata in modo efficace e l'analisi è convincente. Anche coloro che non sono convinti in ogni particolare sono suscettibili di trovare nuovi spunti dalla lettura di questo libro. E' difficile per me immaginare che qualcuno legga questo libro senza uscirne con una prospettiva molto diversa sulla Bibbia, soprattutto sul Nuovo Testamento.

La mia unica avvertenza è che il libro è probabile che sia un pò intimidatorio per il lettore comune. Come tutte le buone ricerce, quella non si limita a raccontare i risultati di un'indagine: presenta tutte le prove e il ragionamento che ha portato lo studioso alle sue conclusioni. Il lettore non è in grado di leggere solo passivamente, ma viene sfidato a pensare, al fine di seguire il ragionamento dell'autore. Molti lettori possono trovare alcuni tratti in cui le prove si stanno accumulando inferiori alla lettura emozionante. Inoltre, il libro occasionalmente usa del gergo accademico che rischia di essere noto solo dagli specialisti - termini latini come lectio difficilior ("la lettura più difficile è preferito"), verso ("fronte"), recto ("dietro"), ecc . E alcune sezioni citano testo del Nuovo Testamento in greco, piuttosto che in greco e inglese. Tuttavia, gli argomenti del libro nel suo complesso sono presentati in un Inglese chiaramente scritto, e ogni lettore che voglia leggere criticamente, e giudicare le prove e gli argomenti per se stessi, troverà la lettura di questo libro un'esperienza molto gratificante.

La tesi di Trobisch solleva alcune questioni interessanti. Se gli editori misero insieme un pacchetto che mira a sottolineare l'autenticità, essi sapevano che molte delle lettere che comprendeva erano falsi? Se erano così intenti a realizzare i loro scopi, hanno pesantemente modificato i testi dei libri che assemblarono, al fine di migliorare tale obiettivo? Potrebbero sessere effettivamente loro i forgiatori di alcuni dei libri, così come i creatori dei titoli dei libri? E chi erano essi ad ogni modo? La redazione avrebbero quasi dovuta essere guidato da qualcuno di cui abbiamo sentito parlare, dal momento che solo un'autorità ben connessa potrebbe intraprendere un progetto così costoso e ambizioso. Trobisch fa proporre una risposta a questa ultima domanda in un articolo successivo pubblicato sul periodico free inquiry: egli suggerisce che l'editore originale del Nuovo Testamento era Policarpo di Smirne. Un PDF di tale articolo è disponibile sulla sua pagina web personale, che può essere trovato facendo una ricerca su Internet nel suo nome.
 
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Il Giovanni Dalla Teva
CAT_IMG Posted on 5/6/2016, 21:19




Ci possono essere delle probabilità che il vangelo di Marco sia stato scritto prima della nascita di Marcione o subito dopo.

Ci possono essere delle probabilità che il vangelo di Luca che possiamo leggere oggi, sia stato scritto perchè confrontando gli scritti di Giuseppe Flavio non ancora interpolati, con il vangelo di Marco si poteva identificare l'epopea storica dell'Ebreo che servì in parte a storicizzare il mito precedente e visionario del Gesù Cristo di San Paolo.

Un caro saluto
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 7/6/2016, 07:44




Davvero interessante questo pensiero di Salm, dopo la sua lettura di Klinghardt 2015:
CITAZIONE
Fino a quando le domande di cui sopra trovano risposta in qualche altro modo, la porta è aperta alla possibilità che Marcione stesso creò la figura di Gesù il Nazareno. Se questo fosse il caso, allora l'apparizione del vangelo di Marcione nel 140 circa EC fu un terremoto di magnitudo senza precedenti per la Chiesa nascente, perché Marcione potrebbe aver portato con sé una splendida divinità redentrice di recente fabbricazione. Lo stupore che il suo vangelo avrebbe causato da tutte le parti non può essere sottovalutato. Inoltre, possiamo essere certi che Marcione venne a Roma non solo con il suo nuovo vangelo ma anche con una grande quantità di denaro. La Chiesa cattolica, forse in uno stato di shock, per un certo tempo accettò il suo argento. Ma dopo qualche anno restituì indietro il suo dono—e scomunicò Marcione!

Per me quella è l'ipotesi più probabile, perfino basandomi sullo stato attuale limitato di conoscenze.

Ad esempio, così dice di Klinghardt:

CITAZIONE
Mt 11:18-19//Lc 7:34-35 ritraggono Giovanni come un asceta, mentre Gesù sta "mangiando e bevendo", proprio come un cosiddetto "mangione e beone." Klinghardt (2015:585) dimostra che il passaggio mancava in Mcn. In altre parole, questo (come il luogo "Nazareth") era l'ennesima invenzione di Matteo.

Ma ancor più mi eccita il fatto che Salm parla in termini di assoluta sicurezza quando esordisce così:


CITAZIONE
Klinghardt mostra—al di là di ogni ragionevole dubbio—, che il Vangelo di Marcione (Mcn) precedette tutti i vangeli sinottici, compreso quello di Marco.

Bramerei avere anch'io quella formidabile certezza della priorità di Mcn, non appena avrò tra le mani la versione inglese del libro del teutonico prof.

Ora davvero scriverò in persona a Salm per dirgli che altrettanta grandiosa certezza (''al di là di ogni ragionevole dubbio'') se la potrebbe perfino scordare a proposito di sedicenti vangeli ebraici perduti!

Ecco fatto. Gli ho scritto con tanto di firma. :)
 
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CAT_IMG Posted on 7/6/2016, 08:52
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CITAZIONE (Il Giovanni Dalla Teva @ 5/6/2016, 22:19) 
Ci possono essere delle probabilità che il vangelo di Marco sia stato scritto prima della nascita di Marcione o subito dopo.

Ci possono essere delle probabilità che il vangelo di Luca che possiamo leggere oggi, sia stato scritto perchè confrontando gli scritti di Giuseppe Flavio non ancora interpolati, con il vangelo di Marco si poteva identificare l'epopea storica dell'Ebreo che servì in parte a storicizzare il mito precedente e visionario del Gesù Cristo di San Paolo.

Un caro saluto

Esisteva un corpus molto vasto redatto da testimoni oculari in semitico , ebraico et aramaico ,

ma era un coprus completamente diverso dai Vangeli greci ,

Marcione inventa i Vangeli usando il corpus semitico come canovaccio .

resta da stabilire ESATTAMENTE quando scrive Shaul , visto che lui scrive direttamente in Greco .


zio ot
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 7/6/2016, 11:10




CITAZIONE
redatto da testimoni oculari

testimoni oculari allucinati, precisamente.

Edited by barionu - 7/6/2016, 12:57
 
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CAT_IMG Posted on 7/6/2016, 11:57
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beh , di sicuro nel corpus originale non si parlava di cazzate tipo la risurrezione o della passione ...

ad es , Gerasa era sic la cronaca di una battaglia

https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=67106751


zio ot
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 7/6/2016, 14:30




Sono sempre curioso di scoprire tutte le possibili spiegazioni (teologiche/allegoriche/letterarie e non) di un particolare episodio evangelico prima di balzare frettolosamente ad una lettura storicista o letteralista.
 
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188 replies since 23/10/2015, 13:48   3923 views
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