Origini delle Religioni

Testimonium Flavianum secondo Ken Olson

« Older   Newer »
  Share  
CAT_IMG Posted on 4/11/2016, 13:25
Avatar

www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

Group:
Administrator
Posts:
8,405
Location:
Gotham

Status:


-------------------------







A Eusebian Reading of the Testimonium Flavianum


Una lettura eusebiana del Testimonium Flaviano


Ken Olson













TRADUZIONE DI ROXI




Nella sua elogiativa Vita di Costantino, scritta poco dopo la morte dell'imperatore nel 337, Eusebio di Cesarea racconta di una battaglia che Costantino combatté contro il suo collega e rivale, Licinio, Imperatore della parte Orientale dell'Impero. Eusebio presenta un discorso che sostiene che Licinio pronunciò per le sue truppe poco prima di essere sconfitto in battaglia da Costantino. Eusebio fa dire a Licinio:

La presente occasione dimostrerà chi di noi si sbaglia nel suo giudizio, e deciderà tra i nostri dèi e quelli che i nostri avversari professano di onorare. Perché o si dichiarerà che la vittoria è nostra, e quindi molto giustamente si evincerà che i nostri dèi sono i veri salvatori e soccorritori; oppure, se questo Dio di Costantino, che non sappiamo da dove viene, si dimostrerà superiore alle nostre divinità (che sono molte, e in base ai numeri, almeno, hanno il vantaggio), che nessuno d’ora in poi dubiti quale Dio debba adorare, ma segua immediatamente il potere superiore, ed ascriva a lui gli onori della vittoria. Supponiamo, quindi, che questo strano Dio, che noi ora consideriamo con ridicolo, risulti davvero vittorioso; allora davvero dovremmo riconoscerlo e dargli onore, e così offrire un lungo addio a coloro per i quali accendiamo le nostre candele invano. Ma se i nostri propri dèi trionferanno (come senza dubbio faranno), allora, non appena ci assicureremo la presente vittoria, proseguiremo la guerra senza indugio contro questi spregiatori degli dei. [Eusebio, Vita di Costantino 2.5.3–4 [1]]


Eusebio poi assicura i suoi lettori: "Tale fu il suo discorso ai presenti. All'autore del presente lavoro è stata data questa informazione poco dopo da coloro che personalmente ascoltarono le sue parole "(Eusebio, Vita 2.5.5). [2]
Gli studiosi moderni sono stati a lungo scettici circa discorso di Licinio come testimoniato da Eusebio. Alcuni hanno difeso Eusebio sostenendo che si limitò a riportare in buona fede ciò che le sue fonti gli dicevano. [3] In studi recenti, tuttavia, sembra che ci sia una tendenza tra i commentatori ad attribuire la composizione del discorso di Licinio ad Eusebio stesso. Nella loro traduzione e commento sulla Vita di Costantino del 1999 Averil Cameron e Stuart Hall commentano:

Eusebio sostiene (2.5.5) di aver sentito parlare del discorso di Licinio (2.5.2-4) poco dopo da quelli effettivamente presenti, anche se non ne aveva fatto cenno nel punto pertinente in Storia Ecclesiastica 10,9; più probabilmente si tratta di una sua invenzione. Egli usa il discorso per accrescere il carattere religioso del conflitto, e fa sì che Licinio stesso ammetta che la sua sconfitta proverà che il Cristianesimo è vero. [4]

Se Cameron e Hall hanno ragione, Eusebio a quanto pare ha fornito la sua, presumibilmente esterna, testimonianza della verità del Cristianesimo. Possibile che esistano altri casi in cui Eusebio ha impiegato questa tecnica di prosōpopoeia, "personificazione" (o "costruzione di un personaggio "), per promuovere la propria tesi con la voce di un altro? [5]

Questo ci porta al tema di questo capitolo. [6] Negli studi correnti, il breve passaggio su Gesù trovato nei manoscritti delle Antichità di Giuseppe Flavio, chiamato Testimonium Flavianum (Antichità 18.63-64) è spesso considerato una fonte indipendente per il materiale sul Gesù storico. Questo lo colloca accanto ai Vangeli di Marco e Giovanni e all’ipotetico documento Q come una delle varie fonti a cui può essere applicato il criterio di attestazione multipla. [7] Questo criterio, ampiamente considerato come uno dei più forti criteri di autenticità utilizzati nella ricerca del Gesù storico , postula che ogni dato trovato in più di una fonte indipendente è più probabile che sia storico. Parti del Testimonium sono comunemente utilizzate negli studi sul Gesù storico come elementi di prova per ricostruire i vari aspetti del ministero di Gesù, in particolare quelli che hanno a che fare con il suo operare miracoli, il suo insegnamento e il suo processo ed esecuzione.

Il passaggio è stato controverso per qualche tempo. C’ è qualche evidenza che il Testimonium fu rigettato dagli Ebrei nel Medioevo, ma siccome questa prova arriva di seconda mano attraverso fonti Cristiane, non abbiamo un'idea particolarmente buona per spiegare perché fecero così. [8] Nel XVI secolo, alcuni studiosi Cristiani cominciarono a rigettare il testo sulla base del fatto che sembrava essere una confessione di fede cristiana fortemente in contrasto con ciò che il non Cristiano Ebreo Giuseppe Flavio dice altrove nelle sue opere. Alcuni interpreti precedenti cercarono di conciliare questa discrepanza suggerendo che Giuseppe Flavio di fatto confessò la verità su Gesù, ma continuò a essere un Ebreo e non un Cristiano. [9]

Oggi pochi studiosi ricorrerebbero ad una spiegazione del genere. Più comunemente, gli studiosi che desiderano mantenere il Testimonium come testo autentico Flaviano hanno adottato uno o entrambi di due metodi. Il primo è quello di interpretare il testo in modo che sembri meno Cristiano o addirittura ostile verso Gesù. Con questo metodo di interpretazione, Giuseppe potrebbe aver scritto il testo, ma il testo non significa ciò che intendevano i Cristiani prima dell'Illuminismo. Giuseppe può aver inteso che almeno alcune parti del testo, in particolare quelle che altri hanno preso come confessioni Cristologiche, fossero da leggere con ironia. [10] Il secondo [metodo] è quello di modificare il testo, solitamente omettendo il materiale più apertamente Cristiano, e forse alterando o aggiungendo materiale in modo che il passaggio diventi più negativo verso Gesù e il Cristianesimo. [11]

Probabilmente il parere dominante sul Testimonium Flavianum nei recenti studi sul Gesù storico segue il secondo metodo e suppone che il testo ricevuto non è quello che ha scritto Giuseppe Flavio, ma che siamo in grado di recuperare ciò che Giuseppe ha scritto emendando speculativamente il passaggio. Rimuovendo le tre dichiarazioni più apertamente Cristiane dal testo, ci ritroviamo con un testo "nucleo", cioè Flaviano nel linguaggio e non Cristiano nei contenuti. Questo è l'approccio adottato da John Meier nel suo ampiamente citato e influente trattamento del problema nel primo volume di A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus.12]

Questo approccio è seriamente fallace. Il testo non si divide facilmente in sezioni Cristiane e non Cristiane né in base al linguaggio né in base al contenuto. [13] Sia il linguaggio che il contenuto hanno stretti paralleli con l’opera di Eusebio di Cesarea, che è il primo autore a dimostrare una conoscenza del testo. Eusebio cita il Testimonium in tre delle sue opere esistenti: Dimostrazione Evangelica 3.5.106, Storia Ecclesiastica 1.11.8, e Teofania 5.44. L'ipotesi più probabile è che Eusebio abbia composto l'intero testo o lo abbia riscritto così a fondo che è ormai impossibile recuperare un originale Flaviano.

Nel difendere la sua proposizione che questa descrizione sommaria di Gesù non è concepibile nella bocca di un antico Cristiano, Meier chiede: "Che senso avrebbe un'interpolazione Cristiana che facesse affermare a Giuseppe l'Ebreo una tale imperfetta considerazione del Dio-uomo? Che cosa intenderebbe ottenere uno scriba cristiano con una simile affermazione? "[14] Questa è una domanda eccellente e merita una risposta. La domanda si rivela un presupposto chiave fatto da Meier e da altri studiosi che hanno esaminato la questione. Essi assumono che l'interpolazione (o le interpolazioni) nel testo di Antichità 18 venne composta da scribi impegnati a copiare i manoscritti di Giuseppe e apparve per la prima volta nel suo contesto attuale tra Antichità 18.62 e 18.65. Questo è possibile, ma c'è un'alternativa più probabile. Il passaggio si adatta molto meglio nel più ampio contesto letterario che esso occupa nel lavoro di Eusebio. Eusebio utilizza il passaggio come parte di un argomento esteso che egli fa in Dimostrazione e che poi riproduce in Teofania. [15] In questo contesto, il Testimonium suona molto diverso dal modo in cui suona quando Meier e altri studiosi lo leggono come opera di Giuseppe Flavio. La teoria della paternità Flaviana controlla la loro interpretazione del testo. Io perciò offrirò una lettura diversa del testo, che mette in evidenza ciò che il testo potrebbe significare nel contesto del lavoro di Eusebio.

In Dimostrazione, Eusebio sta rispondendo alla tesi secondo cui il Cristianesimo è un credo insensato. I Cristiani non solo hanno abbandonato le tradizioni elleniche dei loro antenati, ma, avendo adottato le Scritture degli Ebrei, hanno abbandonato anche l'Ebraismo, ed interpretano erroneamente le Scritture Ebraiche e le profezie messianiche in esse contenute come un riferimento non agli Ebrei, ma a se stessi. Eusebio utilizza la Dimostrazione per difendere la rispettabilità intellettuale del Cristianesimo. L'argomento principale dell’opera è che Gesù e il Cristianesimo sono davvero oggetto delle Scritture Ebraiche e il compimento delle profezie contenute in esse.

Nel Libro III della Dimostrazione, il libro in cui si trova il Testimonium, Eusebio sta portando avanti una lunga difesa dell'incarnazione e sta rispondendo alle accuse dei critici del Cristianesimo. Una di queste è l'argomento di Porfirio contro la divinità di Gesù. Allontanandosi da altri critici pagani come Celso, che avevano screditato Gesù, Porfirio diceva che Gesù era uno degli uomini più saggi tra gli Ebrei, ma che i Cristiani lo avevano erroneamente preso per un essere divino. [17] Porfirio attribuisce le sue informazioni agli oracoli degli dèi Apollo ed Ecate. Eusebio cita una forma troncata di un oracolo nel capitolo finale del Libro III, ma siamo in grado di stabilire un testo più completo di questi oracoli dalle citazioni in La Città di Dio 19.23 di Agostino e in Divina Istituzione 4.11. di Lattanzio[18]

Quello che Eusebio sta cercando di dimostrare nel Libro III, è che Gesù non ha solo una natura umana, ma anche una natura divina. Lui ribatte a questo, sostenendo che la venuta di Gesù come Cristo era predetta nella profezia, che non era un ingannatore, ma un maestro di dottrine vere, che fece gesta sovrumane, e che non fece queste gesta con la magia. Alla fine del Libro III, Eusebio conclude che un uomo che non era un mago, ma un uomo di carattere buono (come Porfirio stesso ammetteva), che pure poteva fare meraviglie al di là delle capacità umane, deve necessariamente essere stato sovrumano nella sua natura. [19]
Come testimone apparentemente esterno che l'uomo Gesù non era semplicemente umano nella sua natura, ma dimostrava le cose predette del Cristo nella profezia, il Testimonium rappresenta un sintesi dell’argomento di Eusebio. Esso ha quindi il suo più plausibile Sitz-im-Leben nelle controversie pagano-cristiane del IV secolo. Questo fu il periodo in cui si dibatteva la questione se Gesù era semplicemente un uomo saggio o qualcosa di più. La prima metà del Testimonium sembra affrontare proprio questo problema. Mentre i manoscritti e le testimonianze esterne contengono varianti significative, per semplicità darò una traduzione del testo in base all’edizione critica di Niese delle Antichità di Giuseppe Flavio , con le sezioni che Meier ritiene interpolate in corsivo:

In questo periodo ci fu Gesù, un uomo saggio, se davvero si deve chiamarlo un uomo, perché era autore di opere straordinarie, maestro di uomini che ricevono la verità con piacere, e attirò a sé molti Ebrei e anche molti dei Gentili. Questo era il Cristo.[20]


Meier sostiene che "Questo era il Cristo" è una interpolazione, sia perché è chiaramente una professione di fede Cristiana, sia perché "sembra fuori posto nella sua posizione attuale e disturba il flusso del pensiero. Se proprio era presente , ci si aspetterebbe che di trovarlo o subito dopo ”Gesù” o subito dopo “uomo saggio”, dove un’ulteriore identificazione avrebbe senso. "[21]

Ma la lettura di Meier non rende giustizia al testo nella sua versione attuale. Meier ha del tutto ragione nel sostenere che l'affermazione "questo era il Cristo" è una palese confessione cristiana, ma la sua affermazione che è fuori sequenza nella sua posizione attuale non riesce a riconoscere la logica interna del passaggio. Il Testimonium inizialmente designa Gesù come un uomo saggio, ma poi mette subito in questione se la parola "uomo" è sufficiente per descriverlo, e offre tre motivi per farlo: primo, "perché era autore di opere straordinarie"; secondo, perché era “maestro di uomini che ricevono la verità con piacere"; terzo, perché “attirò a sé molti Ebrei e anche molti dei Gentili". Subito dopo questi tre fatti su Gesù, il Testimonium dichiara: "Questo era il Cristo". [22] Si può ragionevolmente supporre che l'identità di Gesù come il Cristo (una designazione adatta per Gesù), e non semplicemente un uomo saggio (una classificazione vera, ma inadeguata per Gesù), viene stabilita sulla base dei tre motivi che sono stati dati nel testo.

Il termine "autore di opere straordinarie" παραδόξων ἔργων ποιητής, contrariamente a quanto si trova spesso nella letteratura sul Testimonium, è di gran lunga più caratteristico di Eusebio che di Giuseppe Flavio. Giuseppe mai altrove usa la parola ποιητής nel senso di "autore" o "facitore", piuttosto che "poeta". Né mai altrove egli combina una forma di ποιέω con παράδοξος nel senso di operare cose straorinarie. La combinazione di παράδοξος e ποιέω a significare "operare cose straordinarie" è estremamente comune in Eusebio e si verifica più di un centinaio di volte. Con la controversa eccezione del Testimonium stesso, la parola ποιητής modificata da παραδόξων ἔργων non compare da nessuna parte nel database Thesaurus Linguae Graecae della letteratura greca esistente prima di Eusebio, che usa questa combinazione di parole dieci volte al di fuori del Testimonium, [23] di solito per Gesù, ma anche per Dio. Egli dice, per esempio, che Dio divenne "un autore di opere straordinarie" per l'imperatore Costantino in Vita di Costantino 1.18.2. Sono notevoli due caratteristiche del modo in cui il termine viene usato nel Testimonium. In primo luogo, Eusebio usa il fatto che Gesù era un "autore di opere straordinarie" in Manifestazione per dimostrare che Gesù era al di là dell’umano nella sua natura. In Dimostrazione 3.3.20, Eusebio dice che ha discusso Cristo come se avesse solo una comune natura umana, e ora passerà a discutere il suo lato più divino. La sezione successiva inizia con il suo primo uso del termine παραδόξων ἔργων ποιητής come designazione per Gesù (3.4.21). [24] Eusebio sembra utilizzare il termine per suggerire che Gesù era più che un uomo comune, proprio come il Testimonium lo usa per giustificare il chiedersi se sia corretto chiamare Gesù un uomo. In secondo luogo, Eusebio sostiene spesso che era stato predetto nella profezia che il Cristo sarebbe stato un artefice di miracoli, e una volta che sarebbe anche stato un παραδόξων ἔργων ποιητής (Storia ecclesiastica 1.2.23), e questo sembrerebbe essere implicato anche dal Testimonium.

La descrizione di Gesù come "un maestro di uomini che ricevono la verità con piacere" ha causato alcune difficoltà per la teoria dell’ autenticità, perché sembra che gli insegnamenti di Gesù siano chiamati la verità. Alcuni studiosi sostenuto di emendare congetturalmente la parola da τἀληθῆ a τ'ἄλλ' ἤθη, "altre usanze", al fine di evitare le difficoltà. [25] Altri hanno sostenuto che la parola ἡδονή ("piacere") ha una connotazione decisamente negativa quando è usata nel Nuovo Testamento (e quindi presumibilmente anche in altri usi dei primi Cristiani), ma Giuseppe la impiega sia in senso positivo che negativo. [26]

Meier trova difficile essere precisi su ciò che questo testo potrebbe significare per Giuseppe:

La frase greca τῶν ἡδονῇ τἀληθῆ δεχομένων potrebbe implicare ingenuo entusiasmo, anche auto-illusione. Tuttavia, mentreè possibile, questo non è necessariamente il senso. Possiamo avere qui un esempio di ciò che Giuseppe sta facendo in tutto il Testimonium: scrivere con attenzione un testo ambiguo che pubblici diversi potrebbero prendere in modi diversi. [Meier 1991:76n19]]


Meier perciò presuppone che Giuseppe abbia volutamente realizzato un testo ambiguo, in modo che non possiamo essere sicuri su che cosa intende con esso.

Possiamo trovare una migliore spiegazione di ciò che il testo in realtà dice, se indaghiamo la possibilità che lo abbia scritto Eusebio. In due opere diverse (In lode di Costantino 17.11, Martiri della Palestina 6.6), Eusebio elogia i Cristiani che subiscono il martirio con ἡδονή ("piacere"), e nei suoi commenti sul Salmo 67,4 (PG 23 col. 684D) parla di deliziarsi nel piacere divino alla presenza di Dio. [27] Eusebio, come Giuseppe e altri scrittori, riconosce sia la forma buona che la forma cattiva di piacere.

Come la frase "autore di opere straordinarie", anche la frase διδάσκαλος ἀνθρώπων ( "maestro di uominii") è più caratteristica di Eusebio che di Giuseppe Flavio. Neville Birdsall, che con esitazione ha respinto l'autenticità del Testimonium sulla base di un esame del suo linguaggio, ha osservato che la parola διδάσκαλος, seguita dai destinatari, piuttosto che dal contenuto dell'insegnamento, al genitivo, è estremamente rara in Giuseppe Flavio. Si trova solo in Guerra Giudaica 7,444, [28] in cui Giuseppe colloca sia i destinatari che il contenuto dell'insegnamento al genitivo. [29] Eusebio d'altra parte chiama Gesù "maestro di esseri umani" altrove in Dimostrazione, e sostiene anche che è stato predetto nella profezia che il Cristo sarebbe stato un "maestro di uomini" (Dimostrazione 3.6.27, 9.11. 3; nota anche le varianti in 3.7.6 e 5.Proem.24).
In un altro caso, Eusebio identifica Gesù come il salvatore degli uomini e il maestro di barbari e Greci, e mette i destinatari dell'insegnamento al genitivo (Dimostrazione 5.Proem.25). In tutti questi casi il contenuto dell'insegnamento di Gesù è εὐσέβεια, religione o pietà, e in due di essi in particolare la "vera religione", un termine che ha definito nell'introduzione alla sua Preparazione Evangelica come culto dell’ unico Dio che è creatore di tutto (Preparazione 1.1). Probabilmente, qui questo è il significato, perché Eusebio a volte usa il neutro plurale τὰ ἀληθῆ per indicare le credenze religiose monoteiste degli antichi Ebrei che Gesù re-istituì, insegnandole ai suoi discepoli, come in Dimostrazione 4.13, dove Eusebio dice:


Egli insegnò loro le verità (τὰ ἀληθῆ) non condivise da altri, ma stabilite come leggi da lui o dal Padre in tempi remoti per gli antichi e pre-Mosaici uomini Ebrei di Dio. [Dimonstrazione 4.13.169 [30]


Nel suo insieme, tutto questo suggerisce che quando il testo descrive i destinatari degli insegnamenti di Gesù come "uomini che ricevono le verità con piacere," non è né polemico né intenzionalmente ambiguo. Ciò significa che Gesù ha insegnato le verità circa l'Unico Dio a coloro che erano disposti a riceverle.

L'affermazione che "attirò a sé molti Ebrei e anche molti dei Gentili," è stata uno dei principali punti portati a sostegno della posizione che il testo è parzialmente autentico. Un certo numero di studiosi sostiene che un Cristiano non avrebbe detto che Gesù attirò a sé molti Ebrei e Gentili, perché i vangeli ritraggono la missione di Gesù solo per gli Ebrei, e che la missione per i Gentili cominciò solo dopo la sua morte. [31] Ma qui dobbiamo riconoscere che ciò che i Vangeli dicono per i lettori moderni, non è necessariamente quello che dicevano per gli antichi interpreti. [32]

Eusebio introduce il Testimonium nel corso della sua difesa della testimonianza dei discepoli come indicato nei vangeli. Dopo la sua citazione del Testimonium e brevi menzioni di Atti e dei vescovi Ebrei di Gerusalemme, dice:


Così tutta la calunnia contro i suoi discepoli è distrutta, quando per le loro prove, e anche a parte le loro prove, deve essere confessato che molte miriadi di Ebrei e di Gentili sono stati portati sotto il suo giogo da Gesù il Cristo di Dio attraverso i miracoli che egli fece. [Dimostrazione 3.5.109 (enfasi mia) [33]]



Eusebio non solo accetta l'affermazione del Testimonium che Gesù conquistò molti Gentili, ma esagera il numero -"molte miriadi” - e sostiene che questa è anche la testimonianza degli evangelisti. E questo non è l'unico contesto in cui Eusebio sostiene che Gesù attirò a sé i Gentili durante il suo ministero. In Dimostrazione IV, 10, Eusebio elenca tra le altre opere di Gesù durante la sua incarnazione: "Tutti quelli che vennero a lui, egli li liberò dalla superstizione secolare e dalle paure dell’ errore politeistico" (4.10.14). [34] Presumibilmente non si sta riferendo agli Ebrei. In Dimostrazione 8.2, Eusebio sostiene che "con l'insegnamento e miracoli Egli ha rivelato i poteri della sua divinità a tutti allo stesso modo, se Greci o Ebrei" (8.2.109). [35]
In Storia Ecclesiastica, Eusebio introduce la storia della conversione del re Abgar e della città di Edessa, dicendo: "La divinità del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è diventata famosa tra tutti gli uomini a causa della sua potenza miracolosa, e ha portato a lui miriadi, anche di quelli che in terre straniere erano molto lontani dalla Giudea, nella speranza di guarire dalle malattie e da tutti i tipi di sofferenza "(1.13.1). [36] Nel Libro VII, racconta anche di una statua di Gesù a Cesarea di Filippo eretta per onorare la guarigione di Gesù della donna con un flusso di sangue. Eusebio commenta: "E non è affatto sorprendente che quei Gentili, che molto tempo fa ricevettero benefici dal nostro Salvatore, avrebbero fatto queste cose" (7.18.4). Qualunque cosa si possa supporre su se Gesù attirò Gentili durante il suo ministero, dovremmo concedere che Eusebio pensava che egli lo fece. Inoltre, Eusebio dedica la totalità del Libro II di Dimostrazione per rispondere all'accusa che il Cristo era stato promesso agli Ebrei. Eusebio sostiene, al contrario, che la speranza di Cristo fu promessa egualmente agli Ebrei e ai Gentili e che la chiesa Cristiana contiene sia i Gentili che il resto degli Ebrei.

Il fatto che Gesù insegnò la vera religione, non solo tra gli ebrei, ma pure tra Gentili, è ciò che permette la conclusione che segue nel Testimonium: "Questo era il Cristo". Nel secondo capitolo del Libro III di Dimostrazione, tre capitoli prima di introdurre il Testimonium, Eusebio presenta una lunga argomentazione su se Gesù è il profeta come Mosè la cui venuta fu predetta in Deuteronomio 18. Sia Mosè che Gesù avevano fatto miracoli. Sia Mosè che Gesù avevano insegnato la verità sull’Unico Dio. Ma mentre Mosè aveva insegnato questa verità solo tra gli Ebrei, Gesù fu il primo ad aver insegnato la vera religione dell’ Unico Dio non solo tra gli Ebrei, ma agli uomini di tutte le nazioni. È il compimento delle profezie sul Cristo che permette al Testimonium di concludere a questo punto del testo che, di fatto, questo era il Cristo.

La lettura proposta per la prima metà del Testimonium, quindi, è che mette in questione se sia adeguato chiamare Gesù un uomo, e conclude che egli non era solo un uomo, ma il Cristo. La giustificazione per questa conclusione è che era un autore di opere miracolose, che insegnò agli uomini la verità sull’Unico Dio, e la portò non solo agli Ebrei, ma anche ai Gentili, cioè a tutti, indipendentemente dalla nazionalità o dalla precedente appartenenza religiosa. Queste sono le cose che Eusebio altrove sostiene che sono state predette su Cristo nella profezia. [37]

La seconda parte del Testimonium, con la sezione che Meier e molti altri studiosi ritengono interpolata in corsivo, legge:


Anche se, per l'accusa degli uomini notabili tra di noi, Pilato lo condannò alla croce, quelli che in principio aderirono non cessarono, perché egli apparve loro il terzo giorno, nuovamente vivo, poiché i profeti divini avevano detto queste e miriadi di altre meraviglie su di lui. E ancora oggi la tribù dei cristiani, che da lui prendono il nome, non è venuta meno. [38]


Qui ho seguito Meier, traducendo l’iniziale genitivo assoluto come proposizione concessiva. [39] In base alla lettura di Meier, la seconda parte del Testimonium suggerisce che l’autore del testo è sorpreso dal fatto che il sèguito di Gesù continuò dopo la morte di Gesù. Dice Meier:


L'implicazione sembra essere la sorpresa: ammessa la fine vergognosa di Gesù (senza nessuna nuova vita menzionata nel testo principale), si è sorpresi di notare, dice Giuseppe, che questo gruppo di seguaci post-mortem esiste ancora e non è scomparso neanche ai nostri giorni. [40]


Meier ha ancora del tutto ragione nel comprendere che il testo comunica che la continuazione del Cristianesimo dopo la morte di Gesù è sorprendente. Ma se leggiamo il testo così com'è e includiamo l'affermazione che Gesù apparve ai discepoli di nuovo vivo, abbiamo una spiegazione per questo evento sorprendente. Inoltre, questo è un argomento chiave che Eusebio fa, per l'affidabilità del racconto della risurrezione fatto dai discepoli, in precedenza nello stesso capitolo di Dimostrazione in cui egli produce il Testimonium. Eusebio, come il Testimonium, trova sorprendente il comportamento dei discepoli. Egli dice: "sicuramente tutti avevano visto la fine del loro maestro, e la morte a cui Egli era giunto. Perché, allora, dopo aver visto la sua misera fine, non cedono? "(3.5.39); e ancora: "Vi chiedo in che modo questi discepoli di uno spregevole e sfuggente maestro, che avevano visto la sua fine, discutevano tra loro su come dovevano inventare una storia su di Lui che reggesse?" (3.5.113). [41] L'argomento di Eusebio, in questa parte del capitolo, è che la continuata adesione dei discepoli agli insegnamenti di Gesù, e il conseguente successo della loro missione, è inspiegabile, eccetto la realtà delle apparizioni dopo la resurrezione, che hanno dimostrato la verità di ciò che Gesù ha insegnato. Più oltre, in Dimostrazione, Eusebio enumera le ragioni della risurrezione stessa e mette al quinto posto il bisogno di Cristo di dare ai suoi discepoli la prova oculare della vita dopo la morte, in modo che essi avrebbero avuto il coraggio di predicare il suo messaggio a tutte le nazioni (Dimostrazione 4.12). Nel suo lavoro successivo, Elogio di Costantino, Eusebio mette questa ragione per la resurrezione al primo posto (Orazione del Trentennale: Sul Sepolcro di Cristo 15,7).

Inoltre, alcune espressioni usate in questa sezione del Testimonium trovano dei paralleli nel lavoro di Eusebio , ma non in Giuseppe Flavio. Questi includono: καὶ ἄλλα μυρία ("e miriadi di altre cose"), presente otto volte altrove nel lavoro di Eusebio; [42] τῶν Χριστιανῶν. . . τὸ φῦλον ("la tribù dei Cristiani"), presente due volte altrove; [43] e εἰς ἔτι τε νῦν ("fino ad oggi"), presente sei volte altrove. [44] Alcuni studiosi hanno suggerito che l'autore del Testimonium, nel dire che la tribù dei cristiani non è morta fino ad ora, si aspetta o addirittura desidera che muoia, ma questa inferenza è inutile. [45] In Storia Ecclesiastica 1.3.19, Eusebio sostiene che solo Gesù, " di tutti coloro che ci siano mai stati fino ad oggi (εἰς ἔτι καὶ νῦν), è chiamato Cristo tra tutti gli uomini", [46] e non si aspetta affatto né desidera che questo cambi. Forse un parallelo più vicino al Testimonium si trova nel Commentario sui Salmi di Eusebio: "i Farisei e i Sadducei sono scomparsi (ἐξέλιπον), tanto che non si fa menzione di loro neanche ad oggi (εἰς ἔτι νῦν), e il loro nome non è preservato tra gli Ebrei "(PG 23 col. 684C). [47] La scomparsa dei Sadducei e dei Farisei nel Commentario e il successo dei Cristiani nel Testimonium dimostra uno dei principali temi della storiografia Eusebio: tutto ciò che non viene da Dio fallirà, ma ciò che viene da Dio, non può essere fermato. [48] Il fatto che il Cristianesimo non è fallito, ma continua fino ad oggi, nonostante tutto quello che gli è stato gettato contro, è la prova della sua verità.

Non mi aspetto di essere in grado di ribaltare l'opinione della maggioranza degli studiosi moderni in un breve capitolo. Ci sono diversi altri elementi di prova che vari studiosi hanno citato come ragioni per accettare almeno l'autenticità parziale del testo, come ad esempio il passaggio che cita Giacomo, il fratello di Gesù, in Antichità 20.200, le affermazioni di Origene in Contro Celso 1.47 e il Commentario su Matteo 10,17,che Giuseppe non credeva che Gesù era il Cristo, la versione araba del testo del X secolo di Agapio, e la presenza del testo nella tradizione manoscritta di Giuseppe Flavio. [49]

Quello che ho cercato di dimostrare è che molti dei soliti motivi addotti per sostenere l'autenticità del testo sono deboli o reversibili, e questo è particolarmente vero per gli argomenti sul linguaggio Flaviano e il contenuto non Cristiano. Inoltre, gli argomenti sul tono negativo e le letture ironiche o ambigue sono quasi del tutto soggettivi. La nostra capacità di percepirli dipende in primo luogo da chi noi pensiamo che abbia scritto il testo. L'argomento frequentemente impiegato che il linguaggio è "Flaviano", e perciò deve o provenire da Giuseppe stesso o deve essere un falso magistrale, incontra difficoltà soprattutto nei punti dove troviamo paralleli in Eusebio, ma non in Giuseppe Flavio. Tale linguaggio, ovviamente, potrebbe ancora plausibilmente essere stato usato da Giuseppe Flavio. È impossibile dimostrare in maniera assoluta che non lo era. Ma è difficile vedere come possa essere usato come argomento positivo di autenticità. E se si adotta l'ipotesi che Eusebio è così profondamente influenzato dal Testimonium che ha imitato non solo la sua lingua, ma la sua apparente Cristologia anche in molte delle sue opere, questo sembra non solo improbabile, ma è vicino a rimuovere l'ipotesi di autenticità da ogni possibilità di falsificazione. La fiducia che molti studiosi mettono nel Testimonium o nel suo ricostruito testo di base, è malriposta.

La discussione offerta qui, se corretta, contribuisce alla nostra comprensione di Eusebio come autore, polemista, e preservatore di testi Ellenistico-Ebraici. E’ stato spesso riconosciuto per il suo largo uso di citazioni. Ho sostenuto qui che, almeno in questo caso altamente scottante, Eusebio non solo ha usato citazioni, ma ne ha anche creata una e la sua creazione è stata riportata nei manoscritti di Antichità di Giuseppe Flavio. [50] Il suggerimento che Eusebio si è talvolta reso colpevole di falsa attribuzione è di per sé difficilmente nuovo. Sabrina Inowlocki ha recentemente attirato l'attenzione sul passaggio che Eusebio attribuisce a Filone in Dimostrazione 8.2.402d-403. Piuttosto che citare direttamente da Ambasciata a Gaio 299 il passaggio in cui Filone discute l'incidente in cui Pilato introdusse a Gerusalemme gli scudi ricoperti d'oro con le iscrizioni, Eusebio attribuisce a Filone un passaggio che combina il linguaggio tratto dal racconto in Antichità 18.55-59 di Giuseppe, con la propria revisione, in cui Pilato introduce le immagini nel Tempio stesso. [51] In questo caso, naturalmente, il passaggio eusebiano non venne riportato nei manoscritti di Filone.

E’ plausibile pensare che in altri casi Eusebio potrebbe aver influenzato la trasmissione dei testi che usava come fonti? Ci sono, infatti, alcuni casi in cui l'influenza di Eusebio sulla tradizione manoscritta di Giuseppe Flavio è difficilmente contestabile. Alice Whealey ha fatto notare che i traduttori latini del VI secolo delle Antichità non fornirono le traduzioni originali del Testimonium Flavianum o del passaggio su Giovanni Battista nel Libro XVIII, ma usarono le traduzioni di quei passaggi esistenti dalla versione latina di Rufino della Storia Ecclesiastica di Eusebio. [52] Nella tradizione manoscritta greca di Giuseppe Flavio, c'è una nota alla fine della tavola dei contenuti allegata al Libro I di Antichità: "Il libro copre un periodo di 3008 anni secondo Giuseppe Flavio, di 1872 secondo gli Ebrei, di 3.459 secondo Eusebio ". [53]

Al di là di questi casi specifici, c’è la questione più generale, che David Runia ha affrontato, del ruolo che ha svolto Cesarea nella trasmissione di testi Ebraici Ellenistici. Runia sostiene, per esempio, che i nostri manoscritti delle opere di Filone discendono tutti da un unico esemplare cesareo. Tuttavia, egli mette da parte le opere di Giuseppe Flavio, perché al di fuori della portata del suo studio:


Non è probabile che solo la biblioteca di Cesarea fu responsabile della sopravvivenza di queste opere, che subito dopo la loro pubblicazione guadagnarono una popolarità duratura tra i cristiani, e in misura minore, tra i lettori pagani. [Runia 1996:477–478]


La descrizione di Runia del corpus Flaviano nel suo complesso, tuttavia, non si applica alle Antichità, e in particolare non ai Libri XI-XX. Come ha sostenuto Whealey, i primi scrittori Cristiani che discutevano Giuseppe, si occupavano principalmente di Contro Apione e di Guerra Giudaica. Origene ed Eusebio sono i primi autori Cristiani a mostrare una evidente familiarità con le Antichità, [54] e Porfirio è l'unico autore pagano. La piena portata dell’influenza di Eusebio sia sull’interpretazione Cristiana di Giuseppe che sulla trasmissione del testo di Giuseppe, rimane una questione aperta. Nel caso particolare del Testimonium, tuttavia, sembra molto probabile che il lavoro di Eusebio influenzò la trasmissione dei manoscritti greci del Libro XVIII delle Antichità.

-o0o-



[Formattazione originale]

L'articolo originale è disponibile qui http://chs.harvard.edu/CHS/article/display/5871














Edited by barionu - 18/4/2022, 11:40
 
Top
CAT_IMG Posted on 22/3/2019, 11:35
Avatar

www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

Group:
Administrator
Posts:
8,405
Location:
Gotham

Status:


LA CRITICA DELLA WHEALEY ALLE TESI DI PINES

http://khazarzar.skeptik.net/books/whealey2.pdf

https://en.wikipedia.org/wiki/Alice_Whealey

CIT SAULNIER

La questione in realta' e' molto piu' complessa.

Ne' Agapio (versione araba) ne' Michele il Siriano conoscono le opere di Flavio Giuseppe. La loro source dovrebbe essere la versione siriaca della Historia Ecclesiastica di Eusebio (per tutto questo si vedano gli importanti lavori della Whealey).

La questione dunque non e' tanto quale fosse il Testimonium nello scritto originale di Giuseppe, ma come fosse lo stesso Testimonium nello scritto originale di Eusebio, il che naturalmente e' tutto un altro paio di maniche.

LO STUDIO DI HARD RAIN

https://digilander.libero.it/Hard_Rain/sto...Testimonium.htm

Edited by barionu - 22/3/2019, 11:57
 
Top
CAT_IMG Posted on 9/2/2021, 10:13
Avatar

www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

Group:
Administrator
Posts:
8,405
Location:
Gotham

Status:








A Eusebian Reading of the Testimonium Flavianum

Una lettura eusebiana del Testimonium Flaviano

Ken Olson



Nella sua elogiativa Vita di Costantino, scritta poco dopo la morte dell'imperatore nel 337, Eusebio di Cesarea racconta di una battaglia che Costantino combatté contro il suo collega e rivale, Licinio, Imperatore della parte Orientale dell'Impero. Eusebio presenta un discorso che sostiene che Licinio pronunciò per le sue truppe poco prima di essere sconfitto in battaglia da Costantino. Eusebio fa dire a Licinio:

La presente occasione dimostrerà chi di noi si sbaglia nel suo giudizio, e deciderà tra i nostri dèi e quelli che i nostri avversari professano di onorare. Perché o si dichiarerà che la vittoria è nostra, e quindi molto giustamente si evincerà che i nostri dèi sono i veri salvatori e soccorritori; oppure, se questo Dio di Costantino, che non sappiamo da dove viene, si dimostrerà superiore alle nostre divinità (che sono molte, e in base ai numeri, almeno, hanno il vantaggio), che nessuno d’ora in poi dubiti quale Dio debba adorare, ma segua immediatamente il potere superiore, ed ascriva a lui gli onori della vittoria. Supponiamo, quindi, che questo strano Dio, che noi ora consideriamo con ridicolo, risulti davvero vittorioso; allora davvero dovremmo riconoscerlo e dargli onore, e così offrire un lungo addio a coloro per i quali accendiamo le nostre candele invano. Ma se i nostri propri dèi trionferanno (come senza dubbio faranno), allora, non appena ci assicureremo la presente vittoria, proseguiremo la guerra senza indugio contro questi spregiatori degli dei. [Eusebio, Vita di Costantino 2.5.3–4 [1]]


Eusebio poi assicura i suoi lettori: "Tale fu il suo discorso ai presenti. All'autore del presente lavoro è stata data questa informazione poco dopo da coloro che personalmente ascoltarono le sue parole "(Eusebio, Vita 2.5.5). [2]
Gli studiosi moderni sono stati a lungo scettici circa discorso di Licinio come testimoniato da Eusebio. Alcuni hanno difeso Eusebio sostenendo che si limitò a riportare in buona fede ciò che le sue fonti gli dicevano. [3] In studi recenti, tuttavia, sembra che ci sia una tendenza tra i commentatori ad attribuire la composizione del discorso di Licinio ad Eusebio stesso. Nella loro traduzione e commento sulla Vita di Costantino del 1999 Averil Cameron e Stuart Hall commentano:

Eusebio sostiene (2.5.5) di aver sentito parlare del discorso di Licinio (2.5.2-4) poco dopo da quelli effettivamente presenti, anche se non ne aveva fatto cenno nel punto pertinente in Storia Ecclesiastica 10,9; più probabilmente si tratta di una sua invenzione. Egli usa il discorso per accrescere il carattere religioso del conflitto, e fa sì che Licinio stesso ammetta che la sua sconfitta proverà che il Cristianesimo è vero. [4]

Se Cameron e Hall hanno ragione, Eusebio a quanto pare ha fornito la sua, presumibilmente esterna, testimonianza della verità del Cristianesimo. Possibile che esistano altri casi in cui Eusebio ha impiegato questa tecnica di prosōpopoeia, "personificazione" (o "costruzione di un personaggio "), per promuovere la propria tesi con la voce di un altro? [5]

Questo ci porta al tema di questo capitolo. [6] Negli studi correnti, il breve passaggio su Gesù trovato nei manoscritti delle Antichità di Giuseppe Flavio, chiamato Testimonium Flavianum (Antichità 18.63-64) è spesso considerato una fonte indipendente per il materiale sul Gesù storico. Questo lo colloca accanto ai Vangeli di Marco e Giovanni e all’ipotetico documento Q come una delle varie fonti a cui può essere applicato il criterio di attestazione multipla. [7] Questo criterio, ampiamente considerato come uno dei più forti criteri di autenticità utilizzati nella ricerca del Gesù storico , postula che ogni dato trovato in più di una fonte indipendente è più probabile che sia storico. Parti del Testimonium sono comunemente utilizzate negli studi sul Gesù storico come elementi di prova per ricostruire i vari aspetti del ministero di Gesù, in particolare quelli che hanno a che fare con il suo operare miracoli, il suo insegnamento e il suo processo ed esecuzione.

Il passaggio è stato controverso per qualche tempo. C’ è qualche evidenza che il Testimonium fu rigettato dagli Ebrei nel Medioevo, ma siccome questa prova arriva di seconda mano attraverso fonti Cristiane, non abbiamo un'idea particolarmente buona per spiegare perché fecero così. [8] Nel XVI secolo, alcuni studiosi Cristiani cominciarono a rigettare il testo sulla base del fatto che sembrava essere una confessione di fede cristiana fortemente in contrasto con ciò che il non Cristiano Ebreo Giuseppe Flavio dice altrove nelle sue opere. Alcuni interpreti precedenti cercarono di conciliare questa discrepanza suggerendo che Giuseppe Flavio di fatto confessò la verità su Gesù, ma continuò a essere un Ebreo e non un Cristiano. [9]

Oggi pochi studiosi ricorrerebbero ad una spiegazione del genere. Più comunemente, gli studiosi che desiderano mantenere il Testimonium come testo autentico Flaviano hanno adottato uno o entrambi di due metodi. Il primo è quello di interpretare il testo in modo che sembri meno Cristiano o addirittura ostile verso Gesù. Con questo metodo di interpretazione, Giuseppe potrebbe aver scritto il testo, ma il testo non significa ciò che intendevano i Cristiani prima dell'Illuminismo. Giuseppe può aver inteso che almeno alcune parti del testo, in particolare quelle che altri hanno preso come confessioni Cristologiche, fossero da leggere con ironia. [10] Il secondo [metodo] è quello di modificare il testo, solitamente omettendo il materiale più apertamente Cristiano, e forse alterando o aggiungendo materiale in modo che il passaggio diventi più negativo verso Gesù e il Cristianesimo. [11]

Probabilmente il parere dominante sul Testimonium Flavianum nei recenti studi sul Gesù storico segue il secondo metodo e suppone che il testo ricevuto non è quello che ha scritto Giuseppe Flavio, ma che siamo in grado di recuperare ciò che Giuseppe ha scritto emendando speculativamente il passaggio. Rimuovendo le tre dichiarazioni più apertamente Cristiane dal testo, ci ritroviamo con un testo "nucleo", cioè Flaviano nel linguaggio e non Cristiano nei contenuti. Questo è l'approccio adottato da John Meier nel suo ampiamente citato e influente trattamento del problema nel primo volume di A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus.12]

Questo approccio è seriamente fallace. Il testo non si divide facilmente in sezioni Cristiane e non Cristiane né in base al linguaggio né in base al contenuto. [13] Sia il linguaggio che il contenuto hanno stretti paralleli con l’opera di Eusebio di Cesarea, che è il primo autore a dimostrare una conoscenza del testo. Eusebio cita il Testimonium in tre delle sue opere esistenti: Dimostrazione Evangelica 3.5.106, Storia Ecclesiastica 1.11.8, e Teofania 5.44. L'ipotesi più probabile è che Eusebio abbia composto l'intero testo o lo abbia riscritto così a fondo che è ormai impossibile recuperare un originale Flaviano.

Nel difendere la sua proposizione che questa descrizione sommaria di Gesù non è concepibile nella bocca di un antico Cristiano, Meier chiede: "Che senso avrebbe un'interpolazione Cristiana che facesse affermare a Giuseppe l'Ebreo una tale imperfetta considerazione del Dio-uomo? Che cosa intenderebbe ottenere uno scriba cristiano con una simile affermazione? "[14] Questa è una domanda eccellente e merita una risposta. La domanda si rivela un presupposto chiave fatto da Meier e da altri studiosi che hanno esaminato la questione. Essi assumono che l'interpolazione (o le interpolazioni) nel testo di Antichità 18 venne composta da scribi impegnati a copiare i manoscritti di Giuseppe e apparve per la prima volta nel suo contesto attuale tra Antichità 18.62 e 18.65. Questo è possibile, ma c'è un'alternativa più probabile. Il passaggio si adatta molto meglio nel più ampio contesto letterario che esso occupa nel lavoro di Eusebio. Eusebio utilizza il passaggio come parte di un argomento esteso che egli fa in Dimostrazione e che poi riproduce in Teofania. [15] In questo contesto, il Testimonium suona molto diverso dal modo in cui suona quando Meier e altri studiosi lo leggono come opera di Giuseppe Flavio. La teoria della paternità Flaviana controlla la loro interpretazione del testo. Io perciò offrirò una lettura diversa del testo, che mette in evidenza ciò che il testo potrebbe significare nel contesto del lavoro di Eusebio.

In Dimostrazione, Eusebio sta rispondendo alla tesi secondo cui il Cristianesimo è un credo insensato. I Cristiani non solo hanno abbandonato le tradizioni elleniche dei loro antenati, ma, avendo adottato le Scritture degli Ebrei, hanno abbandonato anche l'Ebraismo, ed interpretano erroneamente le Scritture Ebraiche e le profezie messianiche in esse contenute come un riferimento non agli Ebrei, ma a se stessi. Eusebio utilizza la Dimostrazione per difendere la rispettabilità intellettuale del Cristianesimo. L'argomento principale dell’opera è che Gesù e il Cristianesimo sono davvero oggetto delle Scritture Ebraiche e il compimento delle profezie contenute in esse.

Nel Libro III della Dimostrazione, il libro in cui si trova il Testimonium, Eusebio sta portando avanti una lunga difesa dell'incarnazione e sta rispondendo alle accuse dei critici del Cristianesimo. Una di queste è l'argomento di Porfirio contro la divinità di Gesù. Allontanandosi da altri critici pagani come Celso, che avevano screditato Gesù, Porfirio diceva che Gesù era uno degli uomini più saggi tra gli Ebrei, ma che i Cristiani lo avevano erroneamente preso per un essere divino. [17] Porfirio attribuisce le sue informazioni agli oracoli degli dèi Apollo ed Ecate. Eusebio cita una forma troncata di un oracolo nel capitolo finale del Libro III, ma siamo in grado di stabilire un testo più completo di questi oracoli dalle citazioni in La Città di Dio 19.23 di Agostino e in Divina Istituzione 4.11. di Lattanzio[18]

Quello che Eusebio sta cercando di dimostrare nel Libro III, è che Gesù non ha solo una natura umana, ma anche una natura divina. Lui ribatte a questo, sostenendo che la venuta di Gesù come Cristo era predetta nella profezia, che non era un ingannatore, ma un maestro di dottrine vere, che fece gesta sovrumane, e che non fece queste gesta con la magia. Alla fine del Libro III, Eusebio conclude che un uomo che non era un mago, ma un uomo di carattere buono (come Porfirio stesso ammetteva), che pure poteva fare meraviglie al di là delle capacità umane, deve necessariamente essere stato sovrumano nella sua natura. [19]
Come testimone apparentemente esterno che l'uomo Gesù non era semplicemente umano nella sua natura, ma dimostrava le cose predette del Cristo nella profezia, il Testimonium rappresenta un sintesi dell’argomento di Eusebio. Esso ha quindi il suo più plausibile Sitz-im-Leben nelle controversie pagano-cristiane del IV secolo. Questo fu il periodo in cui si dibatteva la questione se Gesù era semplicemente un uomo saggio o qualcosa di più. La prima metà del Testimonium sembra affrontare proprio questo problema. Mentre i manoscritti e le testimonianze esterne contengono varianti significative, per semplicità darò una traduzione del testo in base all’edizione critica di Niese delle Antichità di Giuseppe Flavio , con le sezioni che Meier ritiene interpolate in corsivo:

In questo periodo ci fu Gesù, un uomo saggio, se davvero si deve chiamarlo un uomo, perché era autore di opere straordinarie, maestro di uomini che ricevono la verità con piacere, e attirò a sé molti Ebrei e anche molti dei Gentili. Questo era il Cristo.[20]


Meier sostiene che "Questo era il Cristo" è una interpolazione, sia perché è chiaramente una professione di fede Cristiana, sia perché "sembra fuori posto nella sua posizione attuale e disturba il flusso del pensiero. Se proprio era presente , ci si aspetterebbe che di trovarlo o subito dopo ”Gesù” o subito dopo “uomo saggio”, dove un’ulteriore identificazione avrebbe senso. "[21]

Ma la lettura di Meier non rende giustizia al testo nella sua versione attuale. Meier ha del tutto ragione nel sostenere che l'affermazione "questo era il Cristo" è una palese confessione cristiana, ma la sua affermazione che è fuori sequenza nella sua posizione attuale non riesce a riconoscere la logica interna del passaggio. Il Testimonium inizialmente designa Gesù come un uomo saggio, ma poi mette subito in questione se la parola "uomo" è sufficiente per descriverlo, e offre tre motivi per farlo: primo, "perché era autore di opere straordinarie"; secondo, perché era “maestro di uomini che ricevono la verità con piacere"; terzo, perché “attirò a sé molti Ebrei e anche molti dei Gentili". Subito dopo questi tre fatti su Gesù, il Testimonium dichiara: "Questo era il Cristo". [22] Si può ragionevolmente supporre che l'identità di Gesù come il Cristo (una designazione adatta per Gesù), e non semplicemente un uomo saggio (una classificazione vera, ma inadeguata per Gesù), viene stabilita sulla base dei tre motivi che sono stati dati nel testo.

Il termine "autore di opere straordinarie" παραδόξων ἔργων ποιητής, contrariamente a quanto si trova spesso nella letteratura sul Testimonium, è di gran lunga più caratteristico di Eusebio che di Giuseppe Flavio. Giuseppe mai altrove usa la parola ποιητής nel senso di "autore" o "facitore", piuttosto che "poeta". Né mai altrove egli combina una forma di ποιέω con παράδοξος nel senso di operare cose straorinarie. La combinazione di παράδοξος e ποιέω a significare "operare cose straordinarie" è estremamente comune in Eusebio e si verifica più di un centinaio di volte. Con la controversa eccezione del Testimonium stesso, la parola ποιητής modificata da παραδόξων ἔργων non compare da nessuna parte nel database Thesaurus Linguae Graecae della letteratura greca esistente prima di Eusebio, che usa questa combinazione di parole dieci volte al di fuori del Testimonium, [23] di solito per Gesù, ma anche per Dio. Egli dice, per esempio, che Dio divenne "un autore di opere straordinarie" per l'imperatore Costantino in Vita di Costantino 1.18.2. Sono notevoli due caratteristiche del modo in cui il termine viene usato nel Testimonium. In primo luogo, Eusebio usa il fatto che Gesù era un "autore di opere straordinarie" in Manifestazione per dimostrare che Gesù era al di là dell’umano nella sua natura. In Dimostrazione 3.3.20, Eusebio dice che ha discusso Cristo come se avesse solo una comune natura umana, e ora passerà a discutere il suo lato più divino. La sezione successiva inizia con il suo primo uso del termine παραδόξων ἔργων ποιητής come designazione per Gesù (3.4.21). [24] Eusebio sembra utilizzare il termine per suggerire che Gesù era più che un uomo comune, proprio come il Testimonium lo usa per giustificare il chiedersi se sia corretto chiamare Gesù un uomo. In secondo luogo, Eusebio sostiene spesso che era stato predetto nella profezia che il Cristo sarebbe stato un artefice di miracoli, e una volta che sarebbe anche stato un παραδόξων ἔργων ποιητής (Storia ecclesiastica 1.2.23), e questo sembrerebbe essere implicato anche dal Testimonium.

La descrizione di Gesù come "un maestro di uomini che ricevono la verità con piacere" ha causato alcune difficoltà per la teoria dell’ autenticità, perché sembra che gli insegnamenti di Gesù siano chiamati la verità. Alcuni studiosi sostenuto di emendare congetturalmente la parola da τἀληθῆ a τ'ἄλλ' ἤθη, "altre usanze", al fine di evitare le difficoltà. [25] Altri hanno sostenuto che la parola ἡδονή ("piacere") ha una connotazione decisamente negativa quando è usata nel Nuovo Testamento (e quindi presumibilmente anche in altri usi dei primi Cristiani), ma Giuseppe la impiega sia in senso positivo che negativo. [26]

Meier trova difficile essere precisi su ciò che questo testo potrebbe significare per Giuseppe:

La frase greca τῶν ἡδονῇ τἀληθῆ δεχομένων potrebbe implicare ingenuo entusiasmo, anche auto-illusione. Tuttavia, mentreè possibile, questo non è necessariamente il senso. Possiamo avere qui un esempio di ciò che Giuseppe sta facendo in tutto il Testimonium: scrivere con attenzione un testo ambiguo che pubblici diversi potrebbero prendere in modi diversi. [Meier 1991:76n19]]


Meier perciò presuppone che Giuseppe abbia volutamente realizzato un testo ambiguo, in modo che non possiamo essere sicuri su che cosa intende con esso.

Possiamo trovare una migliore spiegazione di ciò che il testo in realtà dice, se indaghiamo la possibilità che lo abbia scritto Eusebio. In due opere diverse (In lode di Costantino 17.11, Martiri della Palestina 6.6), Eusebio elogia i Cristiani che subiscono il martirio con ἡδονή ("piacere"), e nei suoi commenti sul Salmo 67,4 (PG 23 col. 684D) parla di deliziarsi nel piacere divino alla presenza di Dio. [27] Eusebio, come Giuseppe e altri scrittori, riconosce sia la forma buona che la forma cattiva di piacere.

Come la frase "autore di opere straordinarie", anche la frase διδάσκαλος ἀνθρώπων ( "maestro di uominii") è più caratteristica di Eusebio che di Giuseppe Flavio. Neville Birdsall, che con esitazione ha respinto l'autenticità del Testimonium sulla base di un esame del suo linguaggio, ha osservato che la parola διδάσκαλος, seguita dai destinatari, piuttosto che dal contenuto dell'insegnamento, al genitivo, è estremamente rara in Giuseppe Flavio. Si trova solo in Guerra Giudaica 7,444, [28] in cui Giuseppe colloca sia i destinatari che il contenuto dell'insegnamento al genitivo. [29] Eusebio d'altra parte chiama Gesù "maestro di esseri umani" altrove in Dimostrazione, e sostiene anche che è stato predetto nella profezia che il Cristo sarebbe stato un "maestro di uomini" (Dimostrazione 3.6.27, 9.11. 3; nota anche le varianti in 3.7.6 e 5.Proem.24).
In un altro caso, Eusebio identifica Gesù come il salvatore degli uomini e il maestro di barbari e Greci, e mette i destinatari dell'insegnamento al genitivo (Dimostrazione 5.Proem.25). In tutti questi casi il contenuto dell'insegnamento di Gesù è εὐσέβεια, religione o pietà, e in due di essi in particolare la "vera religione", un termine che ha definito nell'introduzione alla sua Preparazione Evangelica come culto dell’ unico Dio che è creatore di tutto (Preparazione 1.1). Probabilmente, qui questo è il significato, perché Eusebio a volte usa il neutro plurale τὰ ἀληθῆ per indicare le credenze religiose monoteiste degli antichi Ebrei che Gesù re-istituì, insegnandole ai suoi discepoli, come in Dimostrazione 4.13, dove Eusebio dice:


Egli insegnò loro le verità (τὰ ἀληθῆ) non condivise da altri, ma stabilite come leggi da lui o dal Padre in tempi remoti per gli antichi e pre-Mosaici uomini Ebrei di Dio. [Dimonstrazione 4.13.169 [30]


Nel suo insieme, tutto questo suggerisce che quando il testo descrive i destinatari degli insegnamenti di Gesù come "uomini che ricevono le verità con piacere," non è né polemico né intenzionalmente ambiguo. Ciò significa che Gesù ha insegnato le verità circa l'Unico Dio a coloro che erano disposti a riceverle.

L'affermazione che "attirò a sé molti Ebrei e anche molti dei Gentili," è stata uno dei principali punti portati a sostegno della posizione che il testo è parzialmente autentico. Un certo numero di studiosi sostiene che un Cristiano non avrebbe detto che Gesù attirò a sé molti Ebrei e Gentili, perché i vangeli ritraggono la missione di Gesù solo per gli Ebrei, e che la missione per i Gentili cominciò solo dopo la sua morte. [31] Ma qui dobbiamo riconoscere che ciò che i Vangeli dicono per i lettori moderni, non è necessariamente quello che dicevano per gli antichi interpreti. [32]

Eusebio introduce il Testimonium nel corso della sua difesa della testimonianza dei discepoli come indicato nei vangeli. Dopo la sua citazione del Testimonium e brevi menzioni di Atti e dei vescovi Ebrei di Gerusalemme, dice:


Così tutta la calunnia contro i suoi discepoli è distrutta, quando per le loro prove, e anche a parte le loro prove, deve essere confessato che molte miriadi di Ebrei e di Gentili sono stati portati sotto il suo giogo da Gesù il Cristo di Dio attraverso i miracoli che egli fece. [Dimostrazione 3.5.109 (enfasi mia) [33]]



Eusebio non solo accetta l'affermazione del Testimonium che Gesù conquistò molti Gentili, ma esagera il numero -"molte miriadi” - e sostiene che questa è anche la testimonianza degli evangelisti. E questo non è l'unico contesto in cui Eusebio sostiene che Gesù attirò a sé i Gentili durante il suo ministero. In Dimostrazione IV, 10, Eusebio elenca tra le altre opere di Gesù durante la sua incarnazione: "Tutti quelli che vennero a lui, egli li liberò dalla superstizione secolare e dalle paure dell’ errore politeistico" (4.10.14). [34] Presumibilmente non si sta riferendo agli Ebrei. In Dimostrazione 8.2, Eusebio sostiene che "con l'insegnamento e miracoli Egli ha rivelato i poteri della sua divinità a tutti allo stesso modo, se Greci o Ebrei" (8.2.109). [35]
In Storia Ecclesiastica, Eusebio introduce la storia della conversione del re Abgar e della città di Edessa, dicendo: "La divinità del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo è diventata famosa tra tutti gli uomini a causa della sua potenza miracolosa, e ha portato a lui miriadi, anche di quelli che in terre straniere erano molto lontani dalla Giudea, nella speranza di guarire dalle malattie e da tutti i tipi di sofferenza "(1.13.1). [36] Nel Libro VII, racconta anche di una statua di Gesù a Cesarea di Filippo eretta per onorare la guarigione di Gesù della donna con un flusso di sangue. Eusebio commenta: "E non è affatto sorprendente che quei Gentili, che molto tempo fa ricevettero benefici dal nostro Salvatore, avrebbero fatto queste cose" (7.18.4). Qualunque cosa si possa supporre su se Gesù attirò Gentili durante il suo ministero, dovremmo concedere che Eusebio pensava che egli lo fece. Inoltre, Eusebio dedica la totalità del Libro II di Dimostrazione per rispondere all'accusa che il Cristo era stato promesso agli Ebrei. Eusebio sostiene, al contrario, che la speranza di Cristo fu promessa egualmente agli Ebrei e ai Gentili e che la chiesa Cristiana contiene sia i Gentili che il resto degli Ebrei.

Il fatto che Gesù insegnò la vera religione, non solo tra gli ebrei, ma pure tra Gentili, è ciò che permette la conclusione che segue nel Testimonium: "Questo era il Cristo". Nel secondo capitolo del Libro III di Dimostrazione, tre capitoli prima di introdurre il Testimonium, Eusebio presenta una lunga argomentazione su se Gesù è il profeta come Mosè la cui venuta fu predetta in Deuteronomio 18. Sia Mosè che Gesù avevano fatto miracoli. Sia Mosè che Gesù avevano insegnato la verità sull’Unico Dio. Ma mentre Mosè aveva insegnato questa verità solo tra gli Ebrei, Gesù fu il primo ad aver insegnato la vera religione dell’ Unico Dio non solo tra gli Ebrei, ma agli uomini di tutte le nazioni. È il compimento delle profezie sul Cristo che permette al Testimonium di concludere a questo punto del testo che, di fatto, questo era il Cristo.

La lettura proposta per la prima metà del Testimonium, quindi, è che mette in questione se sia adeguato chiamare Gesù un uomo, e conclude che egli non era solo un uomo, ma il Cristo. La giustificazione per questa conclusione è che era un autore di opere miracolose, che insegnò agli uomini la verità sull’Unico Dio, e la portò non solo agli Ebrei, ma anche ai Gentili, cioè a tutti, indipendentemente dalla nazionalità o dalla precedente appartenenza religiosa. Queste sono le cose che Eusebio altrove sostiene che sono state predette su Cristo nella profezia. [37]

La seconda parte del Testimonium, con la sezione che Meier e molti altri studiosi ritengono interpolata in corsivo, legge:


Anche se, per l'accusa degli uomini notabili tra di noi, Pilato lo condannò alla croce, quelli che in principio aderirono non cessarono, perché egli apparve loro il terzo giorno, nuovamente vivo, poiché i profeti divini avevano detto queste e miriadi di altre meraviglie su di lui. E ancora oggi la tribù dei cristiani, che da lui prendono il nome, non è venuta meno. [38]


Qui ho seguito Meier, traducendo l’iniziale genitivo assoluto come proposizione concessiva. [39] In base alla lettura di Meier, la seconda parte del Testimonium suggerisce che l’autore del testo è sorpreso dal fatto che il sèguito di Gesù continuò dopo la morte di Gesù. Dice Meier:


L'implicazione sembra essere la sorpresa: ammessa la fine vergognosa di Gesù (senza nessuna nuova vita menzionata nel testo principale), si è sorpresi di notare, dice Giuseppe, che questo gruppo di seguaci post-mortem esiste ancora e non è scomparso neanche ai nostri giorni. [40]


Meier ha ancora del tutto ragione nel comprendere che il testo comunica che la continuazione del Cristianesimo dopo la morte di Gesù è sorprendente. Ma se leggiamo il testo così com'è e includiamo l'affermazione che Gesù apparve ai discepoli di nuovo vivo, abbiamo una spiegazione per questo evento sorprendente. Inoltre, questo è un argomento chiave che Eusebio fa, per l'affidabilità del racconto della risurrezione fatto dai discepoli, in precedenza nello stesso capitolo di Dimostrazione in cui egli produce il Testimonium. Eusebio, come il Testimonium, trova sorprendente il comportamento dei discepoli. Egli dice: "sicuramente tutti avevano visto la fine del loro maestro, e la morte a cui Egli era giunto. Perché, allora, dopo aver visto la sua misera fine, non cedono? "(3.5.39); e ancora: "Vi chiedo in che modo questi discepoli di uno spregevole e sfuggente maestro, che avevano visto la sua fine, discutevano tra loro su come dovevano inventare una storia su di Lui che reggesse?" (3.5.113). [41] L'argomento di Eusebio, in questa parte del capitolo, è che la continuata adesione dei discepoli agli insegnamenti di Gesù, e il conseguente successo della loro missione, è inspiegabile, eccetto la realtà delle apparizioni dopo la resurrezione, che hanno dimostrato la verità di ciò che Gesù ha insegnato. Più oltre, in Dimostrazione, Eusebio enumera le ragioni della risurrezione stessa e mette al quinto posto il bisogno di Cristo di dare ai suoi discepoli la prova oculare della vita dopo la morte, in modo che essi avrebbero avuto il coraggio di predicare il suo messaggio a tutte le nazioni (Dimostrazione 4.12). Nel suo lavoro successivo, Elogio di Costantino, Eusebio mette questa ragione per la resurrezione al primo posto (Orazione del Trentennale: Sul Sepolcro di Cristo 15,7).

Inoltre, alcune espressioni usate in questa sezione del Testimonium trovano dei paralleli nel lavoro di Eusebio , ma non in Giuseppe Flavio. Questi includono: καὶ ἄλλα μυρία ("e miriadi di altre cose"), presente otto volte altrove nel lavoro di Eusebio; [42] τῶν Χριστιανῶν. . . τὸ φῦλον ("la tribù dei Cristiani"), presente due volte altrove; [43] e εἰς ἔτι τε νῦν ("fino ad oggi"), presente sei volte altrove. [44] Alcuni studiosi hanno suggerito che l'autore del Testimonium, nel dire che la tribù dei cristiani non è morta fino ad ora, si aspetta o addirittura desidera che muoia, ma questa inferenza è inutile. [45] In Storia Ecclesiastica 1.3.19, Eusebio sostiene che solo Gesù, " di tutti coloro che ci siano mai stati fino ad oggi (εἰς ἔτι καὶ νῦν), è chiamato Cristo tra tutti gli uomini", [46] e non si aspetta affatto né desidera che questo cambi. Forse un parallelo più vicino al Testimonium si trova nel Commentario sui Salmi di Eusebio: "i Farisei e i Sadducei sono scomparsi (ἐξέλιπον), tanto che non si fa menzione di loro neanche ad oggi (εἰς ἔτι νῦν), e il loro nome non è preservato tra gli Ebrei "(PG 23 col. 684C). [47] La scomparsa dei Sadducei e dei Farisei nel Commentario e il successo dei Cristiani nel Testimonium dimostra uno dei principali temi della storiografia Eusebio: tutto ciò che non viene da Dio fallirà, ma ciò che viene da Dio, non può essere fermato. [48] Il fatto che il Cristianesimo non è fallito, ma continua fino ad oggi, nonostante tutto quello che gli è stato gettato contro, è la prova della sua verità.

Non mi aspetto di essere in grado di ribaltare l'opinione della maggioranza degli studiosi moderni in un breve capitolo. Ci sono diversi altri elementi di prova che vari studiosi hanno citato come ragioni per accettare almeno l'autenticità parziale del testo, come ad esempio il passaggio che cita Giacomo, il fratello di Gesù, in Antichità 20.200, le affermazioni di Origene in Contro Celso 1.47 e il Commentario su Matteo 10,17,che Giuseppe non credeva che Gesù era il Cristo, la versione araba del testo del X secolo di Agapio, e la presenza del testo nella tradizione manoscritta di Giuseppe Flavio. [49]

Quello che ho cercato di dimostrare è che molti dei soliti motivi addotti per sostenere l'autenticità del testo sono deboli o reversibili, e questo è particolarmente vero per gli argomenti sul linguaggio Flaviano e il contenuto non Cristiano. Inoltre, gli argomenti sul tono negativo e le letture ironiche o ambigue sono quasi del tutto soggettivi. La nostra capacità di percepirli dipende in primo luogo da chi noi pensiamo che abbia scritto il testo. L'argomento frequentemente impiegato che il linguaggio è "Flaviano", e perciò deve o provenire da Giuseppe stesso o deve essere un falso magistrale, incontra difficoltà soprattutto nei punti dove troviamo paralleli in Eusebio, ma non in Giuseppe Flavio. Tale linguaggio, ovviamente, potrebbe ancora plausibilmente essere stato usato da Giuseppe Flavio. È impossibile dimostrare in maniera assoluta che non lo era. Ma è difficile vedere come possa essere usato come argomento positivo di autenticità. E se si adotta l'ipotesi che Eusebio è così profondamente influenzato dal Testimonium che ha imitato non solo la sua lingua, ma la sua apparente Cristologia anche in molte delle sue opere, questo sembra non solo improbabile, ma è vicino a rimuovere l'ipotesi di autenticità da ogni possibilità di falsificazione. La fiducia che molti studiosi mettono nel Testimonium o nel suo ricostruito testo di base, è malriposta.

La discussione offerta qui, se corretta, contribuisce alla nostra comprensione di Eusebio come autore, polemista, e preservatore di testi Ellenistico-Ebraici. E’ stato spesso riconosciuto per il suo largo uso di citazioni. Ho sostenuto qui che, almeno in questo caso altamente scottante, Eusebio non solo ha usato citazioni, ma ne ha anche creata una e la sua creazione è stata riportata nei manoscritti di Antichità di Giuseppe Flavio. [50] Il suggerimento che Eusebio si è talvolta reso colpevole di falsa attribuzione è di per sé difficilmente nuovo. Sabrina Inowlocki ha recentemente attirato l'attenzione sul passaggio che Eusebio attribuisce a Filone in Dimostrazione 8.2.402d-403. Piuttosto che citare direttamente da Ambasciata a Gaio 299 il passaggio in cui Filone discute l'incidente in cui Pilato introdusse a Gerusalemme gli scudi ricoperti d'oro con le iscrizioni, Eusebio attribuisce a Filone un passaggio che combina il linguaggio tratto dal racconto in Antichità 18.55-59 di Giuseppe, con la propria revisione, in cui Pilato introduce le immagini nel Tempio stesso. [51] In questo caso, naturalmente, il passaggio eusebiano non venne riportato nei manoscritti di Filone.

E’ plausibile pensare che in altri casi Eusebio potrebbe aver influenzato la trasmissione dei testi che usava come fonti? Ci sono, infatti, alcuni casi in cui l'influenza di Eusebio sulla tradizione manoscritta di Giuseppe Flavio è difficilmente contestabile. Alice Whealey ha fatto notare che i traduttori latini del VI secolo delle Antichità non fornirono le traduzioni originali del Testimonium Flavianum o del passaggio su Giovanni Battista nel Libro XVIII, ma usarono le traduzioni di quei passaggi esistenti dalla versione latina di Rufino della Storia Ecclesiastica di Eusebio. [52] Nella tradizione manoscritta greca di Giuseppe Flavio, c'è una nota alla fine della tavola dei contenuti allegata al Libro I di Antichità: "Il libro copre un periodo di 3008 anni secondo Giuseppe Flavio, di 1872 secondo gli Ebrei, di 3.459 secondo Eusebio ". [53]

Al di là di questi casi specifici, c’è la questione più generale, che David Runia ha affrontato, del ruolo che ha svolto Cesarea nella trasmissione di testi Ebraici Ellenistici. Runia sostiene, per esempio, che i nostri manoscritti delle opere di Filone discendono tutti da un unico esemplare cesareo. Tuttavia, egli mette da parte le opere di Giuseppe Flavio, perché al di fuori della portata del suo studio:


Non è probabile che solo la biblioteca di Cesarea fu responsabile della sopravvivenza di queste opere, che subito dopo la loro pubblicazione guadagnarono una popolarità duratura tra i cristiani, e in misura minore, tra i lettori pagani. [Runia 1996:477–478]


La descrizione di Runia del corpus Flaviano nel suo complesso, tuttavia, non si applica alle Antichità, e in particolare non ai Libri XI-XX. Come ha sostenuto Whealey, i primi scrittori Cristiani che discutevano Giuseppe, si occupavano principalmente di Contro Apione e di Guerra Giudaica. Origene ed Eusebio sono i primi autori Cristiani a mostrare una evidente familiarità con le Antichità, [54] e Porfirio è l'unico autore pagano. La piena portata dell’influenza di Eusebio sia sull’interpretazione Cristiana di Giuseppe che sulla trasmissione del testo di Giuseppe, rimane una questione aperta. Nel caso particolare del Testimonium, tuttavia, sembra molto probabile che il lavoro di Eusebio influenzò la trasmissione dei manoscritti greci del Libro XVIII delle Antichità.












[Formattazione originale]

L'articolo originale è disponibile qui http://chs.harvard.edu/CHS/article/display/5871
 
Top
2 replies since 4/11/2016, 13:25   175 views
  Share