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CAT_IMG Posted on 31/3/2024, 07:27
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Chi è TSMC, la regina globale dei chip





Nessuno la conosce ma produce più della metà dei chip più evoluti, per conto di Apple, Intel e tutti gli altri big dell’elettronica

tsmc

La maggior parte di coloro che comprano uno smartphone, un tablet, un computer o qualunque altro dispositivo eletronico complesso conosce il suo produttore, ma ben pochi conoscono i fornitori dei componenti usati per creare tale dispositivo.

Ancor meno persone conoscono chi ha prodotto tali componenti perché, molto spesso, i chip vengono prodotti da un ristrettissimo manipolo di aziende per conto terzi.

L'esempio più lampante è quello dei microprocessori per gli smartphone, i cosiddetti SoC (System on Chip). La maggior parte degli smartphone in vendita negli ultimi anni sono dotati di SoC "prodotti" da Qualcomm, MediaTek o Samsung. A questi si aggiungono i SoC di Apple, "prodotti" da Apple. Le virgolette sono d'obbligo, perché tra queste quattro aziende (Qualcomm, MediaTek, Samsung e Apple) solo Samsung ha le fabbriche, in gergo chiamate "fonderie", per produrre i chip mentre tutte le altre aziende sono "fabless".

Ma chi produce, a parte Samsung, la maggior parte dei chip per gli smartphone? La risposta è TSMC: Taiwan Semiconductor Manufacturing Company. Come dice il nome stesso, TSMC è una azienda di Taiwan ma, a dirla tutta, neanche questo è del tutto corretto.

Chi è TSMC
tsmc

Taiwan Semiconductor Manufacturing Company è stata fondata nel 1987, con sede a Taiwan, e nel giro di pochi anni si è imposta come vero e proprio leader nella produzione di semiconduttori per conto di altre aziende, di tutto il mondo. Secondo i dati riportati da DigiTimes, infatti, il 62% dei clienti di TSMC sono americani, il 17% cinesi e solo l'11% di essi è di Taiwan.

Tra i 56.000 dipendenti di TSMC, solo il 7% è in Cina, il 3% in Nord America, il 90% è a Taiwan, e il 96% dei ricavi di TSMC è generato dalle fabbriche di Taiwan, dove risiedono tutti i nodi produttivi più evoluti, quelli con tecnologia produttiva da 16 nm o meno.

Tra i clienti di TSMC ci sono tutti i big dell'elettronica: Qualcomm, Apple, MediaTek e persino Intel e Samsung (che hanno fonderie) esternalizzano a TSMC la produzione di chip. Apple, ad esempio, si affida completamente a TSMC per la produzione dei suoi SoC a partire dall'A5 del 2011 e lo ha fatto ancora per produrre il nuovo SoC A15 Bionic degli iPhone 13, in arrivo a settembre. La produzione di A15 nelle fabbriche di TSMC, infatti, è iniziata a maggio 2021.

TSMC domina con la ricerca
tsmc

Sempre secondo DigiTimes oggi TSMC ha una quota del mercato delle fonderie dei chip pari al 55% del totale, quindi oltre la metà dei chip per dispositivi elettronici di alto livello sono prodotti da questa azienda. Una leadership a tutti gli effetti, che oggi nessuno può sfidare nel breve periodo: i suoi volumi di business sono di circa tre-quattro volte maggiori rispetto a quelli di Samsung e Intel. Il segreto del successo di TSMC è tutto da ricercare negli investimenti in ricerca avanzata, che pesano per l'8% del fatturato annuo.

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I chip più evoluti che oggi l'azienda produce sono i Qualcomm Snapdragon 888 e gli Apple A14 Bionic, entrambi con processo produttivo a 5 nm. Anche il nuovo SoC per computer e tablet Apple M1 è prodotto da TSMC, sempre a 5 nm.

TSMC ha già pronte le successive evoluzioni: durante un incontro con i suoi azionisti tenutosi ad aprile l'azienda ha confermato che dal 2022 comincerà a produrre chip con tecnologia a 4 nm e 3 nm.

Tra i nuovi progetti affidati a TSMC c'è la produzione delle prime GPU discrete della storia di Intel, chiamate Alchemist, che richiedono un processo produttivo a 6 nm.

TSMC crescerà ancoratsmc

I risultati finanziari del primo semestre 2021 di TSMC sono stati ottimi e ora l'azienda punta ad espandersi ulteriormente per avere una maggiore capacità produttiva a 7 nm, 5 nm e 3 nm, conscia anche che con l'attuale crisi dei chip la domanda è molto più forte dell'offerta e lo resterà ancora a lungo.

Al momento TSMC ha nove fabbriche a Taiwan con processo produttivo a 16 nm, 7 nm e 5 nm (i 4 e i 4 nm, come già detto, arriveranno nel 2022), due fabbriche in Cina con processo produttivo a 16 nm e due fabbriche in USA con processo a 5 nm, che sono ancora in costruzione e che diventeranno pienamente operative nel 2024.

Nel 2020 le fabbriche di Taiwan hanno lavorato al 90% della loro capacità, nonostante la pandemia, mentre le altre a ritmi assai inferiori. Risulta quindi chiaro che le linee produttive più evolute sono anche le più sature e che TSMC abbia intenzione di usare le future fabbriche statunitensi per offrire maggiore capacità: basti pensare che l'impianto a 5 nm in costruzione in Arizona ha un costo stimato di 12 miliardi di dollari. Da questo impianto verranno fuori i chip destinati ai due principali clienti americani di TSMC: Apple e Qualcomm.

L'incremento della produzione è necessario anche a far fronte ad un'altra domanda in forte crescita: quella di chip per il 5G e per l'intelligenza artificiale. Il futuro di TSMC, quindi, sembra più che roseo.



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https://it.wikipedia.org/wiki/ASML

https://formiche.net/2024/02/la-guerra-dei...e-tsmc/#content






Chip,

Asml nell’occhio del ciclone delle restrizioni statunitensi alla Cina




Di Alberto Prina Cerai



Asml




Giungono conferme che Smic avrebbe utilizzato dispositivi forniti da Asml per il chip di Huawei. Intanto, alcuni legislatori olandesi hanno avanzato critiche sulle misure restrittive del Dipartimento del Commercio americano. Ma i risultati aziendali sono molto positivi, nonostante il contesto di tensioni geopolitiche. La tecnologia custodita a Veldhoven rimane il punto critico, e ambito dalla Cina, della supply chain…


A poco meno di una settimana dalla pubblicazione del nuovo pacchetto di restrizioni all’export di tecnologia americana per il design e la manifattura dei chip da parte del Bureau of Industry and Security (Bis), iniziano a confluire alcuni dettagli scottanti sulla genesi del microprocessore nel Mate 60 Pro di Huawei.

Secondo Bloomberg, Smic avrebbe realizzato il chip utilizzando un dispositivo Duv, fornito da Asml, in combinazione con altre strumentazioni come dichiarato da una fonte anonima. La notizia confermerebbe, dunque, la bontà dei dubbi dell’amministrazione Biden sulla porosità delle precedenti misure e, forse, l’arrivo tardivo. Le quotazioni dell’azienda olandese sono diminuite dell’1% all’annuncio.

Tra le aziende direttamente coinvolte dalle misure statunitensi l’olandese Asml Holding, prima azienda europea nell’industria dei semiconduttori per capitalizzazione di mercato e principale custode – l’Economist la definisce “il più grande monopolio nel settore dei chip” – della tecnologia Euv, il processo a litografia ultravioletta per l’incisione dei circuiti integrati sui wafer di silicio. L’azienda collabora strettamente con Tsmc, Intel, Samsung e Nvidia per la realizzazione dei chip più avanzati, al di sotto della soglia critica dei 7 nanometri.

Le nuove misure, infatti, vietano all’azienda olandese di esportare in Cina la Twinscan NXT1930Di, qualora venisse utilizzato equipaggiamento di matrice americana per produrre chip avanzati, come confermato dal ceo di Asml, Peter Wennink. Si tratta di una macchina Duv (Deep Ultraviolet), di una generazione precedente alle Euv che ne sono la versione potenziata per restare al passo con la Legge di Moore. Entrambe eseguono lo stesso processo, ma le prime utilizzano una lunghezza d’onda maggiore, meno potente e quindi più suscettibili ad errori. La decisione di includere anche questi prodotti, inizialmente ritenuti non sensibili per le implicazioni di sicurezza nazionale che sovraintendono i controlli all’export, seguiva la logica che Smic, principale produttore foundry cinese, avrebbe potuto utilizzare una macchina Duv per realizzare, seppur con dubbi sulla scalabilità del processo, il microprocessore del nuovo smartphone di Huawei. Una concreta possibilità, a questo punto.

Attualmente Asml è l’unica azienda al mondo in grado di concepire e assemblare, da una platea di migliaia di fornitori, le macchine Euv che possono arrivare a costare ciascuna 200 milioni di dollari. L’ultimo modello, la High Na Euv, ne vale 300 ed è grande approssivamente come un camion. Verrà lanciata sul mercato entro la fine di quest’anno, e consentirà la produzione a 2 nanometri già annunciata da Tsmc. Altre aziende, come Canon e Nikon, sono attive nel segmento della litografia ma ben dietro la tecnologia di Asml.

Secondo il report sul terzo quadrimestre presentato dall’azienda mercoledì scorso, Asml ha riportato 6.7 miliardi di euro di vendite e 1.9 miliardi di profitti, e prospettato la possibilità di raggiungere entrate annuali tra i 30 e i 40 miliardi entro il 2025 contando sulle prospettive di crescita dell’industria della microelettronica grazie ad una serie di “megatrend globali”. I dispositivi Euv hanno contato per il 35% delle vendite, seguiti dai Duv (ArFi – Argon Fluoride Immersion), con i chip logici (quelli utilizzati per Gpu, Cpu e in generale microprocessori per IA) al 76% del segmento end-use seguiti da quelli di memoria (24%). Da un punto di vista geografico, la Cina rimane il mercato di riferimento con il 46% delle spedizioni (con una crescita di share di 22 punti percentuali rispetto al secondo quadrimestre, che denota un tentativo di acquistare più dispositivi possibili in previsione di ulteriori controlli sulle esportazioni) seguita da Taiwan (24%) e Corea del Sud (20%). È evidente che si tratta dei tre hub mondiali per capacità manifatturiera su chip maturi e avanzati, con aziende coreane che hanno i loro siti produttivi in Cina.

L’azienda ha già comunicato che si adeguerà alle restrizioni statunitensi e ritiene che l’impatto sul suo business sarà limitato dal momento che implicherà l’impossibilità di spedizioni ad un ristrettissimo numero di chipmakers cinesi capaci di fabbricare “chip avanzati” – con l’avvallo già acquisito dal Dipartimento del Commercio americano prima dell’entrata in vigore dei nuovi controllo sull’export – seppur la definizione sia sfuggente e non tenga conto di diverse tecniche per l’incisione dei circuiti integrati sui wafer di silicio, come il ricorso a dispositivi Duv.

Intanto, alcuni policymakers olandesi, intervenuti durante un dibattito parlamentare martedì, tra cui il ministro del Commercio Liesje Schreinemacher, avrebbero dichiarato che il governo non sarebbe di per sè contrario alle restrizioni imposte dagli Stati Uniti, ma piuttosto che “dovrebbero essere implementate in un’ottica europea” secondo quanto riportato da Reuters.

La pressione Usa sul governo olandese è fortissima sin dal 2019, quando l’amministrazione Trump di fatto lanciò l’offensiva su vasta scala su Huawei, HiSilicon e, in generale, alle ambizioni tecnologiche di Pechino nel campo dei semiconduttori. Nel corso di questi anni, i due paesi alleati hanno concordato, in via bilaterale, le restrizioni a cui si è aggiunto il Giappone (dal momento che le aziende nipponiche dominano il segmento dei fotoresistori, componenti essenziali per la manifattura dei chip).

La proposta di Schreinemacher sarebbe quella di allargare il tavolo e coinvolgere più attivamente gli altri stati membri in un dialogo multilaterale. Alcune conversazioni su questo aspetto sarebbero avvenute con il Commissario al Commercio, Valdis Dombrovskis, e al Mercato Interno, Thierry Breton. Resta da capire quale sia la ratio dietro a questa proposta. Al momento, l’Europa è fuori dai radar dell’azienda da un punto di vista commerciale, dal momento che non esistono sul continente – con l’eccezione della foundry di Intel in Irlanda – capacità di produzione avanzate, nonostante gli auspici di Breton con il passaggio dell’European Chips Act.

Sono confluiti, tuttavia, importanti investimenti di chipmakers come Tsmc, Global Foundries e STMicroelectronics per catturare il segmento automotive, che sarà trainante sulla domanda di chip in Europa con il passaggio ai veicoli elettrici (EV), e che stanno trainando con sè un ecosistema di aziende e fornitori.

È possibile che si tratti di una mossa per allargare la discussione su un piano transatlantico e di implementazione dei dialoghi nella cornice dello Us-Eu Trade and Technology Council, ma che rimane mera tattica politica dal momento che la notizia di Bloomberg, se confermata, confuterebbe ogni dubbio sulla ragionevolezza delle misure americane. È del tutto evidente che le restrizioni stiano urtando l’establishment a Pechino e i tentativi di sovranità tecnologica per prendere pieno controllo di asset abilitanti per i microprocessori avanzati. Le reazioni della Rpc, tra cui la weaponization delle materie prime critiche, tra cui grafite e i materiali semiconduttori (gallio, germanio), sono solo una prima risposta e che rischiano di avere conseguenze per le aziende europee e non solo.

L’obiettivo finale è puntare a creare un ecosistema localizzato, puntando sulla strategia della “Dual Circulation” e creando le proprie macchine Euv o simili. La società cinese Shanghai Micro Electronics Equipment prevede di lanciare sul mercato domestico il primo dispositivo a litografia a 28 nanometri entro la fine di quest’anno, un risultato tuttavia esiguo rispetto al gap che la separa da Asml.

Ma secondo altre ricostruzioni, nel caso specifico del chip di Huawei potrebbero esserci state altre vie. Il quotidiano olandese Nrc avrebbe infatti ricostruito, in un report di martedì, lo spionaggio industriale da parte di un impiegato cinese che lavorava per Asml e che sarebbe poi stato assunto da Huawei. L’azienda olandese ha dettagliato il furto di proprietà intellettuale, avvenuto nel 2022, nel report annuale rilasciato lo scorso febbraio affermando che, seppur la tecnologia in questione non fosse “materiale del business aziendale” potrebbe aver violato “i regolamenti in materia di controllo sulle esportazioni”.

Alcuni mesi prima Huawei aveva annunciato di aver depositato un brevetto per una macchina a litografia Euv. Se il furto in questione e la possibilità di utilizzare macchinari Duv nel corso dell’anno siano state le tessere mancanti di un progetto ordito per aggirare le restrizioni americane, rimane un ragionevole dubbio.





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https://tg24.sky.it/mondo/2024/03/25/cina-blocca-intel-amd








Cina, via libera al blocco dei chip Intel e Amd nei computer governativi

25 mar 2024 - 14:13







Le linee guida più rigorose sugli appalti pubblici cercano poi di mettere da parte Windows di Microsoft e i software di database esteri a favore di opzioni nazionali, di pari passo con lo scopo di localizzazione nelle imprese statali. Lo riferisce il Financial Times





Nuovo colpo nella "guerra dei chip" tra Cina e Stati Uniti. Il governo di Xi Jinping ha introdotto nuove linee guida per quanto riguarda la presenza di microchip statunitensi da computer e server governativi. Queste prevedono infatti la graduale eliminazione dei microchip prodotti dalle aziende americane Intel e Amd nei computer in uso nei server e nelle dotazioni informatiche governative.

La campagna per avere più soluzioni nazionali
Come riferisce il Financial Times, le linee guida più rigorose sugli appalti pubblici cercano poi di mettere da parte Windows di Microsoft e i software di database esteri a favore di opzioni nazionali, di pari passo con lo scopo di localizzazione nelle imprese statali. Questo si inserisce in una campagna su vasta scala per sostituire la tecnologia straniera con soluzioni nazionali. Intanto, a Pechino si è appena chiuso il China Development Forum, con lo scopo di risollevare gli investimenti dall'estero.



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Sibelco
azienda dal Belgio


Sibelco è un'azienda belga che sfrutta, tra le altre cose, la sabbia di quarzo . La sede centrale di questa azienda si trova ad Anversa . L'azienda conta 174 siti produttivi in ​​31 paesi del mondo, con 8.500 dipendenti, di cui 300 in Belgio. L'azienda è di proprietà di diverse famiglie belghe, tra cui la famiglia Emsens [1] .


Storia

Nel 1845 furono scoperti depositi di sabbia di quarzo durante lo scavo del canale Bocholt-Herentals vicino a Lommel , Dessel e Mol . Per estrarre questa sabbia, la società Sablières et Carrières Réunies (SCR) fu fondata nel 1875 da Antoon van Eetvelde e dal Crédit Général Liégois . Questa società si fuse con SCR-Sibelco nel 1896 . Il suo fondatore fu Stanislas Emsens. Nello stesso anno l'azienda acquistò una macchina a vapore per meccanizzare la cava di sabbia di Stevensvennen .

Intorno al 1910 erano attive anche molte aziende più piccole. La sabbia veniva trasportata verso le destinazioni utilizzando navi interne. SCR-Sibelco ha acquisito una vasta conoscenza tecnologica ed è stata anche attiva nell'identificazione e nell'apertura di numerosi nuovi siti, che hanno contribuito a ridurre i costi di trasporto. Oggi Sibelco gestisce più di 100 cave situate in tutto il mondo. Nel 1955 fu costruito un nuovo stabilimento per l'essiccazione e la macinazione della sabbia di quarzo. Nel 1983 fu costruito un nuovo allevamento a Lommel .

L'azienda olandese Ankerpoort NV, con otto società di produzione in Europa, è dal 1996 una filiale al 100% di Sibelco. Sibelco possiede la cava di sabbia argentata Sigrano a Heerlen .

Una ricerca catastale per l'anno 2016 ha mostrato che SCR-Sibelco era il più grande proprietario terriero privato nelle Fiandre, con più di 2.000 ettari di proprietà primaria direttamente o attraverso la sua controllata NMZ. [2]


A proposito di Sibelco
Fondata nel 1872, siamo cresciuti fino a diventare un'azienda multinazionale con attività in 31 paesi e un ampio portafoglio multiminerale. Lavoriamo in un'ampia gamma di settori, anticipando e soddisfacendo le mutevoli esigenze dei nostri clienti con soluzioni innovative che combinano materiali ad alte specifiche e supporto tecnico dedicato.

Tutto ciò che facciamo è guidato dal nostro scopo: soluzioni materiali che fanno progredire la vita . I nostri prodotti aiutano a costruire case, città e veicoli; sostenere la fornitura di energia rinnovabile, cibo e acqua pulita; per creare tecnologie come schermi di smartphone, circuiti stampati e semiconduttori.

Lo facciamo all’interno di un solido quadro di sostenibilità, bilanciando sempre la performance economica con la gestione ambientale e la responsabilità sociale.

https://www-sibelco-com.translate.goog/en?..._x_tr_hist=true






Edited by barionu - 29/4/2024, 12:55
 
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