Origini delle Religioni

GLI APOFASIMENI

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barionu
CAT_IMG Posted on 14/4/2021, 19:23 by: barionu
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RISORGIMENTO


La setta dei patrioti
gruppo segreto sotto le Torri


Muratori e i suoi Apofasimeni tra moti, attentati e sabotaggi
di ANTONIO FERRI VALERIO VARESI


16 MARZO 2011

Era già difficile pronunciare il loro nome, figuriamoci stanarli. Gli «Apofasimeni», erano la setta rivoluzionaria più determinata e feroce del Risorgimento italiano, qualcosa a cavallo tra i terroristi, le teste di cuoio e i Gurkha nepalesi guardie della regina. Per entrare a far parte di essi occorreva dimostrare «di aver già arrecato d anni ai nemici della nostra auspicata patria» come recitava un loro documento.

A Bologna la società segreta fondata da Filippo Buonarroti negli anni ' 20 dell' Ottocento, fu particolarmente attiva in attentati e azioni di sabotaggio e fu promotrice dei celebri «moti di Savigno» dell' agosto 1843, una vera e propria insurrezione condotta dal capo degli apofasimeni petroniani, vale a dire Pasquale Muratori.

A dare l' idea della determinazione degli affiliati restano le parole prestate in giuramento all' atto dell' entrata nella specialissima formazione: «Se mancassi a una delle parti o a tutto ho volontariamente giurato era scritto - che mi sian levati gli occhi dalla testa, strappata la lingua dalla bocca, tagliato e scorticato il corpoa pocoa poco, che mi vengano stracciate le budella, che un veleno corrosivo mi corroda...» e via enumerando atrocità. Degli «apofasimeni» fece parte anche Mazzini che a un certo punto volle includere questa accolita di estremisti nella «Giovane Italia» come una sorta di servizi o segreto. La struttura era prettamente militare divisa in «tende», «centurie», «castelli» e «campi» secondo schemi romani.

Tutti avevano un nome di battaglia e dovevano mostrarsi pronti al combattimento con la baionetta, tenere sessanta cartucce nella propria dotazione e custodire la coccarda rosso-verde-turchina consegnata al momento dell' arruolamento. Emblematico anche l' eroe a cui faceva riferimento la setta: Marco Bruto. E il giorno della festa della società era l' anniversario della morte di Cesare. Si potrebbe pensare chea far parte del raggruppamento segreto fosse «la bassa gente», ma all' interno vi si trovava un' umanità molto composita. Accanto a marinai, montanari, studenti e soldati, c' erano esponenti anche delle professioni liberali.

Fra essi i bolognesi Giuseppe Petroni, avvocato, che si arruolò nel ' 31. Poi Giuseppe Galletti, anch' egli avvocato e soprattutto tenutario del «covo» nella sua stessa abitazione da cui partivano le decisioni sulle azioni più efferate, inclusa la presa di Cento nell' ambito dei moti del ' 31. Ma tra i rivoluzionari c' era pure Augusto Aglebert, anch' egli attivo nel ' 31e poi schedato dalla polizia pontificia con la qualifica di massone.

Quindi l' avvocato Tognetti e Gabriello Rossi, che portò le idee di Saint Simon da Parigi, Come detto, l' azione più eclatante del gruppo fu la sollevazione di Savigno originata da una sorta di rastrellamento dei carabinieri, comandati dal capitano Castelvetri, contro i patrioti. Questi ultimi, già dall' otto agosto, si erano dati alla macchia per timore di incorrere nella repressione, ma fu il 10 agosto che Muratori decise di passare all' azione. Il procedimento contro i patrioti stava per prendere avvio quando lo stesso Muratori chiamò a raccolta tutti gli affiliati tra gli apofasimeni con l' ordine di «marciare su Savigno per le vie più brevi».





Ai promotori della rivolta si aggiunsero anche parecchi popolanie facinorosi. La marcia dei patrioti passa da Calderino e Monte San Pietro senza transitare da Bazzano per non destare sos petti. Si trattava di una formazione di circa 80 uomini che presto circondarono il locale in cui si erano asserragliati Castelvetri e il resto dei carabinieri. Nel conflitto vengono uccisi quattro di questi ultimi più un volontario tra gli assedianti, ma alla fine il capitano si arrendee viene fatto prigioniero.

Tuttavia, durante la marcia gli insorti apprendono d' essere inseguiti da una colonna di carabinieri, dragoni e soldati pontifici. Il panico prende la mano ai popolani uno dei quali, noto per essere particolarmente crudele, spara al capitano Castelvetri freddandolo. Da lì inizia una fuga precipitosa tra i monti che porta alla dispersione della truppa. Muratori riuscirà a riparare in Francia dalla quale ritornò nel ' 60 col grado di ufficiale medico dell' esercito italiano.




 
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