Origini delle Religioni

MARCO TRAVAGLIO

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CAT_IMG Posted on 30/1/2018, 13:01
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Edited by barionu - 7/5/2022, 12:35
 
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CAT_IMG Posted on 19/3/2019, 09:26
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Tutte coincidenze

di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 17 Marzo 2019



Avendo perso conoscenza da un pezzo, B. giura di non aver “mai conosciuto” Imane Fadil.

Naturalmente, come tutto ciò che dice da quando si sveglia a quando si corica, non è vero niente: nel 2010 la ragazza marocchina fu sei volte ospite delle “cene eleganti” ad Arcore, si esibì nella danza del ventre, ricevette da lui un anello e una busta con 5 mila euro, ma rifiutò l’invito a fermarsi a dormire da lui; e lo incontrò altre due volte, in un ristorante milanese e in un’altra villa in Brianza.


Ma il guaio peggiore non è che B. ha conosciuto Imane. È che lei ha conosciuto lui. E ha pure testimoniato contro. Se sia stata uccisa, da chi e perché, lo appureranno i giudici. Il cui prodest, una volta tanto, allontana i sospetti da B., che tutto poteva augurarsi fuorché il ritorno dei bungabunga sui giornaloni, che li avevano rimossi per riabilitarlo come leader moderato e argine al populismo.



Non solo: da viva Imane poteva essere contestata al processo Ruby-ter da Ghedini & C.;

da morta, i suoi verbali dinanzi ai pm valgono come prova inconfutabile.


Ma i vari ambienti criminali, italiani e internazionali, che circondano B. autorizzano i soliti sospetti di eccessi di zelo, favori non richiesti o messaggi ricattatori. Senza escludere la tragica coincidenza: l’ennesimo anello di un’impressionante catena di disgrazie occorse a persone che hanno incrociato la strada di B. e si sono messe di traverso.


Negli anni 70 i proprietari terrieri di Segrate che non volevano vendere al costruttore di Milano 2 ricevevano visite di uomini armati e cambiavano idea. Il 21 maggio 1992 Paolo Borsellino parla con due giornalisti francesi di indagini sui rapporti fra B., Dell’Utri e lo “stalliere” Mangano: due giorni dopo muore ammazzato Falcone, due mesi dopo pure Borsellino.


Nel ’93 un giovane attivista di Ravenna, Gianfranco Mascia, lancia i comitati Boicotta Biscione (BoBi). Il primo avvertimento anonimo gli arriva sul telefonino: “Smettila di rompere i coglioni. Sei una testa di cane. Bastardo. Vi spacchiamo il culo. Gruppo Silvio Forever”.


Il 24 febbraio 1994, a un mese dalle elezioni, Mascia viene aggredito da due uomini a volto scoperto che lo immobilizzano col filo di ferro, gli tappano la bocca con un tampone e lo violentano con una scopa. Il portavoce bolognese del BoBi, Filippo Boriani, consigliere comunale dei Verdi, riceve una busta con una lingua di vitello mozzata e un biglietto: “La prossima sarà la tua”. Autunno ’94: Edoardo Pizzotti, direttore Affari legali di Publitalia, viene licenziato in tronco dopo aver rifiutato di coprire i traffici di Dell’Utri & C. per inquinare le prove sulle false fatture del gruppo.

E riceve telefonate minatorie e mute a casa, provenienti (risulta dai tabulati) da Publitalia. Un anno dopo racconta tutto testimoniando al processo di Torino contro Dell’Utri per frode fiscale: subito dopo, due figuri dal forte accento campano lo avvicinano nel centro di Milano e lo salutano così: “Guarda che ti facciamo scoppiare la testa”. Nel luglio 1995 Stefania Ariosto inizia a raccontare al pm Ilda Boccassini quello che sa sui giudici comprati da Cesare Previti con soldi di B. La notizia rimane segreta per sette mesi, ma non per tutti. Alla vigilia di Natale, un pony express recapita alla Ariosto una scatola in cui galleggia nel sangue un coniglio scuoiato e sgozzato, con un biglietto d’auguri: “Buon Natale”.


Nel marzo 1996, dopo gli arresti, L’Espresso dedica allo scandalo Toghe sporche varie copertine con i verbali e le foto della Ariosto: il 22 maggio, a Camaiore, un incendio doloso polverizza la villa della vicedirettrice Chiara Beria di Argentine. Marzo 2001: Daniele Luttazzi mi ospita a Satyricon, su Rai2, per parlare fra B. e Cosa Nostra. Oltre alle minacce pubbliche del centrodestra, riceve lettere anonime, telefonate e visite di strani ladri in casa: “Il Giornale pensò bene di pubblicare la mia dichiarazione dei redditi, col mio indirizzo di casa ben visibile.

Oltre alle lettere, mi arrivarono alcuni dossier anonimi, pieni di informazioni sulla mia vita privata e le mie abitudini. Come per avvertirmi: ehi, guarda che sappiamo tutto di te”.


Negli stessi giorni Indro Montanelli, che mi ha difeso dagli assalti berlusconiani, riceve chiamate di insulti e minacce ed è costretto a cancellare le iniziali I.M. dal citofono di casa. Lo racconta a Repubblica: “La cosa più impressionante sono state le telefonate anonime. Ne sono arrivate cinque, una dopo l’altra, tre delle quali di donne. Non so chi avesse dato loro il mio numero, che è assolutamente introvabile… Quella berlusconiana è la peggiore delle Italie che io ho mai visto… Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo… Non sono spaventato: piuttosto sono impressionato, come non lo ero mai stato… Io non avevo mai preso parte alla campagna di demonizzazione: tutt’al più lo avevo definito un pagliaccio, un burattino… Queste storie su Berlusconi uomo della mafia mi lasciavano molto incerto.


Adesso invece qualsiasi cosa è possibile”. Nel 2003 il pm fiorentino Gabriele Chelazzi, che indaga sulla trattativa Stato-mafia e i mandanti occulti delle stragi, muore all’improvviso d’infarto a 59 anni. Nel 2006 il pentito Cosimo Cirfeta, imputato con Dell’Utri per aver depistato le indagini di mafia sull’inventore di FI, muore nella sua cella a Bari inalando il gas di un fornelletto da cucina. Nel 2009 scoppia Puttanopoli e le due testi-chiave se la vedono brutta: Patrizia D’Addario riceve strane visite in casa e alla sua ex amica Barbara Montereale qualcuno fa esplodere l’automobile. Nel 2012 parte il processo Ruby e il rag. Giuseppe Spinelli, cassiere di Arcore e custode dei segreti finanziari di B., viene rapito con la moglie e poi inspiegabilmente rilasciato in poche ore senz’alcun riscatto. Il 1° marzo 2019 muore Imane Fadil: l’ultima coincidenza.

Tutte coincidenze di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 17 Marzo 2019


Edited by barionu - 19/3/2019, 09:45
 
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CAT_IMG Posted on 28/3/2019, 08:55
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“Il Codice per finta” di Marco Travaglio

sul Fatto Quotidiano del 28 Marzo 2019



Siccome Roberto Formigoni è stato condannato a 5 anni e 10 mesi di carcere ed è in galera da ben 37 giorni, quindi gliene restano da scontare appena 2.193, politici e giornali “garantisti” si domandano angosciati cos’aspetti la magistratura a liberarlo e restituirlo quanto prima all’affetto dei suoi cari. Solo uno Stato di polizia tipicamente fascista, lo stesso che osò condannare Cesare Battisti all’ergastolo per appena quattro omicidi, può lasciar dentro per più di un mese un condannato a 70 mesi.


Infatti ieri i legali di Formigoni, con ampio sostegno di giuristi per caso e opinionisti un tanto al chilo, hanno chiesto alla Corte d’appello di Milano di annullare l’ordine di esecuzione del Pg Antonio Lamanna che aveva negato al Celeste corrotto le pene alternative al carcere: cioè la possibilità di scontare comodamente a domicilio la pena per uno dei più gravi casi di corruzione mai visti (6 milioni di tangenti da cliniche private in cambio di 200 milioni di soldi pubblici).

Ce l’hanno con la legge Spazzacorrotti, che ha esteso ai condannati per corruzione, concussione e peculato il divieto di pene alternative, già previsto per i colpevoli di mafia, terrorismo, contrabbando, traffico d’esseri umani, riduzione in schiavitù, prostituzione minorile, pedopornografia e violenza sessuale.

Il loro ragionamento è strepitoso: quando Formigoni derubava a man bassa la Sanità regionale, sapeva di commettere reati, ma dava per scontato che le pene previste per quei crimini fossero finte. E in effetti lo erano: anche nel caso improbabile che la condanna definitiva arrivasse prima della prescrizione, bastava tenersi sotto i 3-4 anni di pena o sopra i 70 anni di età e si andava ipso facto ai domiciliari o ai servizi sociali senza passare dal carcere. Ora invece quel giustizialista di Bonafede ha trasformato le pene finte in pene vere anche per i tangentari.

A prescindere dall’entità della condanna e dall’età del condannato. Ma, così, ha cambiato le carte in tavola: se Formigoni avesse saputo che le pene scritte nel Codice penale e nelle sentenze andavano scontate per davvero e non per scherzo, ben si sarebbe guardato dall’arraffare 6 milioni di mazzette, attenendosi al più scrupoloso standard di virtù.

Rubò solo perché sapeva di farla franca. Dunque, data l’“imprevedibilità” della Spazzacorrotti, è doveroso applicargli la legge più favorevole: quella di prima, fatta da quelli come lui per quelli come lui. È quel che sostengono giornalini e giornaloni, inclusi Corriere e Repubblica che da 27 anni invocavano l’Anticorruzione e ora strillano contro l’Anticorruzione perché sarebbe “retroattiva”.

Cioè perché non prevede una “norma transitoria” che salvi i condannati per reati commessi prima, ergo è incostituzionale. Purtroppo queste sono scemenze sesquipedali. E non lo diciamo noi, ma la giurisprudenza costante, anche a Sezioni Unite, della Cassazione. Che negli anni è stata chiamata più volte a pronunciarsi sulla presunta “retroattività” di norme relative all’esecuzione delle pene. E ha sempre stabilito che non si tratta di norme penali sostanziali (irretroattive per definizione: si applicano sempre quelle più favorevoli al reo), ma meramente applicative (che seguono il principio tempus regit actum: l’atto processuale è soggetto alla norma vigente quando viene compiuto).

Sentenza 24561/2006 delle Sezioni Unite sull’estensione del divieto di misure alternative per la violenza sessuale (governo Berlusconi-2): “Le disposizioni concernenti l’esecuzione delle pene detentive e le misure alternative alla detenzione, non riguardando l’accertamento del reato e l’irrogazione della pena, ma soltanto le modalità esecutive della stessa, non hanno carattere di norme penali sostanziali e pertanto (in assenza di una specifica disciplina transitoria), soggiacciono al principio tempus regit actum”. Idem la n. 24767/2006 sulla negazione dei benefici ai recidivi e per la n. 11580/2013 sul divieto di permessi premio per i sequestri di persona.

Per anni centrodestra e centrosinistra si sono fatti belli ampliando la lista dei reati “ostativi” ai benefici penitenziari e mai – tranne nel 2002 su terrorismo e schiavitù – hanno inserito norme transitorie per salvare chi li aveva commessi prima. E la Suprema Corte ha sempre ritenuto perfettamente legittimo applicare le nuove regole penitenziarie ai delitti antecedenti: si può punire solo chi si macchia di comportamenti che sono già reato, e con le pene previste in quel momento; ma le modalità di espiazione della pena le decidono i legislatori a prescindere dalle aspettative impunitarie dei colpevoli (tutt’altra faccenda chi patteggia una pena col pm in base a una regola che escludeva il carcere e poi rischia di finire dentro in base a una nuova: per questi casi, rarissimi e limitati nel tempo, una norma transitoria ci vuole e Bonafede la sta varando).


Del resto, i mafiosi che nell’agosto ’92, all’indomani della strage di via D’Amelio, furono prelevati dal grand hotel Ucciardone e blindati nelle supercarceri di Pianosa e Asinara grazie al decreto sul 41-bis, lo scoprirono sul momento. È lo stesso principio applicato da Bonafede sulla scia dei suoi predecessori e della Cassazione. Solo che prima valeva per stupratori, mafiosi, terroristi, pedofili, contrabbandieri &C.: tanti applausi e nessuna polemica.

Ora vale pure per i politici: e allora apriti cielo, non si può, è incostituzionale, vergogna. Ottime la Spazzaterroristi, la Spazzamafiosi, la Spazzapedofili, la Spazzastrupratori, la Spazzacontrabbandieri, la Spazzaschiavisti. Ma la Spazzacorrotti no. È la solita, vecchia, vomitevole giustizia di classe, camuffata da “garantismo” e smascherata già un secolo fa da Trilussa: “La serva è ladra, la padrona è cleptomane”.

“Il Codice per finta” di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 28 Marzo 2019
 
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CAT_IMG Posted on 6/4/2019, 18:30
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Bertolesso

di Marco Travaglio

Da un po’ di tempo non si avevano notizie di Guido Bertolaso, indimenticato capo della Protezione civile e commissario straordinario multiuso per terremoti, inondazioni, giubilei, frane, slavine, valanghe, visite papali, smottamenti, incendi boschivi, mondiali di ciclismo, emergenze rifiuti, eruzioni vulcaniche, aree marittime, relitti navali, grandi eventi, rischi bionucleari, aree archeologiche, G8, epidemie di Sars e tutte le calamità naturali possibili e immaginabili, tranne la più perniciosa: lui.


Le ultime cronache, dopo la sfortunata autocandidatura a sindaco di Roma (respinta persino dai compari forzisti), lo davano impegnato in Africa, con gran sollievo per il popolo italiano, meno per quelli africani. Ieri l’ha intervistato Radio Capital, gruppo Espresso, al TgZero (così chiamato per il suo livello di credibilità) in veste di aspirante salvatore della Capitale.

È lo stesso gruppo che ai bei tempi pubblicava inchieste sui disastri di Bertolaso: tipo quella di Fabrizio Gatti sui 400 milioni buttati nelle grandi opere alla Maddalena, in vista di un G8 che non si tenne mai perché proprio 10 anni fa venne dirottato fra le macerie dell’Aquila appena terremotata.

TgZero chiede a Bertolaso cosa ne pensi di due frasi che io non ho mai né pensato né pronunciato: “C’è un complotto dietro a tutti i disservizi, come sostiene Travaglio?”. “Travaglio dice che per le scale mobili della metro guaste c’è un sistema criminale spaventoso che sta reagendo perché non è più padrone come in passato”.

Io non ho mai parlato di “complotti dietro i disservizi” né di poteri criminali dietro le scale guaste. Ho risposto su La7 a una domanda di Giletti che un conto sono gli errori della giunta Raggi e gli scandali nella Capitale, un altro sono gli strani incendi agli impianti di smaltimento rifiuti (i due maggiori dati alle fiamme in tre mesi), i falò di cassonetti (oltre 600 in due anni), gli autobus anche nuovi in fiamme (60 in un anno e mezzo), i guasti concomitanti alle scale mobili in svariate stazioni della metro (20 in pochi mesi).

Ma soprattutto i tre bandi di gara per la raccolta rifiuti andati deserti (due nel 2018, da 105 e 188 milioni, uno nel 2019 da 225 milioni): mentre gli imprenditori chiedono investimenti per lavorare, com’è che nessuna impresa concorre a quelle lucrose commesse? Non il presunto complottista Travaglio, ma l’Antitrust ipotizza “un accordo tra le parti volto ad astenersi dalle gare, con la conseguenza che i medesimi servizi sono stati acquisiti da Ama a trattativa privata e a condizioni economiche più onerose” per la municipalizzata e più vantaggiose per i privati.

Non il complottista Travaglio, ma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa definisce “avvertimenti che conosco bene dalla Terra dei Fuochi” gli incendi agli impianti dei rifiuti. E non il complottista Travaglio, ma la Procura di Roma ipotizza un unico disegno criminale dietro i roghi ai Tmb del Salario e di Rocca Cencia.

L’ha scritto proprio Repubblica (stesso gruppo di Radio Capital) il 28 marzo: “Ama, pochi dubbi dei pm: unica regia dietro i due roghi”, “Emergenza rifiuti, verso l’unificazione dell’inchiesta su Tmb Salario e Rocca Cencia”, “C’è una regia unica per gli incendi Ama. I tecnici: sono dolosi”. Ma evidentemente a Radio Capital, oltre all’Espresso, non leggono neppure Repubblica.

E preferiscono attribuirmi cose mai dette per regalare un assist a Bertolaso. Questo impunito, nel senso etimologico del termine, mette tutto insieme – errori, colpe, inefficienze, disservizi e sabotaggi criminali – per darmi del “buffone” (lui a me!) e alla Raggi della “totale incapace”. Il che è possibile, forse probabile. Ma non spiega l’impressionante catena di eventi dolosi, difficili da ascrivere alla sindaca.

E poi: da qual pulpito. Se c’è un amministratore indubitabilmente più disastroso della Raggi, è proprio Bertolaso: tutti ricordano Napoli sommersa da cumuli di rifiuti ad altezza uomo, ma forse dimenticano – almeno a Radio Capital – chi era il commissario straordinario: Bertolaso, nominato da Prodi, fuggito per flop e richiamato da B. con una maleodorante scia di scandali e arresti.

Dall’alto di quella e di molte altre catastrofi, questo bel tomo sfodera l’intero repertorio dei luoghi comuni: perfino i topi, che lui pensa siano arrivati a Roma con i 5Stelle, invece fanno parte del paesaggio da secoli (“non c’è trippa per gatti” è una frase di Ernesto Nathan, mitico sindaco tra il 1907 e il 1913, che tagliò i fondi comunali del cibo per gatti, nella speranza che andassero a caccia dei topi, i quali spadroneggiavano pure in Campidoglio rosicchiando i documenti in uffici e archivi).


Poi annuncia la sua panacea per tutti i mali: “Appena questi si toglieranno di torno, vedrete che Roma tornerà ad essere la bellezza che era un tempo”. Magari col bollito Bertolaso sindaco, che ce la restituirà più bella e più superba che pria. Tipo la Maddalena con le grandi opere inutili di Bertolaso e della nota Cricca di Balducci, Anemone&C. che cadono a pezzi fra le sterpaglie. Tipo Napoli con la monnezza più alta del Maschio Angioino. Tipo L’Aquila, in macerie a 10 anni dal sisma.

Ora voi capirete che prendersi del “buffone” da un simile soggetto, quello che andava con la scorta a farsi “massaggiare” gratis al Salaria Village dell’appaltatore personale Anemone mentre il Tevere esondava, è un po’ troppo. Dunque Bertolaso verrà denunciato, come lui provò a fare con me e il Fatto tentando di spillarci 100 mila euro, invano. In quella causa, oltre a stabilire che avevo “riportato fedelmente alcuni fatti” e “notizie vere”, il giudice ritenne “temeraria” la sua lite e lo condannò a risarcire me, Padellaro e il Fatto con 6 mila euro, più 5 mila di spese.

Visto che ha nostalgia del tribunale, ci rivediamo lì.
 
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CAT_IMG Posted on 11/8/2019, 13:23
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L’amico del Cazzaro

– di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 11 Agosto 2019



Vuoi vedere che il Cazzaro Verde, da tutti dipinto come un genio della politica, l’ha pestata grossa?



Tre giorni dopo la genialata di buttar giù il governo in pieno agosto senza dimettersi da vicepremier e da ministro nè far dimettere i suoi, appare già un tantino incartato.


Da buon orecchiante improvvisatore, ha scoperto dalle ultime ripetizioni estive di Conte che l’Italia è una Repubblica parlamentare, le cui regole e procedure non consentono le elezioni prima di fine ottobre (se va bene).


Dunque il suo eventuale governo monocolore (“corro da solo”, anzi “vediamo”) con “pieni poteri” non potrebbe nascere prima di fine novembre-inizio dicembre. Non avrebbe il tempo di varare e far approvare la legge di Bilancio.


E partirebbe con una figuraccia mai vista, da Guinness dei primati: l’esercizio provvisorio col contorno di spread, speculazioni, infrazioni Ue ecc. In più il barometro dei social, che a noi fa un baffo ma per lui è legge, segnala fulmini e tempeste: insulti, critiche, pentimenti e sberleffi per il suo tradimento incoerente e incomprensibile. Più tempo passa, più la sua fuga per la vittoria potrebbe incontrare intoppi.



I trionfi, nella politica italiana, arrivano inattesi: quando sono troppo annunciati, si rivelano spesso cocenti delusioni. Ne sanno qualcosa Renzi e i 5Stelle, dati l’uno per sconfitto e gli altri come stravincitori alle Europee del 2014, salvo poi aprire le urne e trovarsi a parti invertite.

Che il fattore-tempo sia cruciale per le prossime elezioni, lo capiscono tutti. Lo capisce Salvini, che già dà segni di nervosismo perchè non si vota domani. Lo capisce Di Maio, che chiede il taglio dei parlamentari prima delle urne. Lo capisce Grillo, che chiede altri “cambiamenti” prima del voto, per rubare il tempo a Salvini.



Lo capisce Grasso, che propone a centrosinistra e M5S di uscire dall’aula quando la Lega voterà contro Conte, così mancheranno i numeri perché il governo siasfiduciato e Mattarella potrà lasciarlo al suo posto per fare poche cose (taglio dei parlamentari, legge elettorale e legge di Bilancio) prima delle urne a primavera e spostare le lancette dell’orologio salviniano.



Lo capisce persino Renzi che, pur animato da interessi di bottega, lancia segnali per il governo M5S-Pd che impallinò nel 2018. L’unico che non lo capisce è Zingaretti, che ieri ha letto Repubblica (“Votare subito. Ma c’è chi dice no”), poi ha dichiarato: “Votare il taglio dei parlamentari è un trucchetto per non andare al voto”.


Esattamente quel che dice Salvini. Il quale, come del resto B. per vent’anni, non ha nulla da temere: se ha un problema, glielo risolve il Pd.


(L’amico del Cazzaro – di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 11 Agosto 2019)

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CAT_IMG Posted on 2/4/2020, 07:48
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[quote="MaxpoweR"]Visto che l'articolo è molto lungo e pieno di riferimenti ad i link vi posto la versione scaricabile che ho stampato .pdf già tradotta in modo da avere anche la versione mainstream.

Fonte: [url]https://www.factcheck.org/2020/02/baseless-conspiracy-theories-claim-new-coronavirus-was-bioengineered/?fbclid=IwAR0kdhMQ8W1LZz2RHWQo3YWhc6NoFJcH7QXfeS2ygJT9Se-aUFnjP5d-izU[/url]

direi che il titolo è già molto eloquente di per se ahhaahahah stemmerde!

CITAZIONE
Teorie della cospirazione senza fondamento sostengono che il nuovo coronavirus è stato bioingegnerizzato - FactCheck.org

[/quote]

[b]GRAZIE MAX ![/b] [:305]



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[b]MIRACOLO A MILANO


di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano –[/b]




A scanso di equivoci e a prova di cretini (che il coronavirus sta preoccupantemente moltiplicando), noi siamo strafelici per il nuovo ospedale inaugurato alla Fiera di Milano.



Come saranno strafelici i malati di coronavirus che fra cinque giorni, quando la struttura aprirà, vi troveranno finalmente un posto letto di terapia intensiva, fra le migliaia di lombardi che attendono invano da giorni o da settimane un ricovero o anche solo un tampone, sempreché siano nel frattempo sopravvissuti.


[b] Il numero dei fortunati vincitori è ancora incerto, ma non appare comunque esaltante: il prode assessore Gallera garantisce “tra i 12 e i 24 posti”.[/b]

Cifra piuttosto misera da qualunque parte la si guardi.

Misera in termini assoluti: i posti di terapia intensiva della sola Lombardia sono passati in un mese di emergenza da 700 a 1600: dunque l’ospedalino in Fiera aggiunge appena uno 0,7-1,4%.

Misera in rapporto all’enfasi da Minculpop dei media forzaleghisti, roba da battaglia del grano, da bonifica delle paludi pontine e da conquista di Addis Abeba.

Libero: “La resa del Conte. Il Nord combatte il virus per conto proprio. Lombardia e Veneto in rivolta. Fontana si fa l’ospedale da solo”.

Il Giornale: “Miracolo a Milano: finito il super ospedale”, “Abbiamo creato un modello per tutto il Paese” (editoriale di una firma super partes: Bertolaso),

“L’ospedale simbolo della riscossa dove chi si ammala ritroverà il respinto”, “Un hub post-emergenza”.

La Verità: “Milano e Bertolaso fanno il miracolo: ‘La più grande rianimazione d’Italia’”.

Misera, soprattutto, rispetto al budget (50 milioni e rotti) e agli annunci. Il 12 marzo il geniale “governatore” Attilio Fontana parlava di “un ospedale da campo modello Wuhan da 600 posti letto di terapia intensiva in una settimana”. Il 13 era già sceso a “500 letti”, ma accusava la Protezione civile di “non voler fornire quanto promesso” e s’impegnava a “fare da soli con fornitori internazionali”. Il 16 ingaggiava per la bisogna Guido Bertolaso che – assicurava il garrulo Gallera – “ha una fama internazionale e un nome che ha un peso sulla scena mondiale e può avere accesso a rapporti con aziende e governi”.


Intanto Fontana, quello che faceva da solo, tornava a piatire dalla Protezione civile. Il 17 B., dal confino in Costa Azzurra, donava 10 milioni e San Guido, ringraziandolo per il “gesto d’amore”, diceva che la somma bastava per il “reparto da 400 posti di terapia intensiva in Fiera”. I posti scendevano e i fondi crescevano (10 milioni da Caprotti, 10 da Moncler, 10 da Del Vecchio, 2,5 da Giornale e Libero, 1,5 dell’Enel e molte donazioni private anonime) e i respiratori arrivavano.

Ma non grazie a Bertolaso, bensì alla famigerata Protezione civile (“ce ne mandano 200”, trillò il loquace Gallera) e all’orrido commissario Arcuri (“ci ha assicurato materiali”, ammise l’acuto Fontana). Il 29 marzo Salvini twittò giulivo: “Promessa mantenuta, miracolo realizzato: 53 posti letto che possono arrivare a 241”, come se 600 o 500 fosse uguale a 241 o a 53. Ma era ancora ottimista, perché anche i 53 restano un sogno: il dg del Policlinico, Ezio Belleri, ricevendo in dono cotanto prodigio, precisa che i 53 si vedranno forse “alla fine della prima fase dei lavori”, mentre al momento siamo fra i 12 e i 24.

Che il sagace Fontana, facendo buon peso, porta a “28 posti”. Non proprio la “terapia intensiva più grande d’Italia” strombazzata all’inaugurazione dell’altroieri dal governatore mascherato.

A proposito: che diavolo hanno inaugurato l’altroieri, visto che il grosso del presunto ospedale è ancora un cantiere e i letti “pronti subito” (cioè fra cinque giorni) sono tra un ventesimo e un decimo della metà di quelli annunciati?


Nello stesso lasso di tempo (14 giorni) le donazioni private di Fedez, Ferragni &C. han consentito di ampliare di 13 posti la rianimazione del San Raffaele senza tanto clamore.

[b] Ancor meglio ha fatto il Sant’Orsola di Bologna, che in soli 6 giorni ha creato un nuovo padiglione di terapia intensiva da 30 posti senza rompere i maroni a nessuno né consultarsi con Fontana&Bertolaso.[/b]

A Bergamo, in meno di due settimane, gli alpini con l’aiuto di russi, cinesi e cubani han tirato su un ospedale da campo da 140 posti, fra terapia intensiva e subintensiva, che è il decuplo del miracolo a Milano (quindi, col metro di Fontana&C., dev’essere il più grande della galassia). E l’han fatto in silenzio, senza grancasse, trichetracche e cotillon.


[b]E senza cerimonia di inaugurazione, cioè senza quell’immondo e contagioso assembramento di assessori, politici, giornalisti, cineoperatori, fotografi, saprofiti, umarell e professionisti del buffet accalcati l’uno sull’altro visto alla Fiera di Milano: roba che, se fosse avvenuta per strada, li avrebbero arrestati tutti in blocco per epidemia colposa o forse dolosa.[/b]

Subito dopo, Attilio The Fox s’è scagliato contro la ministra Lamorgese, pericolosamente competente e rea di aver precisato che i bambini hanno diritto al passeggio almeno quanto i cani.

Quindi noi restiamo strafelici se a Milano c’è un nuovo ospedale, sia pure da 12/24 posti che si riempiranno in tre secondi. Ma, con 50 milioni di donazioni, si poteva fare qualcosina in più (o è normale che ogni posto letto costi 4 o 2 milioni?).

Avremmo preferito se chi ha inaugurato il Berto-Hospital non ne avesse chiusi a decine nell’èra Formigoni e ne avesse aperto qualcuno coi miliardi regalati alle cliniche private.


E ora preferiremmo che la giunta lombarda si assumesse le proprie responsabilità, anziché tentare goffamente di nascondere dietro le parate e le trombette il record mondiale di morti della Lombardia e la Caporetto della sua “sanità modello”.


[b]Gli ospedali, anche di un solo posto letto, sono utilissimi.


Purché i mercanti in Fiera non li trasformino in baracconate elettorali.[/b]


Edited by barionu - 21/5/2020, 14:04
 
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CAT_IMG Posted on 3/2/2021, 18:14
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di Marco Travaglio

– Il Fatto Quotidiano




Non è vero che l’esplorazione di Fico sia stata totalmente inutile.

Non ci ha ridato un governo, ma almeno ha spiegato fino in fondo a chi ancora avesse dubbi cosa c’era dietro la crisi più demenziale e delinquenziale del mondo scatenata da Demolition Man: al netto delle ragioni psicopolitiche, dall’invidia per la popolarità di Conte alla frustrazione per l’unanime discredito che lo precede su scala mondiale (Arabia Saudita esclusa),

ci sono l’inestinguibile bulimia di potere,

l’acquolina in bocca per i 209 miliardi in arrivo,

la fame atavica di poltrone del Giglio Magico

e la congenita allergia per una giustizia efficiente e uguale per tutti.


Mentre a favore di telecamere andava in scena lo spettacolo dei tavoli tematici – una farsa dove Iv chiedeva di tutto e di più, forse anche Nizza e Savoia e l’Alsazia-Lorena, e i 5Stelle aprivano financo al “lodo Orlando” per rivedere la blocca-prescrizione se entro sei mesi non fosse passata la legge Bonafede accelera-processi – dietro le quinte si discuteva della ciccia: le famigerate “poltrone”. Mister Due per Cento vi è talmente allergico che voleva passare da due a tre o quattro. Possibilmente anche per la solita Boschi, possibilmente alle Infrastrutture per perpetuare e anzi ingigantire la tradizione dei conflitti d’interessi (Maria Etruria è indagata con l’Innominabile per finanziamenti illeciti, anche da Toto, concessionario autostradale di cui sarebbe diventata il concessore).



Che fosse tutta una questione di poltrone era chiaro fin dall’inizio a tutti, fuorché alle civette sul comò dei talk pomeridiani, che ogni giorno si arrampicano sugli specchi per dar la colpa ora a Conte, ora ai 5Stelle, ora al Pd, ora a fantomatiche “crisi di sistema” pur di proteggere il loro beniamino nell’unico luogo in cui ancora lo prendono sul serio: certi studi televisivi. Il bello è che il noto frequentatore di se stesso, oltreché ai ministri suoi, pretendeva pure di scegliere quelli altrui. Cominciando, indovinate un po’, da Bonafede, Azzolina, Gualtieri e Arcuri, per mettere le mani su Giustizia, Tesoro, Scuola e acquisti anti-Covid. Mentre le civette ancora gli guardavano le spalle, il Tafazzi di Rignano confessava tutto ai suoi (e all’Ansa): “Crimi non cede su nessun nome”. E meno male che non era una faccenda di poltrone.

Ora, perché le cose non finiscano male con governissimi o altri orrori, basta che M5S, Pd e LeU siano coerenti e dicano un garbato ma fermo no all’ammucchiata del Colle e di Draghi, per salvare l’unica coalizione che può competere con queste destre: la via maestra è il rinvio di Conte alle Camere;

e, in caso di sfiducia, il voto al più presto possibile.

Di regali a Salvini & C. ne ha già fatti troppi il loro cavallo di Troia.
 
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6 replies since 30/1/2018, 13:01   153 views
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