Origini delle Religioni

DÈI CHE MUOIONO E RISORGONO

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roxi
CAT_IMG Posted on 3/4/2018, 18:38 by: roxi
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Dèi che muoiono e risorgono: è pagano, ragazzi.

Fatevene una ragione.


Parte 3

Di Richard Carrier

29 Marzo 2018

[Traduzione di roxi]


Un’infinita pletora di dèi ed eroi risorti

Mettinger copre soltanto una frazione degli esempi che ho appena analizzato (e nessuno di quelli che esaminerò prossimamente), e già può concludere che "gli dèi che muoiono sono dèi che risorgono o tornano a nuova vita" (p 217) e "ci sono ... dèi che muoiono e risorgono molto prima dell'era cristiana", come conclude per Tammuz, Baal e Melqart; e anche Osiride; e probabilmente, egli ammette, il levantino Adone (pagina 218). Aggiungete a questi gli esempi che ho portato io, e questo diventa ancor più chiaramente il caso. Non sono tutti dello stesso esatto "tipo", conclude Mettinger (ad esempio non sono tutti "dèi della tempesta"), ma mostrano tutti una tendenza alla "associazione e sincretismo" (p.221). E questi "dèi che muoiono e risorgono” erano conosciuti in Palestina ai tempi del Nuovo Testamento" (pagina 220). Quindi non c'è modo di spiegarlo. Tutto quello che Mettinger poi dice che è diverso tra Gesù e le poche divinità che esamina (pagina 221), è tutto spiegabile come struttura comune della religione misterica ellenistica oppure come elemento ebraico del sincretismo.

La morte e la resurrezione di Gesù è un singolare evento apocalittico piuttosto che una parte di un ciclo eterno ... perché questo è il contributo ebraico fuso con il motivo del morire e risorgere. È esattamente così che un dio che muore e risorge verrebbe giudaizzato. lo stesso vale per il ruolo della magia di sangue sacrificale ed espiatoria che conforma la sua morte, che è esattamente una replica della magia espiatoria del Tempio ebraico (Gesù diventa così lo Yom Kippur: per esempio OHJ, Element 18, pp. 143-45; pp. 402-07 ecc.), fondamentale per la soteriologia ebraica. Quindi possiamo già aspettarci questo anche nella creazione di un culto di un salvatore ebreo. Nel frattempo i contributi ellenistici includono il ruolo di Gesù come essere divino incarnato (e perciò un semidio e non completamente umano), a questo proposito prendendo molto da vicino il modello di Romolo (che anche era un essere celeste preesistente che assunse un corpo mortale; e, nel mito, era anche nato da una donna umana), ma come abbiamo visto, abbondavano molti altri mortali e semidèi risorti che potevano ispirare lo stesso concetto. Allo stesso modo, l'abbandono del contesto agricolo comunitario e la sua sostituzione con un'interpretazione della salvezza futura individuale, è esattamente ciò che accadde a molti altri dèi risorti (come Osiride e Adone) proprio in conseguenza dell'influenza delle religioni misteriche ellenistiche.

Questo diventa sempre più chiaro quando iniziamo a gettare una rete più ampia e cerchiamo tutti i miti di dèi ed eroi risorti, di qualsiasi tipo.

Quando prendeva in giro i cristiani per i loro assurdi credi religiosi, il critico del II secolo Celso elencava tutta una serie di altri dèi ed eroi risorti, ed accusava i vangeli di emularne i miti. Dice che le leggende di personaggi che ritornavano dai morti includevano Zalmoxis, Pitagora, Rampsinito, Orfeo, Protesilao, Ercole e Teseo. Alcuni di questi erano veri miti di resurrezione; altri, solo visitatori della (e fortunati fuggitivi dalla) terra dei morti. Ma in ogni caso, Origene dice che Celso "sosteneva che questi eroi scomparivano per un certo tempo, e si ritiravano segretamente dalla vista di tutti gli uomini, ed in seguito davano ad intendere che avessero fatto ritorno dall'Ade, poiché tale è il significato che le sue parole sembrano trasmettere "(Contro Celso 2.56). In altre parole, Celso stava offrendo una spiegazione polemica dei miti di risurrezione pagani (che in realtà erano tutti dei raggiri), proprio come i critici che Erodoto citava per Zalmoxis, e quindi suggeriva che i cristiani stavano facendo lo stesso con Gesù. Ma questo implica, ancora una volta, che il credo popolare sosteneva che queste resurrezioni erano vere. E di conseguenza, l'unica difesa di Origene non è che questi non erano dèi che davvero morivano, o che non rivendicassero di essere morti, ma che Gesù non avrebbe potuto fingere di essere morto, come Celso sosteneva che questi altri dèi avevano fatto. Origene accettava perciò pienamente il punto di Celso: che gli dèi e gli eroi risorti erano un luogo comune nella mitologia popolare. Origene poteva solo sostenere che Gesù era l'unico vero.

Abbiamo già trattato di Zalmoxis ed Ercole. Ma cosa intendeva Celso nel citare Pitagora, Rampsinito, Orfeo, Protesilao e Teseo? Lo stesso Pitagora , stando a quel che si dice, dichiarava di essere tornato sulla terra dopo essere rimasto intrappolato negli inferi per "duecentosette anni", anche se le nostre fonti non dicono in che modo affermava di essere finito lì (Diogene Laerzio, Vita di Pitagora 15). Rampsinito (probabilmente Khaemweset) era un leggendario faraone egiziano che visitò l’Ade e ne fuggì (Erodoto 2.122); ma poiché andò lì da vivo (e non da morto), la sua storia non è un mito di resurrezione. È più simile al racconto di Odisseo, che scese nella terra dei morti e ritornò sano e salvo (grazie alla magia). Similmente, Orfeo visita da vivo il mondo sotterraneo e ne sfugge incolume. Forse Pitagora intendeva qualcosa di simile. Quindi Celso li sta soltanto includendo come esempi di uomini che (insinua) hanno solo "inventato" un soggiorno tra i morti e un ritorno tra i vivi, anche se non tramite la resurrezione. Gli altri sono più interessanti ...

Protesilao viene ucciso sulle rive di Troia. Decisamente morto. Adempiendo così un oracolo secondo il quale sarebbe stato effettivamente ucciso. Gli viene poi concesso di risorgere dai morti per un breve periodo di tempo per visitare e fare sesso con sua moglie (per un elenco di fonti antiche che raccolgono la storia, si veda Ovid Heroides di James Reeson, pagina 115). Come dice Mark Fullmer nel suo libro del 2007 Resurrection in Mark's Literary-Historical Perspective, "il romanziere neroniano Petronio si burla apertamente della nozione di resurrezione"mettendo sullo stesso livello la "resurrezione" del suo pene (dall'impotenza: Petronio, Satyricon 140.frg.2) e la resurrezione di dèi ed eroi come Protesilao.

Un'analogia, osserva Fullmer, che implica che il pubblico del primo secolo intendeva il ritorno di Protesilao come una resurrezione fisica, e non solo come un fantasma. Fullmer esamina molti altri esempi di presa in giro delle storie di resurrezione (che significa, storie di resurrezione pagane) nella prosa antica, mostrando una consapevolezza della popolarità di questi credi tra le classi inferiori; allo stesso modo (egli documenta) nella narrativa antica, con persone che vengono scambiate per morte, tombe trovate vuote e il loro ritorno alla vita immaginato come miracoloso. C'erano opere teatrali in cui persino i cani muoiono e resuscitano dai morti! (Plutarco, Sull'intelligenza degli animali 973e-974a). Ciò comporta un intero zeitgeist di ressurrezio-mania che questi lavori prendevano in giro o ridicolizzavano.

Teseo, il leggendario re ateniese, è un esempio ancora migliore. Fu visto dai soldati uscire dalla tomba e combattere dalla parte degli Ateniesi a Maratona. Pausania riferisce che anche l'arte ateniese commissionata solo trenta anni dopo la guerra, raffigurava Teseo "che risorgeva dalla terra" a Maratona (Descrizione della Grecia 1.15.3, si veda lo studio in Not the Impossible Faith, 121, 12). Plutarco, che trovava i cadaveri disgustosi, lo chiama fantasma (in Vita di Teseo 35-36), sebbene Teseo avesse bisogno di un corpo per combattere fisicamente i soldati nemici. Poiché ovviamente questo significava che poteva essere toccato allo stesso modo del Gesù risorto, si dovette pensare che Teseo fosse risorto in un nuovo corpo soprannaturale - il corpo di un dio - lasciando la sua carne nella tomba. Proprio come probabilmente Paolo insegnava su Gesù. Come per Romolo ed Ercole (ma a differenza di Osiride), il corpo di carne che muore viene bruciato o disintegrato o lasciato indietro, ed essi riacquistano la vita in un nuovo corpo divino di roba superiore. Solo un altro cambiamento teologico sulla resurrezione come concetto generale.

Celso altrove aggiunse Dioniso e Asclepio ai suoi esempi di miti della resurrezione (di cui abbiamo già parlato) e anche i Dioscuri. I Dioscuri erano fratelli semi-mortali che muoiono ripetutamente per scambiarsi di posto nel mondo degli inferi, il che comporta che anche loro risorgono dai morti alla vita ripetutamente, altrimenti non potevano continuare a morire (Contro Celso 3.22). E non erano l'unica coppia a fare questo. Sappiamo di molte altre coppie come questa; e infatti Plinio il Vecchio diceva che gli dèi "vivono e muoiono a giorni alterni" erano popolari nella credenza pubblica (alternis diebus vivientes morientesque: Storia naturale 2.5). Solo un altro modo di essere un dio che muore e risorge.

Allo stesso modo Celso aggiunge Aristea di Proconneso, puramente mortale, che morì e il cui cadavere scomparve, poi fu ritrovato di nuovo vivo, essendo ritornato dalla terra dei morti - una risurrezione che in effetti si può avere (Origene, Contro Celso 3.26). In particolare, Gesù fece lo stesso, il suo cadavere risorse da dove era stato deposto e tornò a visitare i suoi discepoli solo dopo aver visitato gli inferi (1 Pietro 3: 18-19), proprio come Aristea (la cui storia risale a ben prima del Cristianesimo, nelle Storie di Erodoto, che erano ampiamente lette, cfr 4,14).

Ancora una volta, le differenze non sono rilevanti: si capiva, semplicemente, che ciascuno dei Dioscuri sarebbe risorto dai morti ogni anno, e poi sarebbe morto; che Aristea morì e resuscitò dalla morte. E questi sono umani e semiumani. Perciò, nella mitologia popolare, non erano solo gli dèi che resuscitavano dalla morte. Le resurrezioni erano ovunque. Il tipo di resurrezione poteva variare (poteva essere un'eterna resurrezione in un corpo soprannaturale, come per Romolo, o si poteva tornare di nuovo ad una vita semplicemente mortale, come Aristea), ma è solo una questione di perfezionamenti teologici esoterici di un concetto più generico ma onnipresente: cioè che gli uomini e gli dèi potevano essere, e spesso lo furono, resuscitati dai morti.

E non è tutto.

Asclepio non era solo un semidio resuscitato (come ho già detto), ma fu egli stesso l’eminente "resuscitatore dei morti", un motivo importante del perché i pagani lo tenevano in così grande considerazione. Poiché il contemporaneo di Celso, Giustino, non poteva negarlo, fu spinto a sostenere che "il diavolo" dovette aver introdotto "Asclepio come il resuscitatore dei morti" al fine di minare in anticipo il messaggio cristiano (Dialogo 69). Cosa importante, prima della sua resurrezione, Asclepio aveva resuscitato diverse altre persone dalla morte: da alcuni racconti, Tindaro (Plinio il Vecchio, Storia Naturale 29.1, Luciano, La danza 45); da altri, Ippolito, (Apollodoro, Biblioteca 3.10.3); e da altri ancora, Capaneo, Imeneo, Glauco, Orione, Licurgo, le figlie di Proeto, e così via (si veda la raccolta di fonti in Edelstein & Edelstein, Asclepius, pp. 39-41). In altre parole, innumerevoli storie di morti resuscitati abbondavano, solo in relazione alle sole leggende di Asclepio. Perciò Elio Aristide, un devoto seguace di Asclepio, suppose, semplicemente, che tutto il suo pubblico pagano credeva che un dio potesse resuscitare un uomo morto (Discorso funebre in onore di Alessandro 32,25).

E poi, come ho scritto anni fa in Not the Impossible Faith:

“Infatti, sia Luciano che Apuleio riportano la credenza comune che la resurrezione dei morti ("richiamare in vita i cadaveri putrefatti", come diceva Luciano beffardamente) fosse uno dei poteri che ci si aspettava che uno stregone possedesse, e la stregoneria era molto popolare tra la maggioranza dei pagani. Perciò, in Apuleio lo stregone di fantasia Zatclas resuscita Telifrone dai morti. Ma tra le affermazioni "storiche", Apuleio riferisce una resurrezione "medica" effettuata da Asclepiade. Si credeva che anche Apollonio di Tiana avesse resuscitato dai morti una ragazza, usando un incantesimo. Nel 4 ° secolo AEC Eraclide del Ponto raccontava che, attraverso un’arte misteriosa, Empedocle "conservò per trenta giorni il corpo di una donna morta, senza polso e senza respiro " e poi "mandò via viva la donna che prima era morta". Proclo riferisce che Eurino di Nicopoli fu "sepolto davanti alla città" dai suoi parenti "ma poi" ritornò in vita dopo il quindicesimo giorno dalla sua sepoltura "e visse ancora molti anni ,e Rufo di Filippi, un sommo sacerdote pagano,"morì e tornò in vita il terzo giorno", vivendo abbastanza a lungo per raccontare la sua incredibile storia.

Plinio il Vecchio riferisce che c'erano molte storie simili credute da molte persone, con e senza il ruolo della magia. Dice che Varrone riferì in due diverse occasioni di aver visto "una persona portata alla sepoltura su un catafalco, che tornò a casa a piedi", oltre a testimoniare l'apparente risurrezione del suo zio acquisto Corfidio. Plinio riporta anche che al marinaio Gabieno fu tagliata la gola "e quasi recisa di netto", eppure ritornò dai morti quella sera, per riferire della sua visita all’Ade. Platone riporta una storia simile raccontata da Alcinoo su Er il Pamfiliano, che "fu ucciso in battaglia" e dieci giorni dopo il suo corpo fu recuperato e riportato a casa, poi "al momento del suo funerale, il dodicesimo giorno, mentre giaceva sulla pira, resuscitò "e" dopo essere tornato in vita, riferì quello che diceva di aver visto nell’aldilà". In una storia simile, il comandante siriano Bouplagus risorge dalla morte su un campo di battaglia cosparso di corpi (malgrado fosse stato pugnalato dodici volte) mentre i soldati romani depredavano i corpi, e punì i romani per aver depredato i morti. La giovane Philinnion tornò in vita per far visita al suo amante. Il perfido Arideo morì per una caduta, ma tornò in vita "il terzo giorno" per riferire il suo viaggio in cielo, e fu così trasformato da ciò che apprese lì, che da allora in poi condusse un’impeccabile vita di virtù. Timarco passò due notti e un giorno in una sacra cripta, e durante questo periodo morì, visitò il paradiso e ritornò.

Alla fine, Plinio il Vecchio dice che sapeva anche di "casi di persone che apparivano dopo la sepoltura" ma scelse di non discuterli perché il suo libro parlava di "opere della natura, non di prodigi". Questo, tuttavia, dimostra che tali storie furono trasmesse e credute da molte persone. Plinio stesso non dice quello che lui credeva, ma solo che queste storie non erano il soggetto del suo libro. Ma ancora ricorda numerosi ritorni dalla morte, e come abbiamo visto ce ne sono molti, molti altri. C'erano anche leggende e storie di persone resuscitate per mezzo di erbe magiche. Sembra che ci sia stata una credenza popolare che l'Imperatore Nerone sarebbe tornato, o ritornò, dalla morte. Sono registrati anche diversi casi di "fantasmi" che tornavano dalla tomba, dove il "fantasma" aveva chiaramente un corpo fisico. La resurrezione era in realtà un tema comune nella narrativa sacra pagana. Petronio si faceva beffe di questo tema, facendo intraprendere al suo eroe un pellegrinaggio per "resuscitare" il suo pene impotente, e Plutarco menziona un'opera teatrale presenziata da Vespasiano, in cui un cane faceva credere di morire e resuscitare dai morti".

Le fonti primarie per ognuna di queste affermazioni sono fornite nel libro (Not the Impossible Faith, pp. 88-89, note alle pp. 122-23). Non dovremmo essere affatto sorpresi dal fatto che Luciano ci dica che il pagano Antigono gli aveva detto: "Conosco un uomo che è venuto in vita più di venti giorni dopo la sua sepoltura, e che aveva frequentato il compagno sia prima della sua morte che dopo essere tornato in vita"L’amante della Menzogna, 26). Come dice giustamente Fullmer, "il concetto di resurrezione non era ‘del tutto estraneo al pensiero greco-romano prima dell'avvento del cristianesimo’, ma ricorre piuttosto nel pensiero popolare" (Resurrection, 72).

Facciamo il punto della situazione

Tutti questi diversi tipi di morte e resurrezione, tutte queste diverse resurrezioni di uomini morti, dèi e semidei - così tanti tipi, così tante versioni, così comunemente credute - dimostrano che dappertutto il pubblico antico era affascinato dall'idea della resurrezione, o del ritorno dai morti. E credevano in innumerevoli miti che vertevano esattamente su questo. E trasformarono anche alcuni di quei miti in speranzosi modelli di culto per la loro salvezza personale: il dio risorto, che conferiva loro lo stesso dono di un futuro ritorno alla vita. Avrebbero dibattuto a quale tipo di vita futura avrebbero voluto ritornare - nella stessa carne in cui erano morti, o in una carne migliorata e resa immortale, o in un corpo completamente nuovo e superiore - ma per ogni fantasia, c'era un mito che la soddisfaceva. I cristiani discutevano anche su che tipo di resurrezione volevano che li aspettasse; su questo punto non erano più uniti dei pagani. Ma non erano nemmeno diversi da loro. I cristiani non stavano proponendo qualcosa di nuovo. In realtà, stavano entrando in un gioco già popolare.

Infatti, lo storico pre-cristiano Teopompo scriveva che "secondo i Magi [zoroastriani], gli uomini saranno resuscitati e diventeranno immortali" nell'apocalisse. La nozione stessa di resurrezione, in particolare del mondo intero alla stabilita fine dei tempi, era essa stessa pagana. Entrò nel giudaismo solo nei secoli che precedettero l’affermazione del cristianesimo. A quel punto, i cristiani potevano perfino non aver saputo che originariamente l'idea era pagana; anche se l'insegnamento zoroastriano era ampiamente conosciuto in tutto l'Impero, e divenne persino una componente del culto di salvezza del mitraismo, estremamente popolare nello stesso periodo in cui il cristianesimo ebbe inizio, laddove il mitraismo fu in effetti un'ellenizzazione dello zoroastrismo persiano in una religione misterica più familiare. (Vedi la mia discussione completa su questo fatto in Not the Impossible Faith, pp. 85-86 e 100-05). Varie diverse idee di resurrezione furono anche adottate da diverse sètte ebraiche; non esisteva un'unica idea monolitica "ebraica" della resurrezione, ma c’erano molte e varie idee su di essa. (Vedi la mia discussione su questo fatto in The Empty Tomb, pp. 107-18.)

In queste visioni del mondo, all'epoca, veniva essenzialmente insegnato che anche noi risorgeremo dalla morte per diventare dèi. Il cristianesimo non era diverso dagli altri nel suggerire lo stesso. Anche il suo uso di un modello di esempio nella sua figura di salvatore, simulava analogamente una pratica popolare di costruzione di divinità salvatrici che morivano e risorgevano, il cui trionfo sulla morte anche noi possiamo condividere, attraverso il battesimo e la comunione.

Conclusioni

Molti di questi dèi avevano altri miti, con storie e destini diversi immaginati per loro. Ma questo era vero anche per Gesù, per il quale sètte cristiane in competizione tra di loro (e anche polemisti anticristiani) intessevano e insegnavano storie diverse su ciò che realmente accadde a Gesù, su come la sua resurrezione fu effettivamente attuata, e così via. In alcune versioni, Gesù non muore (ad esempio, qualcun altro prende il suo posto sulla croce sotto mentite spoglie, secondo gli insegnamenti del Secondo Trattato del Grande Seth). In alcune versioni, Gesù non risorge (ad esempio, vive solo spiritualmente in cielo, secondo gli insegnamenti del Vangelo di Tommaso). Ma proprio come possiamo scegliere di concentrarci su una versione popolare del suo mito che vogliamo spiegare (quella in cui è un vero dio che muore e risorge - sia che risorga nel suo cadavere redivivo, secondo i Vangeli, o in un nuovo super-corpo, secondo Paolo), dobbiamo fare lo stesso per gli altri dèi che muoiono e risorgono nei quali identifichiamo gli stessi motivi.

La resurrezione di Gesù, per esempio, ha più in comune con il Dioniso resuscitato nato da Semele mediante una pozione, che con quello nato da un secondo concepimento sessuale di Zeus – nel quale racconto (noto solo da favolisti tardo antichi), Zeus è colui che mangiò il cuore morto dell’ucciso Dioniso, e così imbevuto dei necessari atomi per andare ancora avanti, rifecondò Semele sessualmente piuttosto che asessuatamente (e Dioniso è così riconcepito dagli atomi del suo cadavere e rinasce, attraverso questa catena di eventi molto più complessa). Le loro storie sono ancora molto diverse, ma quando cerchiamo elementi di influenza (come l'idea di un concepimento asessuato di un semidio da una donna mortale), sono gli effettivi precedenti che vogliamo esaminare. Non storie che non hanno avuto influenza. Gli ebrei aborrivano l'idea di esseri divini impegnati nella riproduzione sessuale. Così, quando un ebreo stava costruendo il proprio dio salvatore risorto, "nato da una donna", aveva bisogno di cercare idee di divinità che concepivano da una donna mortale senza coinvolgimento sessuale. C'erano molti modelli in giro che ispiravano l'idea (ne discuto diversi nel mio articolo sulle nascite verginali). Avere il suo semidio ucciso e resuscitato da bambino, non soddisfaceva i bisogni del modello messianico di cui un ebreo avrebbe avuto bisogno, così ovviamente si cercarono anche altri modelli (altri dèi, i cui racconti di morte si sarebbero meglio adattati al finale, apocalittico sacrificio espiatorio che la soteriologia ebraica richiedeva). Ma Dioniso è tuttavia una delle molte istanziazioni ampiamente conosciute di un motivo comune del dio salvatore nato miracolosamente, che muore e risorge - ognuno, come Gesù, unico come il successivo: da Dioniso a Osiride, Zalmoxis, Inanna, Dolicheno e Adone (per non parlare di Romolo, Ercole e Asclepio).

Semplicemente, non si può sostenere che gli inventori ebrei dell'idea del loro salvatore miracolosamente nato e che muore e risorge, non fossero in alcun modo né consapevoli né influenzati dalla diffusa istanziazione proprio di quel tipo di salvatore tutt'intorno a loro, praticamente in ogni cultura che conoscevano. È semplicemente assurdo. La coincidenza è impossibile. Questo è il motivo per cui anche gli antichi apologeti cristiani non erano così scemi da affermarlo - o ancora più assurdo, da affermare che non esisteva un modello di salvatore che moriva e risorgeva. Certo che esisteva. E lo sapevano bene. Scelsero di dare la colpa al diavolo. Che copiò l'idea in anticipo, per cercare di creare una cultura che poi avrebbe liquidato la storia di Gesù come un altro mito simile agli altri inventati dal diavolo. Questa è una difesa ridicola, simile a sostenere che l'evoluzione è ovviamente falsa perché il diavolo "ha piazzato tutti i fossili".

No. L'unica ragione plausibile per cui alcuni ebrei arrivarono ad un dio ebreo salvatore che muore e risorge proprio in quella regione ed epoca, è che tutti gli altri ce l’avevano; era così popolare e influente, così alla moda ed efficace, era inevitabile che l'idea si insinuasse in qualche coscienza ebraica, ed esplodesse sulla scena di una "ispirata" rivoluzione che percepiva che la fede era corrotta. La giudaizzarono, naturalmente. Gesù è tanto diverso da Osiride quanto Osiride da Dioniso o Inanna o Romolo o Zalmoxis. Le differenze sono le modifiche ebraiche. Proprio come il sistema persiano zoroastriano fatto di messianismo, apocalitticismo, resurrezione mondiale, un diabolico Satana in guerra con Dio, e un futuro paradiso e inferno che infliggono la giustizia come destino eterno per tutti, fu giudaizzato quando questi concetti furono importati nel giudaismo. Prima, nessuna di quelle idee esisteva nel giudaismo (e non le troverete in nessuna parte dell'Antico Testamento scritta prima della conquista persiana). Nessuno affermava di "corrompere" il giudaismo con quelle idee pagane (anche se in realtà lo stavano facendo). Affermavano semplicemente che queste nuove idee erano tutte ebraiche. Ordinate e comunicate da Dio, attraverso scritture ispirate e rivelazioni. I cristiani, fecero esattamente la stessa cosa.

È tempo di affrontare questo fatto. E di smettere di negarlo. È tempo di farsene una ragione. Gli dèi risorti salvatori erano un'idea pagana. Tutto quello che il cristianesimo fece, fu di inventarne uno ebreo.







Edited by barionu - 15/5/2022, 14:15
 
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