Origini delle Religioni

LA RECENSIONE DI HERMANN DETERING DEL LIBRO DI BART EHRMAN “DID JESUS EXIST?”

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CAT_IMG Posted on 30/6/2020, 19:23
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Su Vridar è stata resa disponibile la traduzione in inglese della recensione di Hermann Detering del libro di Bart Ehrman Did Jesus Exist. Poiché la recensione del Dr. Detering è molto lunga, è stata divisa in più parti.

Quanto segue è la mia traduzione in italiano.

Le note precedute da * sono di N. Godfrey.

Il file originale del Dr. Detering è disponibile su http://radikalkritik.de/wp-content/uploads...rman_Kritik.pdf

∞∞∞





Il Prof. “Errorman” e le fonti non cristiane - Parte 1



Di Hermann Detering

[Traduzione di roxi]








1. Il libro di Bart Ehrmann Did Jesus exist?

L’introduzione del libro ci presenta la seguente scena: Bart D. Ehrman, PhD, Eminente Professore alla University of North Carolina a Chapel Hill, in realtà voleva scrivere un lavoro completamente diverso, molto più importante, vale a dire su come un profeta apocalittico ebreo, chiamato Gesù, diventò un essere divino o Dio. Ma poi fu spaventato da alcune email. Si trovò all’improvviso preso da una scena che apparentemente gli era stata ignota fino a quel momento: Miticisti che si appellavano alla sua autorità per la loro affermazione che non c’era stato nessun Gesù! Motivo sufficiente per un coscienzioso "studioso del Nuovo Testamento" per esaminare più da vicino la questione.

Sebbene Ehrman avesse, per allora, già letto "migliaia di libri in inglese e altre lingue europee su Gesù, il Nuovo Testamento e il Cristianesimo primitivo", egli era “come la maggior parte dei colleghi, del tutto inconsapevole della vastità della letteratura scettica [sull’argomento]" (pag. 2). Per un professore di teologia e studioso biblico, questa lunga fase di ignoranza è abbastanza sorprendente, soprattutto perché la questione dell’esistenza storica dell’uomo di Nazareth deve essersi presentata più e più volte nella mole di letteratura su Gesù che egli aveva letto. Per esempio, in The Quest of the Historical Jesus di Albert Schweitzer, spesso citato da Ehrman, in cui proprio questo argomento è trattato in molte centinaia di pagine. Questo ed altri libri avrebbero quantomeno dovuto frenare la sconfinata sorpresa di Ehrman e mostrargli che la domanda "Gesù è esistito?" non è del tutto fantasiosa, e che la ricerca sul Nuovo Testamento se ne è periodicamente occupata. Inoltre, non è da ieri che la questione è all'ordine del giorno tra quegli "umanisti" americani che hanno letto i suoi libri e con i quali, secondo la sua stessa dichiarazione, è in contatto da molto tempo.

Tuttavia, non tutto ciò che Ehrman scrive dovrebbe essere preso alla lettera. Il lettore del suo libro, che è scritto in tono colloquiale ed informale, deve abituarsi a questa e ad altre contraddizioni. “Tono colloquiale ed informale” non è da intendersi come una velata critica: si dovrebbe essere grati per la buona leggibilità, soprattutto perché risparmia ai lettori tedeschi con una conoscenza “mediocre” dell’inglese un bel po’ di lavoro di ricerca nel dizionario. Il fatto che la presentazione informale e il linguaggio semplice si trasformino sempre in pura superficialità è, naturalmente, l'altra faccia della medaglia con cui dobbiamo fare i conti. Invece di rifulgere immediatamente con nuove prospettive e con l'esame obiettivo delle tesi dei miticisti, Ehrman si occupa dei miticisti e – ripetutamente e con piacere – di se stesso. Ehrman che parla di Ehrman – un vasto campo… Il Professore cerca a tutti i costi una chiara demarcazione:

- la "razza" (Ehrman in un'intervista*) dei miticisti, un gruppo oscuro che si allontana dalla luce, inventando oscure teorie cospirazioniste nei canali mondiali della rete. Con poche eccezioni, né lauree né i titoli accademici li legittimano a dare un contributo significativo ai difficili problemi storici e storico-religiosi con cui il professor Ehrman e i suoi pari hanno lottato per decenni sotto i riflettori della scienza. Inoltre, chiassosi, sfacciati e aggressivi in apparenza, nemici della religione, atei, e lanciati da una rupe all’altra a causa di poca conoscenza, stupidità ed errore. Avanti Dilettanti!

Qui - lo "studioso del Nuovo Testamento", nel pieno splendore dei suoi titoli accademici, onorificenze e premi, tra i suoi numerosi studenti, alle domande dei quali risponde coscienziosamente e con competenza, comprovato autore di numerosi libri di saggistica, che come tale riceve tonnellate di e-mail ("Come la maggior parte degli autori, ricevo tonnellate di e-mail", p. 94) (a proposito, come si pesano effettivamente le e-mail?). Un esempio da manuale di scholarship biblica e teologia, quale egli è – intriso della sua materia, che include la lettura quotidiana della Bibbia nell'originale greco o ebraico; che studia e insegna da oltre 35 anni e "non intendo fermarmi tanto presto" (p. 36). Sì, perché dovrebbe? Qualcuno vuole fermarlo? I miticisti, per esempio?

E ciò nonostante, non è un apologeta! Ehrman vuole essere inteso come storico puro, interessato solo alle testimonianze storiche. “Non sono cristiano e non ho interesse a promuovere alcuna causa o agenda cristiana. Sono un agnostico con tendenze atee e la mia vita e le mie opinioni sarebbero all'incirca le stesse indipendentemente dal fatto che Gesù sia esistito o meno... La risposta alla domanda sull'esistenza storica di Gesù non mi renderà più o meno felice, contento, ottimista, simpatico, ricco, famoso o immortale" (p. 5 e ss).

Con queste parole Ehrman mette da parte tutti i sospetti che potrebbero sorgere nel rispondere alla domanda "Gesù è esistito?” - tutti i pregiudizi sono messi da parte. No, quest'uomo non solo è competente, non è un uomo che cerca la sensazione o la lercia Mammona, come la maggior parte degli autori che negano il Gesù storico, ma è del tutto imparziale, un disinteressato combattente per la verità storica. Questo è il punto di vista secondo il quale il libro, con la sua suggestiva e ripetuta tesi "Gesù certamente / effettivamente / realmente è vissuto!", dovrebbe essere inteso [1]. “Da un punto di vista spassionato, c’è stato un Gesù di Nazareth" (p. 7)

Ma aspettate! Non c'è stata una recente intervista in cui Ehrman ha postulato: "Gli insegnamenti di Gesù sull'amore, la misericordia e il perdono, credo, dovrebbero davvero dominare la nostra vita, a livello personale sono d'accordo con molti degli insegnamenti etici di Gesù e cerco di modellare la mia vita su di essi, anche se non sono d'accordo con il quadro apocalittico in cui sono stati inseriti" [2].Il rispetto per l'opinione altrui e le buone maniere accademiche dovrebbero, comunque, imporre che la buona volontà nella ricerca della verità storica non debba essere negata alla controparte. Ciò che conta alla fine non sono solo le buone intenzioni o il rispettivo background ideologico, ma gli argomenti storici migliori.

Naturalmente è vero che ci sono anche grandi differenze di qualità tra le pubblicazioni dei "miticisti di Cristo". È chiaro che gli argomenti con cui Acharya S. D. M. Murdock, per esempio, presenta le sue tesi in libri come The Christ Conspiracy: The Greatest Story Ever Sold (!) ecc. non sempre sono in grado di convincere un biblista professionista. Inoltre, il Jesus Mysteries della coppia di autori Freke-Gandy contiene tesi storicamente molto problematiche e in parte piuttosto datate. In entrambi i libri non si può passare sopra ad una serie di errori e sciatterie. Eppure, naturalmente, sarebbe del tutto assurdo generalizzare il quadro che ne emerge e applicarlo a tutti i "miticisti" o critici radicali. Con questo metodo, Ehrman potrebbe essere messo insieme all'autore del Codice Da Vinci, poiché entrambi gli autori sono ovviamente convinti dell'esistenza storica dell'uomo di Nazareth. I miticisti potrebbero ora sostenere che la tesi che Gesù sia esistito è assurda, se non altro perché Dan Brown e altri autori di bestseller presuppongono di continuo la sua esistenza nei loro libri. La logica secondo il senso di Ehrman...

L'accusa, più volte formulata da Ehrman in interviste contro Timothy Freke e altri miticisti, di negare l'esistenza di Gesù solo per vendere libri, è falsa. Come uomo d'onore, Ehrman piuttosto dovrebbe essergli riconoscente per il fatto che i loro libri gli hanno dato la possibilità di vendere lui stesso un bestseller pubblico, perfino con il suo proprio trailer (vedi la sua pagina Facebook). Se lui stesso fosse interessato solo alla diffusione altruistica delle sue idee, potrebbe mettere gratuitamente il suo libro in formato pdf sul suo sito web.

Per quanto riguarda l'affermazione che i "miticisti" in genere non possiedono un titolo teologico o un altro titolo di dottorato o equivalente che li legittimi per il lavoro, Ehrman stesso conosce e nomina le eccezioni, ad esempio Robert M. Price, Richard Carrier o Tom Harpur. Avrebbe potuto includere Darrell Doughty, che ammiravo molto e che purtroppo è morto troppo presto. Con l'aiuto di Google e con un rapido sguardo oltreoceano, poteva venirgli in mente l'autore di queste righe, che fin dalla sua tesi di laurea nel 1992, The Fabricated Paul, 1995, o The False Witnesses, 2011, così come in molti articoli sul suo sito web e altrove, si è occupato di questo argomento e ha assunto una posizione radicalmente critica. Peggio ancora, però, Ehrman ignora completamente anche i rappresentanti della cosiddetta Critica Radicale Olandese, che avrebbe dovuto conoscere dal libro di Albert Schweitzer: teologi con dottorati, pastori praticanti, docenti universitari - e la maggior parte di loro nega la storicità di Gesù. L'ultimo di loro, G.A. van den Bergh van Eysinga, "Gran Maestro della critica radicale", è morto nel 1957.

Beh, anche questo è stato un po' di tempo fa. Eppure, uno sguardo a questi onorevoli gentiluomini, che per definizione devono essere dilettanti ignoranti e fanatici atei, avrebbe potuto guarire il professor Ehrman dalla sua ossessione nei confronti della negazione del Gesù storico. Ignorare questi critici radicali del Nuovo Testamento non è una buona testimonianza del lavoro di ricerca del Professore americano. Come biblista professionista, Ehrman non dovrebbe passare troppo tempo a trattare con avversari facili come Acharya o Freke-Gandy, ma - c'è bisogno di tanta fiducia in sé stessi! – dovrebbe combattere contro sparring partener del suo stesso livello.

A quanto pare, Ehrman vuole già dedurre dalla mera esistenza marginale o dall'inesistenza di miticisti nelle facoltà di scienze bibliche o teologiche che le loro teorie sono sciocchezze. Ma da quando in qua la questione della verità (storica) è decisa dalla maggioranza? Tutte le nuove teorie non sono forse iniziate un tempo in sordina e spesso poi hanno dovuto affrontare aspre resistenze e presunzione accademica? E la cosa del Gesù non storico è davvero così astrusa da non trovare insegnanti accademici che ne abbiano pietà? Ovviamente no, perché altrimenti - secondo la stessa affermazione di Ehrman - come potrebbe contagiare sempre più persone, tanto che lo scetticismo minaccia di diventare sempre più un fenomeno della nostra cultura? Il problema non è piuttosto che i candidati alla cattedra teologica - a parte la qualifica scientifica - devono ancora oggi soddisfare determinate condizioni e prerequisiti di base teologici e ideologici? Il caso di Lüdemann è stato, almeno per i teologi tedeschi, un caso che ha aperto gli occhi. Si potrebbe anche imparare dal caso di Mohammed Kalisch. In questo contesto le omissioni di Ehrman devono apparire o completamente sconsiderate o ciniche.

Ma dopo questa chiacchierata, che è più e più volte sedotta dalla strana fissazione di Ehrman per stupidi accessori come dottorati e altre vanità accademiche, passiamo alla questione reale, cioè agli argomenti pro e contro.

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[1] "Gesù è esistito", 2x, "Gesù è esistito", p. 6, "è vissuto certamente", p. 37, 2x, "è certamente esistito ", p. 173, "ha avuto una reale esistenza storica", p. 92, "è stato un vero uomo... un uomo in carne e ossa", p. 117, "è realmente vissuto ", p. 177, "è vissuto", p. 185, cfr. p. 204, e infine la frase finale: "Gesù è esistito, che ci piaccia o no", p. 339

[2] Bart D. Ehrman in merito a: Did Jesus exist? su NPR : All Things Considered
www.npr.org/transcripts/149462376?t=1592237446871


*questi negatori di Gesù sono allo stesso tempo denigratori della religione - una razza umana ormai molto in voga. Ehrman, Bart D. 2012. “Did Jesus Exist?” HuffPost (blog). 20 Marzo 2012. www.huffpost.com/entry/did-jesus-exist_b_1349544

Richard Carrier è uno della nuova razza dei miticisti. Ehrman, Bart. 2012. “Fuller Reply to Richard Carrier.” The Bart Ehrman Blog (blog). April 25, 2012. https://ehrmanblog.org/fuller-reply-to-richard-carrier/

Questa razza rara … costituisce un gruppo in espansione. Ehrman, Bart. 2012. “Did Jesus Exist? The Birth of a Divine Man.” The Bart Ehrman Blog (blog). May 11, 2012. https://ehrmanblog.org/did-jesus-exist-the...an-for-members/

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Continua >>>

Edited by roxi - 2/7/2020, 08:13
 
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CAT_IMG Posted on 2/7/2020, 07:52
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Il Prof. “Errorman” e le fonti non cristiane - Parte 2: La Lettera di Plinio



Di Hermann Detering

[Traduzione di roxi]




2. Plinio il Giovane

Ehrman fa di tutto per farci conoscere le fonti che, a suo parere, attestano in modo affidabile l'esistenza di un Gesù storico. Per citare Orazio, “Parturiunt montes, nascetur ridiculus mus.” Prima che il sipario si apra e riveli finalmente all’occhio curioso del lettore un considerevole numero di testimonianze per Gesù, bisogna fare una serie di preliminari e di considerazioni metodologiche fondamentali. Ciò che apprendiamo nei capitoli pertinenti sul valore e l'inutilità delle fonti storiche è davvero istruttivo, ma avrà poco di nuovo da offrire a tutti coloro che, una volta nella vita, abbiano partecipato a un proseminario storico. Sia come sia, Ehrman sostiene principi buoni e sani, come il fatto che le testimonianze multiple piacciono al cuore dello storico, o che le fonti "disinteressate" e indipendenti meritano la preferenza rispetto alle altre, ecc. (p. 41) – soltanto, era desiderabile che egli stesso le tenesse in debita considerazione anche nelle sezioni successive. In una sezione sulle fonti che non abbiamo, egli ammette anche che non abbiamo descrizioni autentiche di Gesù, né scritture scritte da lui stesso, né testimonianze oculari (p. 49).

Tutto questo va bene, ma potrebbe essere ulteriormente elaborato se applicato a casi specifici, cosa che Ehrman non ritiene certamente necessaria. Ehrman avrebbe potuto prendersi la briga di chiarire al lettore la piena portata delle difficoltà in cui si trovano i difensori della storicità di Gesù quando fanno riferimento a testimoni esterni. Per esempio, è vero che non sono state tramandate immagini autentiche di Gesù. Ma molto più interessante è che il tipo di Gesù nei ritratti che possediamo assomiglia quasi completamente ai ritratti di altri guaritori tardo antichi, tanto che ancora oggi gli archeologi hanno difficoltà a distinguere Gesù da, per esempio, Attis o Orfeo. Per quanto riguarda la questione dei possibili modelli per il Salvatore cristiano, questa non dovrebbe essere un'osservazione irrilevante.

Come ho già accennato nel mio libro Falsche Zeugen: Außerchristliche Jesuszeugnisse auf dem Prüfstand (solo in tedesco; Falsi testimoni. Testimonianze non cristiane sul banco di prova, 2011 (Alibri), ho già dimostrato che dal I secolo alla metà del II secolo non si trovano prove archeologiche dell'esistenza del cristianesimo. Per Graydon F. Snyder la fede cristiana come fenomeno storico-culturale risale, secondo gli archeologi, solo al 180 d.C. circa. Anche quel riferimento alle catacombe romane e all'arte delle catacombe, con cui si amava discutere in passato, non è più possibile. Gli archeologi, sottolinea Larry W. Hurtado, che in passato datavano con sicurezza tutta l'arte delle catacombe cristiane al II secolo, ora sospettano che essa abbia avuto origine probabilmente solo nel III secolo [3]. Le speculazioni su una presunta "Casa di Pietro" si basano su speculazioni dubbie e sono significative solo nella misura in cui contribuiscono, non in modo significativo, al rilancio e alla promozione dell'industria turistica in "Terra Santa" [4].

Inoltre, è un peccato che Ehrman vada troppo poco nei dettagli quando gli viene chiesto delle “fonti che non abbiamo”. Per esempio, non c'è alcun riferimento alla cosiddetta Lista di Remsburg, che può dimostrare in modo impressionante a chiunque voglia approfondire la posizione dei miticisti, come l'ignoranza sull'uomo di Nazareth e sulla comunità cristiana arrivi fino al secondo secolo. Anche se si può obiettare che le fonti antiche tacciono anche su molte altre persone, fa differenza su chi esse tacciono. Dopotutto, secondo i Vangeli, l'effetto che Gesù ebbe durante la sua breve attività in Galilea e a Gerusalemme fu così travolgente che anche i contemporanei non cristiani di mentalità religiosa aperta, come Filone o Plutarco, difficilmente potevano ignorarlo. Si parla continuamente della "grande folla" che accompagna Gesù nel suo ministero e testimonia i suoi miracoli e le sue guarigioni, la cui fama si diffuse in tutta la Galilea (Marco 1, 28) e oltre (Matteo 4, 24). Lo studioso del Nuovo Testamento Gert Theißen tiene conto delle "storie di miracoli ... al di fuori dei seguaci di Gesù" e de "il cambiamento e l'arricchimento popolare" delle storie di miracoli, supponendo così che nella popolazione si sia formata una speciale tradizione di Gesù. Al di là della tradizione cristiana, non sarebbe sopravvissuto nulla ?

Ma Ehrman ora pensa che questo non sia il modo giusto di affrontare la questione. Prima di potersi chiedere se Gesù ha fatto miracoli, bisogna "decidere" se è esistito o meno (p. 43).

Ma come si può "decidere" questa questione? In base a quali criteri? Il problema è che Gesù è raffigurato in tutte le antiche testimonianze come un divino taumaturgo o come un essere (semi)divino. Questo vale - con una sola eccezione (Tacito) - anche per le poche testimonianze non cristiane.

Per il resto, tutto dipende da cosa si intende per "miracoli". Quei "miracoli" ai quali Gesù deve la sua fama secondo le fonti cristiane, e che si dice abbiano portato intere nazioni a cercarlo, sono prima di tutto miracoli di guarigione o, per meglio dire, guarigioni da malattie. Anche se non sappiamo come siano avvenuti, non abbiamo bisogno di mettere in discussione l'esistenza di un tale fenomeno più di quanto non si metta in discussione l'esistenza di altri antichi guaritori miracolosi. Neanche Ehrman lo fa; per esempio, egli afferma a p. 269 che Gesù "sviluppò la reputazione di poter guarire i malati e scacciare i demoni". Non dovremmo allora chiederci perché la persona responsabile di tali sensazionali guarigioni non ha ricevuto alcuna attenzione da parte degli autori pagani? ? La domanda è legittima, ma Ehrman è ovviamente a disagio. Ecco perché l’intelligente professore usa un comune trucco scientifico: chi non sa rispondere alle domande le dichiara sistematicamente illegittime.

Infine, Ehrman fa riferimento anche a Giusto di Tiberiade, anche se lo chiama "Giustino di Tiberio" (p. 50), uno storico ebreo che visse e lavorò nella seconda metà del primo secolo, che, come Flavio Giuseppe, scrisse una storia del popolo ebreo nel primo secolo dopo Cristo. Ehrman afferma che i suoi libri "non sono sopravvissuti". Se si riferisce al lavoro di censori e di bruciatori di libri cristiani successivi, egli lascia l’interrogativo aperto. Tuttavia, non riesce ad affrontare il punto cruciale. Anche se gli scritti dello storico vissuto nei paraggi della presunta residenza di Gesù sono andati perduti, sappiamo almeno da un documento del patriarca cristiano Fozio di Costantinopoli (IX secolo) cosa non c'era dentro: "Egli non menziona la venuta di Cristo, né le sue azioni, né i miracoli che ha compiuto”. Queste informazioni non ci sembrano irrilevanti. Il fatto che Ehrman le nasconda ai suoi lettori è un po' manipolativo. In effetti, non sembrerebbe facile per i sostenitori dell'esistenza di un Gesù storico spiegare perché uno storico ebreo della Galilea del primo secolo abbia dimenticato nei suoi scritti il famoso uomo della città vicina.

Il numero di testimonianze non cristiane che, secondo Ehrman, dovrebbero dimostrare l'esistenza di Gesù, è molto piccolo. Di solito, gli studiosi del Nuovo Testamento citano a questo punto un canone di sei testi:

1. la duplice testimonianza dello storico ebreo Flavio Giuseppe (Ant. 20,200 e Ant. 18,63-64, il cosiddetto Testimonium Flavianum),

2. la testimonianza dello storico romano Tacito sull'incendio di Roma e la persecuzione neroniana dei Cristiani (Ann. 15:44),

3. la relazione del governatore romano Plinio il Giovane in una lettera all'imperatore Traiano e la sua risposta (Ep. 10,96-97),

4. due passaggi dell'opera dello storico romano Svetonio (Svet. Claud. 25,4; Svet. Nerone 16,2),

5. una lettera del siriano Mara bar Serapion a suo figlio Serapion, che è stata messa in gioco solo di recente, e che si dice sia stata scritta qualche tempo dopo il 72 d.C,

6. e un passaggio inquietante dell'opera storica perduta di Tallo (dopo il 50 d.C.), che si è conservata solo in estratti in Giulio Africano e Giorgio Sincello.

Nel caso di Ehrman, il numero già molto ridotto si riduce ulteriormente ai quattro testimoni Giuseppe, Tacito, Plinio e Svetonio, anche se solo Giuseppe e Tacito, ed eventualmente Plinio, sono significativi. Questa decisione, di cui Ehrman non parla ulteriormente, è molto saggia, perché comunque i due garanti esclusi non fanno una buona impressione a molti, a causa della loro datazione discutibile.

Chi pensava che Ehrman si sarebbe messo a dialogare con i negazionisti radicali di un Gesù storico e avrebbe discusso in dettaglio la tradizione manoscritta, l'origine e le prime testimonianze delle sue quattro fonti, o addirittura avrebbe brillato con nuovi punti di vista, rimarrà deluso. Le sue affermazioni si limitano a ripetere ciò che si sapeva già da decenni, e non contengono nulla che non sia stato da tempo considerato o smentito dai negazionisti radicali di Gesù fin dai tempi di Arthur Drews. L'autenticità delle fonti è fortemente rivendicata, ma non provata. Ciò che rimane è, almeno come dimostrano le testimonianze di Giuseppe e Tacito, che Gesù visse e fu giustiziato dal governatore romano della Giudea. "Questo, almeno, è un inizio". (p. 56)

Naturalmente, potrebbe anche essere una grandiosa falsa partenza, perché c'è la possibilità che i quattro cavalli che Ehrman ha imbrigliato davanti al suo carro trionfale si sfiniscano alla prossima salita. Ehrman ha scordato di controllare i suoi testimoni.

Ad esempio, c'è la cosiddetta Lettera Cristiana del giovane Plinio, che si dice sia stata scritta all'inizio del primo decennio del II secolo d.C., e di cui Ehrman sostiene che sia una prova completamente indipendente dell'esistenza storica di Gesù (p. 52). Le problematiche legate a questa lettera e alla lettera di risposta dell'imperatore Traiano non vengono nemmeno sfiorate. Ehrman parla erroneamente della lettera "numero dieci" - cioè sembra non sapere nemmeno che si tratta della lettera n. 96 del decimo libro della corrispondenza di Plinio. Per citare solo alcuni dei problemi e delle questioni che discuto in dettaglio nel mio libro "Falsi Testimoni ":

«Perché il governatore scrive una interrogazione all'imperatore sul procedimento contro i cristiani? Si è chiesto Ehrman perché un giurista come Plinio, così ben informato, avesse bisogno di un tale tutoraggio imperiale? Dopotutto, bisogna ricordare che non abbiamo a che fare con un principiante, ma con un funzionario amministrativo esperto. Il giurista Plinio fu a volte anche membro del gabinetto imperiale, quindi era al più alto livello dello Stato romano! Com'è tuttavia possibile che egli non sapesse sotto quale accusa dovevano essere messi i cristiani e quali punizioni erano previste per loro? Tanto più che altrove con orgoglio dice di se stesso: "Spesso parlavo in tribunale, spesso ero io stesso un giudice, spesso partecipavo alle deliberazioni" (ep 1,20). Il lettore imparziale ha piuttosto l'impressione di avere davanti a sé la "caricatura di un funzionario", "incapace di prendere decisioni in modo autonomo" (F. F. Bruce). Il filologo Ludwig Schaedel una volta ha posto la legittima domanda: "Come si può immaginare che al governatore della Bitinia fosse permesso... di avvicinarsi al trono con domande che avrebbero dimostrato la sua totale inidoneità a un posto amministrativo superiore?”»


Follia ed errore appaiono anche nelle altre lettere: Nella lettera 75, il distratto governatore si aspetta che l'imperatore decida sull'uso di un'eredità senza specificare l'ammontare dell'eredità! Ancora più strano è solo che l'imperatore non se ne informi nella sua lettera di risposta, Ep. 76! Perché al giurista Plinio deve essere detto da "persone più esperte" che al suo massaggiatore, l’egiziano Arpocrate, deve essere prima concessa la cittadinanza alessandrina prima di poter ottenere la piena cittadinanza romana (Ep. 10,6)?

Ma torniamo alla "Lettera Cristiana": Qual era la natura delle indagini di cui Plinio aveva sentito parlare, chi le presiedeva e dove si svolgevano? Sicuramente non in Bitinia, perché altrimenti sarebbe difficile spiegare la completa ignoranza del governatore sullo svolgimento del processo.

E perché Plinio reagisce così tardi? Se la situazione è diventata così difficile a causa del gran numero di cristiani, come sostiene, perché non affronta il problema nelle sue lettere precedenti, cioè subito dopo l'assunzione della carica di governatore? O il governatore non se n'è accorto quando è entrato in carica un anno prima? Molto improbabile. Vista la dimensione del problema, avrebbe potuto essere l'occasione per un vivace scambio tra Roma e la Bitinia; invece, l'argomento è menzionato una sola volta in tutta la corrispondenza. Plinio fa uso del suo ius referendi solo quando il pericolo maggiore è già passato. La tendenza è al ribasso. Il successo è grande. Ma perché allora una lettera in quel momento? E un messaggio riguardo a un successo avrebbe dovuto essere formulato in modo diverso.

Perché Plinio non ha prima discusso il problema con il suo predecessore in carica, l’amico Massimo Questore, al quale si rivolge nell’Epistola 8, 24? Com'è possibile che il Cristianesimo fosse così diffuso in Bitinia intorno al 112 che i templi pagani non venivano più visitati? Secondo la Prima Lettera di Pietro, scritta nella prima metà del II secolo, gli "stranieri della diaspora" (1 Pietro 1:1) vivevano qui.

Da quando i cristiani potevano essere costretti a maledire Cristo parallelamente al sacrificio imperiale? La maledictio è un'usanza ebraica (Giustino, Dial. con Trif. 93,4;108,3) ma qui si tratta di una procedura legale romana. Una tale misura è del tutto sconosciuta nel diritto romano, e in generale incompatibile con lo spirito della giurisprudenza romana.

Il canto dei cristiani, il "Christo quasi deo dicere secum invicem" può, in senso stretto, essere inteso solo come canto antifonale a causa del secum invicem.[5] C'è un problema: un canto antifonale non è stato ancora documentato in tempi così antichi.

Il vero problema dell'origine della collezione è che le lettere non potevano essere pubblicate da Plinio stesso, visto che è morto nel 113. Allora chi le ha pubblicate? Una corrispondenza confidenziale tra l'imperatore e il governatore poteva essere resa pubblica senza un imprimatur imperiale? Dove si trova il riferimento corrispondente?

Che dire dell'autenticità del decimo libro della corrispondenza tra Plinio e Traiano? L'intera corrispondenza tra Plinio e l'imperatore contiene 124 lettere. Di queste, solo le ultime 109 lettere si riferiscono alla corrispondenza in Bitinia; 61 di esse sono state scritte da Plinio, 48 da Traiano. Il periodo del governatorato di Plinio in Bitinia durò circa 18 mesi a causa della sua morte prematura. Tante lettere in così poco tempo! Tuttavia, bisogna ricordare che le condizioni per il trasporto delle lettere non corrispondevano a quelle odierne e che il governatore doveva certamente aspettare diverse settimane per avere risposte dall'imperatore, che viveva a Roma a circa 2.000 km di distanza. Considerata la loro lunghezza, molte lettere hanno il carattere di brevi telegrammi. È difficile vedere in essi delle lettere che, soprattutto per il loro contenuto a volte del tutto privo di significato, sono state faticosamente trasportate via terra e via mare per giorni e settimane.

Nella lettera 100 Plinio parla dei "voti presi negli anni precedenti" (vota, domine, priorum annorum nuncupata), che egli afferma di aver preso per l'imperatore con i suoi servi e gli abitanti della provincia. Non è curioso che Plinio è stato solo un anno in Bitinia, in questo periodo?

Questi e molti altri problemi devono essere chiariti quando si esamina la questione della testimonianza esterna del decimo libro della corrispondenza, ai quali Ehrman, naturalmente, presta poca attenzione, per non dire che ignora completamente. Senza entrare in ulteriori particolari, che sono trattati in dettaglio in Falsi Testimoni, possiamo notare: la raccolta di lettere sembra essere venuta alla luce dell’attenzione del pubblico per la prima volta attraverso la scoperta del monaco, teologo, antiquario e architetto Fra’ Giocondo (a cavallo tra il XIV e il XV secolo). La sua autenticità è stata controversa fin dall'inizio! Le allusioni che si possono trovare nella letteratura dei Padri della Chiesa dopo Tertulliano, in realtà, risalgono tutte a un passaggio di Tertulliano. Il passaggio nella sua apologia non era un riferimento alla Lettera di Plinio, come spesso si suppone, ma probabilmente - come spesso accade - un'invenzione fantasiosa del Padre della Chiesa. Come è noto, egli conosce una serie di altri discutibili documenti. Ad esempio, egli affermava che Pilato, che era "lui stesso già cristiano nel suo intimo, aveva riferito di Cristo all'allora imperatore Tiberio". La scrittura citata da Tertulliano si riferisce probabilmente agli Acta Pilati, ma la sua esistenza è controversa e, se dovesse essere esistita, non era certo autentica. Inoltre, la "Lettera Cristiana" di Tertulliano era, se dovesse essere esistita, un Apocrifo altrettanto fantasioso.

In altre parole: Ovviamente il testo di Tertulliano dell'Apologeticum è servito al successivo falsario (Fra’ Giocondo?) come spunto e ispirazione per scrivere la cosiddetta "Lettera Cristiana". Questo sospetto può essere ulteriormente corroborato da un più stretto confronto del testo di Plinio con il passaggio dell'Apologeticum di Tertulliano.

Chiunque abbia esaminato più da vicino i problemi della Lettera Cristiana di Plinio può immaginare che la grande fiducia in se stesso di Ehrman ovviamente si basa semplicemente sulla ignoranza dei problemi! Per chi non conosce problemi, il mondo è perfetto! Ci fa piacere per lui, solo che non deve denigrare i critici che se ne sono occupati un po' più di lui.

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[3] Hurtado 2007, pp. 2-3: "Se correttamente datata al 200 circa, l'iscrizione di Abercio (trovata a Ierapoli) rimane forse la nostra più antica iscrizione cristiana identificabile. Anche se in alcune pubblicazioni più antiche si trovano alcuni riferimenti alle catacombe e all'arte delle catacombe del secondo secolo, è ormai generalmente accettato dagli esperti che anche queste dovrebbero essere probabilmente datate al terzo secolo".

[4] Theißen, Merz 1997, p. 160 e ss. Tutto ciò che si può dire a riguardo è che è forse il sito visitato dalla pellegrina spagnola Egeria tra il 381 e il 384 d.C., che è stato indicato come la casa di Pietro fin dai tempi di Costantinopoli. Tutto il resto sono congetture e appartengono, nella migliore delle ipotesi, a una guida turistica, ma non a un serio lavoro scientifico.
[Nota di Vridar: vedi [3] Hurtado 2006 e [4] Theissen & Merz 1998]

[5] Cf. Salzmann 1994, p. 140 e ss.
[Nota di Vridar: Salzmann cita p. 166e ss. di Fourrier che fa notare che la frase del racconto di Plinio, secum invicem, nel contesto del canto o della canzone ci indica la liturgia fissa che si alterna tra due gruppi - un canto antifonale non conosciuto fino al tempo di sant'Agostino.
Fourrier, F. 1964. “La Lettre de Pline à Trajan Sur Les Chrétiens (X, 97).” Recherches de Théologie Ancienne et Médiévale 31: 161–74. ]http://www.jstor.com/stable/26187695]

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Edited by roxi - 3/7/2020, 09:15
 
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CAT_IMG Posted on 3/7/2020, 09:03
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Il Prof. “Errorman” e le fonti non cristiane - Parte 3: Tacito e Giuseppe

Di Hermann Detering

[Traduzione di roxi]




3. Tacito e Giuseppe

Le informazioni che riceviamo da Ehrman su Tacito e il Testimonium Taciteum, che lui apprezza molto, in 2 (due!) pagine del libro non sono sufficienti a tenere insieme la pelle con le ossa. Siamo solo brevemente informati sul contenuto e sul background storico di questa testimonianza, ma sui problemi che ne derivano Ehrman non ha quasi nulla da dire. Ehrman parla dello storico romano Tacito e dei suoi "famosi Annali della Roma imperiale nel 115 d.C." (p. 54) e del passaggio che riporta l'incendio di Roma e la successiva persecuzione dei cristiani da parte dell'imperatore Nerone. Secondo Ehrman, Tacito avrebbe ritenuto Nerone l’incendiario, ma non è vero. Se Ehrman avesse studiato il testo in modo più approfondito, avrebbe notato che, sebbene Tacito supponga che Nerone fosse interessato nell’incendio di Roma, lascia in sospeso la questione della colpa - a differenza di Svetonio, al quale Ehrman presumibilmente si riferisce. In ogni caso, ci sono esecuzioni di massa di cristiani, qui chiamati "Chrestiani", alcuni dei quali vengono fatti a pezzi da cani selvatici e altri bruciati vivi per illuminare il parco imperiale di notte.

In questo contesto, si parla anche dell'autore di questo nome, Cristo (il "Chrestus", come mostra la lente d'ingrandimento sulla copertina di questo sito)

chrestianoi_copia

che fu "messo a morte dal procuratore, Ponzio Pilato, mentre Tiberio era imperatore; ma la pericolosa superstizione, sebbene per il momento soppressa, scoppiò di nuovo non solo in Giudea, la patria della malattia, ma nella capitale stessa, dove tutte le cose orribili o vergognose del mondo si raccolgono e trovano popolarità".

Ehrman vede qui una testimonianza della storicità di Gesù, anche se ammette che il testo non parla di Gesù ma di Cristo, e che si basa su fonti cristiane. Inoltre, Ehrman suggerisce che alcuni miticisti sostengono che il Testimonium Taciteum non è stato scritto da Tacito, ma interpolato "dai cristiani, che li copiarono [Tacito, Plinio, Svetonio]" (p. 55). Purtroppo, però, egli tiene per sé le argomentazioni da loro avanzate per questo punto di vista - se le conosce. Ehrman considera queste argomentazioni come un semplice trucco per spiegare tutto ciò che non fa al caso suo come una successiva falsificazione.

Tuttavia, i critici radicali che parlano di interpolazione ne avranno certamente dato delle motivazioni. Quali sono?

Dato che Ehrman rimane ostinatamente silente, citiamone alcune. Esse nascono da una considerazione (critico-letteraria) del contesto in cui si inserisce il passaggio di Tacito. I capitoli 42-43 riguardavano la vivace attività edilizia di Nerone.
Dopo l'incendio di Roma, l'imperatore prima usò la situazione per creare nuovi parchi e giardini, e poi per costruire case e appartamenti secondo un nuovo e più spazioso design. Il cap. 45 continua questo tema dopo la sezione sulla persecuzione dei cristiani con un "interea" (= nel frattempo) introduttivo. Ora si enfatizza che i soldi per i progetti edilizi provenivano principalmente dalle province e che anche alcuni templi di Roma furono derubati del loro oro per finanziare i progetti dell'imperatore.

Il testo che è stato tramandato offre così un ragionamento estremamente strano: Nerone fa bruciare i cristiani, il popolo ha pietà di loro - "nel frattempo" (interea) l'Impero romano viene saccheggiato. È ovvio che un tale assurdo ragionamento non poteva assolutamente essere l'intenzione del narratore. Tra i capitoli 44 e 45 non c'è un punto di collegamento a cui l'"interea" possa riferirsi. Se si vuole stabilire una connessione significativa, essa può, in termini di contenuto, legarsi solo al cap. 43 ma non al 44: Roma viene ricostruita - nel frattempo l'impero viene saccheggiato per questo! Ehrman non ha bisogno di essere convinto da questo argomento. Ma dovrebbe almeno saperlo per poterlo affrontare.

Inoltre, si potrebbero menzionare alcuni problemi di contenuto, che rendono difficile considerare il Testimonium Taciteum come un testo autentico della penna dello storico romano. Che i cristiani a Roma nell'anno 64 siano già stati una "folla enorme" non può essere dimostrato nemmeno da fonti cristiane. Origene parla dei martiri come di una "piccola folla facile da contare" (Orig. Cel 3., 8). Il fatto che l'odio verso la razza umana (odium humani generis) sia stato sufficiente a punire le persone con la morte è difficile da conciliare con il diritto romano ed è stato spesso messo in discussione nuovamente e anche più di recente.

A ciò si aggiunge la mancanza di testimonianze esterne: fino al monaco Sulpicio Severo, che scrisse nel V secolo, la testimonianza non è menzionata da nessuno dei Padri della Chiesa - il che è molto sorprendente, dato che il passaggio in Tacito non poteva essere sfuggito al loro avviso, visti i terrificanti eventi in esso riportati. Non si dovrebbe passare sopra a tali stranezze così frettolosamente, come fa Ehrman. Ma anche Sulpicio Severo non può essere facilmente considerato un testimone testuale.

Sebbene la sezione sull’incendio di Roma nella sua Historia Sacra contenga alcune analogie letterali, la domanda è: Tacito è davvero la fonte usata da Sulpicio Severo, o è forse il contrario? In altre parole, il passo considerato come testo di Tacito è forse un'interpolazione che risale a Sulpicio Severo?

Un confronto dettagliato dei due passaggi, che è spiegato nel mio libro citato in precedenza, potrebbe dimostrarlo. Un'indicazione di ciò potrebbe essere, tra le altre cose, la sequenza delle parole humanum genus invece di genus humanum, che è unica di Tacito. Anche Sulpicio scrive sempre humanum genus, ma mai genus humanum!

In ogni caso, chiunque voglia esprimere un giudizio scientificamente responsabile sul Testimonium Taciteum non può trascurare, come fa Ehrman, questi e molti altri problemi di cui mi occupo nel mio libro. Dato che Ehrman, come sappiamo, pratica molte lingue, avrebbe potuto scoprirlo dal mio libro, pubblicato sei mesi prima del suo. Forse dovrebbe anche dare un'occhiata più da vicino ad alcuni dei suoi "studenti laureati", che, secondo Robert M. Price, gli hanno procurato il materiale per il suo libro, e verificare la loro adeguatezza accademica.

GIUSEPPE

Ancora più deludenti della sua sezione su Tacito sono le omissioni di Ehrman sui due passaggi di Giuseppe, che sono sempre stati citati come testimonianza della storicità di Gesù. Non solo Ehrman ancora una volta non ha niente di nuovo da offrire, ma, peggio ancora, non si impegna in discussioni accademiche con chi invece avrebbe qualcosa di nuovo da offrire: come il suo ex allievo Ken Olson, che nel 1999 ha pubblicato, una dopo l'altra, alcune eccitanti tesi sul Testimonium Flavianum.

Ehrman inizia con Ant. 20.200-203 (= 20.9.1), cioè con il passaggio sull'esecuzione di un uomo di nome Giacomo, che viene descritto come "il fratello di Gesù, il cosiddetto Cristo". Per questo motivo Ehrman non esita a identificarlo con il capo della Chiesa, il fratello Giacomo. In riferimento a Gesù, questo per Ehrman significa: "Impariamo due cose su di lui: aveva un fratello di nome Giacomo e alcune persone lo hanno scambiato per il Messia" (59). Tuttavia, anche Ehrman conosce i miticisti, i critici radicali che considerano il passaggio interpolato, e annuncia che se ne occuperà dopo il trattamento del Testimonium Flavianum. Ebbene, le cose buone richiedono tempo, pensa il lettore, si concentra e attende con impazienza la discussione annunciata da Ehrman in un passo successivo. Ma alla fine della sezione si sente deluso. Non c'è traccia di una risposta da parte di Ehrman! Né nel capitolo corrispondente, né in nessun altro capitolo. Infatti, dopo poche pagine, l'autore sembra aver dimenticato completamente la sua promessa annunciata. Sembra che il distratto professore abbia avuto fretta di finire questo libro!

In realtà, sarebbe stato estremamente strano se Giuseppe avesse chiamato Gesù "cosiddetto Cristo". Ciò è dovuto soprattutto alle implicazioni politiche che il termine "Cristo" aveva, soprattutto per gli ebrei e soprattutto per Giuseppe. Non si può accusare Giuseppe di ingenuità, di non sapere quale fosse il significato di questo termine (Cristo = Messia), che aveva una dimensione eminentemente politica oltre a quella religiosa - era, dopo tutto, proprio lo stesso titolo che a quanto pare pretendenti Messia come Simone, Menahem e Giovanni avevano rivendicato anche per se stessi, i quali, secondo Giuseppe, avevano la responsabilità della caduta di Israele. Nel periodo successivo alla Guerra Giudaica, in cui Giuseppe scrisse la sua opera, il titolo "Cristo" potrebbe aver avuto all'incirca lo stesso suono che - mutatis mutandis - il termine "Führer" aveva avuto per le orecchie degli Alleati dopo la Seconda Guerra Mondiale. L'unico "Cristo" che Giuseppe avrebbe potuto accettare era l'imperatore romano Vespasiano (Bellum, 6:313). Questo sembra anche essere il motivo per cui Giuseppe stesso evitò di parlare di "Cristo" laddove ciò avrebbe avuto un ragionevole senso, cioè con i pretendenti Messia ebrei appena menzionati. Il pensionante ebreo alla corte romana sarebbe probabilmente incorso troppo facilmente in una reputazione di inaffidabilità politica e sarebbe stato facilmente sospettato di flirtare con gli ex combattenti per la libertà ebraici. Per lui, la parola "Cristo" applicata a Gesù sarebbe equivalsa a una confessione di fede nella clandestinità ebraica.

Se è alquanto improbabile che si dica che Giuseppe abbia parlato del "cosiddetto Cristo" senza commenti, non si può in alcun modo escludere che la frase "fratello di Gesù" sia in realtà originale. Tuttavia, inizialmente non si riferiva affatto a Gesù di Nazaret, ma piuttosto in modo ovvio probabilmente solo a quello stesso Gesù, il figlio di Damneo, che è menzionato alla fine del passaggio sopra citato come successore del più giovane Anano che era stato deposto dal suo ufficio:

Ma Agrippa, a seguito di questo incidente, dopo soli tre mesi che era in carica, lo depose e nominò sommo sacerdote Gesù, figlio di Damneo (Ant. 20.203).



Sembra che un cristiano successivo abbia creduto che Giacomo, fratello del Signore, fosse lo stesso Giacomo di cui parlava Giuseppe e, semplicemente, abbia aggiunto la frase: “che è chiamato Cristo”. Il fatto che il martirio di Giacomo, figlio Damneo, riportato da Giuseppe Flavio sia identico al martirio del fratello del Signore riportato da Egesippo, si basa, come dimostro nel mio libro, su una fantasiosa illusione. Come il successivo falsario dell'Ossario di Giacomo, l'interpolatore è stato in grado di trasformare un Giacomo altrimenti sconosciuto nel fratello del capo della chiesa, con un colpo di penna, per così dire.

Alla domanda sull'autenticità dell'altro passo di Giuseppe, il Testimonium Flavianum, Ehrman, come previsto, si unisce alla fazione degli studiosi biblici che credono che Giuseppe avesse in origine una forma breve dello stesso. Questo avrebbe potuto assomigliare al passo proposto da J.P. Meier, che Ehrman sembra seguire.

A quel tempo apparve Gesù, un uomo saggio. Perché faceva azioni sorprendenti, un maestro di persone che ricevevano la verità con piacere. E ottenne un seguito sia tra molti ebrei che tra molti di origine greca. E quando [o meglio: sebbene] Pilato, a causa di un'accusa fatta dai capi tra noi, lo condannò alla croce, quelli che prima lo avevano amato non cessarono di farlo. E fino ad oggi la tribù dei cristiani (dal nome di lui) non si è estinta.


Come può la fede ancora muovere le montagne tra gli studiosi della Bibbia! Ehrman, e tutti coloro che seguono Meier, sul serio sono dell'opinione che con la forma breve che hanno arbitrariamente ricostruito, i problemi del TF, soprattutto la questione della testimonianza esterna mancante, siano stati risolti? Il TF non offre ancora un'immagine virtualmente radiosa del Cristianesimo o del suo fondatore, anche dopo che le confessioni cristiane sono state rimosse? Gli apologeti cristiani non avrebbero avuto alcun motivo di fare riferimento all'immagine dell'"uomo saggio", "artefice di azioni incredibili" e maestro di verità per scongiurare gli insulti pagani contro il loro maestro? Chi vuole ci può credere. Inoltre, i tre passaggi cancellati da Meier sono talmente intrecciati al contesto che non possono essere cancellati senza lasciare dolorose lacune nel testo. Ken Olson, in particolare, lo ha sottolineato:

La frase che Gesù era "uno che compì azioni sorprendenti" ha senso solo se si conosce l'affermazione cancellata da Meier e precedentemente nel TF, "se davvero si deve chiamarlo uomo". E come si spiega che la "tribù dei cristiani" si chiami secondo Cristo, quando manca la frase "Egli era il Cristo"? Come, infine, si può capire perché "coloro che per primi erano arrivati ad amarlo (Gesù) non cessarono", se non si sa che la ragione di ciò sta nella resurrezione di colui che è stato condannato sulla croce, di cui si parla nella frase successiva, anch'essa cancellata da Meier? .


Rivolgendosi a Ehrman, si vorrebbe dire: Non basta conoscere personalmente i tuoi studenti, di tanto in tanto bisognerebbe anche leggere quello che hanno scritto.

Non vale la pena, a questo punto, di trattare ulteriormente la quarta testimonianza dello storico romano Svetonio presentata da Ehrman, tanto più che anche qui Ehrman non porta nulla di nuovo e nemmeno lui stesso sembra apprezzare molto il testo di Vita Claudii (25,4).

Che Ehrman non si sia nemmeno informato sulle munizioni del suo arsenale è dimostrato dal fatto che non fa riferimento al secondo passaggio della biografia di Nerone (16,2) di Svetonio, secondo il quale l'imperatore "puniva i cristiani con la pena di morte", che i cristiani erano "una setta che si era arresa a una nuova superstizione pericolosa per il pubblico". Forse è meglio così, perché anche questo passaggio non è originale, come ho dimostrato in Falsi Testimoni.

Mi si può perdonare se lo formulo in modo alquanto drastico e poco da gentiluomo, in buon vecchio tedesco luterano, per così dire: Ehrman non sentiva l'odore dei critici radicali nemmeno quando cagavano davanti a lui.

∞∞∞



Fine

 
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CAT_IMG Posted on 12/7/2020, 23:45
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Lessi il libro di Ehrman.
Devo dire che Detering ha ragione; Ehrman offre un'analisi non sviscerata delle fonti che possono portare alla determinazione della storicità di Gesù. E' un libro poco approfondito, purtroppo proprio in quei punti dove viene voglia di saperne di più. Ed è una delusione perchè il nome dello studioso ti fa pensare di poter aver un'opera con questi approfondimenti.

Nella prima parte della recensione di Detering abbiamo un serie di addebiti (più o meno ironici...) di Detering ad Ehrman su opere, filoni di ricerca e studiosi che secondo Detering Ehrman non conosce ed invece dovrebbe. Vabbè... forse queste cose l'americano le conosceva anche e volle evitare di menzionarle per motivi suoi... un pò di questioni personali forse qui...

Andiamo al contenuto del libro.

Detering premette che nel libro sarebbe stato opportuno parlare più approfonditamente anche di fonti in cui ci aspetteremmo contenere riferimenti a Gesù, ma che invece non ci sono (e che è utile domandarsi del perchè); sulla fonte Giusto di Tiberiade che effettivamente ora non c'è, ma un tempo c'era, Detering bacchetta poi Ehrman di liquidarla troppo velocemente andandoci invece lui a soffermarcisi; con una nota interessante.

Pure interessante è la glossa sul fatto che molte testimonianze di questo credo non le potremmo avere perchè prima del 180 d.C. la fede cristiana come fenomeno socio-culturale non aveva preso piede.

E veniamo alle fonti che Ehrman considera buone.

Plinio
Le problematiche legate a questa lettera e alla lettera di risposta dell'imperatore Traiano non vengono sfiorate;
Detering invece le elenca; elencazione non agevole, ma davvero importante.

Tacito
Le presunte interpolazioni ipotizzate dai miticisti sul passo di Tacito non vengono riportate (è solo menzionata la possibilità della interpolazione)
Detering le riporta.

Giuseppe
Due passi arcinoti e discussissimi, ma Ehrman non dice nulla sulle problematiche (e si che un suo studente ci aveva fatto un lavoro a riguardo).
Detering riporta le interpretazuioni e le difficoltà di accettazione.

Svetonio
Qui ci sarebbe il passo che non è originale, Ehrman lo dice senza soffermarcisi e nemmeno Detering ne parla.

Nella recensione vi è un continuo rimando al suo lavoro (solo in tedesco) "Falsche Zeugen: Außerchristliche Jesuszeugnisse auf dem Prüfstand" (= "Falsi testimoni. Testimonianze non cristiane sul banco di prova") - 2011 (Alibri) in cui appunto farebbe il debunking alla attendibilità delle fonti non cristiane.
Viene voglia di leggerlo, ma il Tedesco è un ostacolo insormontabile...

Questa recensione di Detering è da stampare ed i fogli sono da mettere tra le pagine del libro di Ehrman.
 
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CAT_IMG Posted on 16/7/2020, 06:23
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L'invisibile e l'inesistente si somigliano molto. (Delos B. McKown, The Mythmaker's Magic)

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Un importantissimo
commento:

Detering ha qualcosa da dire sul passo di Tacito. Quello che trovo un po' strano è la menzione di Ponzio Pilato nella frase "ha subito la pena estrema durante il regno di Tiberio per mano di uno dei nostri procuratori, Ponzio Pilato". Dubito molto che a Tacito, o al suo pubblico, importasse minimamente quale fosse il nome del procuratore. Mentre il nome di Ponzio Pilato era così importante per i cristiani che lo includevano nei loro credo. Come minimo, la parola "Ponzio Pilato" è una probabile interpolazione cristiana, forse per caso, poiché uno scrivano cristiano più tardi scriverà quasi certamente il nome "Ponzio Pilato" come nota a margine, e gli scribi più tardi lo trasferiranno nel testo.
 
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