Origini delle Religioni

PIETRO KEFA KIPPAH

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CAT_IMG Posted on 5/10/2012, 11:15
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RIPORTATO DA


http://cristianesimoprimitivo.forumfree.it/?t=49092352






Oltre al Topic che tratta di Carmignac e il N. T. , trovo opportuno aprirne uno dove discutere dei semitismi che Carmignac non affronta nel suo libro .

Comincio con uno studio che ho già presentato : qui la versione completa di vocalizzazioni del Testo Ebraico .





Lo studio completo : Inviato il: 1/8/2008, 09:57


http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=23776605&st=15



Da cui estrapolo :


Matteo XVI 16, 17, 18



16 ἀποκριϑεὶς δὲ Σίμων Πέτρος εἶπεν, Σὺ εἶ ὁ Χριστὸς ὁ υἱὸς τοῦ ϑεοῦ τοῦ ζῶντος.

17 ἀποκριϑεὶς δὲ ὁ ᾽Ιησοῦς εἶπεν αὐτῷ, Μακάριος εἶ, Σίμων Βαριωνᾶ, ὅτι σὰρξ καὶ αἷμα οὐκ ἀπεκάλυψέν σοι ἀλλ' ὁ πατήρ μου ὁ ἐν τοῖς οὐρανοῖς.

18 κἀγὼ δέ σοι λέγω ὅτι σὺ εἶ Πέτρος, καὶ ἐπὶ ταύτῃ τῇ πέτρᾳ οἰκοδομήσω μου τὴν ἐκκλησίαν, καὶ πύλαι ᾅδου οὐ κατισχύσουσιν αὐτῆς.




" Tu sei Pietro, e su questa Pietra ... ,
è una delle frasi più celebri e celebrate del Cattolicesimo,
ma ci sono molti dubbi .....

Cominciamo con il testo base.

MATTEO XVI 17, 18
NUOVO TESTAMENTO INTERLINEARE
Ed. San Paolo 1998
Versioni in Greco, Latino, Italiano e Italiano interlineare.
La versione in Italiano interlineare è di Alberto Bigarelli.
Il testo Greco viene da :


The Greek New Testamment rev. del 1993. ( rev. di Nestle/Aland )
" Rispondendo allora Gesù disse a lui :
Beato sei Simon bar Jona, perchè carne e sangue
non ( l')hanno rivelato a te ,
ma il Padre di me , quello in i cieli.
E io allora a te dico che tu sei Pietro,
e su questa la pietra costruirò di me
l'assemblea e ( le ) porte dell' Ade
non prevarranno contro di essa. "


L'Italiano interlineare prevede queste " asprezze di traduzione ",
poi risolte nella versione attigua in Italiano.
Ma in Matteo XVI 17,18 ci sono 3 " Anomalie " da studiare.


1) Simon bariona in greco originale, poi tradotto nella storia
in vari modi : o semplicemente bariona, o figlio di Giona o di Giovanni
2 ) Pietro / Petros in greco, ( Kefa in ebraico ) significa " roccia "
3 ) Ade / Adou in greco, tradotto come Inferi o Inferno.

//////////////////////////////////






Un bel copincolla in tema con questo 3d .... :B):


CITAZIONE (barionu @ 23/1/2010, 02:19)
cit da negev

Sul termine Kefa che si scrive allo stesso modo di kippa (il copricapo ebraico che testimonia la sottomissione a Dio) molti di questo forum sarebbero felici di intavolare un'ampia discussione sul significato ipoteticamente zelota . Tu sei la mia kippa, il mio copricapo, allora come oggi anche simbolo rivoluzionario di contrapposizione ad un certo potere (in quel caso quello romano)



zio ot

Sìiiiiiiiiii ??????? :B): Ciao neg,

Matteo XVI 17,18

ne parlammo qui :

http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=31040471

e qui un magnifico midrash di Abramo , dove se ne parla a pag 8 /!0.

https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Ant...20parte%201.pdf

Da approfondire anche il Kippa riferito alla cima delle palme , ovvero ai rami di palma con le quali i Maccabei celebrarono la vittoria.

http://it.wikipedia.org/wiki/Secondo_libro_dei_Maccabei


II MACCABEI X , 6/7

7 Perciò, tenendo in mano bastoni ornati, rami verdi e palme, innalzavano inni a colui che aveva fatto ben riuscire la purificazione del suo proprio tempio.

Non vi viene in mente la Domenica delle Palme ? Il Popolo di Israel che saluta il Mashìa liberatore dal giogo romano ?

GIOVANNI XII , 13

13 ἔλαβον τὰ βαία τῶν ϕοινίκων καὶ ἐξῆλϑον εἰς ὑπάντησιν αὐτῷ, καὶ ἐκραύγαζον, ῾Ωσαννά· εὐλογημένος ὁ ἐρχόμενος ἐν ὀνόματι κυρίου,καὶ ὁ βασιλεὺς τοῦ ᾽Ισραήλ

E' lo studioso americano Farmer a indicare i rami di palma come simbolo dei partigiani ombattenti contro Roma proprio in ricordo dei Maccabei , tesi accolta anche da Brandon.

www.commentarymagazine.com/viewarti...ben-farmer-2564

zeloti, iscarioti,mujaidin,tupamaros, chiamateli come volete : partigiani contro un popolo oppressore.



ZIO OT :mf_bookread.gif:










Quindi abbiamo l' Aramaico Kefà : roccia, punta di roccia :


LA GUGLIA


כֵּף o כַּף kaf ( l' aramaico non aveva vocalizzazione .

kef , kefym al plurale , ad es Geremia IV , 29

כֵּפִים



מִקּוֹל פָּרָשׁ וְרֹמֵה קֶשֶׁת, בֹּרַחַת כָּל-הָעִיר--בָּאוּ בֶּעָבִים, וּבַכֵּפִים עָלוּ: כָּל-הָעִיר עֲזוּבָה, וְאֵין-יוֹשֵׁב בָּהֵן אִישׁ



9 E in quel giorno, dice il Signore,
verrà meno il coraggio del re
e il coraggio dei capi;
i sacerdoti saranno costernati
e i profeti saranno stupiti.


כפא

כְּפָא

e nell ' Ebraico Biblico Kipphàh : cupola , cima degli alberi ( le palme ! ) , e anche supremo capo militare , vertice .


כפה

כִּפָּה


mentre nell 'Ebraico moderno

Abbiamo Kef : punta di roccia ,( MA PIU' IN RILIEVO SIGNIFICATI COME CUCCHIAINO O CAVO DELLA MANO )

כיף

כֵּיף


e Kipphàh : cupola

כיפה ( non vocalizzato )


כִּפָּה


שמעון



Shmon

שִׁמְעוֹן



Qundi MATTEO XVI 17, 18 : Tu sei Pietro e su questa Pietra ...


Va letto come :



Tu sei la Roccia ( kefà )כפא ) e sarai il mio Capo Militare ( Kipphah כפה )



כְּפָא כִּפָּה




Quindi , come ipotesi di studio :

Simone barionà ( bandito ) , tu sei la roccia e tu sarai il mio Capo Militare .

Shmon barionà attà kefà weattà tintzòr kipphàti




שמון בריונא אתה כפא ואתה תנצר כפהתי




שְׁמוֹן בַּרְיוֹנָא אַתָּה כֵּפָא וְאֲתָּא תִּנְצֹר כִּפָּהתִי








Per " sarai " ho usato il verbo lintzòr לנצור , CUSTODIRE

לִנְצוֹר


come custodirai : tintzòr תנצר

תִּנצֺר





( dedico questo piccolo studio a Luigi Cascioli )


דוד ות


Appendice 1 ( inserito il 10 Agosto 2010 )



Come osserva Abramo nel suo midrash , a pag 11

https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Ant...20parte%201.pdf


abbiamo l' uso di Kippah come palma.

in Isaia XIX , 15

www.mechon-mamre.org/f/ft/ft1019.htm



וְלֹא-יִהְיֶה לְמִצְרַיִם, מַעֲשֶׂה, אֲשֶׁר יַעֲשֶׂה רֹאשׁ וְזָנָב, כִּפָּה וְאַגְמוֹן



e Isaia IX , 13

www.mechon-mamre.org/f/ft/ft1009.htm


וַיַּכְרֵת יְהוָה מִיִּשְׂרָאֵל, רֹאשׁ וְזָנָב כִּפָּה וְאַגְמוֹן--יוֹם אֶחָד



Aggiungo che Elezier ben Yehudah nel suo Dizionario ( Millon ben Yehudah )

מלון בן יהודה

a pag 2483 del volume V conferma kippàh come palma , in particolare la cima ramificata delle palme da dattero

anaf tamar


עָנָף תָּמָר


Ben Yehudah dice espressamente : usato come preziosismo : melitzàh


מְלִיצָה

In Ebraico moderno ramo di palma è espresso da : lulàv

לוּלָב


I rami di palma erano usati per la celebrazione della vittoria di Giuda Maccabeo .

I Libri dei Maccabei sono Libri Storici che si sono giunti in Greco .

Non fanno parte del Tanakh .


La Bibbia Greca

www.documentacatholicaomnia.eu/00_1...Clementina.html


qui il testo greco di 2 Maccabei

www.documentacatholicaomnia.eu/03d/...orum_II,_GR.pdf


2 MACCABEI X , 7

7 Perciò, tenendo in mano bastoni ornati, rami verdi e palme, innalzavano inni a colui che aveva fatto ben riuscire la purificazione del suo proprio tempio.


φοινικας
foinikas , palme .... Nel testo Greco

כיפות kippot palme , rami di palma .... Nel Tanakh



/////////////////////////////////////////////////




In preparazione uno studio sul Sanscrito Arjuna


अर्जुन




http://spokensanskrit.de/index.php?script=...te&direction=SE


ALFABETO SANSCRITO

http://bifrost.it/Lingue/Sanscrito.html



PERSEUS

www.perseus.tufts.edu/hopper/

////////////////////////////////////////////////////////////////////////////




,


IL TANAKH IN EBRAICO

www.mechon-mamre.org/f/ft/ft0.htm


I TESTI GRECI E LATINI

www.documentacatholicaomnia.eu/


LA BIBBIA ONLINE IN ITALIANO

www.laparola.net/

IL NUOVO TESTAMENTO

http://camcris.altervista.org/i-bibbia.html



LA SEPTUAGINTA


http://bibledatabase.net/html/septuagint/


TASTIERE


http://litetype.com/

NOMI EBRAICI

www.nomix.it/ebraici.php

STUDI SUL' EBRAICO

www.edicolaweb.net/lettere.htm


DIZIONARIO GRECO ONLINE

www.grecoantico.com/


DIZIONARIO LATINO

www.dizionario-latino.com/



DIZIONARIO SANSCRITO


http://spokensanskrit.de/index.php?script=...te&direction=ES





Negev, 1/7/2010, 02:05]

Tieni presente che Yonah vuol dire anche "colomba", oltre che essere nome proprio: Bar Yonah : Figlio di Yonah oppure figlio della colomba. In entrambi i casi potrebbe suonare in senso zelota, prediligendo questi, i soprannomi di battaglia.

Naturalmente . Ne abbiamo parlato molte volte.


Ma in MATTEO XVI 17, 18 abbiamo baryonà e non baryonàh

Ovvero : Yonah יוֹנָה

Come nel libro di Yonah

www.mechon-mamre.org/f/ft/ft1701.htm

Bar Yonah בַּר יוֹנָה

baryonà בַּרִיוֹנָא

C' è poi il fatto che alcuni vocalizzano biryonà

Ma ho dei dubbi su questa vocalizzazione.

byryonà potrebbe essere così : בִּרִיוֹנָא

Ma la vicinanza di uan Hiriq con una Hiriq Malè non mi torna.

in Ebraico moderno abbiamo biryòn ( violento, energumeno , buttafuori , insomma zio ot da giovane ... :B): )


בִּרְיוֹך

Come vedi dopo lo Hiriq abbiamo lo shewà

In ogni caso escludo che baryonà possa essere : figlio di Giovanni


Giovanni in Ebraico è Yohanan

יוֹחָנָן



( anche se l' ho visto scritto in altri modi )


Elisha ne ha parlato qui :


http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=21438410&st=15


Σίμωνα τὸν Καναναῖον (Simona ton Kananaion) e Σίμων Βαριωνᾶ (Simon Bariona, interpretazione classica: Simone figlio di Giona) potrebbero essere la stessa persona.

Βαριωνᾶ (Bariona) è più probabilmente la traslitterazione di בריונא (Bariona) che significa ribelle, terrorista e questo era un appellativo usato per sicario. Nell'episodio della simulazione della morte di Rabban Yochanan ben Zacchai che ha citato Abramo, i sicari sono chiamati בריונים (Berionim) il plurale di בריונא (Bariona).
Forse anche Βαραββᾶν si può accostare a אבא סקרא (abba sikra) che significa Abba il sikario, che era il capo dei sicari. BarAbba potrebbe avere lo stesso significato ed essere la stessa persona: Barabba sarebbe il diminuitivo di Bariona Abba ovvero il sicario Abba.




Ulteriore precisazione su Matteo XVI, 17


Σιμων Βαριωνα

Viene tradotto


Simone figlio di Giona

Simone figlio di Giovanni

Simone bar Jona.

Ma non può essere nessuna di queste :


In Ebraico

bar Yonah : figlio di Giona

www.mechon-mamre.org/f/ft/ft1701.htm

ovvero:

bar shel Yonah che diventa bar Yonah

Yonah in Ebraico significa : colomba

יוֹנָה

bar shel : figlio di

בַּר שֶׁל

בַּר שֶׁל יוֹנָה


בַּר יוֹנָה



DA NON CONFONDERSI CON L' ARAMAICO BARYONA' : combattente rivoluzionario , partigiano , latitante etc ..

בַּרִיוֹנָא

che presenta la aleph finale א



Sembra una piccola differenza, ma nel ceppo semitico la differenza c'è , e risulta decisiva .

Anche se forse solo un Ebreo yemenita oggi solo calcherebbe la differenza di pronuncia :

infatti

בַּר יוֹנָה

andrebbe pronunciato con un piccolo scalino/pausa tra bar e Yonah facendo sentire la h aspirata alla fine.

mentre

בַּרִיוֹנָא


baryonà va pronunciato seccamente e senza h aspirata finale.

Ma il punto essenziale è un altro :

יוֹנָה Yonah : Giona

non è la stessa radice di Yohanan : Giovanni

יוֹחָנָן


infatti per Yonah abbiamo la radice iniziale Yud , nun ינ

e per Yohanan abbiamo la radice iniziale Yud , het , nun יחנ

In Ebraico sono 2 pianeti differenti.


Mentre la traslitterazione che viene proposta da varie fonti

'Yhochanan'

dovrebbe essere Y(e)hokhanan

יְחֹכָנָן


radice yud , het, kaf יחכ

implica la presenza di una kaf כ

che non mi sembra presente in nessuna forma Ebraica originale .


Johanan miGamlà



יוֹחָנָן מִגַּמְלָא





Uno studio dal net

www.anzarouth.com/2008/08/talmud-ghittin-55-57.html

דוד אות






Edited by barionu - 8/11/2022, 19:58
 
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CAT_IMG Posted on 25/10/2012, 12:04
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UNO STUDIO DI RAV AVRAHAM YSRAEL




https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Ant...20parte%201.pdf

http://forumbiblico.forumfree.it/?t=16016335

Ora azzarderemo un'ipotesi confrontando il termine aramaico "כיפא "(kefa=pietra)

con l'ebraico "כיפה"(kippà=cupola).[/size
]


In precedenza abbiamo esposto un solo aspetto del termine "כף" (caf) il quale indica generalmente qualcosa che ha estensione superficiale, che può essere piatta oppure incurvata o che provoca l'incurvarsi. Esso, come il temine"כיפה" (kippà) è di radice "כפף" (cafaf), che significa letteralmente "incurvare". "kaf" , la palma della mano, da piatta può incurvarsi e contenere qualcosa; una maniglia di una porta provoca l'incurvarsi e un arnese sacerdotale ha la forma di cucchiaio. Anche Kippà ha dei sensi simili: Kippà significa anche Cupola e la "Cupola della Roccia" in ebraico è detta "kippat haSela"

. Il termine aramaico Kefa (=pietra) ha anche lo stesso senso, ma esso può indicare, oltre che una pietra che presenta incurvature, anche quelle di qualunque altra forma. Anche il termine italiano "pietra", originalmente significava "pietra quadrata", ma oggi indica pietre di qualunque forma. L'aramaico Kefa è scritto in modo molto simile all'ebraico Kippà e anche questo potrebbe indicare una pietra a forma di cupola.


La Kippà sarebbe il parallelo di Mazzevà, cioè la stele, la pietra superiore, il monumento che contrassegna (Ziun) il luogo del Tempio per conservarne il ricordo nei secoli avvenire. Anche Pietro, la pietra superiore diviene il custode della fede cristiana che consiste principalmente nel credere nel Cristo, la pietra miliare. "Nikrat haZur" è dunque il monumento di pietra e simbolicamente è il rifugio fortificato di Moshè. Anche il termine Mazzevà, la stele di Gen.28:22 designa una fortezza e come spiegato da Radak nella nota a Ezechiele. 26:11 è una "torre alta usata come rifugio miltare" simbolo anche del controllo.


Come Moshè, anche Pietro, cioè Kefa è una masssima autorità, la Kippà.


"כיפה"(kippà) in ebraico indica la massima autorità governativa come diremmo in italiano "vertice".



Questo senso figurativo non si fonda sull'omonimo "kippà" che indica la sommità degli alberi, specialmente la palma ("E nulla gioverà all'Egitto di quello che potran fare il capo o la coda, la palma o il giunco." ,Ishaiah 19:15, Luzzi); ma è proprio uno dei sensi di questa radice kafaf: "che causa l'incurvarsi" che in questo caso è il prostarsi dei sudditi. Il targum in loco di Ishaiah 19:15 traduce kippà con "shilton"=governo.
Il termine kaf nella Bibbia è spesso usato con questo senso.

Riportiamo un esempio:


" ופדתיך מכף ערצים "


(ufiditikha mikaf arizim=" ti redimerò dalla palma dei tiranni", ger. 15:21 TNM)
Un'espresione simile a quella di Esodo 33:22, ma con l'uso di un altro verbo, è quello di salmi 139:5 :



"ותשת עלי כפכה "


(watashet allai kapekha=mettesti su di me la tua palma) e questa espressione figurativa significa: "mi governasti".


Pietro-Kefa-Kippà è il custode della fede in Cristo-Kefa-Parola.



Il corrispondente ebraico di kefa=pietra è Kef ed esso si scrive in modo del tutto identico al termine

kaf=palma: "כף" (kaf=palma); "כף" (kef=pietra)


In Deut. 4:13

"לחות אבנים "


(luchot avanim=tavole di pietre) il targum Unkelos traduce

"לוחי אבניא "


(luchè avnaià). Lo stesso termine aramaico"אבניא

"(avnaià=pietre) traduce l'ebraico

" "כפים

(kefim=pietre) come in Giobbe 30:6:

"חרי עפר וכפים "

(chore afar wekefim=buchi di polvere e pietre) dove il Targum aramaico traduce:

"בנקירתא דעפרא ואבניא"

(binkirata de'afra weavnaià= nei buchi di polvere e pietre).



In Ger 4:29 l'ebraico "כפים" (kefim=pietre) è tradotto con l'aramaico "כיפיא"(khefaià=pietre) il purale dell'aramaico"כיפא "(kefa=pietra)
.



Pertanto il termine di Esodo 33:22 "כפי"(kapì="mia palma della mano") è leggibile anche: "כפי"(kefai=mie pietre) alludendo alle tavole di pietra, che contengono la Parola di D-o.


Il figurativo kaf, nel senso di governare e kef nel senso di pietra sono entrambi interpretabili come: la Parola. Ciò giustifica i targumim che in Esodo 33:22 traducono l'ebraico"כפי" (kapì=mia palma) con "מימרי" (memrì=mia parola).

Pocanzi abbiamo detto che l'aramaico "כיפא "(kefa) traduce l'ebraico "צור " (Zur), che è il termine della nostra espressione


"נקרת הצור"

(nikrat haZur) che abbiamo ipotizzato con "cupola della Roccia" che in ebraico è detta: "כיפת הסלע"(Kippat haSela). Il termine "סלע "(sela' ) è chiaramente equivalente a "צור " (Zur) perchè la stessa roccia da dove lo shettro divino consegnato a Moshe fece uscire l'acqua è detta Zur in Esodo 17:6 e Sela in Numeri 20:8.



Zur è anche uno degli attribbuti divini come vedremo prossimamente. Siamo quasi alla fine della raccolta degli elementi basilari che ci introdurranno alla trattazione del cuore del nostro tema di Esodo 33 interpretato erroneamente come un antropomorfismo.
Abbiamo ora la figura di Moshè dentro un rifuggio di pietra, qualunque esso sia e qualunque forma esso abbia e che viene costituito come Capo e legislatore del popolo di Israel. Infatti il termine "ושמתיך"(wesmtikha=ti porrò, ti preporrò) usato con Nikrat haZur significa anche preporre, costituire una carica governativa. Questo insieme di significati sono contenuti nel nostro brano e li rimetteremo insieme quando esamineremo la traduzione letterale e le varie possibili letture, effettuate a prescindere dal TM e confrontate poi con altri brani biblici simili e con le antiche interpretazioni.
Nel nostro capitolo in Es.33:18 Moshe chiede a D-o di mostrargli la sua Gloria:


" ויאמר הראני נא את כבדך "


"18 Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!»"( N. Riv.);
"Gli disse: «Mostrami la tua Gloria!»."(CEI)


La mancata comprensione di questa richiesta apre l'assurda interpretazione antropomorfa, come se Moshè avesse avuto la pretesa di chiedere di vedere D-o, di vederne il "corpo". Ma perchè Moshè avrebbe chiesto di vedere D-o quando insieme a lui lo avevano già visto tutti gli anziani di Israel?
Una decina di capitoli prima, lo stesso libro dell'Esodo narra quanto segue:
"9 Poi Mosè, ed Aaronne, e Nadab, e Abihu, e settanta degli Anziani d'Israele, salirono. 10 E videro l'Iddio d'Israele; e sotto i piedi di esso vi era come un lavorio di lastre di zaffiro, risomigliante il cielo stesso in chiarezza. 11 Ed egli non avventò la sua mano sopra gli Eletti d'infra i figliuoli d'Israele; anzi videro Iddio, e mangiarono e bevvero."( Esodo 24:9-11, Diodati)


Se anche questi versi vengono interpretati antropomorficamente allora i conti non tornano nemmeno ricorrendo a fantasiosi artifici.
Ma la Gloria del Signore (ebr. kevod ****) l'aveva già vista ancor prima tutto il popolo di Israel:


"6 Mosè e Aaronne dissero a tutti i figli d'Israele: «Questa sera voi conoscerete che il SIGNORE è colui che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto. 7 Domattina vedrete la gloria del SIGNORE, poiché egli ha udito i vostri mormorii contro il SIGNORE. Quanto a noi, che cosa siamo perché mormoriate contro di noi?» 8 E Mosè disse: «Vedrete la gloria del SIGNORE quando stasera egli vi darà carne da mangiare e domattina pane a sazietà; perché il SIGNORE ha udito le lagnanze che voi mormorate contro di lui. Noi infatti, che cosa siamo? I vostri mormorii non sono contro di noi, ma contro il SIGNORE»."(es. 16, N.R.)
Le lamentele del popolo all'esaurirsi del cibo portatosi dall'Egitto hanno costretto la profezia ad una dimostrazione pratica, tangibile, che dovette dimostrare senza alcun ombra di dubbio che era D-o il vero Condottiero del popolo e non Moshe ed Aharon.


Ma il vedere la Gloria del Signore consistette principalmente nel mostrare la Sua Grazia procurando buon cibo in un deserto di morte, nonostante le lamentele del popolo, la cui ingiustificata carenza di fede era vista da Moshè ed Aharon come un insulto alla Divinità, che aveva già mostrato in modi inequivocaboli la Sua provvidenza.


Vedere la Gloria di D-o significò dunque vedere la grandiosità delle sue opere, ma ancor più cogliere la profondità delle Sue alte qualità morali spesso irragiungibili e per tale ragione male interpretati dall'impazienza e piccolezza umana.


Ma la Gloria di D-o non era visibile solo nelle grandi opere della liberazione d'Egitto e nei miracoli della Manna e delle quaglie nell'aridità del mortale deserto; ma la Sua provvidenza e guida erano ben visibili nella presenza di una strana nuvola:


" Mentre Aaronne parlava a tutta la comunità dei figli d'Israele, questi volsero gli occhi verso il deserto, ed ecco la gloria del SIGNORE apparire nella nuvola. " (Esodo 16:10 N. Riv.)






Edited by barionu - 23/4/2021, 11:07
 
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Estratti dA


DA PIETRO AL PAPATO

di FAUSTO SALVONI




www.riforma.net/apologetica/cattoli...troalpapato.pdf



Genuinità del passo




a) Il problema


Fu solo verso la fine del secolo scorso che si prese a negare l'autenticità di questo brano esclusivo di Matteo (17) . Il Cristo credendo imminente la venuta del regno escatologico finale, non poteva preannunciare la comparsa della «Chiesa» che ne è una fase intermedia. Secondo la frase suggestiva di A. Loisy: « Gesù ha predicato il Regno di Dio, e ne è balzata fuori la Chiesa » (18) . Il Loghion, messo in bocca a Gesù più tardi, sorse probabilmente a Roma nel II secolo (non è infatti citato prima del 190) e costituì il primo passo verso l'autorità della Chiesa romana (19) .

Il Harnack, poggiando sulla presunta lezione del Diatessaron di Taziano, anziché respingere tutto il «loghion» («detto») di Cristo, si limitò ad eliminare le parole: « Su questa pietra edificherò la mia chiesa » ed a modificarne il pronome « su di essa » ( autès ) in « su di te » ( sou ). In tal modo la frase si ridurrebbe alla promessa di immortalità dell'apostolo Pietro da parte di Gesù « Tu sei Pietro e le porte dell'Ades non prevarranno su di te » (20) .

Più tardi i critici tornarono ad ammettere la genuinità del detto, sia per il suo colorito semitico (J. Jeremias), sia per la inscindibile connessione esistente tra il Figliuol dell'Uomo e i Santi del Nuovo Israele (Kattenbusch), sia perché la parola «ecclesia» non esprime ancora la Chiesa del II secolo, ma equivale al « resto d'Israele » già predetto dai profeti dell'Antico Testamento (Schmidt) (21) .

Una seconda reazione ebbe inizio nel 1941 con gli scritti del Bultmann, il quale pur ammettendo l'antichità del loghion, comprovata dalla sua impronta semitica, ne negò l'origine dal Cristo, perché questi intendeva dare inizio a un regno escatologico futuro, non a una Chiesa immediatamente realizzabile (22) . W. C. Kümmel, pur ammettendo che il futuro regno escatologico sia già in un certo qual senso anticipato con il Cristo, negò che tale anticipazione sarebbe dovuta continuare nella Chiesa. Fu solo più tardi, che i primi cristiani, vedendo il ritardo della parusia, pensarono che il regno escatologico fosse già anticipato non solo nel Cristo, ma anche nella Chiesa; a loro quindi, ma non a Gesù, risale il detto « Tu sei Pietro » (23) .

Più recentemente il critico A. Oepke tornò a difenderne la genuinità insistendo sul fatto che la frase, corrispondendo alle idee messianiche contemporanee circa il « nuovo popolo di Dio », poteva essere espressa anche da Gesù (24) . Oggi i critici si dividono in due gruppi di pari forza di cui gli uni difendono la genuinità del brano mattaico, mentre gli altri la negano.




b) Regioni favorevoli all'autenticità


Non fa più difficoltà oggi la sua omissione in Marco e Luca, dal momento che i loghia di Gesù circolavano all'inizio in gran parte isolati, come appare dall'apocrifo Vangelo di Tommaso recentemente scoperto a Nag Hammadi in Egitto (25) .

L'origine palestinese del loghion su Pietro appare dal suo colorito semitico: nome Barjona , espressione « carne e sangue », gioco di parole su « Pietro-pietra », possibile solo nell'aramaico Kefa (26) , dall'affinità del brano con un passo degli Inni trovati nei pressi di Qumrân (27) , dalla sua presenza solo in Matteo che è un Vangelo di origine palestinese.

La sua antichità è provata dal fatto che in esso non v'è ancora alcun cenno polemico a Giacomo, il quale nella tradizione posteriore entrò in concorrenza con Pietro (28) . Il loghion dev'essere anzi anteriore al 53 d.C. come si può dedurre dall'esame di un brano delle Omelie Pseudo-Clementine , risalente al tempo della polemica antipaolina svelata pure dall'epistola ai Galati (ca. 53 d.C.). In essa Pietro obietta a Paolo di essersi opposto al fondamento della Chiesa. E' contro la solida rocca e il fondamento della chiesa che ti sei eretto da avversario (29) . Queste parole utilizzano il detto « Tu sei Pietro» dimostrandone così la sua esistenza presso alcuni ambienti petrini che lo usavano nella loro diatriba antipaolina (ca 53 d.C.).

Penso che alla stessa conclusione si giunga leggendo l'epistola ai Galati, dove Paolo presenta la sua dignità apostolica in modo che non appaia per nulla inferiore a quella di Pietro (30) . Anche se, quando Paolo scrisse la sua lettera ai Galati (ca 63 d.C.), il Vangelo greco di Matteo non era ancora esistente, doveva però già circolare il detto di Gesù « Tu sei beato o Simone... », perché Paolo di fronte alla rivelazione di Pietro elogiata da Gesù (Mt 16, 17 s), esalta la sua propria «rivelazione» ( apocàlupsis , Ga 1, 15-16), e afferma di non aver voluto consultare « carne e sangue» (Mt 16, 17), vale a dire alcuna persona, fosse pure l'apostolo Pietro, per recarsi tosto in Arabia a meditare su quanto lui personalmente aveva ricevuto (31) .

Una conferma dell'intento apologetico dei primi due capitoli della epistola ai Galati appare anche dal fatto che per parificare se stesso all'apostolo «fondamento», Paolo anziché chiamare, come al solito, l'apostolo del giudaismo con il nome Cefa (cfr anche sotto al v. 11), qui, eccezionalmente, adopera il nome Pietro, che, etimologicamente, era meglio comprensibile ai suoi lettori greci (« roccia, rupe o sasso» ) (32) . Tutto ciò milita per la esistenza del loghion anteriormente al 53 d.C.

Vi sono poi indizi sufficienti per attribuire questo detto a Gesù Cristo (33) . L'espressione «Tu sei beato » ( makàrios ) ricorre spesso sul labbro di Gesù, sia in senso generico (Mt 5, 3 ss) sia in senso individuale (34) . Il simbolismo delle chiavi è usato anche altrove da parte di Gesù (Lc 11, 52); la ripetizione di un'idea in tre strofe (Mt 16, 17.18.19), riappare in altri passi sul labbro di Gesù (35) .

Il concetto poi di «assemblea» («ecclesia») per indicare il «nuovo popolo messianico» non fa più meraviglia ora, in quanto era corrispondente all'attesa di quel tempo, specialmente presso la comunità di Qumrân. Anche loro ammettevano che della loro comunità Dio aveva posto «la fondazione sopra la roccia» (36) ; al pari del proto martire Stefano, essi credevano di costituire «la comunità», la «chiesa» messianica (37) . Molti elementi militano dunque a favore dell'autenticità del Loghion, che quindi non si può più tanto facilmente respingere.



www.riforma.net/apologetica/cattoli...troalpapato.pdf

http://xoomer.virgilio.it/chiesadicristodipadova/papato3.htm







Edited by barionu - 23/4/2021, 11:09
 
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CAT_IMG Posted on 3/10/2014, 13:26
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DAL JASTROW







DA

http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=23099876&st=15






Haaallora, ho voluto fare molte verifiche incrociate e sentire molti pareri :


PETER

Trovato , tra l' altro è un SEGOLATO, una famiglia di sostantivi molto comuni in Ebraico.

Pèter : matrice , primogenito, frutto .

פֶּטֶר


varie attestazioni

http://search.freefind.com/find.html?id=64...7%98%D7%A8&s=ft





Ecco un bell' esempio :


ESODO XXXIV , 19

www.mechon-mamre.org/f/ft/ft0234.htm


כָּל-פֶּטֶר רֶחֶם, לִי; וְכָל-מִקְנְךָ תִּזָּכָר, פֶּטֶר שׁוֹר וָשֶׂה.

Ogni essere che nasce per primo dal seno materno è mio: ogni tuo capo di bestiame maschio, primogenito del bestiame grosso e minuto.


peter .primogenito

פֶּטֶר

al plurale petarim :primogeniti

פְּטָרִים


Ma la cosa si fa veramente interessante quando vado a scrivere : mio primogenito

peter shelì


פֶּטֶר שֶׁלּי




che nella forma costrutta diventa

Pitrì( Pitry')


פִּטְרִי




Ci troviamo di fronte a un altro " GHOST " , una parola che esiste dove non dovrebbe esistere , e che fa cadere l' alibi E LA COSTRUZIONE dell'interpolatore .

Simone detto Pietro : Simone mio primogenito


direi quindi che possiamo rincarare la dose :

vale quello che scrivo qui nel mio primo post :

http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=55245873



da cui elaboro:


Shmon baryonà attà hapitry kefà weattà tintzòr kipphàty





שְׁמוֹן בַּרְיוֹנָא אַתָּה הַפִּטְרִי כֵּפָא וְאֲתָּא תִּנְצֹר כִּפָּהתִי



Simone ribelle , tu sei il mio primogenito roccia e tu sarai il mio supremo capo militare .



lasciate stare tutte le notizie biografiche riportate nei Vangeli : i GHOST che riporto le fanno cadere .

Questa frase è sic ricondicibile a Yeshùa hamaschyach



zio ot :B):





Edited by barionu - 30/5/2021, 12:50
 
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CAT_IMG Posted on 4/1/2016, 13:12
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PIETRO A ROMA ...


PIETRO SI

Pietro è stato a ROMA ?

ECCO COSA DICONO LE FONTI STORICHE

:Vi ho scritto, come io ritengo, brevemente per mezzo di Silvano, fratello fedele, per esortarvi e attestarvi che questa è la vera grazia di Dio. In essa state saldi! Vi saluta la comunità che è stata eletta come voi e dimora in Babilonia; e anche Marco, mio figlio”(1 Pt 5,12-13)

Nell'antichita conosciamo 2 Babilonia RISPETTIVAMENTE in Mesopotamia e Babilonia in Egitto .Per quanto riguarda Babibilonia in Mesopotamia All'inizio dell'Era Volgare, secondo lo storico e geografo Strabone, la grande città era comunque ormai diventata un "gran deserto" (Strabone, Geografia XVI, 1, 5).

Sempre secondo Flavio Giuseppe, le rovine di Babilonia sarebbero state abbandonate nella seconda metà del sec. I dagli stessi giudei che si trasferirono a Seleucia (Antichità Giudaiche XVIII, 3, 8).Per Babilonia in Egitto sappiamo da Strabone (Geografia XVII, 30) e Flavio Giuseppe (Antichità Giudaiche, II, 15) Che era un Castrum Militare abitato da vari giudei ma qui non abbiamo alcuna testimonianza storica che vi fossero comunita Cristiane nel 1 sec. d.c. Come già nell'Apocalisse di S. Giovanni (c. 17-18) nei Libri Sibillini e in 4 Esdr. 4,23 il nome di "Babilonia " designa la Roma pagana.



Ora quali testimonianze ATTESTANO LA PRESENZA DI PIETRO A ROMA :

1) Clemente Romano (ca. 96 d.C.) per primo parla della morte di Pietro e di Paolo, dicendo: "Per l'invidia e gelosia furono perseguitate le più grandi e più giuste colonne le quali combatterono sino alla morte. Poniamoci dinanzi agli occhi i buoni apostoli. Pietro che per l'ingiusta invidia soffrì non uno, ma numerosi tormenti, e così col martirio raggiunse il posto della gloria. Fu per effetto di gelosia e discordia che Paolo mostrò come si consegua il premio della pazienza ." (Clemente, 1 Corinzi V, 2-5)

2) Ignazio, vescovo di Antiochia, verso il 110 d.C. scrive alla chiesa ivi esistente di non voler impartire loro "degli ordini come Pietro e Paolo" poiché essi "erano liberi, mentre io sono schiavo" (Ignazio, Ai Romani 4, 3).


3) Papia di Gerapoli, verso il 130 d.C. afferma che Pietro scrisse da Roma la sua lettera (Papia in Eusebio, Storia Ecclesiastica II, 15, 2), usando il termine figurato di Babilonia per indicare Roma.


4)Ireneo 140-202 d.c Afferma che la Chiesa di Roma sia stata fondata dall'Apostolo Pietro e Paolo (Contro le eresie III, 1-3 5)


5)Origene (185-254) è il primo a ricordarci che Pietro fu crocifisso a Roma con il capo all'ingiù. Egli infatti scrive: "Si pensa che Pietro predicasse ai Giudei della dispersione per tutto il Ponto, la Galazia, la Bitinia, la Cappadocia e l'Asia e che infine venisse a Roma dove fu affisso alla croce con il capo all'ingiù, così infatti aveva pregato di essere posto in croce". (Origene in Eusebio, Storia Ecclesiastica III, 1, 2).


6)Dionigi, vescovo di Corinto, verso il 170 d.C., i "Con la vostra ammonizione voi (Romani) avete congiunto Roma e Corinto in due fondazioni che dobbiamo a Pietro e Paolo. Poiché ambedue, venuti nella nostra Corinto hanno piantato e istruito noi, allo stesso modo poi, andati in Italia, insieme vi insegnarono e resero testimonianza (con la loro morte) al medesimo tempo" (Dionigi in Eusebio, Storia Ecclesiastica II, 25).

7) Clemente Alessandrino (150-215) ricorda che, "quando Pietro ebbe predicato pubblicamente la Parola a Roma e dichiarato il Vangelo nello Spirito, molti degli ascoltatori chiesero a Marco, che lo aveva seguito da lungo tempo e ricordava i suoi detti, di metterli per iscritto" (Eusebio, Storia Ecclesiastica VI, 14).


8)Tertulliano (160-240) ripete che Pietro fu crocifisso a Roma durante la persecuzione neroniana, dopo aver ordinato Clemente, il futuro vescovo romano (Scorpiace XV; Sulla prescrizione degli eretici XXXII);


9) Eusebio di Cesarea (260-337) ricorda come, sotto il regno di Claudio, la Provvidenza condusse Pietro a Roma per porre fine al potere di Simon Mago (Eusebio, Storia Ecclesiastica, II, 14). Egli inoltre ricorda come, a Roma, sotto l'impero di Nerone, Paolo venne decapitato e Pietro crocifisso (Eusebio, Storia Ecclesiastica, II, 25; Eusebio, Storia Ecclesiastica, III, 1).


10)Girolamo (347-420) scrive che "Simon Pietro venne a Roma per debellare Simon Mago....fu crocifisso con il capo all'ingiù e i piedi rivolti verso l'alto, dichiarandosi indegno di venir crocifisso come il suo Signore" (Gli uomini illustri I).


11) La presenza di Pietro a Roma è presente anche nel testo Asc. Isaia 4,2-3)


12 ) Un'iscrizione, detta della platonia (corruzione forse di "platoma " - lastra di marmo), posta, nelle Catacombe di S. Sebastiano, al terzo miglio della via Appia, suona così: "Tu che domandi sul nome di Pietro e di Paolo, sappi: qui un tempo hanno abitato i due santi.

13) Dal Liber Pontificalis sappiamo che Costantino costrui la Basilica antecedente sullla tomba dell'Apostolo Pietro,sino al ritrovamento ad oggi mediante scavi archeologici di un iscrizione «petros ení» le due parole greche - il cui significato è «Pietro è qui» - identificate dall'archeologa Margherita Guarducci nel graffito su un sepolcro paleocristiano ipogèo del II secolo, corrispondente all'altare maggiore della soprastante Basilica Vaticana: il che consentì con quasi certezza la localizzazione della tomba dell'apostolo Pietro.





PIETRO NO


http://camcris.altervista.org/pietroroma.html

Durata della permanenza di Pietro a Roma e data della sua morte

Una tradizione del III secolo (1) ricorda la permanenza di Pietro a Roma per 25 anni (dal 42 al 67 d.C.). A tale tradizione fa riferimento anche Girolamo (2).

In realtà, oggi nessuno studioso cattolico può sostenere che Pietro sia rimasto a Roma per 25 anni, poiché ciò contrasterebbe sia con la cacciata dei cristiani da Roma al tempo di Claudio (3), sia con la presenza di Pietro a Gerusalemme durante il convegno apostolico (ca. 50 d.C.). Si noti pure che, secondo Girolamo, Pietro venne a Roma per «smascherarvi il mago Simone», il che suggerisce un legame tra questa tradizione e le leggende prodotte su Simon Mago, per cui l'attendibilità di tale notizia ne risulta assai compromessa. Di più la tradizione e l'ipotesi della sua lunga permanenza a Roma è contraddetta da alcuni dati biblici indiscutibili.

Nel 42 Pietro lascia Gerusalemme per recarsi ad Antiochia dove Paolo lo trova poco dopo (At 12, 1 s; Ga 2, 11).

Nel 40-50 v'è la riunione degli apostoli a Gerusalemme e in essa Pietro non parla affatto di un suo lavoro tra i Gentili, ma s'accontenta di riferire il fatto del battesimo di Cornelio. Sono Barnaba e Paolo che parlano invece della loro missione tra i Gentili (At 15, 7-11; cfr c. 17). Il celebre Valesio dice che non v'è dubbio che Pietro avesse dimorato nella Giudea e nella Siria fino all'ultimo anno di Agrippa.

Nell'anno 51-52 Pietro è al Concilio di Gerusalemme (Atti 15). Non molto dopo, Paolo rimprovera Pietro ad Antiochia (Galati 2). Dopo la riunione di Gerusalemme gli Atti degli apostoli, ispirati dallo Spirito Santo, non parlano più di Pietro, eppure ci danno la storia della chiesa fino al 61.

Nel 57 Paolo scrive ai Romani, ma non dice affatto che la Chiesa era stata evangelizzata da Pietro, come sarebbe stato logico. Paolo scrive la sua lettera ai Romani senza fare neppure una allusione a Pietro, che secondo la tradizione cattolica sarebbe stato il loro Vescovo, il superiore di Paolo. Nel capitolo 16 Paolo saluta 26 persone (per nome) che erano a Roma, fra queste alcune sono da lui chiamate compagni d'opera. E Pietro? Neppure un accenno!

Nel 63-64, scrivendo le sue lettere dalla prigionia, Paolo mai allude alla presenza di Pietro (4). Gli Ebrei desiderano sapere qualcosa di questa nuova «via» che è tanto avversata, come se nulla sapessero, il che sarebbe stato assurdo qualora Pietro fosse stato a Roma (At 28, 21-24).

Nel 64 d.C. v'è la persecuzione di Nerone con la probabile morte di Pietro. Ecco il brano di Tacito (ca. 60-120 d.C):

« Siccome circolavano voci che l'incendio di Roma, il quale aveva danneggiato dieci dei quattordici quartieri romani, fosse stato doloso, Nerone presentò come colpevoli, colpendoli con pene ricercatissime, coloro che, odiati per le loro abominazioni, erano chiamati dal volgo cristiani.
Cristo, da cui deriva il loro nome, era stato condannato a morte dal procuratore Ponzio Pilato durante l'impero di Tiberio. Sottomessa per un momento, questa superstizione detestabile, riappare non solo nella Giudea, ove era sorto il male, ma anche a Roma, ove confluisce da ogni luogo ed è ammirato quanto vi è di orribile e vergognoso. Pertanto, prima si arrestarono quelli che confessavano (d'essere cristiani), poi una moltitudine ingente – in seguito alle segnalazioni di quelli – fu condannata, non tanto per l'accusa dell'incendio, quanto piuttosto per il suo odio del genere umano. Alla pena vi aggiunse lo scherno: alcuni ricoperti con pelli di belve furono lasciati sbranare dai cani, altri furono crocifissi, ad altri fu appiccato il fuoco in modo da servire d'illuminazione notturna, una volta che era terminato il giorno. Nerone aveva offerto i suoi giardini per lo spettacolo e dava giochi nel Circo, ove egli con la divisa di auriga si mescolava alla plebe oppure partecipava alle corse con il suo carro. Allora si manifestò un sentimento di pietà, pur trattandosi di gente meritevole dei più esemplari castighi, perché si vedeva che erano annientati non per un bene pubblico, ma per soddisfare la crudeltà di un individuo » (5).
Si può quindi concludere che Pietro non fu affatto il fondatore della chiesa di Roma, e che se vi venne, vi giunse solo per subirvi il martirio. È anche il pensiero di Porfirio, un filosofo neoplatonico, che di Pietro dice: «Fu crocifisso dopo aver guidato al pascolo il suo gregge per soli pochi mesi» (6).



Note:
1. Corpus Berolinensis VII/I, p. 179.
2. Atti di Pietro, ed Lipsius, pp. 172 ss.
3. Probabilmente l'anno 49 a causa dell'agitazione provocata tra i Giudei, « per istigazione di Chresto (= Cristo)»: «Judaeos impulsore Chresto assidue tumultuantes Roma expulsit». Cfr Svetonio, Divus Claudius 25 (At 18, 2). Cfr W. Seston, L'empereur Claude et les Chrétiens , in «Rev. d'Hist. et de Philosoph. Relig.», 1 (1931), pp. 275-304; A. Momigliano, L'opera dell'imperatore Claudio, Firenze 1932.
4. Cfr 2 Ti 4, 11; Fl 4, 22; Cl 4, 7. 9-15.
5. Annales XV, pp. 38-41. Per approfondimenti sulle parole di Tacito si veda questo studio.
6. Frammento 22, tratto dal III libro dell'Apocriticus di Macario Magnete (Texte Untersuchungen XXXVII/4, Lipsia 1911, p. 56. Cfr A. Harnack, Porphirius gegen die Christen.




Alcuni falsi archeologici

1. Ancora oggi le guide mostrano il carcere Mamertino nel quale per una ripida scaletta sarebbe sceso Pietro quando vi fu imprigionato. E con poca obbiettività vi dicono: «Guardate qui nella roccia l’effigie lasciata miracolosamente da Pietro quando vi sbatté la testa contro per uno schiaffo che gli venne dato». È pura leggenda. Mai Pietro poté scendere in quel carcere, riservato ai sovrani o nobili, rei di lesa maestà ossia di ribellione al governo centrale di Roma. Ancora oggi le guide mostrano in quel carcere una piccola vasca e dicono: «Qui Pietro ha battezzato due carcerieri convertitisi alla sua parola». Pura leggenda anche questa, e riconosciuta tale dagli stessi autori cattolici. Ma la gente semplice che vi si reca, spesso accetta tutto a occhi chiusi e crede perciò che Pietro si sia veramente recato a Roma. In realtà, tale tradizione non compare che dopo il V o VI secolo negli «Atti dei Santi Processo e Martiniano», come anche studiosi cattolici ammettono.

2. Se andate nella chiesa di San Sebastiano, presso le catacombe omonime, sulla via Appia, vi si mostrerà una lastra di pietra con l’impronta di due grossi piedi. E vi diranno: «Ecco l’impronta lasciata da Cristo quando apparve a Pietro sulla via Appia. Stava costui abbandonando Roma per sfuggire la persecuzione neroniana, quando Cristo gli venne incontro, e l’apostolo gli chiese “Dove vai?” (Quo vadis). “A subirvi nuovamente la morte di croce”, gli rispose il Maestro. E Pietro confuso e pentito tornò sui suoi passi per subire lui pure il martirio per Gesú. E là, in quel luogo, la pietra conservò miracolosamente l’impronta dei piedi di Gesú». Anche questa, però, è pura leggenda. Gli stessi studiosi cattolici affermano che quella presunta reliquia di Cristo non è altro che il monumento votivo posto in un non ben determinato santuario pagano da parte di un pellegrino, a significare la strada da lui percorsa e il suo desiderio di eternare la propria presenza nel santuario stesso; poiché, a quel tempo, vigeva la consuetudine di lasciare nei templi pagani simili impronte di piedi per testimoniare l’avvenuto pellegrinaggio votivo a quel luogo. Questa pietra fu poi trasportata dal tempio pagano in un tempio cattolico, dove è tuttora esposta alla venerazione quasi fosse una reliquia miracolosa del Cristo apparso a Pietro.

3. Se visitate la Basilica di San Pietro, in Roma, vi si indicherà la cosiddetta Cattedra di San Pietro, ossia una poltrona su cui l’apostolo si sarebbe assiso negli anni della sua residenza romana. Questa sedia non è ora possibile vederla essendo tutta ricoperta di rivestimenti preziosi e artistici. Tuttavia, alcune persone che qualche secolo fa ebbero la possibilità di esaminare tale «reliquia», vi avrebbero trovato una sedia araba con un’iscrizione inneggiante a Maometto.

4. Riguardo alle ossa di Pietro, uno specialista, il prof. Oscar Cullmann, su invito del papa stesso andò a esplorare gli scavi effettuati sotto la basilica vaticana, e ha scritto in merito: «Per dimostrare che le ossa di Pietro hanno veramente riposato nella supposta tomba, sotto la cupola attuale, sarebbero necessari indizi più sicuri di quelli che si possono addurre sulla base degli scavi recenti. Anzi ... le ragioni che giocano contro la probabilità di una sepoltura di Pietro da parte dei cristiani nelle immediate vicinanze degli Horti neroniani (giardini di Nerone) sono quasi decisive. Come potevano i cristiani, nei giorni di terrore della persecuzione neroniana, compiere proprio in questo punto una sepoltura (un funerale)? V’era una qualche possibilità di distinguere il cadavere di Pietro dagli altri? Non si deve pensare invece che le ossa dei suppliziati, nel caso che le loro ceneri non siano state disperse sul Tevere, siano state gettate in una fossa comune?».


Si vedano anche:

http://camcris.altervista.org/index.html

http://vincenzocaputo.myblog.it/2015/08/30...el-papato-roma/






Edited by barionu - 30/5/2021, 12:47
 
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CAT_IMG Posted on 21/6/2016, 09:12
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ASKERELLA









Spunti vari su kefa-kippa.




Premessa. Al momento non ho fatto particolari ricerche sulla "pietra" o "roccia" nell'AT o altrove. Semplicemente, dopo aver letto la tua relazione e Rabbi Avraham, non avevo tempo per procedere con altre ricerche sul tema.
Quindi...Non ti dirò come (tanto non mi crederesti), ma mi sono letteralmente piovuti tra le mani i seguenti capitoli-versetti. Li leggo.... Non faccio neanche in tempo a chiedermi "perché?"..... che vedo che parlano profusamente di rocce. Ho pensato che avessero a che fare con questa discussione. C'entrano, secondo te? (la versione ebraica io non ce l'ho).


Deuteronomio 32 (Cantico di Mosè)

4 La Roccia: perfetta è la sua opera, tutte le sue vie sono giustizia

15 Abbandonò Dio che lo aveva fatto, disprezzò la Roccia della sua salvezza

18 La Roccia che ti ha generato la trascuri, dimentichi Dio che ti ha dato la vita.

30 Come mai uno ne insegue mille, due mettono in fuga diecimila, se non perché la loro Roccia li ha venduti, il Signore li ha abbandonati?

31 Ma la loro roccia non è come la nostra Roccia: i nostri nemici ne sono giudici.

Salmo 46
Versetto 8 e 12
Il Signore delle Schiere è con noi, una rocca per noi è il Dio di Giacobbe

Salmo 48
4 Dio nei suoi torrioni qual rocca si è dimostrato.

===============================




Così....su Matteo 16 mi è venuta in mente un'altra possibile interpretazione della frase di Gesù "Beato te Simone..." (sempre in riferimento a possibili retroversioni semitiche)

In breve.

La prima "pietra" (o cupola che sia) è il nome-soprannome di Simone: "Tu sei Pietro."
Però, la seconda ("e su questa pietra") potrebbe riferirsi a Dio-Padre che aveva appena nominato nella frase precedente. Nel senso che Gesù pone una relazione diretta (il legare/slegare) tra Dio e Pietro. Sta designando il suo successore (vicario) sulla Terra. Sono 2 rocce: una è Dio, l'altra è Pietro.
[Attenzione: sto ragionando sulla frase, sulla sintassi, sulle relazioni semantiche e sui concetti biblici; tu non devi leggere per forza la dottrina cattolica, anche se io la leggo di certo]

Questa mia lettura potrebbe essere supportata dalla Nuova Diodati, che traduce proprio:
"Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, <b>e sopra questa roccia
io edificherò la mia chiesa e le porte dell'inferno non la potranno vincere. Ed io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato nei cieli, e tutto ciò che avrai sciolto sulla terra sarà sciolto nei cieli"

Nuova Riveduta

«Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli. E anch'io ti dico: tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia chiesa, e le porte dell'Ades non la potranno vincere. Io ti darò le chiavi del regno dei cieli; tutto ciò che legherai in terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto nei cieli».

CEI2008

"E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli"
(In effetti la CEI2008 fa un pò schifo. L'avrà tradotta Biglino prima di darsi agli UFO).

Riassumendo: se la seconda Roccia-Pietra non fosse Pietro/Simone, e neanche Gesù-Figlio-Parola, ma Dio (per i cristiani TriUnità).... i discorsi basati sulla pietra-roccia in traduzione ebraica ed aramaica (kefa e kippa) come si dovrebbero o potrebbero interpretare?
La Cupola della Roccia (Rabbi Avraham)... non è niente male, ad esempio.
Pietro=Cupola. Dio=Roccia.

====================================

Nuvola.

E la Nuvola che c'entra adesso? Perché il riferimento alla nuvola?

Quello che è certo è che quando si parla di nuvole o nubi nella bibbia di solito c'è una manifestazione divina. Solitamente è Dio che "compare" o agisce o parla, eccetera.

Quello su cui non sono d'accordo coi tuoi link in generale è:

1) cercare in tutti i modi di tradurre il baryona come "delinquente" - nel senso che mi sembrano riferimenti sempre troppo tirati. Ma anche se ipotizzassimo qualche discepolo o apostolo o lo stesso Pietro come facente parte di qualche gruppo antiromano dell'epoca: non capisco perché non puoi ammettere che potesse passare un Gesù e lo convincesse ad essere più "pacifista". Quello che a me fa pensare, da diversi studi di diversa estrazione e provenienza, è che nessuno sembra essere convinto di un'appartenenza gruppale specifica di Gesù-uomo. Sembra che non si riesca a farlo rientrare perfettamente in nessuna formazione dell'epoca (o almeno tra quelle che conosciamo). La più vicina probabilmente è la classe farisaica, e scuola di Hillel.
Allora, perché non ipotizzare una nuovissima originale aggregazione basata su un fortissimo carisma?
Ci saranno stati anche zeloti "convertiti" da Gesù, che ne puoi sapere tu? Ma ciò non significa che il gruppo fosse di matrice zelota.



(Ok per te i vangeli sono tutti truffaldini, ma in Marco si dice che i familiari, perlomeno all'inizio, giudicano Gesù impazzito. Impazzito, NON delinquente. Credo che all'epoca la gravità di essere pazzo o bandito fosse uguale. Ma forse il pazzo era anche peggio. Andare contro la legge dei romani non era così inusuale, e uno di 30 anni poteva fare le sue scelte... perché dunque pensavano che fosse impazzito? Essere antiromani era abbastanza normale per gli ebrei. Erano tutti praticamente antiromani. Facevano eccezione magari i pubblicani. E Gesù sembra difendere i pubblicani...Non è strano per uno zelota??).

E poi: "figlio di Giona" potrebbe anche avere un qualche riferimento al libro di Giona, perché no? Gesù dimostra sempre di conoscere bene le Scritture, quindi potrebbe aver detto qualcosa della serie: Pietro rinnegherà e poi tornerà a fare la sua missione. Oppure potrebbe averlo detto l'evangelista come aggiunta/teologumenon alle parole storiche di Gesù. Il teologumenon è appunto affermare che Pietro è un figlio del Giona biblico.

2) sono sempre un pò scettica sui tentativi dell'esegesi ebraica di togliere qualsiasi antroporfismo dalle Scritture. Io penso che OGGI dobbiamo interpretare in quel senso, senza ridicoli antropomorfismi. Ma se IERI l'uomo antico vedeva antropomorfismi qua e là, e quella tendeva ad essere la sua visione di Dio..... perché no? Perché non può essere? La Bibbia è anche la storia dell'Uomo.


Oggi, sia dall'AT che dal NT siamo pronti ad estrarre le più alte metafisiche. È giusto così. DEVE essere così. È anche una prova delle tenuta di quegli scritti. Quindi, sì, sono bellissime le letture ebraiche di oggi, ma se un pastore nomade di 3000 anni fa s'immaginava Dio un pochino antropomorfo, evvabbé che sarà mai?







Edited by barionu - 6/4/2022, 10:14
 
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IL MITO DI PIETRO


di Angelo Filipponi



www.angelofilipponi.com/html/il-mito-di-pietro.php





Non abbiamo Testimonianze antiche che possono comprovare la fondazione di una chiesa (ecclesia) di cristhianoi di cristiani per come li intendiamo oggi, ma solo di giudeo-cristiani, confusi coi giudei ubicati al di là del Tevere.
In epoca neroniana non dovevano essere inferiori a 50.000 ed avevano almeno cinque sinagoghe, attestate già nel 40-41 al momento della venuta a Roma di Filone Alessandrino.


Il fatto dunque che esistono a Roma giudei e giudei christianoi che convivono insieme fino a Domiziano, seppure ci fossero erides e skhimmata tra loro, per me è significativo e degno di studio.
Non si vuole negare che qualcuno col nome di Pietro che corrisponde al termine aramaico di Kefas e all’ebraico Shimon sia venuto a Roma, ma si precisa che non vi sia giunto dopo che Paolo scrisse la Lettera ai romani.

Non si nega affatto né che Pietro sia stato a Roma (anche se con ogni probabilità vi giunse dopo che Paolo scrisse la sua lettera) dopo la morte di Claudio, sotto l’ultimo Nerone in quanto viene nominato sia in 1 Cor., sia in Gal..

Non si può neanche dire, però, che questo personaggio sia morto martire e neppure che sia stato martirizzato sotto Nerone…

Per ora posso solo dire con Ireneo di Lione: “… la chiesa (fu) fondata e stabilita a Roma dai due gloriosissimi apostoli Pietro e Paolo” (Adv. haer. 3,3,2). e poi con Eusebio di Cesarea: “All’inizio del principato di Claudio [= 41-54] la Provvidenza universale… prese per mano Pietro, potente e grande, primo fra gli apostoli per le sue virtù, e lo condusse a Roma come contro un flagello del genere umano -contro Simon Mago-(Hist. eccl. 2,14,6).

Dunque c’è qualche vaga notizia ma non tale da autorizzarci ad affermare l’esistenza di una ecclesia Christiana a Roma fondata da Pietro proveniente dopo il 64 da Antiochia dove era rimasto per quasi trenta anni…
I due autori citati, al di là della loro auctoritas e della loro storicità, nonostante l’appoggio di Girolamo, sono da studiare e da rileggere in relazione ai rispettivi cotesti e contesti…
Quanto dice Gerolamo: “Simone Pietro… nel secondo anno di Claudio andò a Roma per sconfiggere Simone mago e là occupò per venticinque anni la cattedra episcopale sino all’ultimo anno di Nerone, cioè il quattordicesimo” (De vir. ill. 1,1) è da giudicare attendibile?…

Da dove dobbiamo cominciare per la dimostrazione di un Pietro Shimon Cefa, primo papa romano?

Da Egesippo?

Questi era un esperto di cose giudaiche che, convertitosi, era venuto a Roma ed era divenuto un consulente ebraico per i papi intorno al 150 d,. C.

In quel periodo sembra che egli scrisse: Quando arrivai a Roma , ho scritto la successione dei vescovi fino ad Aniceto , a Sotero ed Eleutero. E in ogni successione e in ogni città tutto funziona secondo le ordinanze della legge, i Profeti e il Signore. “”.

Nell’elenco stilato da Egesippo si attesta che Pietro fu il primo vescovo di Roma, contrariamente a tutte le fonti precedenti, concordi nel considerare Pietro vescovo di Antiochia e nel seguire la tradizione di una dipendenza dell’ ecclesia romana dalla metropoli siriaca , da dove venivano le disposizioni peri tanti orientali che ormai abitavano nella capitale….

Si ritiene che Pietro, infatti, durante il suo episcopato ad Antiochia, abbia dato qualche disposizione per la succursale romana ed abbia indicato forme di assistenza e di vigilanza morale sui giovani conformi a quelle delle metropoli orientali in ottemperanza alle disposizioni di Giacomo capo della ecclesia di Gerusalemme…

L’assetto prescrittivo giacobita, si potrebbe ricavare dalla lettera di Pietro e di Clemente a Giacomo (che sono nel corpus Pseudo- clementino…

Da queste prescrizioni alla venuta inventata dell’apostolo… il passo è breve se la tradizione ecclesiale romana poi fa ponti e congiunge dati con quelli della chiese orientali., in momenti in cui il potere imperiale è lontano da Roma … ai fini di salvaguardare almeno il valore religioso e morale dell’ex Capitale, specie in epoca costantiniana e poi teodosiana,..

Non ci sono reali prove, comunque, di un Pietro papa romano, se si esclude la tradizione pseudo-clementina, connessa con le due tradizionali lettere di Pietro e con testimonianza di patres e di apocrifi …

A mio parere solo dopo il 64 d.C si può parlare (forse) di una venuta di un Petros a Roma, ma non identificabile con Khphas futuro papa.

L’iscrizione di petr eni è una lettura della professoressa Margherita Guarducci, epigrafista brava, ma emotiva (muro rosso, sotto la tomba di un Pietro dell’attuale basilica di S Pietro) sembra essere del 160 -180 d.C. : le lettere sono greche ed indicano un sistema scrittorio dell’epoca antonina…

Se poi leggiamo Atti degli apostoli non ci viene una precisa risposta: Pietro in quegli anni dopo il 34 non può essere a Roma, se è altrove. Solo le Pseudoclementine hanno la notizia di un Pietro attivo a Roma.



La notizia della falsa venuta di Pietro a Roma, all’inizio del principato di Claudio, dipendente da At. 12,27, dove si legge che, dopo la sua liberazione dal carcere a Gerusalemme sotto il re Erode Agrippa (= 41-44), Pietro andò “in un altro luogo” (eis héteron tópon), non è chiara…

L’identificazione del luogo dove si reca Pietro allo stato attuale delle conoscenze è incerta, molto discussa.
Questo “altro luogo” viene variamente identificato dai commentatori: oltre a Roma (P.C. Thiede in Bibl. 67 [1986] 532-538), si pensa anche che l’apostolo viva ad Antiochia (cfr. Stählin), o sia sulla costa mediterranea della Palestina secondo At 9,32 ss (cfr. Rossé), intento ad una diffusa attività missionaria (Cullmann), o che semplicemente risieda in un altro luogo della stessa Gerusalemme ((cfr. Calvino) o al di fuori di essa (cfr.Haenchen; Schneider; Bossuyt-Radermachers) o in un qualunque luogo indeterminato (Conzelmann; Fabris; Pesch; Barrett; Fitzmyer)…

Ogni luogo possibile è stato esaminato da grandi scrittori, che hanno dedicato anni di ricerca…

Al di là dei tanti nomi di località proposte, secondo noi è probabile che neppure Luca, scrittore di Atti “ne ha notizia“.
Secondo Ambrosiaster: “Si sa, dunque, che ai tempi degli apostoli alcuni giudei… abitavano a Roma. E, fra costoro, quelli che avevano creduto insegnarono ai Romani a conservare la legge pur professando Cristo… L’apostolo (Paolo) si adira con i Galati, perché, nonostante fossero istruiti bene, si erano lasciati fuorviare con facilità; con i Romani invece non dovette adirarsi, ma anzi dovette lodare la loro fede, perché pur non vedendo né segni né miracoli né alcuno degli apostoli, avevano accolto la fede in Cristo sebbene in un senso falsato; infatti non avevano sentito annunciare il mistero della croce di Cristo” (In epist.ad Romanos, Prol. 2-3).

Questa testimonianza contrasta con altre ed ha particolare valore perché confuta quanto dice Eusebio sull’incontro di Pietro con Filone cfr A.FILIPPONI, I terapeuti , De Vita Contemplativa, E book Narcissus 7 .9.2015…

Inoltre grazie alla notizia di Ambrosiaster, che appartiene alla stessa chiesa di Roma, si rileva un pensiero proprio della comunità da parte da un ebreo convertito, che rivela quanto conosce.

Certamente è poca cosa per tentare di destabilizzare il nucleo dottrinale del primato di Pietro e della Chiesa romana, basato sulla venuta dell’apostolo a Roma e sul suo martirio in epoca neroniana… E’ certo, comunque che to muthoodes il favoloso su Pietro inizia alla )fine del II secolo forse anche più tardi col racconto (muthos) della vita cristiana romana e della venuta di Pietro venuta a Roma…

Una cosa è il racconto favoloso costruito appositamente ed una cosa il racconto di un narrante che inneggia (Mutheomai vale, narrro, favoleggio, aggiungo qualcosa di sentito, senza vagliarlo).…

I papi del periodo flavio ed antonino sono per lo più di origine orientale (Cfr. Esseni, quod omnis probus, Gli esseni ed Ippolito romano )…

Bisogna perciò pensare che la ecclesia di Roma sia solo una succursale, una colonia di orientali, che hanno una loro organizzazione affine a quella della madre patria, visto che Roma come urbs è il centro del paganesimo dove risiede il pontefice massimo, che cura il culto di tutto l’impero….

Dal liber pontificalis si deduce facilmente che Pio I ( e suo fratello Erma) Aniceto, Sotero e tutti gli altri sono greci o siriaci connessi con le grandi chiese asiatiche… noi abbiamo sempre ritenuto che Policarpo, Ignazio, Ireneo vennero a Roma come uomini che veneravano l’auctoritas papale mentre invece erano loro i veri prelati che visitavano una succursale…

In effetti tutta la testimonianza si basa sulle due lettere di S. Pietro e sulle lettere di Pietro a Giacomo e della lettera di Clemente a Giacomo del corpus pseudo -Clementino.

Questo, oltre alle due lettere, comprende anche Impegno solenne Omelie e Riconoscimenti, il cui nucleo detto Scritto di Base 8 G- grundschrift) è del III secolo ed è diviso in due parti H ed R ambedue in lingua greca ,con qualche frammento tradotto in latino da Rufino……

Delle lettere petrine la prima, benché attribuita da Ireneo, Clemente, Origene e Tertulliano a Pietro non è certamente autentica e nemmeno del primo secolo, anche se viene ritenuta tale da da Ignazio Erma e Barnaba e da Eusebio che dice che i vescovi la usano liberamente da sempre come autentica …

La II lettera non è del I secolo ed ha contenuti del tutto diversi, propri del II secolo e ha uno stile tipico della seconda sofistica e non può essere valutata petrina nonostante la testimonianza di Ireneo, Cirillo di Gerusalemme e da Atanasio- intento nel periodo del II esilio a stilare i due canoni, quello ebraico e quello cristiano cfr I due canoni)…

Del corpus pseudo- clementino bisogna dire che esso si basa sul signore che designa gli addetti al ministero e che conferisce l’incarico e dà compiti al vescovo in senso amministrativo e didascalico.

Sorprende comunque che non ci sia alcun linguaggio cultuale e sacerdotale, applicato ai ministri , che hanno solo una funzione di sorveglianza dei giovani unita ad un’altra di assistenza caritativa…

Esso ancora deve essere studiato in relazione alla datazione oscillante tra il IV e V secolo e quindi lontano dall’epoca di Clemente papa romano. 8Cfr L .CIRILLO, Una fonte giudeo-cristiana nelle Pseudo Clementine . Nota su An Ancient Jevish Christian Source on the Hystory of Christianity , Pseudo Clementines Recognitiones, 1,17-71 F Stanley Jones) .

Comunque, tra la fine del II secolo e l’inizio del III secolo la testimonianza di Ippolito romano, uno scrittore cristiano di lingua greca, permette di fare la situazione sociale politica e religiosa della comunità romana cristiana e della sua gerarchia, ancora dominata dall’elemento greco-orientale, quando la sede romana ha, nonostante la millantata tradizione apostolica di Pietro e di Paolo, valore marginale, dato anche il numero poco consistente di fedeli (meno di 100.000) in una Roma severiana, città di oltre 1.500.000 di abitanti, dove è netta la prevalenza siriaca….

La comunità romana, pur piccola, è lacerata da skimmata e da erides, per usare un linguaggio paolino corinzio, ed è smembrata non solo nella sostanza della fede e nella amministrazione comunitaria, ma anche per le fobie escatologiche.

Perfino c’è contestazione nella persona del papa, una figura di capo, non ancora ben delineata, come ad esempio ad Alessandria o ad Antiochia, la cui funzione, più amministrativa che morale, ha valore locale e non risulta molto ambita, utile, comunque, al personale onore di provinciali e di liberti africani, di orientali, se ci sono più competitori...

In Roma c’è il potere imperiale dei Severi, che ha una sua corte, prima di Settimio Severo, poi di Caracalla e di Eliogabalo e infine di Alessandro Severo, dominata da donne e da un sincretismo culturale, da una parte retorico-sofistico, e, da un’altra, filosofico misticheggiante, di base orientale.

Nell’ambito cittadino i Severi (193-235) avevano quasi ignorato la chiesa romana , lacerata da lotte intestine e poi avevano perseguitato i vertici ecclesiali in contrasto tra loro, non solo per questioni religiose ma anche per beghe personali…

I cortigiani, dominati dalle personalità delle Auguste, Giulia Domna e Giulia Mammea e dai loro letterati pagani, e dalle altre donne, severiane (Giulia Mesa e Giulia Soemiade) pur vivendo, di norma, a Roma, sono influenzati e condizionati dal pensiero orientale antiocheno- siriaco.

Flavio Filostrato,- che dedica il Libro dei sofisti a Gordiano, futuro imperatore- Filisco Tessalo, Oppiano, l’autore della Cinegetica, che hanno interessi teurgici, secondo una visione sopranazionale, pagana, attuano una politica nuova culturale e religiosa, sincretistica, opposta al cristianesimo antiocheno e a quello alessandrino, rappresentato da Origene, che è anche ospite di Mammea ad Antiochia per circa un biennio.

In questo contesto pagano Filostrato ha una tendenza enoteistica, da cui derivano i culti solari poi dominanti nella capitale e nell’impero e ricerca una trascendenza che viene opposta a Christos tramite la figura di Apollonio di Tiana, un taumaturgo capace di esprimere sinteticamente prassi e teoria oltre a forme mistiche platoniche e neopitagoriche connesse con quelle dei brahmani e gimnofisti.

Ora, dunque, la comunità cristiana di Roma vive un momento difficile dopo la morte di Vittore e presenta le convulsioni, agitate, di una lotta per la successione al papato, pur nell’ambito ristretto comunitario.

Nella chiesa romana si evidenzia una crisi politica amministrativa, sociale e religiosa proprio nel momento del proliferare dello gnosticismo…

L’ascesa al potere di Zefirino (199-217) e quella di Callisto (217-222) – un amministratore, dioiketes incolto e non preparato teologicamente e filosoficamente, il primo; e un uomo di origine servile, arrendevole nei confronti dei lapsi, impreparato nella dottrina sulla Trinità, corrotto e chiacchierato, il secondo- esprimono lo stadio di confusione dottrinale e politico, l’immoralità, in cui versa la chiesa romana.

Le notizie delle condizioni della chiesa romana ci vengono da avversari, l’antipapa Ippolito, uno scrittore di varie opere tra cui Origenis Philousophoumena /omnium Haeresium confutatio, –che ci tramanda tra l’altro, un ricordo degli esseni con riferimenti a Daniele e ad Abacuc- e Tertulliano, un cristiano montanista…

Ippolito è personaggio, non ben identificato a detta di Eusebio e di Girolamo : l’aggettivo romano, riferito al Martire, non è storicamente giustificato, quindi, né da Eusebio né da Girolamo, come poi romana, in relazione a Chiesa.

Sembra che esso sia derivato dal fatto che nel 1551 fu trovato la tomba di un martire a Roma di tal Ippolito, la cui statua rappresenta un augusto uomo seduto su una sella, con incise alcune opere che sono attribuite proprio ad Ippolito.

A questo personaggio, non ben conosciuto, è stata attribuita un’opera ritrovata sul Monte Athos a lungo ritenuta di Origene (Origenis Philosophoumena), anch’ essa comprovata da Eusebio e da uno scritto di Fozio, patriarca di Costantinopoli … Si sa che a Roma viene Alcibiade, un elchasaide che afferma sotto il ponteficato di Callisto che anche Mani segue Elchasai e che sia definito nasara …

Sembra che questi siano i diretti e legittimi discendenti dei giakobiti del malkuth ha shemaim e che vivono in territorio partico o ai limiti dell’impero romano, in zona araba …. All’epoca si intende per Araba non solo il nord della Mesopotamia ma anche che il centro, quello di El Hifa e Arban e il territorio del golfo di Akaba e il settentrione -oltre che nel meridione- della penisola arabica…

Dunque non scomparvero del tutto, ma tracce prima di inserirsi nel seno dei giudeo -cristiani arabi ,nestoriani, eutichiani,mantenendo una propria identità primitiva ed originaria giacobita e giudaica in ambienti arabi… insomma in una prima fase essi rimasero nel filone battista e giudaico-critsiano e manicheo,staccate dalle comunità di christianoi antiocheni pur vivendo in zone come la Batanea nell’ex regno nabateo in una progressiva penetrazione nel cuore dell’Arabia , secondo le vie interne e quelle litoranee del Mar rosso ben conosciute dagli ebrei e nabatei dall’epoca della invasione arabica di Elio Gallo nel 25 a.c. …

Dunque Pietro Khphas potrebbe aver seguito dopo il 64 questa altra direzione e non quella di Roma…

Anche Adolf Von Harnack operando su Macario allude al pensiero ancora esistente di Elchasai e all’aramaico e di direzioni nuove rispetto a quelle tradizionali aramaiche …

Si sa che essi nelle zone della Transgiordania attuale quindi in regione arabe praticano ancora nel alla fine del II secolo d C il battesimo di Gesù venerano ancora come nabi Giacomo, sono ostili a Paolo e alle sue lettere e sono ancora osservanti della legge, secondo l’essenismo più puro ed avversano la grande chiesa pagano-cristiana e la costruzione trinitaria e tutta l’impalcatura culturale ellenistica platonica e poi neoplatonica…



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Edited by barionu - 30/5/2021, 12:48
 
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CAT_IMG Posted on 7/4/2020, 09:27
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Edited by barionu - 30/5/2021, 09:04
 
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