Origini delle Religioni

PIETRO KEFA KIPPAH

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barionu
CAT_IMG Posted on 25/10/2012, 12:04 by: barionu
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UNO STUDIO DI RAV AVRAHAM YSRAEL




https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Ant...20parte%201.pdf

http://forumbiblico.forumfree.it/?t=16016335

Ora azzarderemo un'ipotesi confrontando il termine aramaico "כיפא "(kefa=pietra)

con l'ebraico "כיפה"(kippà=cupola).[/size
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In precedenza abbiamo esposto un solo aspetto del termine "כף" (caf) il quale indica generalmente qualcosa che ha estensione superficiale, che può essere piatta oppure incurvata o che provoca l'incurvarsi. Esso, come il temine"כיפה" (kippà) è di radice "כפף" (cafaf), che significa letteralmente "incurvare". "kaf" , la palma della mano, da piatta può incurvarsi e contenere qualcosa; una maniglia di una porta provoca l'incurvarsi e un arnese sacerdotale ha la forma di cucchiaio. Anche Kippà ha dei sensi simili: Kippà significa anche Cupola e la "Cupola della Roccia" in ebraico è detta "kippat haSela"

. Il termine aramaico Kefa (=pietra) ha anche lo stesso senso, ma esso può indicare, oltre che una pietra che presenta incurvature, anche quelle di qualunque altra forma. Anche il termine italiano "pietra", originalmente significava "pietra quadrata", ma oggi indica pietre di qualunque forma. L'aramaico Kefa è scritto in modo molto simile all'ebraico Kippà e anche questo potrebbe indicare una pietra a forma di cupola.


La Kippà sarebbe il parallelo di Mazzevà, cioè la stele, la pietra superiore, il monumento che contrassegna (Ziun) il luogo del Tempio per conservarne il ricordo nei secoli avvenire. Anche Pietro, la pietra superiore diviene il custode della fede cristiana che consiste principalmente nel credere nel Cristo, la pietra miliare. "Nikrat haZur" è dunque il monumento di pietra e simbolicamente è il rifugio fortificato di Moshè. Anche il termine Mazzevà, la stele di Gen.28:22 designa una fortezza e come spiegato da Radak nella nota a Ezechiele. 26:11 è una "torre alta usata come rifugio miltare" simbolo anche del controllo.


Come Moshè, anche Pietro, cioè Kefa è una masssima autorità, la Kippà.


"כיפה"(kippà) in ebraico indica la massima autorità governativa come diremmo in italiano "vertice".



Questo senso figurativo non si fonda sull'omonimo "kippà" che indica la sommità degli alberi, specialmente la palma ("E nulla gioverà all'Egitto di quello che potran fare il capo o la coda, la palma o il giunco." ,Ishaiah 19:15, Luzzi); ma è proprio uno dei sensi di questa radice kafaf: "che causa l'incurvarsi" che in questo caso è il prostarsi dei sudditi. Il targum in loco di Ishaiah 19:15 traduce kippà con "shilton"=governo.
Il termine kaf nella Bibbia è spesso usato con questo senso.

Riportiamo un esempio:


" ופדתיך מכף ערצים "


(ufiditikha mikaf arizim=" ti redimerò dalla palma dei tiranni", ger. 15:21 TNM)
Un'espresione simile a quella di Esodo 33:22, ma con l'uso di un altro verbo, è quello di salmi 139:5 :



"ותשת עלי כפכה "


(watashet allai kapekha=mettesti su di me la tua palma) e questa espressione figurativa significa: "mi governasti".


Pietro-Kefa-Kippà è il custode della fede in Cristo-Kefa-Parola.



Il corrispondente ebraico di kefa=pietra è Kef ed esso si scrive in modo del tutto identico al termine

kaf=palma: "כף" (kaf=palma); "כף" (kef=pietra)


In Deut. 4:13

"לחות אבנים "


(luchot avanim=tavole di pietre) il targum Unkelos traduce

"לוחי אבניא "


(luchè avnaià). Lo stesso termine aramaico"אבניא

"(avnaià=pietre) traduce l'ebraico

" "כפים

(kefim=pietre) come in Giobbe 30:6:

"חרי עפר וכפים "

(chore afar wekefim=buchi di polvere e pietre) dove il Targum aramaico traduce:

"בנקירתא דעפרא ואבניא"

(binkirata de'afra weavnaià= nei buchi di polvere e pietre).



In Ger 4:29 l'ebraico "כפים" (kefim=pietre) è tradotto con l'aramaico "כיפיא"(khefaià=pietre) il purale dell'aramaico"כיפא "(kefa=pietra)
.



Pertanto il termine di Esodo 33:22 "כפי"(kapì="mia palma della mano") è leggibile anche: "כפי"(kefai=mie pietre) alludendo alle tavole di pietra, che contengono la Parola di D-o.


Il figurativo kaf, nel senso di governare e kef nel senso di pietra sono entrambi interpretabili come: la Parola. Ciò giustifica i targumim che in Esodo 33:22 traducono l'ebraico"כפי" (kapì=mia palma) con "מימרי" (memrì=mia parola).

Pocanzi abbiamo detto che l'aramaico "כיפא "(kefa) traduce l'ebraico "צור " (Zur), che è il termine della nostra espressione


"נקרת הצור"

(nikrat haZur) che abbiamo ipotizzato con "cupola della Roccia" che in ebraico è detta: "כיפת הסלע"(Kippat haSela). Il termine "סלע "(sela' ) è chiaramente equivalente a "צור " (Zur) perchè la stessa roccia da dove lo shettro divino consegnato a Moshe fece uscire l'acqua è detta Zur in Esodo 17:6 e Sela in Numeri 20:8.



Zur è anche uno degli attribbuti divini come vedremo prossimamente. Siamo quasi alla fine della raccolta degli elementi basilari che ci introdurranno alla trattazione del cuore del nostro tema di Esodo 33 interpretato erroneamente come un antropomorfismo.
Abbiamo ora la figura di Moshè dentro un rifuggio di pietra, qualunque esso sia e qualunque forma esso abbia e che viene costituito come Capo e legislatore del popolo di Israel. Infatti il termine "ושמתיך"(wesmtikha=ti porrò, ti preporrò) usato con Nikrat haZur significa anche preporre, costituire una carica governativa. Questo insieme di significati sono contenuti nel nostro brano e li rimetteremo insieme quando esamineremo la traduzione letterale e le varie possibili letture, effettuate a prescindere dal TM e confrontate poi con altri brani biblici simili e con le antiche interpretazioni.
Nel nostro capitolo in Es.33:18 Moshe chiede a D-o di mostrargli la sua Gloria:


" ויאמר הראני נא את כבדך "


"18 Mosè disse: «Ti prego, fammi vedere la tua gloria!»"( N. Riv.);
"Gli disse: «Mostrami la tua Gloria!»."(CEI)


La mancata comprensione di questa richiesta apre l'assurda interpretazione antropomorfa, come se Moshè avesse avuto la pretesa di chiedere di vedere D-o, di vederne il "corpo". Ma perchè Moshè avrebbe chiesto di vedere D-o quando insieme a lui lo avevano già visto tutti gli anziani di Israel?
Una decina di capitoli prima, lo stesso libro dell'Esodo narra quanto segue:
"9 Poi Mosè, ed Aaronne, e Nadab, e Abihu, e settanta degli Anziani d'Israele, salirono. 10 E videro l'Iddio d'Israele; e sotto i piedi di esso vi era come un lavorio di lastre di zaffiro, risomigliante il cielo stesso in chiarezza. 11 Ed egli non avventò la sua mano sopra gli Eletti d'infra i figliuoli d'Israele; anzi videro Iddio, e mangiarono e bevvero."( Esodo 24:9-11, Diodati)


Se anche questi versi vengono interpretati antropomorficamente allora i conti non tornano nemmeno ricorrendo a fantasiosi artifici.
Ma la Gloria del Signore (ebr. kevod ****) l'aveva già vista ancor prima tutto il popolo di Israel:


"6 Mosè e Aaronne dissero a tutti i figli d'Israele: «Questa sera voi conoscerete che il SIGNORE è colui che vi ha fatti uscire dal paese d'Egitto. 7 Domattina vedrete la gloria del SIGNORE, poiché egli ha udito i vostri mormorii contro il SIGNORE. Quanto a noi, che cosa siamo perché mormoriate contro di noi?» 8 E Mosè disse: «Vedrete la gloria del SIGNORE quando stasera egli vi darà carne da mangiare e domattina pane a sazietà; perché il SIGNORE ha udito le lagnanze che voi mormorate contro di lui. Noi infatti, che cosa siamo? I vostri mormorii non sono contro di noi, ma contro il SIGNORE»."(es. 16, N.R.)
Le lamentele del popolo all'esaurirsi del cibo portatosi dall'Egitto hanno costretto la profezia ad una dimostrazione pratica, tangibile, che dovette dimostrare senza alcun ombra di dubbio che era D-o il vero Condottiero del popolo e non Moshe ed Aharon.


Ma il vedere la Gloria del Signore consistette principalmente nel mostrare la Sua Grazia procurando buon cibo in un deserto di morte, nonostante le lamentele del popolo, la cui ingiustificata carenza di fede era vista da Moshè ed Aharon come un insulto alla Divinità, che aveva già mostrato in modi inequivocaboli la Sua provvidenza.


Vedere la Gloria di D-o significò dunque vedere la grandiosità delle sue opere, ma ancor più cogliere la profondità delle Sue alte qualità morali spesso irragiungibili e per tale ragione male interpretati dall'impazienza e piccolezza umana.


Ma la Gloria di D-o non era visibile solo nelle grandi opere della liberazione d'Egitto e nei miracoli della Manna e delle quaglie nell'aridità del mortale deserto; ma la Sua provvidenza e guida erano ben visibili nella presenza di una strana nuvola:


" Mentre Aaronne parlava a tutta la comunità dei figli d'Israele, questi volsero gli occhi verso il deserto, ed ecco la gloria del SIGNORE apparire nella nuvola. " (Esodo 16:10 N. Riv.)






Edited by barionu - 23/4/2021, 11:07
 
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