Origini delle Religioni

LA REINCARNAZIONE

« Older   Newer »
  Share  
CAT_IMG Posted on 23/3/2013, 17:02
Avatar

www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

Group:
Administrator
Posts:
8,427
Location:
Gotham

Status:






גִּלְגּוּל


GHILGUL








Gilgul è il termine ebraico per “trasmigrazione delle anime”, “reincarnazione” o “metempsicosi”. Alcuni studiosi interpretano le parole di Giuseppe Flavio in Antichità giudaiche 18:1,3 e in Guerre giudaiche 2:8,14 “...Sui corpi santi meritati dei giusti, secondo le convinzioni dei Farisei...”, come un'indicazione della dottrina della metempsicosi e non della resurrezione dei morti, come ritiene la maggioranza.


Anan B. David, il fondatore del Karaismo, sostenne questa dottrina, e in alcune delle sue affermazioni ci sono un’eco e una continuazione delle antiche tradizioni. La dottrina della trasmigrazione è da sempre prevalsa presso alcune sette gnostiche e specialmente tra i Manichei, e venne sostenuta in parecchi ambienti della Chiesa Cristiana (Anche da Origene). E’ possibile che questa dottrina abbia avuto origine in certi circoli giudaici, che potrebbero averla ereditata dalle filosofie indiane.


Alcuni ebrei seguendo il movimento islamico dei Mu’tazila e attirati dai suoi principi filosofici accettarono la dottrina della trasmigrazione.

In contrasto con la cospicua opposizione dell'odierna filosofia ebraica, la trasmigrazione viene data per scontata nella Cabala fin dalla sua prima espressione letteraria. Versetti biblici (ad esempio: …Una generazione passa e viene un'altra generazione…” (Ecclesiaste 1:4), viene intesa nel senso che "la generazione che passa è la stessa quella che deve venire, molte parabole talmudiche spiegano questo verso in termine di trasmigrazione.
Moltissimi credenti nella trasmigrazione, insegnavano che l'anima si trasferisce anche i corpi di animali.


La dottrina della reincarnazione si sviluppò in diverse direzioni e divenne una delle più importanti della Cabala, sebbene i cabalisti assumessero posizioni molto varie nei confronti e nei dettagli. Nel secolo XIII la trasmigrazione era considerata una dottrina esoterica alla quale si alludeva appena; ma nel XIV secolo apparvero molti scritti dettagliati ed espliciti sull'argomento. Nella letteratura filosofica il termine Ha’atakah “trasferimento” veniva generalmente usato per reincarnazione.


Molti versetti biblici e comandamenti vennero interpretati in termine di reincarnazione. Le prime scuole cabalistiche vedevano le leggi del macello rituale Shehitah come prova biblica della metempsicosi in armonia con la loro credenza della trasmigrazione negli animali.
Per i cabalisti il punto di partenza e la prova della reincarnazione era il comandamento del matrimonio del Levirato; il fratello del morto senza figli, sostituisce il marito morto della donna, al fine di meritare figli nella prossima vita.


Tale credenza servirà anche come giustificazione razionale per l'apparente assenza di giustizia nel mondo e come soluzione del problema delle sofferenze dei giusti e della prosperità dei malvagi; il giusto, ad esempio, viene punito per i suoi peccati commessi in una precedente vita.
L'intero libro di Giobbe e la soluzione del mistero della sua sofferenza, fu interpretata in termini di trasmigrazione.


Moltissimi cabalisti consideravano la trasmigrazione con una legge universale, governante tutte le creature esattamente come avviene nelle credenze indiane, la vedevano connessa essenzialmente a colpe contro la procreazione e le trasgressioni sessuali. La trasmigrazione è vista come una durissima punizione per l'essere che deve subirla. Nel contempo, tuttavia, è un'espressione della misericordia del Creatore, che non getta via nessuno per sempre, offre un'occasione di riscatto anche per coloro che dovrebbero essere puniti con l'estinzione dell'anima

. Mentre alcuni ponevano più particolarmente in risalto l'aspetto della giustizia nella trasmigrazione e altri quello della misericordia, il suo scopo singolare era sempre la purificazione dell'anima e la possibilità di una una nuova prova, di migliorare le proprie azioni. La morte degli infanti e uno dei modi in cui vengono punite le trasgressioni in vite precedenti.


I cabalisti affermano che la trasmigrazione può continuare per innumerevoli generazioni. Tuttavia il giusto trasmigra indefinitamente per il bene dell'universo e non per il loro bene.
La sepoltura è una condizione per una nuova reincarnazione dell'anima, ecco quindi la ragione della necessità della sepoltura nel giorno della morte.



Talora può succedere che un'anima maschile entri in un corpo femminile producendo così sterilità.
L’espandersi della nozione della trasmigrazione come una punizione contribuì alla nascita della credenza della trasmigrazione negli animali e persino nelle piante e nelle sostanze inorganiche.

Un'opera anonima che commentava i comandamenti, registra molti dettagli sulla trasmigrazione delle anime umane nei corpi degli animali che in grande maggioranza erano punizioni per rapporti sessuali proibiti dalla Torah (legge).

Un'elaborazione più generale dell'intero concetto appare nelle opere di Joseph S.Shalom e dei suoi seguaci. Essi affermano che la trasmigrazione avviene in tutte le forme d’esistenza, e che anche gli angeli possono incarnarsi in un corpo composto di materia organica. Secondo questo concetto, il mondo cambia continuamente forma, gli esseri discendendo nella forma più bassa e risalgono di nuovo alla più alta.
Normalmente i cabalisti accettavano la dottrina della trasmigrazione in tutte le forme della natura e, per loro tramite, questo insegnamento divenne una diffusa credenza popolare.


Soprattutto nella Cabala lurianica, era estremamente sviluppata l'idea più antica delle nizozot ha-neshamot (scintille delle anime). Ogni anima principale è inserita nella struttura spirituale delle membra mistiche dell’Essere Supremo, parallele alle membra del corpo umano, da cui si diffondono molte scintille, ognuna delle quali può fungere da anima o da vita in un corpo umano. Le incarnazioni di tutte le scintille mirano alla ricostruzione dell'occulta Struttura Spirituale della radice dell'Anima principale.


La cabala successiva sviluppò ulteriormente l'idea dell'affinità delle anime appartenenti a una radice comune. Nei commenti cabalistici della Bibbia, molti eventi venivano spiegati mediante questa storia occulta della trasmigrazione di varie anime che ritornavano attraverso il processo di reincarnazione a situazioni simili a quelle di uno stato precedente, per rimediare ai danni causati allora.



www.kosherlive.com/MISTICA/cabalaTE...(reincarnazione)






Edited by barionu - 13/5/2021, 19:33
 
Top
CAT_IMG Posted on 29/4/2013, 11:24
Avatar

www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

Group:
Administrator
Posts:
8,427
Location:
Gotham

Status:













Proposto da Aialon





http://kabbaland.com/cinuweb/fotocinuweb/wtorah/ghilgul.html

Reincarnazione
e RESURREZIONE DEI MORTI

Premessa: Tu che leggi, non credere a coloro che cercano prove per convincerti che dopo la morte non rimarrà più niente di te! Non rassegnarti all’eterno nulla, non li credere: è una menzogna!! Se hai nell’anima l’aspirazione a vivere per sempre, considerala come la testimonianza più eloquente della tua immortalità! Anche se la morte è una legge naturale, l'uomo ha il compito di conoscere i meccanismi intrinsechi alle leggi della natura e dominarli.
La Torah ti dice che il nostro è un D’ dei vivi, e in quanto essere vivente hai diritto a lottare contro la morte tua e dei tuoi cari e il dovere di lavorare insieme all’umanità per sconfiggerla!

Rendere immortali i nostri miti, le nostre divinità e i nostri idoli è un modo per esorcizzare la nostra inquietante paura della morte.
Questa dinamica umana è così largamente diffusa che si verifica periodicamente nel corso della storia, prendendo di volta in volta sfumature diverse legate al contesto culturale che le ha prodotte. Che si tratti di Gesù risorto dai morti, del Rebbe di Lubavich mai morto con cui tutti possono ancora comunicare, di Elvis Presley che vive nascosto o di Michael Jackson che molti fans testimoniano di vedere, ci troviamo dinanzi allo stesso fenomeno: non è possibile accettare la morte di una divinità o di un messia; se la morte ha annientato un immortale, l’idolo rimane un semplice mortale come noi tutti…e questo significa veder crollare in un solo istante tutta l’immensa impalcatura di speranze riposte in lui, e rimanere senza risposte ai quesiti che pensavamo aver definitivamente risolto.
Questo è talmente vero che lo stesso Paolo di Tarso arrivò a definire vana la fede in Gesù nel caso in cui egli non fosse veramente risorto; inoltre bisogna ricordare che primi cristiani erano convinti che non sarebbero morti e, quando cominciarono a vedere che le persone continuavano a morire anche dopo al “resurrezione” del loro maestro, dovettero trovare una nuova spiegazione al fatto che la speranza ebraica della resurrezione dei morti non coincideva con la venuta del presunto Messia: non aveva promesso Gesù ai suoi discepoli che chi avrebbe creduto in lui non sarebbe morto come i padri nel deserto? Se lui era il Messia perché le persone continuavano a morire?
La resurrezione dei morti infatti è una credenza profondamente radicata nel popolo ebraico ed è ancora oggi vista come l’evento più importante legato alla venuta del Messia.


La speranza della vita dopo la morte è antica quanto l’uomo: da sempre, in ogni civiltà e cultura, l’uomo ha cercato di darsi una spiegazione della morte, relegando la continuità della vita oltre la sfera del tempo e dello spazio reale.
L’ebraismo ha elaborato invece una concezione meno spiritualistica, che prevede una resurrezione fisica dei morti.
Sebbene l’ebraismo abbia sviluppato una corrente esoterica nei circoli chiusi dei kabballisti che vede il mondo come un’immensa catena di vite che tornano e ritornano, come un riciclaggio di cicliche reincarnazioni delle stesse anime, ciò che più caratterizza il pensiero ebraico in materia di vita e di morte è la credenza nella resurrezione dei morti.
La resurrezione dei morti costituisce uno dei 13 principi della fede ebraica stilati da Rambam, al quale ogni ebreo è tenuto ad aderire con assoluta certezza e convinzione.


REINCARNAZIONE E GHILGUL

La scienza non ha ancora trovato la soluzione alla malattia, la sofferenza, la morte…
Le religioni hanno offerto delle spiegazioni ultraterrene e metafisiche che sono state definite “oppio dei popoli”, in quanto hanno cercato di sedare le scottanti domande sulla vita e la morte. Nel peggiore dei casi le religioni, nelle loro espressioni più fondamentaliste, fanno richiesta della vita in nome di un ideale superiore.
L’esistenza del male è la condizione necessaria all’esercizio del libero arbitrio: se esistesse solo il bene non ci sarebbe scelta di un’opzione, e se non c’è possibilità di scelta non c’è libertà, e senza libertà noi siamo tutti come robot programmati. La possibilità di scelta ci fa crescere ed evolvere; l’umanità non è statica, è in continua crescita e sviluppo verso un perpetuo superamento.
Tuttavia noi tutti siamo spettatori delle intollerabili ingiustizie di questo mondo, i malvagi proliferano e i giusti soffrono…la Torah ci insegna che, malgrado le apparenze, c’è un’intrinseca e incomprensibile logica nella diversità dei ruoli e dei destini.
La kabbalah spiega la presenza del male come una conseguenza delle nostre cattive azioni che siamo costretti in qualche modo a riparare in vista di ristabilire l’unitaria armonia cosmica. Questa riparazione avviene per mezzo dei cicli delle rinascite.
Reincarnazione è il termine italiano con cui si traduce la parola ebraica “ghilgul” che significa letteralmente “ruota, ciclo”.
Un’opera colossale è stata redatta da Haiym Vital, discepolo dell’Ari Hakadosh, basata sull’insegnamento del Maestro relativo ai cicli della reincarnazione delle anime.

Lo Zohar interpreta diversi versetti della Torah alla luce della reincarnazione; ne citiamo un paio ad esempio:
“Una generazione va, una generazione viene ma la terra resta sempre la stessa” (Qoelet 1,4)
Zohar dice che è sempre la Torah parla della stessa generazione di anime che ciclicamente ritornano in corpi nuovi.
“D’ Punisce la colpa dei padri fino alla terza e alla quarta generazione”
(Esodo 20,5)
Lo Zohar considera questo versetto come una delle tante testimonianze bibliche della reincarnazione: un’anima torna nei suoi stessi discendenti per riparare le colpe degli avi, cioè da lui stesso commesse nel corso delle sue molteplici trasmigrazioni.
Scopo di questo ritorno è la riparazione degli scompensi e squilibri che abbiamo causato nel mondo con le nostre cattive scelte e azioni, ma anche apportare un contributo alla restaurazione del mondo intero.
Gli studi del DNA ci hanno costretto a prendere atto dell’ereditarietà, della lunga catena di vite e di storie di cui riceviamo passivamente le connotazioni fisiche, psicologiche, spirituali. Qui va cercata la causa delle malattie non solo biologiche, ma anche mentali e parapsicologiche.
Dice rav Berg: “Quando Einstein ha sviluppato la sua teoria della relatività, ha distrutto molti fondamenti della fisica annunciando che il tempo non era invariabile. Dicendo questo, ha aperto la porta alla possibilità dell’esistenza della reincarnazione”
La morte concerne il corpo, l’anima è eterna ed immortale.
La morte è dissoluzione degli elementi chimici, la morte è de-composizione, cioè scomposizione organica…la scienza ci dimostra che gli elementi chimici che compongono la materia, nostro corpo compreso, sono eterni.
I cicli della natura sono una perenne composizione, scomposizione e ricomposizione degli stessi elementi di base.
Le anime tornano per operare una riparazione, un Tikkun, che non è semplicemente un’espiazione dei peccati commessi durante un’esistenza passata, ma una fase successiva di avanzamento nella costruzione del mondo.
Questa restaurazione del mondo spesso avviene in coppia: le anime gemelle sono due metà di un’unica anima che tendono a cercarsi nel corso delle reincarnazioni e a ricongiungersi. Questo spiega perché l’amore fra un uomo e una donna è l’argomento universale e a-temporale più cantato da tutte le generazioni, fonte di ispirazione delle più grandi opere letterarie e artistiche di tutti i tempi. Un’anima non è completa finché non si riunisce alla propria metà, ma non è dato a tutti di ritrovarla nell’arco di una sola vita.

LA RESURREZIONE DEI MORTI
L’idea di vita eterna e immortale è uno dei concetti più antichi dell’ebraismo. Ma non si tratta solo di una speranza che sarà premiata e colmata una volta varcato questo nostro mondo; si tratta dell’attesa di un evento che dovrà compiersi materialmente in questo universo fisico.
Ma se moriamo e tutto ciò che avremo fatto si perderà nel nulla, perché faticare tanto? Soltanto per lasciare qualche debole traccia in questo mondo, sperando di continuare a vivere nel ricordo di qualcuno? E quando quel qualcuno che ci trattiene come frammento della propria memoria morirà a sua volta, cosa resterà di noi e di ciò che siamo stati?
L’uomo vuole vivere, e questo dimostra che egli è fatto per vivere eternamente; e se è vero che ci sono persone che decidono di uccidersi è perché semplicemente non hanno trovato le risposte alle domande appena formulate.
Nella nostra cultura non si parla più della morte, o meglio se ne parla tentando di esorcizzarla…cerchiamo di allontanare la sua inquietante realtà o dimenticandola o cercando di rendercela desiderabile.
Per l’ebraismo la morte è un ostacolo temporaneo, destinato ad essere definitivamente abbattuto. La morte è una non-verità, una menzogna contro la quale l’uomo ha il dovere di lottare. Noi abbiamo il dovere di dominare e soggiogare tutte le forze ostili che si oppongono alla piena realizzazione del progetto divino che portiamo in noi, ivi compresa la morte.
E questa non è astratta filosofia: Israele è il popolo che ha fatto più volte l’esperienza concreta della resurrezione dai morti; durante la sua difficile e lunga storia disseminata da continue persecuzioni e tentativi di sterminio, il popolo d’Israele ha dimostrato una forza di rigenerazione che non ha eguali nella storia del genere umano! La prova più recente è la rinascita di questo popolo nell’antica terra dei suoi padri a partire dalle ceneri della Shoah.
Il popolo d’Israele continua a rinnovarsi con creatività per essere testimone vivente che la morte è un ostacolo che l’umanità imparerà a sconfiggere.
Per l’ebraismo l’immortalità non è solo una credenza religiosa, ma il nostro futuro terreno. Non è utopia, ma paziente attesa del nostro destino.
Secondo il pensiero di Rav Kook, che si radica nella tradizione kabballistica e hassidica e negli scritti dei grandi Maestri dell’ebraismo che lo hanno preceduto,
l’uomo aspira essenzialmente al Bene, la sua anima è attratta dall’infinito e intuisce le insondabili estensioni dell’eternità. La sua ricerca del Bene sarà possibile soltanto quando avrà raggiunto la libertà somma, sgombera dal peso ossessionante e alienante della sofferenza e della morte.
L’aspirazione al Bene non è solo una caratteristica umana, ma è un anelito cosmico che coinvolge tutte le forme di vita animate e inanimate: tutto ciò che esiste in questo universo è animato da una costante esigenza di superamento e tensione verso il pieno perfezionamento, un processo di elevazione in perpetuo divenire…
La paura della morte è alla base d’ogni nostra inquietudine esistenziale, è quella costante presenza in sordina che cerchiamo di annichilire buttandoci in un rumore di vita abbastanza forte per azzittirla.
Secondo Rav Kook, in quanto negazione, fine e annientamento dell’essere, la morte è un’assurdità anti-divina che deve essere superata, non nell’aldilà ma in questo nostro mondo terreno. E’ l’incapacità di accogliere l’infinito che ci rende mortali. La vita è una lotta contro la morte e l’uomo nato per la vita è chiamato a sconfiggerla in modo concreto. La morte è un difetto provvisorio all’interno della creazione al quale l’uomo prima o poi troverà rimedio, attraverso la conoscenza esoterica della mistica ebraica e la ricerca scientifica che sta ormai diventando sempre più pura metafisica…
E’ vero che la scienza è ancora ben lontana dal fornirci la formula matematica dell’eternità e che noi forse non saremo più qui per goderne; ma dobbiamo sapere che anche noi possiamo contribuire a questo processo universale di immortalità, imparando a sconfiggere in noi e negli altri le cause della morte sia fisica che spirituale: come combattiamo le malattie fisiche con terapie e medicine, così dobbiamo combattere le malattie dell’anima con le cure e i medicamenti appropriati che la Kabbalah ci fornisce.
http://kabbaland.com/cinuweb/fotocinuweb/wtorah/ghilgul.html
(questo argomento è sviluppato all’interno del testo “Liberazione dall’Egitto Interiore, il diritto di essere se stessi” di prossima pubblicazione.
Chi desiderasse ordinarlo può farne richiesta tramite posta elettronica al nostro indirizzo: [email protected] )







[

Edited by barionu - 13/5/2021, 19:33
 
Top
CAT_IMG Posted on 13/5/2021, 18:34
Avatar

www.ufoforum.it/viewtopic.php?f=44&t=18168

Group:
Administrator
Posts:
8,427
Location:
Gotham

Status:


cip di attenzione

zio ot
 
Top
CAT_IMG Posted on 17/6/2021, 19:27

Advanced Member

Group:
Member
Posts:
1,258
Location:
Ischia

Status:


Beh oggi con questo post che è davvero ben fatto e spiega benissimo il tema in questione, si è lanciato un bellissimo tema di riflessione, se è vero che nelle correnti più antiche del giudaismo esisteva il concetto di trasmigrazione delle anime, allora la mia domanda è come mai il giudaismo è passato dalla trasmigrazione delle anime alla resurrezione?
 
Top
3 replies since 23/3/2013, 17:02   199 views
  Share