Origini delle Religioni

CICERONE DE DIVINATIONE

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roxi
CAT_IMG Posted on 16/7/2017, 11:36 by: roxi
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Vossianus Q 86 e Reginensis 333

di Grace Frank

Fonte: The American Journal of Philology, Vol. 44, No. 1 (1923), pp. 67-70
Published by: The Johns Hopkins University Press

www.jstor.org/stable/289647



Nel Philological Quarterly I, 273, il Professor Rand, discutendo il Codex Leidensis Vossianus Latinus Q 86, scrive: “Ci piacerebbe molto sapere quel che ne è stato del Giovenco e del Sedulio all'inizio, o della parte di Isidoro alla fine. Forse qualche scopritor felice li troverà ancora a Leida o a Parigi o a Roma”. Non può esserci dubbio, penso, che il Giovenco e il Sedulio di questo famoso, antico codice di Leida siano ora nella Biblioteca Vaticana a Roma, Codex Reginensis 333.1

Il Dr. V. F. Büchner della University of Leyden Library ha calcolato dalle sigle sul 26esimo e sul 31esimo quinterno del Codex Vossianus che, dall’inizio, sono stati persi proprio sedici gruppi di dieci pagine ciascuno, meno la pagina che ora forma il primo folio del Vossianus, o 159 pagine in tutto, (cf. Rand, art. cit., p. 266). Il Codex Reginensis ha questi sedici gruppi. 2 Esso comprende 163 pagine come è formato ora, ma il primo gruppo è di dodici invece che di dieci pagine, il quarto gruppo conta undici pagine, perché una singola pagina è stata inserita dopo il fol. 43 al fine di includere cinquanta righe che erano state omesse, 3 ed il presente folio ovviamente non appartiene al primo stato del libro – infatti è visibile un resto dell’originale fol. 163, tagliato quando quel folio diventò il fol. 1 del Vossianus.

Il Vossianus si apre con gli Atti degli Apostoli di Aratore, scritto con grafia abbastanza grande e pacata, che usa, per i primi 41 folia, singole colonne di sedici righe per pagina. La stessa mano, che usa lo stesso stile e lo stesso numero di righe per pagina, ha scritto l’Evangeliorum Libri IV di Giovenco e il Paschale Carmen di Sedulio nel Reginensis, e la grandezza della pagina è la stessa in tutti e tre i testi.

Inoltre, in fondo al fol. 162 del Reginensis, troviamo il saluto che regolarmente precede gli Atti degli Apostoli di Aratore e la glossa Incipit lib. Aratoris. Questo saluto, che legge "Domino sacro sco beatissimoq; atq: apostolico et in toto orbe primo omnium sacerdotum papae uigilio Arator subdiaconus," 4 è stato fornito in cima al fol. 1 del Vossianus in una grafia più tarda. Apparentemente fu copiato dalla pagina precedente dalla persona che divise il codice originale, perché contiene gli insoliti sacro e beatissimoque che non sono presenti negli altri manoscritti, e omette la parola salutem che anche è mancante nel Reginensis. 5

Se ci fosse bisogno di ulteriore prova dell’unità dei due codici, essa si trova nella glossa marginale accanto al Finitum est del Paschale Carmen di Sedulio nel Reginensis (fol. 162): "Require in hoc volumine Cantemus, socii, Domino, post Aratorem.” Questo si riferisce all’inno di Sedulio, che ancora è presente nel Vossianus.6

Sfortunatamente, la scoperta della connessione del Reginensis 333 con il Vossianus non risolve la questione della datazione del libro. Infatti, molte autorità che hanno usato la parte che ora è a Leida, lo datano al nono secolo, quelli che hanno curato l’edizione di Giovenco e di Sedulio dalla parte che è in Vaticano esitano tra il nono e il decimo. Arèvalo, di certo, nella sua edizione di Giovenco, lo ascriveva "ad VIII aut IX saeculum," ma Reifferscheid 7 dice che è del decimo secolo, e la sua datazione è stata accettata da Huemer nella sua edizione di Sedulio fatta nel 1885. 8

Marold, che pubblicò Giovenco nel 1886, era indeciso tra la data di Arèvalo e quella di Reifferscheid, anche se affermava che Lud. Jeep, che per lui collazionò il manoscritto, era d’accordo con Arèvalo. Infine, Huemer nella sua edizione di Giovenco (1891) dice che il manoscritto è saec. IX vel X.
Che il libro (o il suo gemello, come il Professor Rand preferirebbe) fosse a Cluny nel dodicesimo secolo, il catalogo prima citato da Peiper in questo contesto lo indicherebbe (cf. Rand, art. cit., p. 261). La scoperta dei perduti Giovenco e Sedulio completa l'identificazione del nostro libro con il volume descritto nel catalogo di Cluny. Secondo il Professor Rand, tuttavia, il Vossianus probabilmente è stato scritto a Fleury. Egli suppone o che sia stato portato a Cluny, o che il libro descritto nel catalogo di Cluny sia il gemello del nostro codice. Il suo argomento si basa non solo su una sensazione che la scrittura del Vossianus assomiglia alla grafia in voga a Fleury nell'ultima metà del IX secolo, ma sulla supposizione che una copia di Fedro conservata in Vaticano, Codex Reginensis 1616, che è un libro di Fleury, originariamente apparteneva al nostro volume.

Se la grafia del Vossianus è quella di Fleury oppure no, non mi sento competente per giudicare, ma mi sembra difficile credere che la copia di Fedro nel Reginensis 1616 sia mai stata parte (necessariamente l'ultima parte) del Vossianus. Rinunciando al punto che l’ultima voce nella descrizione del manoscritto nel catalogo di Cluny è "ars Isidori de grammatica et de disciplinis aliarum artium" (un frammento del quale conclude il Vossianus), e che non c’è menzione delle favole di Fedro, penso che la differenza nella dimensione delle pagine e in quella dello spazio occupato dalla scrittura in questi due codici preclude la possibilità che siano mai stati uniti.
La pagina di Fedro (0,19 x 0,12) è apprezzabilmente più piccola di quella del Vossianus (0,23 x 0,18) e i suoi margini dimostrano che non poteva essere stata tagliata da una pagina grande come quest’ultima.9

I margini sinistri del recto e del verso sono approssimativamente della stessa larghezza, e non ci sono stati tagli dove i due fogli che formano il binione sono stati piegati.
Se, tuttavia, il nostro manoscritto è datato al nono secolo, difficilmente può essere stato scritto a Cluny, che fu fondata nel 910. Può con certezza essere datato al decimo secolo? La scrittura di Cluny, secondo Thompson (Introduction to Greek and Latin Paleography, p. 418), tendeva ad essere conservativa e, come abbiamo visto, la grafia del Reginenses 333 è stata datata al decimo così come al nono secolo. Coraggioso è il paleografo, tuttavia, che distinguerebbe tra un manoscritto del nono e uno dell’inizio del decimo secolo con la sola scrittura ad aiutarlo. Il problema della datazione e della provenienza del nostro codice, quindi, ancora attende una soluzione soddisfacente. Lo scopo di questo documento è solo quello di mostrare che il Giovenco e il Sedulio del Reginensis 333 sicuramente precedevano le opere contenute nel Vossianus Q 86.10

NOTE

1 Sulla legatura in semplice pergamena ci sono i vecchi numeri 1129 e 1393. Quest'ultimo è quello del catalogo realizzato nel 1690 e quello noto a Montfaucon. Sul manoscritto stesso, fol. Ir, c’è il numero A. 37.

2 Le sigle di tutti i gruppi tranne il primo e il quinto sono visibili, ma sono di due tipi: numeri arabi all'inizio di ogni gruppo e romani alla fine, entrambi nel margine inferiore. Questi ultimi corrispondono a quelli del Vossianus e appartengono indubbiamente allo stato originale del libro. Si trovano alla fine dei gruppi II, III, IV, VIII, XI, XIII, XIV, XV. È un piacere ricordare il mio debito e la mia gratitudine al dottor Büchner per le fotografie del Vossianus da lui fornite e per le informazioni al riguardo che gentilmente mi ha mandato.

3 Cf. L'edizione di Giovenco di Marold, p. 46, nota a II, 543: "In V1 [= Reg. 333] hoc folium deerat (v. 543-591) et saec. XII suppletum est, legitur versus spurius post 544. "Reifferscheid data la grafia del folio 44 all'undicesimo o dodicesimo secolo. Huemer non la data.

4 La parola sacro e la q; di beatissimoq; sono nella grafia che ha scritto le glosse.

5 Cf. La nota precedente e Migne LXVIII, col. 73, nota, dove, tuttavia, le parole atque apostolico che ricorrono nel Vossianus e anche nel Reginensis sono omesse.

6 Per una sintesi del contenuto del Vossianus, vedi l'edizione di Peiper di Avito, p. lxvi. Immediatamente dopo Aratore (1-63) ci sono gli epigrammi di Prospero (63v-79r). L'inno di Sedulio li segue (79v).

7 Sitzungsberichte, K. Akademie d. Wiss., Phil.-Hist. Classe, Vienna, vol. 59 (1808), p. 110.

8 Huemer, non sospettando l'unità dei due libri, ha seguito Reifferscheid nell’attribuire la copia del Paschale Carmen di Sedulio che trovò nel Reg. 333 al decimo secolo (p. Xx); seguendo Peiper, egli ha datato la trascrizione dell'inno che ha trovato nel Vossianus al nono (p. 155, nota).

9 Cf. le riproduzioni e le misure in Chatelain, Palographie des Classiques Latins, II, plates CLII and CLXV. Darei la misura media di Reg. 333 come 0.235 x 0.185 e della pagina di Fedro come 0.193 x0.12.

10 Dopo che questo lavoro aveva lasciato le mie mani, fui abbastanza fortunata da incontrare Mons. Stanislas Le Grelle che sta preparando un lavoro monumentale sul Reginensis. Mi ha gentilmente fornito la prova materiale di quanto sopra. Secondo Mons. Le Grelle, il codice originale prima della divisione, fu numerato A 37 da Paul Petau (cfr. Nota 1 sopra ), 903 da Alexandre Petau. Sotto quest’ultimo si è verificata la separazione, la metà romana che ricevette il numero 1129, successivamente diventa Reg. 1393 (numero di Montfaucon) ed infine Reg. 333, la metà di Leida è numerata 1157 e successivamente diventa Voss. Q 86. Il Fedro del Reg. 1616, d'altra parte, è stato numerato Q 23 nella biblioteca di Paul Petau, 1029 e 1631 in quella di Alexandre Petau e 839 nel catalogo iniziale del Reginensis (numero di Montfaucon).


Edited by barionu - 6/4/2020, 16:35
 
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