|
|
| Questi sono il pro ed il contro, e le grandi ragioni, in compendio, che divideranno sempre i filosofi. Io non prendo partito alcuno: Non nostrum inter vos tantas componere lites. [«Non spetta a noi comporre le liti tanto grandi che sono tra voi»]. È quello che dicevo ad un amico francese, altrettanto deciso pirronista quanto lo sono io, uomo di molto merito e degno di una sorte migliore. Ed egli su questo argomento mi diede una risposta molto singolare. È vero, disse, che il pro ed il contro non devono turbare l'anima di un filosofo, il quale scorge che nulla è dimostrato con tanta chiarezza da costringere il suo assenso, e che anche gli indizi i quali si offrono da una parte sono subito distrutti da quelli che si mostrano dall'altra. Tuttavia, aggiunse, l'universo non sarà mai felice se non sarà ateo. Ecco quali erano le ragioni di quell'uomo «abominevole»: se l'ateismo, diceva, fosse universalmente diffuso, tutti i rami della religione sarebbero distrutti e sradicati; non ci sarebbero più guerre teologiche, più soldati di religione, terribili soldati! La natura, ora infetta da sacro veleno, riprenderebbe i suoi diritti e la sua purezza. Sordi ad ogni altra voce, i tranquilli mortali non seguirebbero che i consigli spontanei della loro individualità, gli unici che non si possano disprezzare impunemente e che siano in grado di condurci alla felicità per i dolci sentieri della virtù. Tale è la legge naturale: chiunque ne sia rigido osservante, è un uomo onesto e merita la fiducia di tutto il genere umano; chiunque non la segue scrupolosamente ha un bell'affettare le speciose esteriorità di un'altra religione: è un briccone o un ipocrita di cui non mi fido.
(Julien Offray de la Mettrie, L'uomo macchina e altri scritti, Feltrinelli, Milano, 1955, pag. 59)
|
| |