Origini delle Religioni

In generale sul Mito

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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 10:10
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Cos’è un Mito




Per interpretare i racconti delle antiche religioni molti autori hanno usato il comparativismo, ovvero hanno ricercato le analogie e le corrispondenze fra gli elementi distintivi delle diverse teologie e delle azioni associate al Dio che le esegue.

Non sempre queste comparazioni sono chiare e facilmente individuabili mentre altre volte appaiono forzate o non completamente giustificate, per cui il comparativismo non è mai stato accettato come metodo di indagine nella storia delle religioni.

Per liberarsi dal comparativismo e trovare un metodo soddisfacente che spieghi il significato e le corrispondenze delle varie divinità di differenti religioni, per prima cosa è necessario capire come e con quale linguaggio quelle antiche religioni abbiano descritto i loro miti, e cosa si debba intendere per mito.

I miti, nella loro generalità, consistono in una narrazione di eventi legati alla creazione del mondo e/o alla descrizione di fenomeni naturali a cui l'uomo antico non riusciva a dare una spiegazione; e la principale e diretta emanazione del mito è la creazione di Dèi, cioè entità antropomorfizzate che hanno il potere di causare o regolare eventi altrimenti inspiegabili oppure assolutamente fuori della portata di un intervento umano. Si pensi ad esempio a Giove che lancia i suoi fulmini sulla terra, o a Nettuno che genera maremoti ed uragani.

Il problema principale nella decifrazione di un mito consiste nel fatto che le azioni di questi dèi vengono descritte con termini simbolici, metafore e allegorie.

Senofane (V sec. a.C.), in Elegie ci dice: "I mortali si immaginano che gli dei sian nati e che abbian vesti, voce e figura come loro. Ma se i bovi e i cavalli e i leoni avessero le mani, o potessero disegnare con le mani, e far opere come quelle degli uomini, simili ai cavalli il cavallo raffigurerebbe gli dei, e simili ai bovi il bove, e farebbero loro dei corpi come quelli che ha ciascuno di loro. Gli Etiopi dicono che i loro dèi hanno il naso camuso e son neri, i Traci che hanno gli occhi azzurri e i capelli rossi".

Ecco quindi il segreto per comprendere un mito: cercare di capire quale azione svolge la divinità; azione non sempre immediatamente comprensibile in quanto è descritta in termini allegorici e quindi ermetici.

Ho applicato questa metodologia in KRST - Gesù un mito solare, e ho spiegato tutti i passaggi logici per convertire un episodio descritto con linguaggio mitologico nel suo significato reale nel Codice di Marmo.



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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 11:41
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L'invisibile e l'inesistente si somigliano molto. (Delos B. McKown, The Mythmaker's Magic)

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Io distinguo tre fasi da questa frase:
CITAZIONE
I miti, nella loro generalità, consistono in una narrazione di eventi legati alla creazione del mondo e/o alla descrizione di fenomeni naturali a cui l'uomo antico non riusciva a dare una spiegazione; e la principale e diretta emanazione del mito è la creazione di Dèi, cioè entità antropomorfizzate che hanno il potere di causare o regolare eventi altrimenti inspiegabili oppure assolutamente fuori della portata di un intervento umano. Si pensi ad esempio a Giove che lancia i suoi fulmini sulla terra, o a Nettuno che genera maremoti ed uragani.

1) fenomeni naturali

2) il mito che spiega i fenomeni naturali

3) la creazione di Dèi, cioè entità antropomorfizzate per spiegare il mito (evemerizzazione propriamente detta)

Qui si vede bene la differenza tra me e Pier Tulip: a lui interessa il punto 1, che si perde nella notte dei tempi. A me interessa il punto 2 e denunciare, in barba ai dementi folli apologeti cristiani e non, la differenza abissale tra 2 (Paolo) e 3 (vangeli).
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 11:49
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2) il mito che spiega i fenomeni naturali: no il mito non spiega niente.
"I mortali si immaginano che gli dei sian nati e che abbian vesti, voce e figura come loro": Il mito utiliza immagini comuni al sentire umano per rappresentare gli dei che sovrintendono a quei fenomeni naturali incomprensibili, a cui non sa dare spiegazione.

Questo è il criterio di fondo con cui si devono analizzare tutti i racconti religiosi, dal mito egizio, alla bibbia ebraica, ai vangeli cristiani.

3) la creazione di Dèi, cioè entità antropomorfizzate per spiegare il mito (evemerizzazione propriamente detta)
Un altro errore che sto cercando di farti correggere da molto tempo ma sei completamente refrattario. L'evemerizzazione rende un uomo dio quando se ne è perso il ricordo, e nei miti non c'è nessun esempio di evemerizzazione.
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 12:36
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CITAZIONE (Pier Tulip @ 6/2/2019, 11:49) 
2) il mito che spiega i fenomeni naturali: no il mito non spiega niente.

vero. È un goffo, primitivo tentativo di spiegare (per modo di dire) l'inspiegabile (il fenomeno naturale).
CITAZIONE
"I mortali si immaginano che gli dei sian nati e che abbian vesti, voce e figura come loro": Il mito utiliza immagini comuni al sentire umano per rappresentare gli dei che sovrintendono a quei fenomeni naturali incomprensibili, a cui non sa dare spiegazione.

stiamo dicendo fin qui la stessa cosa. Bravo. Non era mia intenzione dare un senso di riuscita in quel "spiega" del post di sopra.

CITAZIONE
Questo è il criterio di fondo con cui si devono analizzare tutti i racconti religiosi, dal mito egizio, alla bibbia ebraica, ai vangeli cristiani.

giusto.
CITAZIONE
3) la creazione di Dèi, cioè entità antropomorfizzate per spiegare il mito (evemerizzazione propriamente detta)
Un altro errore che sto cercando di farti correggere da molto tempo ma sei completamente refrattario. L'evemerizzazione rende un uomo dio quando se ne è perso il ricordo,

no. Qui è il punto di forte disaccordo. L'uomo in questione di cui si è perso il ricordo semplicemente non è mai esistito, essendo lui stesso l'invenzione per "spiegare" (per finta) il mito, proprio come il mito "spiega" (per finta) il fenomeno naturale altrimenti inspiegabile.
CITAZIONE
e nei miti non c'è nessun esempio di evemerizzazione.

su questo sono d'accordo. L'evemerizzazione è umanizzazione, leggenda umana.
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 12:55
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Rinuncio
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 13:49
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CITAZIONE (Pier Tulip @ 6/2/2019, 12:55) 
Rinuncio

Anche su questo sono d'accordo, naturalmente, dal momento che ti ritengo un miticista di serie B, come indicato anche da Neil.
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 14:02
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No, i miticisti di serie B sono gli amici tuoi, che non sanno nemmeno cos'è un mito.

Faccio un esempio di mito per far capire come funziona.
Prendiamo la storiella biblica della figliolanza di Isacco:
Isacco sposa Rebecca dalla quale ha due figli gemelli, Esaù e Giacobbe. Al primogenito Esaù spettano il cospicuo patrimonio paterno e il compito di continuare l'opera di formazione del popolo di Dio.
Ma Esaù prima cede a suo fratello il diritto di primogenitura per un piatto di lenticchie, poi, raggirato dallo stesso fratello e dalla madre, perde anche la benedizione di Dio.
Il protagonista del racconto diventa Giacobbe che, nonostante l'azione cattiva compiuta, ha dimostrato di amare più del fratello i doni di Dio.

Qual'è il senso di questa favola?
Isacco e Rebecca sono dèi primordiali che generano due figli: uno brutto e poloso, Esaù, e uno bello e magnifico, Giacobbe.
La perdita della primogenitura di Esaù significa che Esaù cede il passo al fratello che diventa dominante.
Letta la storia in questo modo non si capisce niente, ma letta in chiave di mito solare si capisce tutto.
Esaù corrisponde a Seth, il sole calante, e Giacobbe è il sole nascente Osiride, che prende il posto del fratello che ha esaurito il suo compito.

lo stesso che avviene fra Giovanni Battista e Gesà, fra Elia e Eliseo, fra Mosè e Giosuè.
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 14:16
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L'invisibile e l'inesistente si somigliano molto. (Delos B. McKown, The Mythmaker's Magic)

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No, mi spiace, tutte le favole ebraiche non sono mito, sono appunto: favole.

Isacco e Sansone non sono miti. Il Dio del Sole è un mito. in compenso, Isacco e Sansone sono evemerizzazioni/allegorie del MITO del Dio del Sole.

Io nego che esista un “dio del sole”, nella Storia reale. Così io nego che esiste il “Cristo Gesù” di Paolo, nella Storia reale. Essi sono MITI.


Ma per allegorizzare sulla terra il dio del sole (nei panni di un Isacco o di un Sansone), o il Cristo cosmico paolino (nei panni di un Gesù di Nazaret), qualche copia e incolla da qualche personaggio realmente esistito (tipo il Profeta “Egiziano”) ci poteva benissimo stare.

La tua follia è credere che il Cristo di Paolo non sia un mito, ma sia allegoria del mitologico Sole.
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 14:26
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Basta così.
Matteo VII, 6: ‘Non gettate le cose sante ai cani e le perle ai porci, perché non le mettano sotto i piedi e vi si volgano contro per sbranarvi’
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 14:32
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L'invisibile e l'inesistente si somigliano molto. (Delos B. McKown, The Mythmaker's Magic)

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CITAZIONE (Pier Tulip @ 6/2/2019, 14:26) 
Basta così.
Matteo VII, 6: ‘Non gettate le cose sante ai cani e le perle ai porci, perché non le mettano sotto i piedi e vi si volgano contro per sbranarvi’

Perfettamente d'accordo, posto che non sia io il “porco” in questione (ma il mio interlocutore), e che tali cose non siano affatto “sante”, pace il Gesù di carta. Come dicevo, ti considero un miticista di serie B.

Perfino quanto vi è più di originale nel tuo pensiero, mi riferisco al tuo sedicente “teorema”, fu fatto da Drews molto tempo prima di te. Ma lui almeno, perspicace com'era, sapeva distinguere cos'è un mito (il dio del Sole) e la sua evemerizzazione biblica (Sansone, Isacco, lo stesso Battista, ecc.).

Edited by Haviland Tuf - 6/2/2019, 14:55
 
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CAT_IMG Posted on 6/2/2019, 16:29
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Quante cazzate scrivi!
 
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CAT_IMG Posted on 24/6/2022, 09:39
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Riapro questo post dopo tanti anni per parlare di mito che, a mio avviso, non è relativo solo al campo religioso.
Considero questo post solo un promemoria per conservare un mio intervento espresso su Academia.edu nel caso di una deprecabile perdita di informazioni (ad es. chiusura del sito).

Non sono un eretico solo in campo religioso ma anche in campo scientifico:
La velocità della luce e l’espansione dell’Universo

Voglio lasciare al giudizio di chi, più di me, è esperto e conoscitore della Fisica, materia che ho studiato tanti anni fa, questa osservazione sulla “Costanza della velocità della luce”.
Secondo la relatività ristretta, la velocità della luce nel vuoto è una costante fisica universale, indipendente dal sistema di riferimento utilizzato: quindi in qualsiasi sistema ci troviamo il suo valore è sempre 299.792.458 m/s, convenzionalmente 300.000 Km/s (Fonte Wikipedia).

Qualche anno fa fu pubblicata sul web una foto che rappresenterebbe una galassia la cui luce sarebbe partita, per l'enorme distanza a cui veniva collocata, poco dopo il fenomeno cosmologico definito "Big Bang".
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/com...mage_by_HST.jpg (Non mi soffermo sulla precisione di questi dati ma li possiamo reputare abbastanza attendibili anche con grande incertezza.)
La domanda che mi pongo è questa: Come è possibile che noi vediamo una parte dell'universo di circa 13 miliardi di anni fa? Questa è la distanza in anni luce attribuita alla galassia evidenziata nella foto a lato.

Se l'universo si è espanso da un nucleo centrale, noi facevamo parte di esso e quindi dovremmo vedere in quella galassia il nostro passato, cosa che, mi pare, è contro ogni logica, anzi è pura fantascienza: vediamo noi stessi 13 miliardi di anni fa?
No. Questa immagine, se è esatta l’attribuzione della distanza, inficia la teoria del Big Bang. Ciò si potrebbe spiegare solo se l'espansione fosse avvenuta a velocità maggiore della luce ma la Fisica ci dice che niente può superare la velocità della luce. Questa galassia è la prova che il big bang è un'ipotesi errata o necessita di una profonda revisione.

Vediamo allora se è possibile formulare altre ipotesi.

Pur avendo abbandonato la fisica da molti anni penso che quello che adesso dirò possa essere ancora valido, ma ho qualche dubbio e il mio interlocutore più giovane e preparato potrà correggermi e spiegarmi che sto sbagliando, e in tal caso ritirerò la mia ipotesi.
Nel frattempo la esprimo.

Tutto deriva da un passaggio nella formulazione del principio di relatività di Einstein e da alcune sue conseguenze.
La "relatività ristretta" dice che la velocità della luce è costante, e, per essere più preciso, non soddisferebbe alla legge di Newton della composizione dei moti: ciò sarebbe stato dimostrato dall'esperienza di Michelson e Morley. (Chi non la conosce può approfondire qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Esperimento_...ichelson-Morley.)
A parte il fatto che questa formulazione ipotizzava l'esistenza di una particolare e sensazionale sostanza definita Etere (non rilevabile dagli strumenti a nostra disposizione in cui avverrebbe la propagazione della luce), il risultato (cioè la mancata composizione della velocità della luce con la velocità della Terra) veniva formulato con l'ipotesi che due fasci di luce, uno in direzione del moto della Terra e l'altro ad esso perpendicolare, non vengono influenzati dal trascinamento dell'Etere e mantengono la stessa velocità, quindi in contrasto con la legge di composizione dei moti risalente a Galileo Galilei.

Come è possibile risolvere questo fenomeno senza inficiare le leggi del moto?

Questa affermazione cade se avvengono due condizioni: l'etere non esiste, e quindi non influenza il moto, e/o la riflessione sugli specchi non modifica la velocità della luce, cioè non si compone con essi.
A quest’ultima domanda non so dare una risposta ma posso ipotizzare che la mancata rilevazione della composizione della velocità della terra con il raggio incidente (proveniente da una stella) possa dipendere dalle modalità con cui avviene la riflessione della luce sugli specchi dell'interferometro: il raggio incidente potrebbe essere assorbito e essere generato un nuovo raggio avente sempre la velocità nota.
(A questo punto deve intervenire la parte della fisica che si occupa della struttura della materia per cui non mi pronuncio, ne so ben poco. Si tratta di una osservazione che faccio a me stesso che mi risulta comunque più accettabile).
Una possibile ipotesi alternativa che potrebbe spiegare l’esperimento è che, se consideriamo la luce formata da fotoni (altra cosa a cui credo poco perché per me la luce è solo radiazione elettromagnetica), quando uno di questi incide sullo specchio viene assorbito e ne viene generato uno nuovo (l'onda viene riflessa), avente sempre la stessa velocità di 300000 km/s. Per cui la luce incidente sull'interferometro non si sommerà mai alla velocità dell'interferometro stesso.
Lascio a questa ipotesi il tempo che trova ma mi sembra la più logica in quanto, se essa fosse valida, si potrebbe spiegare la negatività del risultato dell'esperienza di M-M: la velocità della luce si sommerebbe alle altre velocità ma l'interferometro non sarebbe utile per misurarla.

Ora, io non ho più investigato la cosa negli ultimi 50 anni, per cui vorrei porre la domanda ai fisici moderni e chiedere se sono state fatte altre misurazioni della velocità della luce proveniente dallo spazio, perché lo spostamento verso il rosso delle galassie non basta per dire che c'è un allontanamento, in quanto potrebbe anche significare una diminuzione energetica della luce stessa (un affaticamento nel tempo) e/o a causa delle interazioni con (più che) eventuali gas presenti nello spazio (E=kf, per cui al diminuire dell’energia diminuisce la frequenza e si ha lo spostamento verso il rosso).
Se questa ipotesi fosse valida si potrebbe spiegare la negatività del risultato dell'esperienza di M-M: la velocità della luce si sommerebbe alle altre velocità ma l'interferometro non sarebbe utile per misurarla.
E mi pare logico, altrimenti la luce sarebbe l'unica cosa eterna in questo mondo e avrebbe la straordinaria capacità di non risentire della legge di composizione del moto.
No, non credo all'espansione dell'universo.
Pier Tulip
 
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