L'interazione di Gesù con la donna sirofenicia, quindi, rafforza il confine tra ebrei e nazioni. La scena può, forse, accennare all'apertura alle nazioni, perché Gesù nota che i bambini devono essere nutriti per primi (πρῶτον), lasciando aperta una possibile successiva missione gentile rappresentata come il dare da mangiare ai cani. [121] Tuttavia, anche questo non dovrebbe essere interpretato in modo eccessivo, perché nulla nell'immaginario suggerisce che i cani siano trasformati in figli, o che ricevano qualsiasi tipo di cibo tipico dei figli piuttosto che dei cani. Infatti, l'enfasi sulla priorità dei figli che mangiano non implica nulla di trasformativo su qualsiasi cibo previsto per i cani, ma piuttosto presuppone una gerarchia tipica e ordinata tra i figli e i loro cani in una casa familiare o intorno ad essa. Pertanto, la guarigione di Gesù della donna sirofenicia non dovrebbe essere vista come un momento spartiacque nella narrazione di Marco in cui Gesù si rivolge alle nazioni, ma piuttosto come è raffigurata nella narrazione: un'interruzione indesiderata che sorprende Gesù, ma ha come risultato che i cani rimangono cani e mangiano cibo per cani, e i bambini rimangono bambini e mangiano prima il loro cibo.
(
The Gospel of Mark within Judaism, by John R . Van Maaren, B.A., pag. 256, enfasi mia)
La nota
121 recita:
In questo senso, Marco sarebbe d'accordo con Matteo, che presenta il messaggio di Gesù diretto a Israele durante la vita di Gesù (Mt 10,5-6), ma alle nazioni dopo la sua resurrezione (28,19).
Ora diventa sinistramente chiaro perché perfino «Marco» (editore) è contro Marcione.
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