Il libro di
David Oliver Smith è arrivato e l'eccessiva curiosità mi muove già alla fine del libro, dove elenca i passi che, rompendo le strutture chiastiche ecc., sono probabilmente interpolazioni.
Non li elenco tutti qui, ma solo i più rilevanti per me:
- L'espressione in Galati 4,4, "nato da donna, nato sotto la legge", con mia grande costernazione (avendola sempre vista banalmente, e continuandola tuttora a vedere, per quella goffa interpolazione anti-marcionita che è), non è un'interpolazione, per Smith.
- 1 Corinzi 9:5-7 (i fratelli del Signore) è un'interpolazione.
- Galati 2:2b (Paolo che tratta pacificamente coi Pilastri) è un'interpolazione.
- 1 Tessalonicesi 2:15a, c e 16b (la stupida diatriba antisemita) è un'interpolazione.
Vorrei trovare da parte del miticista David Oliver Smith una risposta al seguente caustico commento dell'altrettanto miticista
Robert M. Price nella prefazione al libro, ma al momento non l'ho trovata:
Chi scriverebbe lettere vere e proprie, personali e casuali, anche su questioni importanti, con una complessità così eccitante? Penso a ciò che Austin Farrer ha detto del vangelo di Marco: più è letterario, meno è storico. Quanto più artificioso è stato, tanto più artificiale è il risultato.
(pag. x )
Qualcuno in rete mi ha fatto notare che i chiasmi sono il risultato di una falsificazione tardiva, come si vede meglio nel caso del vangelo di Marco o del Canon Missae romano. Pensare ai chiasmi come a qualcosa di originale sarebbe tanto esilarante quanto astruso.
Io gli ho risposto che pure questo è vero (penso anche all'episodio della morte del Battista in Marco, che interrompe quanto precede con quanto segue), ma il fatto è che David Oliver Smith vede chiasmi
dappertutto nel 99% delle epistole!
Quindi, accettando le conclusioni di Smith, mi trovo di fronte ad un drammatico
AUT-AUT: accettazione di tutte le lettere come autentiche, oppure (
AUT) rifiuto di tutte loro come
troppo complesse per essere vere lettere.