Origini delle Religioni

Posts written by Elshaddai

CAT_IMG Posted: 22/4/2023, 09:40 ELOHYM E TETRAGRAMMA - Ebraismo
Gentile Stefano Manni,

Nel suo scritto, Lei ha omesso di menzionare la connessione tra l'uso del termine "he" come forma di rispetto del Tetragramma e la questione in oggetto. Invece, ha sostenuto che Yahweh non fosse ancora il Tetragramma, e ciò costituisce un imbroglio sostanziale dell'argomento. Inoltre, non ha fatto alcun riferimento alla vaghezza del commento di Rashi cosa che invece dava per certa associandolo con Biglino senza presentare prove a sostegno della sua posizione, ancorchè quando non sono mai state sostenute dallo stesso. Inoltre, nonostante si vanti di conoscere l'ebraico, ha utilizzato Google Traduttore per tradurre il commento di Rashi in inglese e ha giudicato la traduzione come "orrenda". La questione sulla conoscenza dell'ebraico è chiara e non lascia spazio a dubbi. Tuttavia, desidero comunicare che non desidero proseguire questa discussione.

Distinti saluti,

Luigi Castiglioni.


Edited by barionu - 22/4/2023, 11:17
CAT_IMG Posted: 22/4/2023, 09:39 ELOHYM E TETRAGRAMMA - Ebraismo
La sua forma di scrittura risulta manifestamente insensata. In aggiunta, i suoi lemmi enfatici risultano obsoleti da almeno cinque secoli. Sarei grato se potesse indicarmi un esempio di autori come Klee, Kandinsky e Marinetti che usano la virgola al posto del punto. La sua scrittura sembra casuale e arbitraria, pertanto mi permetto di dubitare della sua serietà. Inoltre, le suggerisco di astenersi dall'affermare di distruggere il mondo accademico, poiché, in realtà, sembra che sia il proprio modo di scrivere a porre un ostacolo alla propria credibilità. Nessuna intenzione la mia offensiva, ovviamente.
CAT_IMG Posted: 27/3/2023, 04:48 ELOHYM E TETRAGRAMMA - Ebraismo


Di seguito sono riportati alcuni errori ortografici, di punteggiatura e grammaticali in italiano ed ebraico:

• Il numero "1" dovrebbe essere scritto per esteso come "primo".
• "Bereshit Genesi" dovrebbe essere scritto "Bereshit [Genesi]"
• "Elohym" è un errore ortografico, la forma corretta in ebraico è "Elohim".
• "et" dovrebbe essere scritto come "e" in italiano.
• "TUTTI" dovrebbe essere scritto in minuscolo per uniformità con il resto del testo.
• "Hallora" è un errore, la forma corretta è "Allora".
• "Rashy" non è una forma corretta del nome del commentatore ebraico (Rashi)
• "IMMENSE,,," le virgole non possono sostituire i punti in modo indiscriminato.

Il testo manca di punteggiature, virgole fuori posto, punti, i due punti alla fine delle frasi, ecc. ecc.

Non è mia intenzione commentare o discutere quanto scritto dal tuo amico Abramo. Come specificato nell'articolo: "Non ci addentreremo nell’approfondimento dei significati di Elohim, Eloha e Barà. In questa sede, l’analisi si concentrerà esclusivamente sul commento di Rashi."

Tuttavia, desidero evidenziare che non vi è alcuna prova che il commento di Rashi sia attendibile, come confermato da Philip Alexander. Inoltre, il termine "he" è utilizzato da Rashi unicamente per rispettare il sacro nome (Tetragramma) e non perché non "non era ancora il tetragramma"

È importante notare che le opinioni di Biglino non sono pertinenti alla questione, in particolare perché Biglino non ha mai sostenuto la tesi di Rashi. Inoltre, non è chiaro su quali basi Biglino possa fondare la sua opinione su Elohim, soprattutto considerando che per Rashi si tratta di un singolare, mentre Biglino lo interpreta al plurale, indicando la presenza di più divinità.

Sarebbe possibile chiarire la questione riguardante Biglino e Rashi?
Senza offesa, ma non sembra essere logicamente coerente.

Sono lieto che tu abbia riconosciuto l'errore nella numerazione di pagina del testo curato da Luigi Cattani e la mancanza di "hashem". La citazione originale può essere trovata nella fonte numero 4. Inoltre, ci sono alcune imprecisioni testuali che, seppur di scarsa importanza, sono state corrette e sono consultabili nella nota stessa.

Shalom



Edited by barionu - 31/3/2023, 12:52
CAT_IMG Posted: 26/3/2023, 17:31 ELOHYM E TETRAGRAMMA - Ebraismo







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Vorrei chiedere all'autore di questo studio di spiegare, in poche ma concise parole, quale sia la tesi che ha tratto dalla sua ricerca.

Grazie in anticipo per la risposta, Shalom.





Luigi Castiglioni


Elohim e il Tetragramma secondo Stefano Manni


Stefano Manni ha presentato uno scritto intitolato “Elohim e il Tetragramma” accompagnato dal sottotitolo “Ecco perché Mauro Biglino ha ragione su Elohim”. Di seguito verrà esposta una valutazione critica.


Ecco cosa scrive Manni: «Il primo verso del Bereshit [Genesi 1,1]: Bereshit barà elohimet ha shamaym we et ha haretz. Prima di iniziare, ricordo a tutti che elohim è il plurale di eloha, forma rara nel Tanakh, ad es. Daniele 11,39: lt veasah lemivtsere mauzzim, im-eloah nekhar, asher hkhyr (yakkir), yarbeh khavod; vehimshilam, barabbim, vaadamah, yekhalleq bimkhir.


La CEI: “Nel nome di quel dio [Eloha] straniero attaccherà le fortezze e colmerà di onori coloro che lo riconosceranno: darà loro il potere su molti e distribuirà loro terre in ricompensa.” Il Verbo. Nella forma infinita è Livrò (creare-formare). Barà (egli creò) Barù, loro crearono. Quindi è evidente che nel primo verso abbiamo Barà singolare e non Barù plurale.


Quindi tutto definito? Dubbi risolti? Per niente. Questo di fronte a una semplice constatazione: essendo l’inizio del tutto, per quale ragione abbiamo Elohim e non il Tetragramma? É una cosa che negli ultimi 30 anni ho chiesto a a vari Rabbini e studiosi di Ebraismo. Tutti mi hanno dato la risposta di Rashi rinviandomi a lui. Allora, cosa dice Rashi nel suo ipercelebre commento alla Genesi [1,1]? Traslitterazione: Barà elhoim: welò àmar barà (Hashem) shabbtchilàh alàh bemachashvàh levarotò bemiràt haddyn raàh sheèn haholam mitqayem hiqddym middàt rachamym weshitfàh lemiddàt haddyn hayenu dikhtyv beyom asot hashem elohim eretz we shamym.


L’edizione Marietti del commento alla Genesi di Rashi propone a pag. 4: “Non è detto creò il Signore (Hashem-il nome) perché all’inizio gli venne in animo di creare il mondo ponendolo sotto la legge della giustizia. Poi però vide che non avrebbe potuto sussistere è perciò permise la legge della misericordia e la congiunse alla legge di giustizia. É scritto ‘Nel giorno in cui Dio Il signore (Hashem-il nome) fece il cielo e la terra’ (Genesi 2,4)”. Ma quello che conta è il primo verso del commento: Barà elohim: welò àmar barà he: ‘Non è detto creò il Signore’. Signore è espresso con una semplice he. Ovvero, non era ancora il Tetragramma.


Questa semplice affermazione contiene tanto spazio quando un sistema di galassie. Perché afferma il concetto di trasformazione fisica, temporale, e di formazione del pensiero di quello che da sempre viene inteso come l’inizio assoluto. Le implicazioni di questa affermazione sono immense, dunque stiamo parlando di una Entità: In evoluzione? In mutamento? Non ci sono dubbi, quello che si è sempre considerato come l’inizio assoluto non è l’inizio assoluto.

Ci troviamo di fronte a una zona di Alea grande miliardi di miliardi di anni luce. Questa Alea, da sola, avalla e giustifica in pieno tutto il lavoro d'indagine e ricerca di Mauro Biglino.».





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Questo scritto si conclude con una dedica alquanto bizzarra: «Dedico questo studio a Joseph Curwen.»[1].


Lo scritto si presenta innanzitutto con una struttura disorganizzata e priva di coerenza logica, che rende quasi impossibile seguirne il discorso. Inoltre, la qualità della scrittura lascia a desiderare[2], sollevando dubbi sulla competenza dell’autore e sulla validità dei contenuti presentati.


Manni sostiene che il termine ebraico Elohim sia il plurale di Eloha. Dopo aver trattato in modo superficiale e privo di approfondimento il termine Elohim, Manni procede senza alcuna transizione al termine Barà evidenziando che il passo della Genesi utilizza il singolare e non il plurale. In questa fase, Manni si pone la domanda del perché nella Genesi 1,1 venga utilizzato il termine Elohim e non il Tetragramma (Yhwh) come invece avviene successivamente nella Genesi 2,4. Manni si rivolge al commento di Rashi[3], fornendo la spiegazione e la citazione menzionata[4]. Non ci addentreremo nell’approfondimento dei significati di Elohim, Eloha e Barà. In questa sede, l’analisi si concentrerà esclusivamente sul commento di Rashi.


Philip Alexander, un noto studioso di letteratura ebraica post-biblica dell’Università di Manchester, analizza la questione in esame:

«Anche un lettore occasionale dei primi due capitoli del libro della Genesi deve essere colpito dal fatto che ci sono due racconti della Creazione - uno in Genesi 1,1-2,3 e l’altro in Genesi 2,4-25. Un lettore più attento può notare anche una variazione nei nomi divini che corrispondono a questi due racconti: il primo utilizza Elohim, il secondo Yhwh Elohim.

Gli studiosi biblici moderni, ovviamente, spiegano questi fatti mediante l’ipotesi documentaria: la Genesi 1-2 combina due fonti originariamente distinte (J-E e P).[5]. Rashi nota altrettanto i fatti, ma le sue ipotesi sulla natura della Scrittura non gli permettono di raggiungere le stesse conclusioni dello studioso moderno. Egli parte dall’idea rabbinica precoce che esista una correlazione tra il nome divino Elohim e l’attributo di giustizia di Dio, e tra il nome Yhwh e il suo attributo di misericordia.

Egli sostiene che Dio avesse inizialmente intenzione di creare il mondo sulla base di una giustizia rigorosa, ma che, rendendosi conto che tale progetto avrebbe comportato l’insostenibilità del mondo, abbia deciso di temperare la giustizia con la misericordia, e che, in effetti, poiché il nome Yhwh nel secondo racconto della Creazione precede Elohim, abbia posto la misericordia al di sopra della giustizia: “Dio (Elohim) creò (Genesi 1,1). Il testo non dice “Il Signore (Yhwh) creò”, perché inizialmente Dio aveva intenzione di creare il mondo sulla base di una giustizia rigorosa, ma vide che se avesse fatto così il mondo non avrebbe potuto resistere, e quindi diede precedenza al principio della misericordia e lo unì a quello della giustizia, ed è per questo che è scritto, “In quel giorno il Signore Dio (Yhwh Elohim) fece la terra e il cielo” (Genesi 2,4).»[6].


Alexander giunge alla conclusione che: «Qualsiasi interprete, sia antico che moderno, dovrebbe affrontare questo problema. Tuttavia, il problema oggettivo gli offre l’opportunità di cogliere nel testo alcune idee rabbiniche riguardo alla tensione tra gli attributi divini di misericordia e giustizia, che difficilmente avrebbero potuto essere presenti nella mente del redattore originale del Pentateuco.»[7].



Di conseguenza, l’interpretazione proposta da Rashi non è suffragata da adeguate evidenze storico-bibliche, pertanto non può essere considerata attendibile. È importante sottolineare che nessun altro commentatore ebreo o testo rabbinico conferma questa interpretazione.


Manni continua la sua argomentazione sostenendo che il termine “Signore” utilizzato nel commento di Rashi è espresso con la sola lettera he, il che dimostrerebbe che non era ancora stato utilizzato il Tetragramma. Va precisato che Rashi utilizza questo termine (formato dalla quinta lettera dell’alfabeto ebraico) non solo per rispettare il sacro nome (Yhwh) ma anche come un modo per riferirsi a Dio senza pronunciare effettivamente il nome di Dio. Questa terminologia utilizzata da Rashi non ha alcun legame con la tesi di Manni. Di conseguenza, l’affermazione di Manni rappresenta un’interpretazione non corretta del termine.



Infine, in relazione alla giustificazione delle tesi di Biglino attraverso l’Alea si tratta di un’affermazione priva di senso logico. Inoltre, va sottolineato che Biglino non ha mai espresso il suo supporto all’interpretazione proposta da Rashi. Non è chiaro, pertanto, su quali basi, secondo l’affermazione di Manni, Biglino dovrebbe fondare la sua posizione riguardo al termine Elohim.


Manni definisce il suo scritto come “studio” che dedica a Joseph Curwen, una figura storica associata al culto dei morti, nonostante non vi sia alcun collegamento tra l'argomento dello scritto e quest’ultimo. Tuttavia, a nostro parere, potrebbe essere considerato più appropriatamente un’opera irrazionale, illogica e incoerente.


NOTE
[1] Barionu, Elohim e il Tetragramma, Origini delle Religioni, 2017, p. 1, (forumfree.it). I corsivi sono dell’autore, anche se nel testo sono scritti in maiuscolo.

[2] Sono stati corretti gli errori grammaticali multipli sia in italiano che in ebraico, migliorando la qualità del testo rispetto alla sua forma originaria. Inoltre, sono state aggiunti i riferimenti biblici e terminologia specifica tra parentesi per migliorare la composizione del testo.

[3] Rashi, acronimo di Rabbi Shlomo Yitzhaqi (1040-1105), è uno dei più famosi commentatori medievali della Bibbia ebraica.

[4] Abbiamo esaminato la fonte citata e abbiamo riscontrato che il testo non è del tutto preciso e sono state aggiunte le parole “(hashem-il nome)” che in realtà non sono presenti. La citazione in questione si estende su entrambe le pagine 4 e 5, pertanto anche il numero di pagina indicato risulta essere non preciso. Di seguito, riporto il testo originale: «Creò Dio - Non è detto: “Creò il Signore”, perché all’inizio gli venne in animo di creare il mondo ponendolo sotto la legge della giustizia. Poi, però, vide che esso non sarebbe potuto sussistere e perciò permise la legge della misericordia e la congiunse alla legge della giustizia”. Sta scritto infatti [Genesi 2,4]: “Nel giorno in cui il Signore Dio fece il cielo e la terra”». (Rashi di Troyes, Commento alla Genesi, Introduzione e cura di Luigi Cattani, Marietti, Casale Monferrato, 1985, pp. 4-5.)


[5] Le sigle stanno per fonti: Jahwista (J), Elohista (E) e Sacerdotale (P) e sono tre fonti documentarie distinte che sono state individuate nella storia della redazione dell’Antico Testamento, in particolare nella Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Queste fonti sono state identificate attraverso l’analisi stilistica e tematica dei testi biblici e sono considerate importanti per comprendere la composizione e la storia della redazione della Bibbia ebraica. Si veda, Ethan Schwartz, “Our Rabbis J, E, P, and D”, in Jewish Review of Books, Summer 2016.


[6] Philip S. Alexandre,“Midrash and The Gospels”, in: Christopher M. Tuckett, Synoptic Studies: The Ampleforth Conferences of 1982 and 1983, Bloomsbury Academic, London-New Delhi-New York-Sydney, p. 8.


[7] Ibidem, p. 8.







Edited by barionu - 26/3/2023, 19:14
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