Origini delle Religioni

ELOHYM

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barionu
CAT_IMG Posted on 14/3/2016, 14:22 by: barionu
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Non è come dici : Elohim vuol dire già di per sé sommo legislatore, anche se riferito ad esseri umani: Sinedrio, Re, Ministri ecc.

Moshèh e il significato del termine אלהים

le due Toroth, scritta e orale, questi due insegnamenti, secondo la tradizione ebraica, sono state trasmesse per mezzo di una catena di trasmissione, che ha a capo un unico autore, Moshèh Rabbenu:

משה קיבל תורה מסיניי, ומסרה ליהושוע, ויהושוע לזקנים, וזקנים לנביאים, ונביאים מסרוה לאנשי כנסת הגדולה

Traduzione:
“Moshèh ricevette Toràh dal Sinai e la consegnò a Yehoshua’, Yehoshua agli anziani, gli Anziani ai profeti e i profeti la consegnarono alle personalità della grande Knesset”.
(Avot 1,1).

Moshèh è definito

“איש האלהים”



(Ish haelohim) (Devarim 33,1).

Secondo Rabi Ishmael אלהים(elohim) non è “qodesh”, ma “hol” (non è inteso in senso sacro, ma in senso ordinario). Il senso della coppia di termini “ish haelohim” è come intendevano i saggi del Midrash Tehilim: גברא דיינא (Gavra daiana: l’uomo giudice) ovvero la più alta personalità giuridica:

אמר רבי אלעזר: מייסטרופולין היה משה שנאמר:״לא כן עבדי משה בכל ביתי נאמן הוא״. דבר אחר: איש האלהים גברא דיינא שנאמר: ״צדקת ה׳ עשה ומשפטיו עם ישראל״ שהיה אומר: ״יקוב הדין את ההר״ דבר אחר שהטיח דברים כנגד מדת הדין (…) ״איש האלהים״ שהכריע מדת הדין למדת הרחמים, הקב״ה אמר: ״אכנו בדבר ואורישנו״ ומשה אמר:״סלח נא לעון העם הזה כגודל חסדך״ וכתיב: ״ויאמר ה׳: סלחתי כדבריך״.

Traduzione:
“Così disse Rabi El’azar: Moshèh era un incaricato dal popolo, come fu detto: “Non così è il mio servo Moshèh, in tutta la mia casa egli è affidabile” (Bamidbar 12,7). Altra cosa: “Ish haelohim” significa: “l’uomo giudice”, come fu detto: ”Mise in pratica la giustizia di HaShem e i suoi giudizi con Israel” (Devarim 33,21); come egli diceva: ”Che il giudizio perfori i monti” (Sanhedrin 6b). Altra cosa: “Che mosse dure critiche alle misure della giustizia retributiva”. (…), “Ish haelohim” perché sottomise l’attributo della giustizia all’attributo della clemenza. Il Santo Benedetto Sia disse: “Lo colpirò con l’epidemia e lo espellerò” (Bamidbar 14,12). E Moshèh disse: ”Perdona, per favore, la trasgressione di questo popolo in conformità alla Tua grande clemenza” (Bamidbar 14,19); ed è scritto:” HaShem disse: “Ho perdonato conformemente alle tue parole” (Bamidbar 14,20).
(Midrash Tehilim, 90,5)

Nel Midrash Tehilim abbiamo il termine “מייסטרופולין” composto di “maistro” (incaricato) e “polin” (città, stato). Ma in un’altra edizione del Midrash abbiamo, al suo posto, il termine ”מטרפולין” con il senso di “città capitale”. Esso è composto di “matro” (madre) e “polin” (città o stato). Dunque “Ish metropolin” è l’alta personalità della città capitale, ovvero il capo di stato e la più alta autorità giuridica.

Secondo invece “Sha’arè lashon”, “ish haelohim” è da intendersi “l’uomo del giudizio” che, da come si evince dal Midrash Tehilim sopracitato, non è il tipo di Capo del potere giuridico esecutivo, che giudica solo secondo la norma scritta, come avviene nel giudizio dei popoli, ma che giudica anche secondo la מדת הרחמים (midat harahamim), l’attributo della clemenza. Giudicare secondo l’attributo della clemenza, significa mitigare il senso “granitico”, fisso ed inamovibile della Giustizia, per risalire alla Norma Morale Superiore da cui deriva una data legge. Così che il verdetto non sia rigido, tale che il Giudice sia obbligato a restare ancorato ad esso e, di conseguenza, da non poter emettere un verdetto equilibrato. E’ importante, nel diritto ebraico, tenere conto delle norme morali di base e della condizione dell’accusato, come vedremo in seguito.


Così “Sha’arè lashon” commenta il Midrash Tehilim:

במדרש הזה משמש אומנם הצירוף ״איש האלהים״ כתואר למשה אך לסומך ״האלהים״ מיוחס המשמע ״הדין, המשפט״ הווי אומר: איש האלהים = ״איש הדין״ בין שהוא משליט את מידת הדין במשפט בן שהוא מכניע אותה ומשליט עליה את מידת הרחמים. אין ספק שדרשה זו מושתתת על משמע התיבה [ה]אלהים כפי שהוא עולה מן הפשט או מפרשנות חזל לכמה כתובים במייוחד אלה:



1. ״והגישו אדוניו אל האלהים״ (שמות כא,ו) — אצל הדיינים (מכילתא דרבי ישמעאל)

2. ונקרב בעל הבית אל האלהים… עד האלהים יבוא דבר שניהם…אשר ירשיעון אלהים ישלם שנים לרעהו (שמות כב,ז-ח)

Traduzione:
“In questo Midrash la coppia “Ish haelohim”, a dire il vero, è usata come un attributo di Moshéh ma al secondo termine “haelohim” è attribuito il senso [giuridico] di “giudizio, giustizia”. Pertanto “Ish haelohim” è l’uomo del Giudizio, sia che egli, nel procedimento giudiziario, faccia prevalere l’attributo della Giustizia, sia che invece lo sopprima e faccia prevalere l’attributo della clemenza. Non vi è dubbio che questa interpretazione è basata sul significato del termine “elohim” come si evidenzia dal senso letterale, oppure dall’interpretazione dei saggi di alcune scritture, in particolare queste:

1) “Il padrone lo presenterà a Elohim (Shemot 21,6) — presso i Giudici” (Mechilta derabi Ishmael, Talmud Yerushalmi, Qiddushin,1,2)

2) “Il padrone di casa si rivolgerà all’Elohim…ci si presenterà all’Elohim con le due versioni dei fatti…secondo come decideranno Elohim [egli] pagherà il doppio al suo prossimo.
(Sha’arè lashon, Volume I pag.275)

Etimologia e significato dei termini אלהים e אלה


Il termine אלהים deriva dalla radice אלה, il cui senso base del verbo, è “giurare”.

L’atto del giurare biblico, da parte della Divinità, corrisponde al legiferare.
Egli, HaShem, emana le leggi e “giura” con la sua firma: “אני ה׳” “Ani HaShem”. Chi non rispetta le Sue leggi, anche se in segreto e quindi non condannabile da un tribunale umano, va incontro ad una punizione inflitta direttamente dalla Divinità.
Il sostantivo אָלָה, che deriva anch’esso dalla stessa radice e designa una norma superiore che contiene in sé la punizione come conseguenza della sua trasgressione, allarga così il campo semantico del verbo in “legiferare”.


Secondo Rav Shimshon Rafael Hirsch, “Elohim” deriva da אלה e significa governante, legislatore e giudice. Haelohim sono dunque i legislatori e i giudici della società umana, nel piccolo mondo dell’uomo. Egli fa notare che la stessa radice אלה è anche quella del pronome dimostrativo אֵלֶּה (elle=questi, queste), riferito a persone o cose, sia a nomi maschili che femminili. “Elle”, questi, in senso assoluto, è riferibile a tutte le cose, come se esse fossero riunite insieme in un solo termine. “Questi” rappresentano una società organizzata, fatta di ordinamenti giuridici che la regolano.
(Rashar Hirsch, commento alla Toràh, Genesi 1,1).


Il senso base del sostantivo אָלָה è “norma giuridica” ed esso si estende in un campo semantico più vasto acquistando, in base al contesto, il senso di Giuramento, Patto e “Maledizione”.

Secondo il Milon Ben Yehudàh
questi termini sono sinonimi ed il termine אָלָה è da intendersi con “serment”, “vertrag”, “schwur”, “pacte”, “oath”, “covenant”. In senso ristretto אָלָה è dunque la punizione, la conseguenza della violazione del patto.
(Milon Ben Yehudàh; אָלָה pag.228).

Varie definizioni sono state date al sostantivo אָלָה.

Riportiamo quella del dizionario Milon Ariel haMaqif:

אלה: שבועה שיש בה קללה נגד מישהו המפר אותה
Traduzione:
“Giuramento che ha in se una maledizione contro chi lo viola”.

I.L. Seeligmann nega il senso di “maledizione” al termine אָלָה ed anche altri studiosi hanno proposto interpretazioni diverse da quelle tradizionali.
(Seeligman, Mechkarim besifrut haMikrà, pag.150, nota 22 e pag.253, nota 29).

Noi invece riteniamo importanti le interpretazioni tradizionali e queste ci aiutano a comprendere il vero senso dei termini biblici; ma il senso di questo termine è perfettamente deducibile dal contesto di alcuni versi.

Come si evince dal seguente verso di Mishlè, אָלָה è la legge, la cui conoscenza rende coscienti della trasgressione e della conseguente punizione:
חולק עם גנב שונא נפשו אלה ישמע ולא יגיד
Traduzione:
“Chi divide con il ladro odia se stesso e anche se fosse a conoscenza dell’alàh non la direbbe”.
(Mishlè 29,24).

Il termine אָלָה, in questo contesto, acquista il senso di “Legge”, più propriamente della punizione che questa prevede per i trasgressori: chi divide con il ladro diviene suo complice. Tale complicità consiste nel fatto che egli sa che l’azione che il ladro sta commettendo è punibile dalla Legge, ma non fa opera di persuasione per convincerlo a desistere, anzi si unisce a lui per dividere la refurtiva.





Edited by barionu - 3/4/2021, 20:48
 
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