CITAZIONE
Sei per caso riuscito a trovare qualche abstract o qualcosa del genere in inglese?
purtroppo no, nonostante sia estremamente avido di tutto ciò in inglese che riguardi Klinghardt (ogni tentativo di imparare il tedesco si rivela da par mio un buco nell'acqua) che giudico superiore a Vinzent per capacità intellettive (con tutto il rispetto per il secondo). Devo basarmi solo su quel post finora nel blog del folle apologeta Larry Hurtado.
Per quanto riguarda
Simon Mago e l'intero ricamo annesso e connesso costruitoci sopra da Parvus, tutto evapora allorchè realizzi che
Atti degli Apostoli, Epifanio e Ireneo risultano
tutti interpolati laddove parlano di quella figura, che altri non è se non un clone letterario del profeta
Mani (III secolo) con lo scopo di evidenziarne le malefatte come degno figlio di cotanto padre (fin troppo simile al figlio). La vita di Mani come ci è giunta è sorprendentemente simile a quella di Simon Mago.
Mentre
Cerdo ha più consistenza storica. Anzi penso che i primi fabbricatori di lettere paoline si contano proprio tra i seguaci di Cerdo (ovvero, non fu
solo Marcione l'autore di tutte e 10 le lettere paoline, nè fu Marcione il creatore della chiesa che per comodità devo chiamare dal suo nome - altrimenti avrei dovuto chiamarla come fa Van Manen: scuola paolinista).
Quelle lettere, nella loro forma originaria marcionita, tradiscono tutte il desiderio di apparire depositarie di un messaggio
NUOVO, la vera rivelazione finale del Cristo, ma non tanto nuovo da recidere il desiderio di
continuità con un idealizzato passato proiettato sullo sfondo, un passato non totalmente da condannare (per le malefatte e l'incomprensione dei ''Pilastri'') in quanto comunque
necessario a dare sufficiente pretesa alla chiesa marcionita di poter cooptare il precedente semioscuro movimento messianico-apocalittico vero ideatore del concetto di Yeshua (movimento che io vedo molto simile a quello descritto da Eisenman,
meno ovviamente il suo Gesù storico).
Ma soprattutto, fatale all'argomento di Parvus -
sempre a mio parere - è il peccato originale che si porta seco di far risalire
al I secolo l'idea protognostica di un Dio non solo distinto dal dio degli ebrei (perchè
Stephan Huller giura di avere evidenza vetero-testamentaria del culto di due Poteri in cielo e perfino alcuni accademici ebrei, come il defunto
Alan Segal, sono di quel parere, eppure perfino lui ritiene che nel I secolo quei due Poteri non erano ostili l'uno all'altro) ma addirittura ad Egli nemico. Il dualismo anti-creatore secondo me subentra sulla scena soltanto
dopo il 115-117. Non che l'idea non possa essere germinata prima - e che prima del 115 non possano esserci stati dei folli predicatori gnostici -, ma è solo da allora che vediamo un motivo
vero, collettivo - non ristretto alla mente di qualcuno, per quanto allucinato - dietro la genesi dell'idea (come
reazione alla sfiducia di un YHWH che perde contro gli dèi greco-romani).
Per quanto riguarda la storicità di Paolo, qual è la probabilità che il presunto autore della Lettera ai Galati - il cui messaggio è in sintesi ''l'ultimo è il primo'' - si chiami proprio
PICCOLO - paulus ?
Pochissima, tanto più che
Mcn fa dire a Gesù (vado ironicamente a memoria) :
chi c... siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Uno che si crede chissà chi? Un re? Ma i re stanno nelle regge addobbati di tutto punto. Ma io vi dico: nessuno tra i nati da donna è superiore a Giovanni , ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.Questo non impedisce che l'uomo chiamato Paolo dal vero autore delle epistole possa essere esistito sotto un altro nome, ma conviene allora essere franchi e riconoscere che in tal caso di lui non sappiamo nulla di nulla. A maggior ragione se poi Galati riflette l'esperienza deludente di Marcione quando tentò di collegarsi lui ai Pilastri del suo tempo - non a Gerusalemme ma a
Roma - e ricevette picche nonostante gli ingenti soldi che aveva portato colà per i ''poveri''. A maggior ragione se i Galati stavano adorando gli
stoicheia o come i corinzi, stavano indulgendo fin troppo nelle adorazioni delle stelle e dei pianeti (qualcosa che facevano guardacaso gli
elcasaiti, giudeocristiani del II secolo).