CITAZIONE
...laddove dice: (mcn) "...non fu scritto E NEPPURE REDATTO, da Marcione, ma solo usato".
Neppure redatto. Neppure modificato anche soltanto di una virgola. Preso tale e quale era scritto a tavolino.
Allora devo fare ammenda anche io, perché anche io avevo inteso male.
Il Prof. Vinzent dice:
[il dubbio] si basa sulla
diffusa opinione, che ho cercato di
correggere nel mio
Marcion and the Dating of the Synoptic Gospels (Leuven, 2014),
che le prime risposte a Marcione, inclusi i successivi vangeli canonici, siano anti-Marcionite, nel senso che esse [ovvero le prime risposte]considerano il testo di Marcione eretico. Se lo avessero considerato eretico,
non lo avrebbero usato.
Ma Klinghardt, se non abbiamo sbagliato a capire anche questa volta, dice che l’originale vangelo era leggermente eretico. Ma allora, eretico rispetto a che cosa? Le comunità “cristiane” ( o come cappero si chiamavano tra di loro) dei primi decenni del II secolo erano molto fluide, e i concetti di eresia e ortodossia secondo me sono tardi, e nati solo con gli apologeti quando si accorsero che soprattutto Marcione , e non tanto gli gnostici, per esempio, gli stavano togliendo la piazza.
Il Prof. poi parla di
aemulationes e dice che la sua idea è che il vangelo di Marcione era considerato dagli aemulatores attraente e contestato allo stesso tempo. Era abbastanza buono da essere adottato, adattato, usato e corretto, ma tuttavia con l’adozione il materiale originale ebbe influenza su coloro che copiavano il testo, anche se lo riscrissero pesantemente.
A proposito di
aemulationes, mi sono ricordata di quanto dice nel suo
blog il Prof R. Joseph Hoffman circa gli aemulatores del poeta greco Anacreonte, che stanno all’inizio di una lunga tradizione di
preservazione tramite imitazione (emulazione, appunto, e fatta tanto bene che molte delle liriche di Anacreonte ritenute autentiche si scoprì in tempi recenti che erano opera di copisti). Quella dell’imitazione era un’arte molto diffusa, e Hoffman quindi ritiene che la produzione del Nuovo Testamento fu un
processo anacreontico, basato sul desiderio di imitare, e nel contempo, di accrescere, piuttosto che semplicemente produrre o diffondere un originale.
Premesso che anche Hoffman ritiene che l’anonima fonte dei vangeli è quella rivendicata da Marcione, lui pensa che riguardo ai quattro vangeli noi ci troviamo in presenza di “quattro esercizi” che devono essere sottoposti ad un’analisi non basata sulla “redazione” e sulla tendenza alla fedeltà o meno circa quella fonte, ma sull’intenzione puramente artistica dell’autore, in termini di storia che sta raccontando. Inoltre, la primitiva tradizione manoscritta, anche secondo Hoffman, era anonima. E l’esigenza di creare un pedigree storico letterario (cioè attribuire un preciso nome come autore dei vangeli) era un’esigenza che appartiene alla storia dell’apologetica, e non alla primitiva tradizione manoscritta, in cui anonimi copisti si assunsero il compito di imitare, recuperare o modificare il perduto, o quasi perduto prototipo, cioè l’originale storia di Gesù.
Io penso che dopo che Marcione fece conoscere il vangelo originale, molti cominciarono a copiarlo, questo tipo di scritto era fatto per essere letto nelle assemblee di fedeli sparsi in tutto o quasi l’Impero, le copie diventarono sempre più abbellite, ingrandite, e quando a Roma capirono il pericolo del Marcionismo, la sua veloce diffusione e il fascino sulle parti più deboli della popolazione ( a fronte della comunità di Roma che ancora doveva praticare un culto solo per iniziati, così come facevano gli Gnostici), allora Ireneo corse ai ripari prendendo quattro di queste copie, aggiunse ancora altre cose, questa volta con preciso intendo anti-marcionita, e il resto è noto.
L’altro problema, che perseguita anche te, Haviland, sono le lettere di Paolo. Indipendentemente se Paolo è storico o no, Il punto è il contenuto delle lettere, almeno di quelle che si dice che Marcione trovò e recepì.
Per recepirle e per considerarle autorevoli, dovevano in origine, almeno grosso modo, rispecchiare il suo credo (a meno che non le abbia scritte tutte lui, o i suoi seguaci). Ma se anche togliamo lo strato cattolico delle lettere, quelle poche considerate “genuine”, rimane però una forte componente gnostica-rivelatoria, che non si addice al credo marcionita.
Marcione, per quel che ne sappiamo dalle solite fonti ostili, era un uomo pragmatico che aveva cercato essenzialmente di risolvere il problema del male, attribuendolo ad una precisa divinità diversa dal suo Dio Buono. Il suo era un vero dualismo, e la sua escatologia era solo salvare l’uomo dal male, cioè dal giogo imposto dal Dio Creatore. Quindi tutto quello che nelle lettere di Paolo parla di rivelazione, di ascese al terzo cielo, di “Cristo in me”, di “perfetti”, ecc. sono tutti concetti non marcioniti, ma mutuati dalla speculazione mistica-visionaria ebraica, concetti recepiti dagli gnostici “cristiani”, più che altro (che detto per inciso, non si possono definire dualisti in senso stretto, in quanto comunque facevano risalire il male alla stessa divina Unità tramite la caduta delle divina Sofia e conseguente creazione del mondo materiale, ecc.).
Tempo fa sul forum di Pietro un utente fece notare che forse l’originale e più antico strato paolino era quello che si poteva ottenere, oltre che togliendo le preoccupazioni pastorali tipiche cattoliche, anche tutti gli accenni a “Cristo”. Così facendo, penso che emergerebbe solo lo strato gesuano, quello confacente al credo di Marcione: essenzialmente l’annuncio e predicazione del vangelo, l’antitesi Legge-Grazia, la morte salvifica del Salvatore che ha acquistato con un prezzo l’umanità.
CITAZIONE
1) i miticisti che accettano l'autenticità delle lettere di Paolo applicano sostanzialmente il modello Doherty/Carrier.
2) i miticisti che considerano dei falsi TUTTE le lettere di Paolo si dividono in due specie:
A) i falsi "Paoli" conoscevano i vangeli e, pur così, Gesù non era mai esistito (così Bruno Bauer in primis)
Ma come facciamo a parlare di “autenticità delle lettere” che abbiamo noi oggi, se presentano almeno tre teologie diverse: quella marcionita, quella gnostica e quella cattolica. Il termine autenticità andrebbe applicato solo allo strato marcionita, io penso.
Alla luce di quanto ho detto sopra, io farei questa domanda : le lettere così “ridimensionate”, cioè denudate dello strato gnostico e cattolico, conoscevano il Gesù del “vangelo”?
Indipendentemente se “Paolo” è un personaggio storico o meno:
Se” il” vangelo è quello originale, il più antico vangelo, quello che ha ricostruito Klinghardt, per intenderci, dove Gesù è solo un divino essere incorporeo , sceso sulla terra per predicare la sua buona novella, la liberazione dalla Legge e per attuare la salvezza attraverso la sua morte riscattatrice, allora la risposta potrebbe essere sì.
Paolo, esistito o meno, dice che proclama “il vangelo”, e
dovrebbe essere questo tipo di questo tipo di vangelo.
Le lettere così “ridimensionate” conoscevano i vangeli canonici dove si è completamente attuata l’umanizzazione e la storicizzazione di Gesù, con tanto di nascita, famiglia, genealogia ecc ? Questa volta la risposta dovrebbe essere no.
CITAZIONE
B) i falsi "Paoli" e da ultimo Marcione non conoscevano i vangeli.
….
come provare che Marcione non conosceva alcun vangelo, ma furono i successivi marcioniti ad attribuirgliene uno (cosi' che i folli apologeti sommarono sul suo capo le colpe dei suoi settari segusci)?
Cioè? E poi Klinghardt ha scritto un libro di 1300 pagine per dimostrare che Marcione preservò, lui, il primo vangelo mai scritto. Quindi almeno UN vangelo lo conosceva, ma sicuramente non parlava di un Gesù carnale, nato, vissuto e morto come un uomo terreno. Non capisco.