Origini delle Religioni

EHRMAN SU NAZARETH

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barionu
CAT_IMG Posted on 16/3/2023, 05:11 by: barionu
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Seconda argomentazione: Nazaret non è mai esistita

Michele D'Agostini


Uno dei presunti aspetti leggendari dei vangeli è in stretta relazione con quanto ho appena sostenuto ed è, di fatto, una delle asserzioni più frequenti negli scritti dei miticisti. Nazaret, la città dove si dice sia nato Gesù, non sarebbe mai esistita, ma sarebbe essa stessa un mito (secondo l’accezione attribuita al termine dai miticisti). La logica inerente a questa tesi, sostenuta talvolta con veemenza ed energia considerevoli, sembra quella secondo cui se i cristiani inventarono la città natale di Gesù, probabilmente intentarono anche il personaggio. Potrei sbarazzarmene con relativa facilità facendo notare che è un’argomentazione poco pertinente.


Se Gesù è esistito, come suggeriscono le prove a nostra disposizione, ma Nazaret è un’invenzione, come asseriscono i miticisti, ebbene Gesù sarà nato altrove. Che Barack Obama sia nato o no negli Stati Uniti (per quello che vale, la risposta è affermativa) non conferma e non smentisce il dato della sua nascita. Dal momento che questa è una delle argomentazioni predilette dai miticisti, tuttavia, desidero esaminarla con più attenzione. Come tesi, non è nuova. Già nel lontano 1906, Schweitzer se ne occupò parlando dei miticisti suoi contemporanei. Tra i moderni fautori di questa teoria ve ne sono alcuni che abbiamo già menzionato. Frank Zindler, per esempio, in un saggio abilmente intitolato «Where Jesus Never Walked» cerca di decostruire in modo semplicistico i luoghi geografici associati a Gesù, in particolare Nazaret. Sostiene che in nessun passo del Vangelo di Marco si afferma che Gesù proviene da Nazaret.



È un’affermazione che sfida l’evidenza, poiché marco indica chiaramente Nazaret come luogo di provenienza di Gesù («Gesù venne da Nazaret di Galilea», Mc 1,9), ma Zindler asserisce che il versetto non faceva originariamente parte del Vangelo di Marco; fu inserito in un momento successivo da un copista. Ecco un altro esempio di ricostruzione storica dettata dalla convenienza. Se un testo fa un’affermazione che secondo voi non può aver fatto, vi basta sostenere che originariamente affermava qualcos’altro. Zindler sostiene che, secondo alcuni cristiani primitivi, Gesù era il «virgulto» di cui aveva parlato Isaia (Is 11,1), il messia diretto discendente di Davide. In ebraico (lingua priva di vocali) il termine virgulto si pronuncia NZR, un suono assai (o abbastanza) simile a Nazaret.

Secondo Zindler sarebbe andata così: i cristiani di epoche più tarde, non capendo perché Gesù fosse stato definito NZR (un virgulto), pensarono che tali tradizioni alludessero alla sua città natale, la non esistente Nazaret. Zindler non mette in campo neppure una prova per giustificare la sua tesi: si limita ad affermarla. E non spiega perché, non conoscendo il significato del termine NZR, i cristiani non l’abbiano chiesto a qualcuno. Non spiega nemmeno, il che è ancora più serio, perché, per ubicare Gesù, i cristiani abbiano inventato il nome di una città (a suo dire) inesistente e come siano passati dall’asserzione «Gesù è un NZR» all’enunciazione «Gesù venne da Nazaret». Sembra un’opinione inaccettabile, soprattutto se si considera che molteplici fonti indipendenti collocano Gesù nell’abitato di Nazaret.


C’è un’ulteriore prova, e la esamineremo tra un attimo, a sostegno del fatto che ai tempi di Gesù Nazaret esisteva ed era una piccola città ebraica. George A. Wells avanza un’ipotesi diversa per giungere più o meno alla stessa conclusione. A suo dire, la chiave per stabilire che Nazaret non è mai esistita si trova nei quattro versetti del Vangelo di Marco in cui Gesù viene indicato come il «Nazareno» (Mc 1,24; 10,47; 14,67; 16,6). A detta di Wells, Marco fraintese il senso dell’epiteto. Il suo significato originario indica l’appartenenza di Gesù a una setta ebraica pre-cristiana denominata i Nazareni, simili a certi personaggi dell’Antico Testamento (come il forzuto Sansone) chiamati Naziriti, che pronunciavano i voti per essere consacrati a Dio (non potevano toccare i cadaveri, bere il vino o tagliarsi i capelli).


Marco, però, non lo sapeva e ipotizzò erroneamente che il termine Nazareno indicasse il luogo di origine di Gesù, inventando «Nazaret» come sua città natale. Anche in questo caso sarebbe vano cercare una prova o una logica chiara a sostegno di tale ipotesi. Perché Marco avrebbe inventato una città inesistente per spiegare come mai Gesù fosse un nazareno, se il senso originario del termine lo indicava come nazirita? Inoltre, Marco non poteva non conoscere l’Antico Testamento. Lo cita in diverse occasioni. Perché non avrebbe dovuto sapere chi erano i naziriti? Se i settari a cui Gesù si accompagnava erano i naziriti, perché attribuivano a se stessi il nome di nazareni (una parola che non ha alcuna relazione etimologica)? Va anche evidenziato che Nazaret è nominata in molte tradizioni (i vangeli di Marco e di Giovanni, le Fonti M e L)



. Nazaret non è stata inventata da Marco. Secondo i due esempi riportati, gli studiosi contemporanei non avrebbero la minima idea del significato del termine Nazareno e non saprebbero da dove ricavare il nome della città di Nazaret, visto che in origine l’abitato non esisteva. Come possiamo postulare la motivazione che indusse gli antichi cristiani a inventare Nazaret, se non sappiamo perché l’abbiamo fatto e non conosciamo il significato della radice del termine? Il problema è aggravato dal fatto che, ai tempi di Gesù, Nazaret esisteva eccome, e si trovava là dove indicano il Vangelo di Marco e gli altri vangeli. Il critico che più di recente ha messo in discussione l’esistenza di Nazaret è René Salm, che ha dedicato un intero libro all’argomento, intitolato The Myth of Nazareth. Salm considera il tema estremamente significativo e pertinente alla questione della storicità di Gesù: «Dalla risoluzione del dilemma [l’esistenza di Nazaret] dipendono molte cose, forse addirittura l’intero edificio della cristianità». Al pari di molti miticisti prima di lui, Salm dà risalto a qualcosa che gli studiosi sanno da tempo:



Nazaret non è mai menzionata nella Bibbia ebraica, negli scritti di Giuseppe Flavio o nel Talmud. Compare per la prima volta nei vangeli. Salm è anche colpito dal fatto che le prime generazioni di cristiani non abbiano cercato il luogo, ma lo abbiano invece ignorato, dando l’idea di non sapere dove fosse (è davvero arduo da dimostrare; potremmo affermare una cosa simile di «tutti» i cristiani, se ciascuno di essi ci avesse lasciato uno scritto raccontandoci per filo e per segno che cosa fece e che cosa sapeva). In buona sostanza, secondo la tesi di Salm, Nazaret è esistita nei tempi antichi ed è stata abitata per tutta l’età del bronzo.


A quel punto ci fu uno iato. Nazaret cessò di esistere e non annoverò alcun abitante ai tempi di Gesù. Basandosi sulle prove archeologiche, in particolare sulle tombe rinvenute nell’area, Salm afferma che la città fu ripopolata nel periodo compreso tra le due rivolte ebraiche (tra i 70 e il 132 dell’èra volgare), quando gli ebrei, alla ricerca di un nuovo insediamento dopo la distruzione di Gerusalemme operata dai romani, si trasferirono nelle regioni settentrionali. Al pari di Zindler, Salm insiste che non fu Marco a dichiarare che Gesù veniva da Nazaret: per lui, il versetto 1,9 è un inserimento successivo. Salm non è un archeologo: non ha una formazione nel campo altamente tecnico dell’archeologia e non dà neppure indicazione di essersi mai recato in uno scavo archeologico. Di certo, non ha mai lavorato nel sito di Nazaret. Eppure, fonda quasi tutta la sua tesi sui rapporti archeologici redatti sulla città di Nazaret. È particolarmente colpito dal fatto che le tombe scavate nella roccia che sono state rinvenute nell’area – chiamate tombe kokh, altresì note come locula – non erano in uso nella Galilea della metà del I secolo, pertanto non risalgono ai tempi di Gesù.


Questo vorrebbe dire che a quel tempo la città non esisteva. È una tesi, questa, che solleva non pochi problemi. È difficile comprendere perché le tombe di Nazaret che si possono far risalire all’epoca immediatamente successiva dovrebbero indicare che ai tempi di Gesù non c’era una città. In che modo il fatto che si possa stabilire l’esistenza di un abitato in un periodo più tardo dimostra che in precedenza la città non era popolata? Salm, inoltre, dimentica di far notare uno degli elementi più importanti delle tombe scavate nella roccia: la loro costruzione era dispendiosa e soltanto le famiglie più facoltose potevano permettersela. In nessuno dei nostri documenti vi è una sola traccia che suggerisca la presenza di famiglie facoltose nella Nazaret di Gesù.



Nessun abitante della città sarebbe riuscito ad acquistare una tomba kokh. Il fatto che nessuna delle tombe ritrovate risalga all’epoca di Gesù che cosa dimostra? Assolutamente nulla. Le tombe di cui si servivano i poveri in Palestina erano fosse poco profonde, e non sepolcri scavati nella roccia come le tombe kokh. Non succede quasi mai che le fosse dei poveri resistano tanto a lungo da essere scoperte dagli archeologi. Devo far notare, inoltre, che le tombe kokh risalenti a un periodo più tardo furono rinvenute sul fianco della collina dove tradizionalmente viene localizzata Nazaret. Salm, tuttavia, sostiene che il fianco della collina era inabitabile ai tempi di Gesù e, a suo dire, se un villaggio fosse stato edificato (negli anni successivi al 70), sarebbe stato ubicato a fondo valle, a meno di un chilometro di distanza. Inoltre Salm sostiene che gli archeologi non hanno mai scavato in quel sito.



È un’interpretazione che crea problemi insormontabili alla sua tesi. Innanzitutto è una questione di logica. Se gli archeologi non hanno scavato nella presunta ubicazione del villaggio, su che basi Salm afferma che non esisteva ai tempi di Gesù? L’errore è macroscopico: servendosi di una retorica veemente, quasi sconsiderata, Salm insiste che chiunque sia persuaso dell’esistenza di Nazaret deve «controbattere le prove materiali a disposizione». Di quali prove materiali parla, se il sito che dovrebbe contenerle non è mai stato scavato? Per l’esattezza: quali prove bisogna controbattere, se non ne è emersa nessuna? C’è un problema di portata anche maggiore, tuttavia. Molti reperti archeologici degni di fede indicano che Nazaret esisteva ai tempi di Gesù e che, analogamente ad altri villaggi e cittadine di quella parte della Galilea, era stata edificata sul fianco della collina, nei pressi delle future tombe kokh scavate nella roccia. Inoltre, gli archeologi hanno portato alla luce una fattoria collegata al villaggio che risale all’epoca di Gesù. Salm mette in discussione i ritrovamenti degli archeologi che eseguirono lo scavo (rammentate che non è un archeologo, ma fonda le sue opinioni sui rapporti dei veri archeologi, i quali dissentono dalle sue interpretazioni).



Quando l’archeologa Yardenna Alexandre indicò che nello scavo erano state trovate 165 monete, dichiarò nella sua relazione che alcune erano di epoca più tarda, forse del XIV o XV secolo. Salm ci andò a nozze. Fatto sta, però, che tra le monete ce n’erano alcune risalenti al periodo ellenistico, all’epoca degli Asmonei e al periodo romano, quello in cui visse Gesù. Salm obiettò che non ve n’era traccia nella relazione della Alexandre, ma l’archeologa confermò verbalmente che le cose stavano proprio così: nella collezione erano presenti monete che provenivano da un periodo precedente la rivolta ebraica. Pur non essendo un esperto in materia, Salm asserisce inoltre che le ceramiche trovate sul sito e datate all’epoca di Gesù non risalgono a quel periodo. Replicando alle rivendicazioni di Salm, due archeologi affermano quanto segue: «Le valutazioni personali di Salm sui reperti ceramici… rivelano una mancanza di competenza nel settore e l’assenza di una seria ricerca nelle fonti».



E proseguono: «Ignorando o sminuendo ben fondate prove ceramiche, numismatiche e letterarie sull’esistenza di Nazaret durante il tardo ellenismo e il primo periodo romano, ci sembra che l’analisi inclusa da René Salm nella sua critica, e il suo libro recente, vadano relegati nell’ambito del “mito”». Un altro archeologo la cui specializzazione è la Galilea è il direttore del Nazareth Archaeological Project, Ken Dark. Nell sua recensione assolutamente negativa del libro di Salm, osserva tra l’altro: «Non ci risulta che Salm possieda titoli in ambito archeologico o che vanti esperienze di lavoro sul campo». Dark dimostra che Salm ha frainteso sia l’idrologia (il funzionamento del sistema idrico), sia la topografia (la pianta) di Nazaret, e fa notare che la cittadina poteva benissimo trovarsi su un declivio al pari di altri abitati circostanti come Khirbet Kana. Le osservazioni conclusive sono fortemente critiche: «In conclusione: malgrado le apparenze iniziali, non è uno studio erudito e ignora molte prove e pubblicazioni importanti che hanno diretta attinenza con l’argomento trattato. Le premesse su cui si fonda l’analisi sono scorrette e le argomentazioni di Salm sono spesso deboli e adattate ai suoi preconcetti. Nel complesso, la tesi di fondo è insostenibile sul piano archeologico».



C’è dell’altro. Sembra che, un anno dopo l’uscita del libro di Salm, nell’antica Nazaret sia stata fatta un’altra scoperta. È una casa che risale ai tempi di Gesù. La scoperta è stata annunciata il 21 dicembre 2009 dall’Associated Press. Ho scritto personalmente all’archeologa più importante, Yardenna Alexandre. Direttrice agli scavi dell’Israel Antiquity Authority, che mi ha confermato la notizia. La casa si trova sul declivio. I frammenti ceramici collegati all’abitazione spaziano dal 100 a.C. al 100 d.C. (l’epoca di Gesù). I reperti rinvenuti nella casa non suggeriscono che chi l’abitò per tutto quel periodo disponesse della minima ricchezza: non ci sono oggetti di vetro né prodotti di importazione. I vasi sono di gesso e argilla. Il servizio dall’Associated Press conclude dicendo che «l’alloggio e le tombe precedentemente scoperte, ubicate nelle vicinanze in alcune grotte sepolcrali, indicano che Nazaret era un villaggio fuori mano composto da circa cinquanta case, costruite su un appezzamento di circa quattro acri… popolato da ebrei di modesta condizione economica».





fNon sorprende che Nazaret non sia mai stata nominata dalla Bibbia ebraica, da Giuseppe Flavio o dal Talmud.

Era troppo piccola, povera e insignificante. La maggior parte delle persone non l’aveva mai sentita nominare, e chi ne aveva sentito parlare non le attribuì alcuna importanza.


Benché esistesse, a nessuno sarebbe mai venuto in mente di indicarla come luogo di provenienza del messia.


Gesù è venuto da lì, come attestano molteplici fonti. Torno a ribadire il punto centrale del mio capitolo: supponiamo che Gesù non fosse un abitante di Nazaret; e con ciò? La sua storicità non dipende dall’esistenza di Nazaret. Anzi, non c’è alcun rapporto tra i due fatti.

L’esistenza (o meglio, la non esistenza) di Nazaret è un’altra osservazione irrilevante dei miticisti.


(EHRMAN, BART D., Gesù è davvero esistito? Un’inchiesta storica, Milano, Mondadori 2013, pp. 193-200)





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SVMMARIVM

Non è in discussione l' esistenza del sito Nazareth ai tempi di Gesù , ma quella del toponimo : ovvero,
nessuna località si chiamava Nazareth in quel periodo ; il toponimo compare , a essere generosi , solo dopo il 135 EV ,
E la prima citazione extra vangeli è del VII secolo : Le Lamentoziani di Qalir .
mentre la vera località che Luca descrive è Arbel , La Guardiana .

















Edited by barionu - 26/5/2023, 12:53
 
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