Quando ho letto
Earl Doherty la prima volta, non mi è piaciuta (a parte la sua ingenua confidenza in
Q) solo la rapidità con cui assume che Paolo fosse d'accordo con i Pilastri sulle credenze essenziali della setta, a parte la disputa sull'osservanza o meno della Torà per i gentili.
D'altra parte, una rivalità tra Paolo e i Pilastri che fosse davvero una
forte rivalità, avrebbe dovuto manifestarsi nelle epistole. Soprattutto se i Pilastri fossero stati veri seguaci di un Gesù storico.
Il grande merito di
David Oliver Smith è quello di aver mostrato che quella rivalità c'è davvero (!) nelle epistole, solo provocata dalla fede di Paolo nella
crocifissione del Messia: convinzione che non era affatto condivisa dai Pilastri.
Questo semplice fatto rende virtualmente i Pilastri i testimoni non di un Gesù storico, ma al contrario i testimoni dell'
assenza storica di un Gesù crocifisso sulla terra nel recente passato.
Si aggiunge quindi una nuova prova per la tesi che Gesù sia stato crocifisso nei cieli inferiori, per Paolo e i suoi seguaci.
Curiosamente, la tesi di
G. Doudna secondo cui il Gesù storico era nient'altri che
Gesù ben Safat troverebbe un inaspettato sostegno nell'accusa dei Pilastri secondo cui Gesù non sarebbe mai morto sulla croce:
egli sarebbe stato salvato da Giuseppe in extremis.