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Sulla storicità di Gesù e la retorica del dialogo di Giustino con Trifone
Di Richard Carrier
25 Marzo 2023
[Traduzione di roxi]
Si afferma spesso che "non abbiamo prove che uno scettico del Cristianesimo abbia mai dubitato dell'esistenza di Gesù". Ho notato da tempo che questo non è vero; e che è opinabile, perché proprio i testi in cui ci aspetteremmo di trovarcelo non sono sopravvissuti per permetterci di verificare che non esprimessero tale scetticismo (ho un'intera sezione su questo in On the Historicity of Jesus, capitolo 8.12, "Prove mancanti: Contro il mito"). Ho affrontato questo punto generale altrove. Ma uno degli esempi che ho citato è un'osservazione che Giustino Martire attribuisce ai suoi avversari ebrei nel Dialogo con Trifone, un testo apologetico in cui Giustino cerca di rappresentare e confutare i migliori argomenti che gli Ebrei stavano avanzando contro il Cristianesimo negli anni sessanta del II secolo d.C. Sembra che qui Giustino riconosca che non tutti fossero convinti che Gesù fosse storico. Ciò è stato contestato con l'affermazione che "questo non è quello che ha detto". Per affrontare queste affermazioni apologetiche è più efficace ripercorrere l'intero contesto della retorica di Giustino. Questo è ciò che farò oggi.
Testo e contesto di Giustino
Il miglior tentativo di argomentare "questo non è quello che ha detto" si può trovare in "You Invent for Yourselves a Trypho: Addressing Radical Reinterpretations of Trypho and Canonical and Non-Canonical Scriptures" di Chris Hansen nel Journal of Biblical Theology (2022). Cosa che ho già efficacemente confutato in precedenza (come se fossi un sensitivo) nel mio articolo[/col
or] "Establishing the Biblical Literalism of Early Christians". Giustino si trova, alla fine di un processo di storicizzazione delle rivendicazioni cristiane durato un secolo, a costruire elaborate leggende per giustificare ogni loro argomentazione. (vedi [color=blue]How Did Christianity Switch to a Historical Jesus?; per esempi di come questi processi hanno funzionato, vedi The Rain Miracle of Marcus Aurelius: A Case Study in Christian Lies, How To Fabricate History: The Example of Eusebius on Alexandrian Christianity, e Did Polycarp Meet John the Apostle?). E non hanno conservato per noi nessun testo che non gli piaceva. Quindi l'accesso alla verità è estremamente difficile. È come se dovessimo ricostruire la storia dell'URSS, ma potessimo vedere solo una piccola selezione casuale di propaganda sovietica, senza avere accesso ad alcuna informazione obiettiva o di terze parti. "Ma non ci sono prove che qualcuno dubita dell'eroismo di Pavlik Morozov, quindi è chiaro che è vero!" non è un argomento valido in questo contesto.
Un paio di decenni prima che Giustino componesse il suo Dialogo, i Cristiani stavano componendo testi preoccupati che denunciavano altri Cristiani che dubitavano della storicità di Gesù (come 2 Pietro e Ignazio); e ovviamente, non abbiamo modo di leggere nulla di quanto scritto da quei Cristiani. È stato tutto distrutto. Sappiamo che sono esistiti solo grazie alla rara sopravvivenza di alcuni testi che li citano (e li condannano). Al tempo di Giustino, quei Cristiani sembrano aver perso la guerra di propaganda. Sebbene Giustino eviti di parlare delle sette cristiane che non gli piacciono, la sua apologetica è interamente incentrata sulla difesa delle proprie convinzioni, con appena un accenno agli avversari cristiani.
Tuttavia, egli sentì il bisogno di scrivere un enorme trattato contro i suoi avversari ebrei. Il risultato fu il Dialogo, una "conversazione" fittizia (anche se in realtà, per lo più, si tratta di un monologo di Giustino) tra Giustino e un Ebreo da lui inventato per lo scopo, che chiama Trifone (forse un'allusione al Rabbino Tarfone, di recente fama; Giustino menziona altri Ebrei presenti alla conversazione, ma naturalmente anche questi sono tutti personaggi fittizi).
Ma questo avviene alla fine del II secolo, cioè molto tempo dopo i fatti. Nessuno allora, Ebrei compresi, avrebbe avuto modo di scoprire se Gesù fosse realmente esistito o meno. Tutti i testimoni erano morti da tempo, la Palestina era stata definitivamente devastata e spopolata due volte e Gerusalemme, che prima era stata una rovina abbandonata per sessant'anni, all'epoca di Giustino era completamente sepolta sotto una nuova città pagana da cui gli Ebrei erano assolutamente banditi. I Cristiani, inoltre, non erano particolarmente onesti, quindi non possiamo fidarci del fatto che Giustino non abbia tralasciato alcuni dei argomenti migliori che gli Ebrei stavano effettivamente portando avanti, o che non abbia fatto un uomo di paglia anche di quelli che cita. Non abbiamo la possibilità di ascoltare ciò che i veri Ebrei dicevano realmente sul Cristianesimo - né in questo periodo né in altri (il primo testo ebraico sopravvissuto che parla del Cristianesimo risale all'inizio del Medioevo, e ciò che dice è allarmantemente bizzarro: vedi OHJ, capitolo 8.1). Non dobbiamo dunque essere troppo ingenui quando leggiamo il resoconto di Giustino sugli argomenti "ebraici" contro la sua fede.
Ciò di cui abbiamo veramente bisogno sono testi scritti da Ebrei critici del Cristianesimo durante la fine del I secolo - quando i vangeli iniziano a promuovere ciò che assomiglia a un Gesù storico (e non semplicemente un rivelatore), e i galilei e i gerosolimitani degli anni 30 d.C. potevano plausibilmente essere ancora vivi (anche se piuttosto anziani, nonostante le guerre e le carestie intercorse). Quelli sarebbero gli unici testi in cui potremmo trovare un dubbio plausibile sull'esistenza di Gesù. Ma testi di questo tipo non sono sopravvissuti. Né riferimenti o risposte ad essi. Quindi non possiamo fare affermazioni su ciò che dicevano o non dicevano. In effetti, avremmo bisogno di critici ebrei che si fossero trovati in Giudea nella prima metà di quel secolo; persone lontane centinaia di chilometri non possono sapere se un oscuro predicatore si sia fatto giustiziare lì o meno. Non ci sarebbe modo di "verificare" una cosa del genere (vedi la mia discussione di questa difficoltà, riguardo alle affermazioni sulla resurrezione di Gesù, in Not the Impossible Faith, capitolo 7; e si vedano i capitoli 13 e 17). Naturalmente, ciò che vorremmo davvero vedere sono i testi dei Cristiani, per condannare i quali furono scritti Ignazio e 2 Pietro. Anche se molto probabilmente si tratta di testi dell'inizio del II secolo e quindi non necessariamente "informati", aiuterebbero a saperne di più sui primi Cristiani che predicavano ancora un Gesù meramente cosmico e rivelatore. Eppure anche questo ci viene negato. (Non fatemi dire qui della falsificazione in stile sovietico dell'Ascensione di Isaia da parte dei Cristiani).
Quindi, quando Giustino sta immaginando le confutazioni degli Ebrei al suo movimento, non abbiamo a che fare con oppositori che davvero potrebbero sapere che Gesù non è esistito. Il meglio che possiamo aspettarci è che qualcuno possa sospettare che non sia esistito. Ed è quello che Giustino rivela essere il caso. In Dialogo con Trifone 8.4 Giustino raffigura il suo immaginario avversario ebreo Trifone che dice (enfasi mia), "dopo aver ricevuto dicerie infondate ", ματαίαν ἀκοὴν , "vi inventate un Cristo per voi stessi", ἀναπλάσσετε, "e a causa sua state andando verso un’inutile distruzione”. Al che Giustino risponde, "non abbiamo creduto a favole vuote ", e la parola qui è proprio miti (κενοῖς μύθοις), "o storie senza alcuna prova ", ἀναποδείκτοις λόγοις, "ma storie piene dello Spirito di Dio, piene di potenza e rigogliose di grazia!" ( Dialogo 9.1).
Naturalmente Giustino non offre alcuna prova che tutto ciò sia vero, o anche solo epistemicamente rilevante. Come fa una storia "potente" e "piena di grazia" a dimostrare che tutto questo è vero? Questo indica che Giustino non ha alcuna prova rilevante (e in effetti, in tutto il Dialogo, non ne presenterà mai); quindi deve ripiegare su una mera fallacia affettiva. Ma quello che ci interessa riguarda l'accusa a cui Giustino sta cercando di ribattere, e quello che Giustino risponde ci dice quale fosse: Giustino risponde a quanto detto da Trifone insistendo sul fatto che le sue convinzioni non sono basate su miti, ma su storie vere. Il che ci dice che Giustino intendeva davvero che l'osservazione di Trifone stesse accusando i Cristiani di credere a falsi miti. Questo dimostra che Giustino sapeva che c'erano alcuni che sospettavano che Gesù fosse mitico, che i vangeli fossero solo storie inventate - ed era preoccupato di "confutare" quell'accusa semplicemente contraddicendola con forza. Non cerca di citare Tacito o Giuseppe Flavio o Paolo o qualsiasi altra fonte che non siano i vangeli come prova dell'esistenza di Gesù. In effetti, il suo unico tentativo di difendere anche i vangeli come storici è enormemente fallace, come vedremo tra poco. Quindi neanche Giustino aveva prove dell'esistenza di Gesù.
È importante notare che a Trifone non viene fatta negare l'esistenza di Gesù. Non sostiene che Gesù non sia esistito. Piuttosto, sostiene che Giustino non può provare che sia esistito - e quindi che abbia fatto o detto una qualsiasi delle cose che i Cristiani asseriscono. Non essere in grado di distinguere tra questi due argomenti è molto comune tra gli apologeti della storicità (La Hansen commette questa fallacia in tutto il suo articolo su Trifone). Devo quindi spendere un momento per scongiurare questo errore. L'aspetto significativo di questo passaggio non è il fatto che vi si trovi qualcuno che cerca di dimostrare che Gesù non è esistito o che sapeva che non era esistito. Questo sarebbe stato impossibile nel 160 d.C. Anche se Gesù non fosse esistito, ormai nessuno poteva saperlo. Piuttosto, quello che qui abbiamo è qualcuno che ammette che non ci sono prove valide della sua esistenza, e dunque è altrettanto probabile che non sia esistito. Questa è una vaga posizione agnostica. È semplicemente dire: "Non potete nemmeno provare che il vostro uomo sia esistito, quindi perché dovrei credere a qualsiasi altra cosa abbiate da dire su di lui?". È un'argomentazione che sposta l'onere. Non è un argomento contro la storicità. Ma riflette il fatto che, in effetti, Giustino non aveva alcuna prova credibile che Gesù fosse esistito, tanto meno che fosse un supereroe. Era assolutamente possibile dubitare della storicità di Gesù. E Giustino lo sapeva.
È quindi importante il modo in cui Giustino cerca di rispondere a questa accusa. Ecco perché esaminare la struttura retorica e il contenuto dell'intero Dialogo è necessario per comprendere l'argomentazione che Giustino sta cercando di articolare e confutare. Risponde Giustino, in qualche punto, all'accusa che tutto ciò che egli crede su Gesù sia totalmente "inventato", siano "dicerie infondate", " vuoti miti ", "privi di prove"? E come risponde? Come difende la credibilità di ciò che i vangeli dicono di Gesù? Come stabilisce che non si tratta di semplici miti, di dicerie non suffragate da nulla, di racconti costruiti, "inventati"?
Struttura del Dialogo
Il Dialogo con Trifone di Giustino è stato suddiviso in 142 "capitoli", ognuno dei quali è più simile a un "bifoglio" (due pagine affiancate di un libro aperto), dato che oggi un libro tipico contiene circa 350 parole per pagina. Il suo Dialogo è quindi un vero e proprio romanzo, 284 pagine in cui spiega in modo fittizio ad alcuni Ebrei che ha incontrato perché dovrebbero essere Cristiani. La struttura di questo dispositivo retorico fittizio deriva da Platone (che a sua volta è stato adattato da opere teatrali). Ma a differenza di Platone, Giustino è catastroficamente prolisso. Inoltre, non mantiene una rigorosa struttura retorica fino alla fine. Il libro inizia in modo più accurato, abbastanza in linea con gli standard del discorso retorico dell'epoca, ma verso la fine inizia a dissolversi in un'accozzaglia, prima di concludersi improvvisamente con i suoi interlocutori ebrei che rimangono impressionati da ciò che hanno appreso e si impegnano ad approfondire la questione dopo aver augurato a Giustino buon viaggio. Potrebbe mancare una parte dell’impostazione (nel §141 Giustino ipotizza che tutto questo era una storia che sta raccontando a un certo Marco Pompeo, che deve essere stata originariamente posizionata nel §1 o prima, ma che ora manca). Ma per quanto ne sappiamo non ci sono altre corruzioni importanti del testo (anche se quelle minori sono inevitabili).
La maggior parte della struttura di questo testo è retoricamente intenzionale e ricorda i discorsi politici e di corte (come quelli che Giustino, conoscendo bene il greco letterario, avrebbe studiato, ad esempio le opere di Lisia e Demostene erano modelli comunemente studiati). Il suo tema principale è che i Cristiani hanno soppiantato gli Ebrei e che questo è sempre stato il piano di Dio. Ma la sua struttura generale è la seguente:
§ 1-7 : L'Impostazione. Stabilisce la scena e il pretesto per la discussione che seguirà.
§ 8-9 : L'Argomentazione. Trifone espone la sua argomentazione; Giustino annuncia una sua futura difesa.
§ 10-30: Passo Uno. La Scrittura ha predetto il Cristianesimo e i suoi doni miracolosi lo dimostrano.
§31-47 : Passo Due. La "Seconda Venuta" di Cristo realizzerà le restanti aspettative messianiche.
§ 48-54 : Passo Tre. La sua "Prima Venuta" ha soddisfatto il resto, compreso l'annuncio di Elia.
• § 55-68 : Primo excursus. Sì, Gesù è un dio salvatore.
• § 69-70 : Secondo excursus. Satana ha inventato tutti gli altri dèi salvatori.
• § 71-108 : Terzo excursus. Un salvatore crocifisso calza a pennello alle Scritture.
§ 109-124: Passo Quattro. Cristo non è sconosciuto e verrà di nuovo.
§ 125-141 : Passo Cinque. Il Cristianesimo ha sostituito il Giudaismo.
§ 142 : La Chiusura. Trifone è impressionato e si congeda da Giustino.
La sezione più importante è quindi la seconda, dove Giustino ci dà il suo schema per il resto del Dialogo. Ciò che appare in queste parti previste del Dialogo ci informa su ciò che Giustino (e per estensione il suo personaggio Trifone) intende in quella sezione. Non si può interpretare lo schema di Giustino senza consultare la corrispondente realizzazione, più avanti, per ogni parte di quello schema. La Hansen, ad esempio, nel suo articolo su questo argomento cerca di sostenere che Giustino vuole che Trifone intenda solo che Elia non ha ancora annunciato il messia, non che la sua esistenza non sia assodata. Ma per farlo ignora l'intera struttura del Dialogo. Se si guarda a come in realtà procede, la sua interpretazione diventa impossibile. In definitiva, non ha capito come funziona la retorica antica e non ha seguito la sua struttura corrispondente allo schema prefissato.
Lo Schema
Nell'Impostazione (§1-7), Trifone chiede a Giustino di spiegare la sua religione. Giustino spiega allora come sia arrivato a convincersene (raccontando una conversazione avuta con un anonimo anziano). Conclude dicendo che alla fine è stato persuaso da un unico argomento: il fatto che i profeti potessero compiere miracoli significava che stavano dicendo la verità. Non avanza alcuna prova che le cose che avevano predetto siano effettivamente accadute. Il solo fatto che abbiano detto che sarebbero accadute, per Giustino significa che devono essere accadute. Quindi Gesù deve esistere, perché le profezie dicevano che sarebbe esistito, e i profeti non avrebbero potuto compiere miracoli se non fossero stati veri profeti e non stessero quindi dicendo la verità. Inutile dire che si tratta di un argomento sconclusionato. Ma è comunque il suo argomento. Il fatto che Giustino sia un folle è importante da capire. Spiega molte cose, se si percorre l'intero Dialogo. Non abbiamo a che fare con un moderno razionalista o pensatore critico.
Giustino inizia quindi l'argomentazione riassumendo ciò di cui era convinto e come, e fa rispondere a Trifone con una confutazione preconfezionata (§ 8). Nel dichiarare la sua posizione, Giustino fa riferimento all'argomento della profezia che ha appena esposto (cioè che i profeti hanno predetto il Cristianesimo, e i profeti non possono aver mentito se hanno fatto miracoli), e poi dice che la prova che questo è effettivamente il caso è che "le parole" di Gesù (cioè, nei vangeli) "possiedono un terribile potere in sé, e sono sufficienti a ispirare timore reverenziale a coloro che si allontanano dalla via della rettitudine"; mentre il riposo più dolce è offerto a coloro che ne fanno una pratica diligente". Quindi, Gesù deve essere esistito, perché altrimenti i suoi insegnamenti non avrebbero avuto questo effetto su coloro che credono che sia esistito. Notate cosa manca qui. Giustino non avanza nessun'altra argomentazione a sostegno della veridicità dei vangeli. È semplicemente convinto che debbano essere resoconti storici perché "altrimenti come potrebbero" avere tali effetti emotivi e morali sulle persone? E si adattano così bene ai profeti, ma come avrebbero potuto mentire uomini così magici?
Da nessuna parte c'è una difesa dell'ipotesi che i profeti abbiano davvero fatto miracoli. Sta usando una leggenda infondata per dare fondamento ad un'altra. Ma retoricamente questo funziona contro un pubblico ebraico, che già concede la premessa – non negheranno che i loro profeti erano uomini di Dio. È quindi logico che questa sia una premessa su cui Giustino non spreca inchiostro per difenderla (la maggior parte del Dialogo è un dibattito su ciò che i profeti hanno detto e significato; che questa sia una prova di qualcosa è semplicemente presunto, dato il suo pubblico ebraico). Ma anche qui non c'è alcuna difesa dell'ipotesi che i vangeli non siano essi stessi bugiardi o ingenuamente fasulli, tranne una: il loro attuale effetto sui Cristiani. Ricordate questo. Verrà fuori, in modo cruciale, molto spesso nel Dialogo di Giustino. Egli non cerca nemmeno di argomentare razionalmente la storicità dei vangeli. In realtà crede che la questione sia risolta dall'argomento "i vangeli sono magici": devono dire la verità, altrimenti non potrebbero avere questi effetti su Giustino e i suoi consimili. Noi sappiamo che è una cazzata. Ma Giustino è un folle. Pensa che sia una buona argomentazione. In realtà, come scopriremo, è l'unico argomento che Giustino ha a favore della verità di qualsiasi cosa sia mai stata detta nei vangeli.
È a questo punto che Trifone espone le sue obiezioni al compendio di Giustino, ammonendolo a non "lasciarsi ingannare da parole false e a non seguire le opinioni di uomini privi di credibilità", cioè a non credere a qualsiasi dica la gente qualunque. È quindi preoccupato che Giustino sia stato ingannato (λόγοις ἐξαπατηθῆναι ψευδέσι, "ingannato da storie bugiarde", raccontate da uomini οὐδενὸς ἀξίοις, "che non vale la pena" di ascoltare). A questo punto Trifone aggiunge (numerazione ed enfasi mie):
1. [Per essere salvati bisogna convertirsi al Giudaismo].
2. "Laddove il Cristo - se davvero è venuto (γεγένηται), ed è ovunque (ἔστι που)- è sconosciuto (ἄγνωστός), e ancora non conosce se stesso,
3. e non ha potere finché non verrà Elia a ungerlo,
4. e a renderlo manifesto a tutti.
5. Ma voi, avendo accettato un racconto infondato, inventate un Cristo per voi stessi, e per causa sua state sconsideratamente perendo".
Questa è l'Argomentazione. L'intero Dialogo è stato composto per rispondere a questa argomentazione e, di conseguenza, ha sezioni dedicate a ciascun punto qui enumerato. Questo è lo schema di Giustino per tutto il resto del trattato.
Giustino risponde così:
1. "Ti scuso e ti perdono, amico mio, perché non sai quello che dici, ma sei stato persuaso da maestri che non capiscono le Scritture; e dici, come un indovino, quello che ti viene in mente.
2. Ma se sei disposto ad ascoltare un racconto su di Lui, su come non siamo stati ingannati e non smetteremo di confessarLo - anche se i rimproveri degli uomini si abbattono su di noi, anche se il più terribile tiranno ci costringe a negarlo -.
2. ti dimostrerò, giacché sei qui, che non abbiamo creduto a favole vuote o a parole senza alcun fondamento, ma a parole piene dello Spirito di Dio, grandi di potenza e rigogliose di grazia.
Così Giustino respinge retoricamente tutto ciò che Trifone ha detto come se fosse solo qualcosa che Trifone si è inventato sul momento, sulla base di una scarsa istruzione nelle Scritture ebraiche (con anche un gioco di parole offensivo, che accosta i profeti ebrei agli "indovini" da quattro soldi, in altre parole ai falsi profeti). Poi Giustino dice che confuterà l'accusa di Trifone di essere stato ingannato da falsi racconti. E ha sempre solo due argomenti di base: "Lo Dicono Le Scritture" e "I Cristiani Oggi Ricevono Poteri Miracolosi". Entrambi
Entrambe sono argomentazioni da matti; anche l'Argomentazione dalle Scritture di Giustino consiste in flussi di asserzioni demenziali e indifendibili, come "la prescrizione che dodici campanellini vengano attaccati al sommo sacerdote... era un simbolo dei dodici apostoli" (§42). Non si tratta di un razionalista o di un empirista. Ma ripeto, ciò che è rilevante è che questi sono i suoi unici argomenti.
Giustino sa che non è una bella cosa. Gli amici di Trifone lo prendono in giro e ridono della sua difesa e lui sta per andarsene indignato, a meno che non stiano zitti e ascoltino. Così Trifone interviene per assicurarsi che lo facciano.
L'Argomentazione Procede
Quando ci volgiamo a guardare il resto del Dialogo, diventa chiaro che esso risponde all'argomentazione di Trifone, sezione per sezione, in senso inverso.
Prendendo per primo l'ultimo punto di Trifone, Giustino sostiene per diversi capitoli che la profezia ha predetto il Cristianesimo, non solo Gesù. Quindi l'esistenza stessa del Cristianesimo è la prova che Gesù doveva essere reale e non un "falso racconto" basato su "nessuna prova". Egli deve quindi essere storico, non mitico. Questo ripete l'argomentazione già stabilita nell’Impostazione, creando un chiasmo (Ebrei che fanno miracoli: confutazione: Cristiani che fanno miracoli). In altre parole, il fatto che gli antichi profeti devono dire la verità perché potevano compiere miracoli, significa che se i Cristiani oggi possono compiere miracoli, anche loro devono dire la verità. Questo non è un argomento razionale. Ma è tutto l’argomento di Giustino. Tutto il resto della sua argomentazione nel Dialogo è semplicemente "le Scritture l'hanno detto, quindi deve essere vero". Deve dunque basare la ripetuta premessa che le Scritture e i vangeli dicono sempre la verità. Ma invece di farlo in modo che assomigli a qualcosa di razionale (come dimostrare che gli eventi da loro riportati o predetti sono storicamente accaduti), lo dimostra in questo modo demenziale: insistendo sul fatto che se i Cristiani possono compiere miracoli e sono in altri modi "potentemente toccati" dal vangelo, questo prova che tutto ciò che il vangelo dice è vero.
Giustino è chiaramente molto colpito dal fatto che i Cristiani possono "espellere i demoni". Sostiene che questo dimostra che Gesù è reale. Altrimenti, perché i demoni risponderebbero all'invocazione del suo nome - e in effetti non solo del suo nome, ma anche dello specifico credo storicista di Giustino - se non fosse vero? Per esempio, Giustino dice che invocare un Gesù qualsiasi non funziona, ma funziona solo quello "crocifisso da Pilato" (§30 e §85). Il suo punto è chiaramente: "Come può essere, se Gesù non è stato realmente crocifisso da Pilato?". Che questa cosa specifica dovesse essere vera nella setta di Giustino è reso chiaro dalle lettere di Ignazio, che è molto preoccupato che i Cristiani la neghino. Ovviamente sappiamo che si tratta di un'argomentazione folle. "Gesù deve essere stato crocifisso da Pilato perché possiamo espellere i demoni quando lo nominiamo" è assurdo. Ma è quello che sostiene Giustino. E, cosa più importante, è il suo unico argomento. Giustino non presenta nessun'altra difesa contro l'accusa di Trifone di aver inventato i vangeli.
Sbrigata l'accusa di Trifone di " racconto infondato " (Passo Uno), Giustino scorre la lista di Trifone fino all'accusa "manifesto a tutti " (Passo Due). Per sbrigare quest'ultima, Giustino sostiene dettagliatamente che quel requisito sarà soddisfatto alla Seconda Venuta; che è dimostrato che avverrà sicuramente, ancora una volta, dalle "Scritture" e, ancora una volta, dal fatto che i Cristiani del momento compiono miracoli: §35, "attraverso le potenti opere che anche ora si compiono per mezzo del Suo nome, attraverso le parole che Egli ha insegnato, attraverso le profezie annunciate su di Lui". Così pure il §39, "ogni giorno alcuni [dei Giudei] diventano discepoli nel nome di Cristo e abbandonano la via dell'errore, e ricevono anche doni, ciascuno come è degno, illuminati dal nome di questo Cristo: Uno riceve infatti lo spirito di comprensione, un altro di consiglio, un altro di forza, un altro di guarigione, un altro di prescienza, un altro di insegnamento e un altro di timore di Dio"; e §49: "Si percepisce che la potenza nascosta di Dio era in Cristo crocifisso, davanti al quale i demoni e tutti i principati e le potenze della terra [ora] tremano". Quindi continua ad appoggiarsi agli stessi due argomenti: i vangeli sono storicamente affidabili perché lo dicono le antiche Scritture e i Cristiani di oggi ricevono doni miracolosi. Poi Giustino risale la lista di Trifone, ora fino all'accusa di "Elia", sostenendo che Giovanni Battista aveva già ricoperto quel ruolo (Terzo passo). ). Questo occupa i §49-51 del Dialogo, racchiusi da un'introduzione (§48) e una conclusione (§52-55).
A questo punto Giustino divaga su un assortimento di punti vari (I Tre Excursus), ma tutti sullo stesso tema generale: che le Scritture vanno a pennello con tutto ciò che i Cristiani insegnano su Gesù (e la somiglianza di Gesù con i salvatori pagani è un trucco del diavolo). Ma in questa sezione egli concentra una reiterazione del suo punto al Passo Uno, in preparazione del Passo Quattro che seguirà: espande la sua argomentazione secondo cui i poteri e i doni cristiani del momento provano che Cristo è reale e che i vangeli sono storici, aggiungendo ora un'audace affermazione secondo cui fatti storici rafforzano il suo caso – senza sostenere alcuna rivendicazione storica nei vangeli (non tocca mai questa cosa), ma solo questa folle affermazione sui poteri Cristiani del momento. Infatti sostiene che profezie e miracoli ebraici sono terminati al tempo di Gesù, mentre sono iniziati nel Cristianesimo, cosa che egli offre come prova che Gesù è realmente esistito e ha fatto le cose che i vangeli affermano (§51-52; §82; §87). Offre anche che la Scrittura aveva predetto anche questo. In quale altro modo Trifone può spiegare questa sorprendente coincidenza? Come scrive Giustino (§87), "era necessario che tali doni cessassero da voi" e "diventassero nuovamente, come era stato predetto, doni che" Gesù "impartisce a coloro che credono in Lui, secondo come Egli ritiene che ciascuno ne sia degno", per cui "ho già detto, e dico ancora, che era stato profetizzato che ciò sarebbe stato fatto da Lui dopo la Sua ascensione al cielo". In altre parole, che Gesù sia nato, vissuto, morto e risorto è dimostrato dal fatto che i poteri miracolosi e i doni sono stati trasferiti dagli Ebrei ai Cristiani "proprio" nel momento in cui essi affermano che tutto ciò è avvenuto, e dal fatto che una tale strana svolta degli eventi sia stata effettivamente profetizzata nelle Scritture stesse degli Ebrei.
Alcuni segnaleranno la sezione conclusiva di questo Excursus finale, in cui Giustino accusa gli Ebrei di aver diffuso la menzogna che i Cristiani avessero rubato il corpo dalla tomba (§108), e sosterranno che questo significa che Giustino intendeva che Trifone era uno storicista. Non è questo il caso, naturalmente; concedere un fatto, in cui non si crede, solo "per amor di discussione", e poi inscenare un'argomentazione condizionale su di esso, era comune nella retorica di allora come di oggi. "Anche se c’era una tomba vuota, voi avreste potuto rubare il corpo" è un'argomentazione che non implica la convinzione che ci sia stata una tomba vuota. Da qui gli argomenti simili che Giustino assegna a Trifone nei §32, §36, §38, ecc. Ma nel §39, Giustino descrive come la pazienza di Trifone verso questo atteggiamento si esaurisca, siccome alla fine crolla e insiste che Giustino "ci presenti la motivazione per cui questo tizio, quello che tu affermi che è stato crocifisso ed è asceso al cielo, è il Cristo di Dio". Il verbo "affermare" qui si riferisce tipicamente a supposizioni e credenze; semplici asserzioni. Trifone è così portato a considerare anche l'esistenza di questo uomo crocifisso una mera supposizione, qualcuno che solo Giustino dice che è esistito. Lo vediamo di nuovo nel §49, dove Trifone dice che i Cristiani "che dicono" che Cristo era un semplice uomo stanno dicendo qualcosa di più "plausibile" di quello che dice Giustino, mostrando due volte la stessa distanza scettica.
Ma a differenza di tutti i punti in cui Giustino cerca di giustificare la convinzione che i vangeli siano storie e non miti, in cui si appella ai miracoli fatti attualmente e alle antiche Scritture, ed evita palesemente di fornire un'argomentazione storica effettiva a favore della verità di tutto ciò, la sua unica argomentazione sugli Ebrei che diffondono menzogne sulla tomba vuota si basa unicamente sui vangeli – e anche, dato che è un’affermazione riguardante Ebrei del suo tempo, è ancora più notevole che Giustino non fa dire a Trifone questa cosa - e nemmeno risponde ad essa (mentre espande un'argomentazione nel § 17 che ometteva questo dettaglio). Tutto quello che abbiamo è che Giustino riferisce una leggenda metropolitana sugli Ebrei inventata in Matteo, e questo non lo sentiamo nemmeno dal suo Ebreo fittizio - né sappiamo che cosa avesse da dire in proposito quell'Ebreo fittizio. Il che suggerisce che Giustino sapeva che nessun Ebreo reale lo diceva; era un'affermazione fatta solo dal suo vangelo (che sappiamo essere comunque inventato: vedi Proving History, pp. 128, 156-57, 199-204). E in effetti, nessuna fonte ebraica lo ripete. Non c'è quindi alcuna prova che Giustino abbia inquadrato Trifone come uno storicista. I dubbi di Trifone non vengono qui fugati; anzi, Trifone non viene in alcun modo coinvolto. Giustino sembra appoggiarsi allo stesso argomento di sempre: che i miracoli presenti dimostrano che i vangeli dicono la verità (e quindi non sono "miti infondati"); i vangeli dicono che alcuni Ebrei lo dicevano; quindi alcuni Ebrei lo dicevano. Questo non è un argomento razionale. Ma è tutto ciò che ha.
In ogni caso, dopo tutto questo, Giustino sale un altro gradino nella lista degli argomenti di Trifone, la sua insistenza sul fatto che un Cristo vero "deve rimanere sconosciuto" (§110). Come dice Giustino:
“Ora, sono consapevole che i vostri maestri, signori, ammettono che tutte le parole di questo passo [in Michea 4] si riferiscono a Cristo. E so anche che sostengono che Egli non è ancora venuto; o se dicono che è venuto, affermano che non si sa chi Egli sia; ma quando diventerà manifesto e glorioso, allora si saprà chi è. E allora, dicono, gli eventi menzionati in questo passaggio accadranno” [ma, sostiene Giustino, sono già accaduti].
Giustino pertanto ripete le parole dell'argomentazione di apertura di Trifone, completando l'indagine inversa di Giustino sui quattro argomenti di Trifone. A questi risponde ricordando a Trifone il suo argomento del Passo Due, cioè che la Scrittura ha detto che ci sarà una Seconda Venuta, che soddisferà pienamente questo requisito; e ricordando a Trifone il suo argomento del Passo Tre, cioè che Cristo è effettivamente conosciuto attraverso i poteri attuali che si manifestano nel suo nome. Basta guardare quanto sono pii e morali i Cristiani (ad esempio, §116, §121), anche nonostante le persecuzioni, il che può essere vero (Giustino lo suppone; cfr. §70) solo se il loro Cristo è effettivamente già venuto come dicono. Altrimenti la loro fede non produrrebbe tali risultati in adempimento della profezia.
Né potrebbero esibire tali poteri soprannaturali. Come spiega Giustino (§121):
“Ma se Egli risplendeva così tanto ed è stato così potente nel Suo primo avvento (che fu privo di onore e di bellezza, e molto spregevole), che in nessuna nazione Egli è sconosciuto, e dappertutto gli uomini si sono pentiti dell'antica malvagità nel modo di vivere di ogni nazione, così che persino i demoni sono stati sottomessi al Suo nome, e tutte le potenze e i regni temevano il Suo nome più di quanto temessero tutti i morti, non distruggerà Egli, al Suo glorioso ritorno, con ogni mezzo tutti coloro che Lo hanno odiato e che si sono ingiustamente allontanati da Lui, ma darà riposo ai Suoi, ricompensandoli con tutto ciò che hanno cercato?
In altre parole, in risposta alla penultima argomentazione di Trifone, Giustino dice che Gesù non è sconosciuto - guardate quanto è largamente conosciuto, e quanto sia i regni che i demoni tremano al suo nome, e quante persone sono miracolosamente spinte a pentirsi! Questo ribadisce il Passo Uno di Giustino. Giustino ha ripetuto la stessa sequenza che aveva impostato all'inizio: primo, i miracoli presenti provano che il Cristianesimo è vero, e perciò sappiamo che Gesù è esistito ed era reale e i vangeli non sono inventati; e, secondo, le Scritture dicono che tornerà nella gloria e abbatterà tutte le potenze terrene, quindi il fatto che non l'abbia ancora fatto non è una prova contro la fede di Giustino. Perciò i Cristiani sono gli eletti di Dio.
Giustino segue poi con un guazzabuglio casuale di ulteriori esegesi scritturali che dimostrano vari punti del dogma cristiano, ma tutti con uno scopo comune: confutare la prima (e quindi ultima) argomentazione di Trifone, secondo cui i Cristiani dovrebbero convertirsi al Giudaismo; Giustino sostiene che il Cristianesimo ha già sostituito il Giudaismo (Passo Cinque). Poi Giustino chiude la sua narrazione.
Conclusione
È chiaro che Giustino ha cercato di rispondere a ciascuna delle accuse di Trifone, in ordine inverso:
1. Il messia di Giustino è tutto un “racconto infondato” (tutte favole vuote, false affermazioni, miti).
2. Un vero messia sarebbe stato manifesto a tutti, non nascosto in segreto.
3. Elia deve precederlo e dargli potere.
4. E (per entrambe le ragioni) il vero messia deve rimanere sconosciuto.
5. Di conseguenza, devi essere ebreo per essere salvato.
Giustino risponde a queste accuse con:
1. Le Scritture e i miracoli attuali dimostrano che il racconto non può essere infondato.
2. Ciò stabilito, Giustino sostiene che la Seconda Venuta dimostra che il suo Gesù sarà manifesto.
3. Giustino sostiene poi che Giovanni Battista era Elia - e deve aver davvero proclamato Gesù come messia - perché le Scritture e i miracoli attuali dimostrano che ciò non può essere infondato.
4. Poi, poste tutte queste basi, Giustino risponde al "egli deve ancora rimanere sconosciuto" appellandosi ancora una volta a (a) i miracoli attuali dimostrano che non è sconosciuto e (b) in ogni caso non sarà sconosciuto alla Seconda Venuta.
5. Infine, Giustino risponde alla chiamata al Giudaismo sostenendo che il Cristianesimo lo ha già sostituito.
Se si segue l'elenco di cinque argomenti di Trifone e l'organizzazione dei capitoli del restante Dialogo per vedere come Giustino risponde a ciascuno di questi argomenti, ciascuno separatamente e ciascuno basandosi sulle conclusioni degli argomenti precedenti, è chiaro che Giustino non immaginava che il suo Trifone stesse confondendo "è un racconto infondato" con "Elia deve avallarlo". Si tratta di argomenti completamente distinti. Giustino stesso lo riconosce, poiché li tratta separatamente e in ordine logico: (4) prima "dà fondamento" al presunto racconto infondato, (3) poi affronta l'argomento "egli dovrebbe essere già manifesto", (2) poi risponde all'argomento " prima deve venire Elia ", (1) e poi risponde all'affermazione di Trifone che il vero Cristo rimane sconosciuto, ripetendo la sequenza originale: primo, che la potenza attuale di Gesù (manifestata nel suo gregge) dimostra che egli è conosciuto; e secondo, che tutto ciò che ancora manca a questo riguardo sarà pienamente fornito alla sua Seconda Venuta (e la Scrittura lo ha detto). Poi chiude spiegando che anche il punto di partenza di Trifone è falso, perché (per tutte le ragioni appena rilevate) il Giudaismo è stato ormai soppiantato dal Cristianesimo.
A causa di questa struttura, Hansen non ha affatto ragione nel pensare che Giustino volesse intendere che Trifone stesse dicendo "tu credi in miti senza fondamento, perché Elia non è venuto". O qualsiasi altra cosa diversa dal dubitare apertamente che il suo Gesù sia esistito. Trifone sta avanzando queste argomentazioni come del tutto separate; e lo sappiamo, perché quando Giustino arriva a rispondere ad esse, lo fa separatamente, e niente affatto l'una vicino all’altra (affronta l'accusa di "mito infondato" nel Primo Passo, §10-30; e l'accusa di " prima deve venire Elia " nel Terzo Passo, §48-54). E Giustino non difende mai la storicità di qualcosa nei vangeli in altro modo se non con gli stessi due bizzarri, ripetuti e contorti argomenti: "La Scrittura l'ha detto, e la Scrittura non può mentire, perché i suoi autori hanno fatto miracoli" e "I vangeli l'hanno detto, e i vangeli non possono mentire, perché i cristiani oggi fanno i miracoli". Il che dimostra comunque che Giustino aveva capito che i dubbi di Trifone erano totali e richiedevano una risposta totalizzante. Trifone accusava Giustino di credere alle menzogne - ai miti, alle storie inventate, alle storie senza prove - e Giustino era d'accordo che era questo ciò di cui lo accusava: "credere a favole vuote... senza alcuna prova". Se fosse esistita una persona del genere, dice Trifone, ormai l’avrebbe saputo. Giustino si propone di confutare questa accusa adducendo tutte le prove possibili che Gesù è realmente esistito e ha fatto ciò che dicono i vangeli.
Eppure, tutto ciò che Giustino riuscì a racimolare erano queste affermazioni completamente fuori di testa sui "miracoli" che dimostravano "l'onestà". Se i profeti potevano compiere miracoli, tutto ciò che dicevano che sarebbe accaduto, doveva accadere. Punto. Se i Cristiani ora possono compiere miracoli, tutto ciò che i loro vangeli dicevano che era accaduto, deve essere accaduto. Punto. Possiamo riconoscere che Giustino ha un'argomentazione del cavolo e che, contrariamente alla sua finzione opportunistica, un vero Trifone non ne sarebbe rimasto impressionato. Ma questo ci dice ancora una volta che Giustino non aveva prove che Gesù fosse esistito. Se le avesse avute, le avrebbe presentate. E il fatto che Giustino cercasse comunque di presentare prove dell'esistenza di Gesù ci dice che c'erano chiaramente Ebrei (e forse anche altri) che erano scettici sul fatto che fosse esistito. Esattamente come Giustino fa dire a Trifone. Questo non significa che tali Ebrei sapessero che Gesù non era esistito. Non potevano saperlo. Significa solo che, per crederci, molti avevano bisogno di prove credibili. Che Giustino cerca disperatamente di racimolare, ma senza alcun successo dal punto di vista razionale.
Edited by barionu - 8/4/2023, 08:07