Origini delle Religioni

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CAT_IMG Posted: 1/12/2023, 20:33 il caso moro 2 - ZIO OT DICE LA SUA













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www.lettera43.it/sequestro-moro-i-...BptiXb4XcuCIx6s


CRONACA
PALERMO
ROMA




27/12/15
Fabrizio Colarieti
Sequestro Moro, i sospetti sui servizi in otto punti

Il ruolo del colonnello Guglielmi. Gli intrecci tra il bar Olivetti e l’intelligence. L’Immobiliare Gradoli e i legami col Sisde. Ecco su cosa indaga la Commissione.


Sono molti i fronti e gli spunti investigati, legati al possibile ruolo giocato dai servizi segreti nel caso Moro, nella lunga relazione di metà mandato presentata recentemente dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sequestro e l’assassinio dell’ex presidente della Dc.
In più punti del voluminoso documento i membri dell’organismo presieduto da Giuseppe Fioroni, dopo un anno di audizioni e consulenze, tornano a sottolineare numerose ambiguità e misteri che da sempre incrociano la strada dell’affaire Moro.


Strane presenze, auto sospette e luoghi che avrebbero un significato diverso rispetto a quanto finora scritto. Tutti elementi su cui, a parere dei parlamentari, anche la magistratura potrebbe tornare a indagare, provando così a riscrivere un pezzo di storia.






1. Le carte straniere top secret: per analizzarle serve il consenso dei servizi
Segreto e servizi segreti sono alcune delle parole che più si ripetono nella relazione, a partire dalle informazioni provenienti dalle intelligence straniere di cui la Commissione vorrebbe entrare in possesso.


Un patrimonio di informazioni particolarmente consistente e tuttora inesplorato che, tuttavia, per essere consultato e analizzato, richiede una complessa procedura di declassifica e il consenso, non scontato, dei servizi di sicurezza che hanno redatto i singoli atti.
DOCUMENTI DI 007 AMERICANI E ISRAELIANI. Dentro le veline degli 007 americani, francesi e inglesi, ma anche russi e israeliani, potrebbero esserci elementi inediti e forse anche decisivi per arrivare alla verità su uno dei misteri più longevi della storia repubblicana.





2. Il colonnello Guglielmi: l’addestratore di Gladio nei pressi di via Fani


Nel corso delle audizioni sono emersi riferimenti sulla presenza del colonnello Camillo Guglielmi, soprannominato “Papà”, nei pressi di via Fani in un orario prossimo a quello della strage.
La presenza dell’ufficiale, in forza al Sismi, il servizio segreto militare, ufficialmente in epoca immediatamente successiva al sequestro di Aldo Moro, è posta in relazione anche rispetto al ruolo di una motocicletta Honda avvistata da diversi testimoni oculari nel luogo dell’agguato.
ALIBI CONFERMATO. Nel 1990 Pierluigi Ravasio, anch’egli agente del controspionaggio militare, aveva inoltre riferito al parlamentare Luigi Cipriani che il colonnello era stato attivato dal Sismi proprio in riferimento al sequestro.
Interrogato nel 1991 dal magistrato Luigi De Ficchy, l’ufficiale del controspionaggio dichiarò che la mattina del 16 marzo 1978, in un orario coincidente con quello dell’agguato, si trovava nei pressi di via Fani perché, verosimilmente, invitato a pranzo, in via Stresa, dal suo collega Armando D’Ambrosio, che poi confermò il suo alibi.
LA PROCURA INDAGA. Il deputato Sergio Flamigni, già membro delle Commissioni d’inchiesta sul caso Moro e sulla P2, di Guglielmi scrisse che era «uno dei migliori addestratori di Gladio, esperto di tecniche di imboscata, che lui stesso insegnava nella base sarda di Capo Marrargiu dove si esercitavano anche gli uomini di Gladio».
E, non a caso, l’organizzazione Gladio è uno dei fronti investigativi su cui sta lavorando molto la Commissione.
Sul ruolo di Guglielmi, e anche in relazione al suo ipotizzato coinvolgimento nella strage, benché sia deceduto nel 1992, è tuttora aperto un fascicolo della Procura generale della Repubblica di Roma.


3.
Le società di Barbaro: non confermati i legami con l’intelligence


Un’altra presenza sulla quale sono stati avanzati dubbi e sospetti è quella del cosiddetto uomo con il cappotto color cammello, identificato nel signor Bruno Barbaro.
Cognato del generale Fernando Pastore Stocchi, un’ufficiale del Sid, il servizio informazioni difesa, che era stato anche a capo della base Gladio di Capo Marrargiu e stretto collaboratore del generale Vito Miceli.
UN ATTEGGIAMENTO ‘AUTORITARIO’. Barbaro era titolare di un’azienda che aveva sede in via Fani, sopra al bar Olivetti. Svolgeva attività commerciali, tra i suoi clienti figuravano il Policlinico Gemelli di Roma, ma anche la Banca d’Italia e il Senato, e aveva diversi uffici, uno dei quali in via Fusco, a Monte Mario, che affacciava su via Pineta Sacchetti, a un paio di chilometri in linea d’aria da Forte Braschi, il quartier generale del servizio segreto militare.
I sospetti su Barbaro, a carico del quale indaga tuttora anche la Procura generale di Roma, come nel caso di Guglielmi, riguardano il suo atteggiamento nei luoghi della strage, definito da alcuni ‘autoritario”. In particolare un testimone oculare, l’ingegner Alessandro Marini, ha riferito di averlo visto coprire con un giornale il cadavere di un uomo della scorta di Moro impugnando addirittura una paletta.
Barbaro si era riconosciuto nella persona con il cappotto color cammello di cui aveva parlato il teste Marini in un’intervista trasmessa nel 1993 dal programma “Il rosso e il nero” e aveva contattato la redazione del programma rilasciando poi un’intervista al Tg3.
UN PASSATO DA PARTIGIANO. Oggi 86enne è stato rintracciato e nuovamente sentito dalla Commissione Fioroni alla quale ha spiegato di non essersi mai presentato alle autorità prima del 1994, in quanto, nell’immediatezza dell’agguato di via Fani, aveva rilasciato un’intervista al settimanale Epoca su ciò che aveva visto. Barbaro ha ricostruito in maniera coerente quanto accaduto il 16 marzo 1978 spiegando che quella mattina, intorno alle 9, era uscito dalla sua casa di via Madesimo 40 (vicino a via Fani), per recarsi nel suo ufficio al civico 109 di via Fani, dove aveva sede la società Impresandtex srl, della quale era amministratore.
L’uomo ha inoltre aggiunto che quella mattina, mentre si stava recando in ufficio, sentì alcuni spari di mitra, che riconobbe subito in virtù del suo passato partigiano; si avvicinò con molta cautela, dopo aver fatto passare alcuni minuti; e coprì il corpo dell’agente Raffaele Iozzino con un giornale preso dall’Alfetta della scorta; provò a prestargli soccorso, ma venne allontanato da una persona molto agitata, giunta a bordo di un’Alfetta e con in mano una paletta della polizia.
Quanto al cognato, Barbaro ha affermato che i suoi rapporti con il generale Pastore Stocchi non erano stretti e nessun riscontro è stato finora trovato in merito ai possibili rapporti tra l’intelligence e le sue società.




4. I funzionari della scientifica: presenze sospette da via Fani a via Carini


Una terza presenza anomala riguarda un presunto funzionario dei servizi che compare in alcune foto che dimostrerebbero che era stranamente presente nell’immediatezza di eventi di straordinaria importanza: il 16 marzo 1978 in via Fani, il 9 maggio 1978 in via Caetani, in occasione del rinvenimento del cadavere di Moro, e verosimilmente anche il 3 settembre 1982, in via Carini, a Palermo, dopo l’omicidio del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e di sua moglie Emanuela Setti Carraro.
GLI ACCERTAMENTI DELLA COMMISSIONE. La Commissione ha svolto accurate indagini nel tentativo di individuare l’uomo accertando, almeno in due circostanze, che non si tratta della stessa persona.
L’uomo ritratto in via Fani è Giuseppe Pandiscia, un funzionario della polizia scientifica, quello ritratto a Palermo è Antonino Wjan, anch’egli dirigente della scientifica, mentre non è stato possibile identificare l’uomo che si intravede nella foto scattata in via Caetani vicino alla Renault 4 in cui fu trovato il corpo dello statista.



5. L’Austin Morris in via Fani: gli intrecci societari con il Sisde


Accertamenti sono stati compiuti anche su alcune autovetture che la mattina del 16 marzo 1978 erano parcheggiate in via Fani e che, secondo alcune fonti, potrebbero aver favorito l’azione dei terroristi.
La prima di esse è l’Austin Morris Mini Clubman Estate targata Roma T50354, che quella mattina era parcheggiata sul lato destro di via Fani, a ridosso dell’incrocio con via Stresa, in una posizione che di fatto avrebbe ostacolato eventuali manovre di fuga della Fiat 130 di Moro.
Dalle indagini è emerso che l’autovettura era di proprietà dell’immobiliare romana Poggio delle rose srl ed era utilizzata da uno dei suoi soci, Patrizio Bonanni, al quale venne restituita pochi giorni dopo la strage con una fiancata danneggiata dai colpi sparati dal commando.
Bonanni, sentito dalla Commissione, ha riferito che la sera del 15 marzo aveva parcheggiato la vettura in quella posizione e si era recato in un appartamento di cui aveva la disponibilità in uno stabile di proprietà dell’Enpaf.
IL RUOLO DELL’IMMOBILIARE GRADOLI. Quanto ad eventuali contatti o rapporti tra Bonanni o la società immobiliare Poggio delle rose con organismi di intelligence, la Commissione ha riscontrato che la sede dell’immobiliare coincideva con quella della Fidrev Fiduciaria e Revisione srl, una società che da molti anni ne seguiva la contabilità e la gestione.
La Fidrev, a sua volta legata all’Immobiliare Gradoli, proprietaria di alcuni appartamenti nello stesso stabile di via Gradoli dove durante il sequestro fu scoperto un covo Br, a partire dal 1978 curava i conti e la gestione delle società di copertura del Sisde, il servizio segreto civile.
Sulla Fidrev e sulle immobiliari Poggio delle rose e Gradoli stanno indagando tuttora, e anche su incarico della Commissione Moro, gli investigatori dello Scico della Guardia di Finanza.



6
. La Mini Cooper: accertamenti sul proprietario Tullio Moscardi


La Commissione indaga anche su un’altra autovettura che la mattina del 16 marzo era parcheggiata in via Fani, sul lato sinistro, di fronte al bar Olivetti.
Si tratta della Mini Cooper targata Roma T32330, di proprietà del signor Tullio Moscardi, ora deceduto, che all’epoca dei fatti risultava residente in via del Corso.
L’auto era stata aperta dagli artificieri.
Moscardi all’epoca aveva un appartamento in via Fani, al civico 109, dove abitava insieme alla sua futura moglie, Maria Iannaccone.
POSSIBILI LEGAMI CON L’INTELLIGENCE. La coppia, in pieno sequestro Moro, aveva raccontato ai carabinieri di aver notato, affacciandosi dal terrazzo negli istanti successivi all’agguato, un uomo coperto con una sorta di passamontagna, con abito nero, alto circa un metro e ottanta, atletico ed armato di mitra.
Anche sul conto di Moscardi erano stati avanzati sospetti su possibili legami con l’intelligence, ma gli accertamenti finora compiuti hanno escluso rapporti diretti con i servizi di sicurezza.



7.
Le moto sul luogo dell’agguato: in sella quattro soggetti mai identificati


La Commissione suppone la presenza in via Fani di due motociclette con in sella quattro soggetti mai identificati, due dei quali sono anche sospettati di avere legami con l’intelligence, stando alle dichiarazioni rilasciate all’Ansa da un ex investigatore dell’antiterrorismo.


La presenza della moto Honda, si legge nella relazione, va riletta con ulteriore attenzione: «Una sentenza definitiva ha assunto che gli ignoti a bordo della moto Honda di cui parlò subito l’ingegner Alessandro Marini si siano resi responsabili di tentato omicidio ai suoi danni».


E si può supporre, sulla base agli elementi raccolti fino ad ora dalla magistratura e dalla stessa Commissione Moro, che una moto fosse presente al momento della strage nella parte superiore di via Fani, prendendo la fuga verso via Stresa, ed un’altra indugiò sul luogo dell’agguato.


DUE TESTIMONI OCULARI. La Commissione, sulla vicenda, ha anche ascoltato due testimoni oculari, mai sentiti in precedenza, oltre a Marini. Si tratta di Giovanni De Chiara, che abitava in via Fani 106 e che vide allontanarsi su via Stresa una motocicletta con a bordo due persone, una delle quali aveva sparato verso qualcuno.


La seconda testimone è Eleonora Guglielmo, allora ragazza alla pari presso l’abitazione di De Chiara, la quale ha riferito di aver udito qualcuno che gridava ‘achtung, achtung‘ e scorto una motocicletta di grossa cilindrata, con due persone in sella, che seguiva un’auto, sulla quale era stato spinto un uomo all’interno, in direzione opposta verso via Stresa. Secondo la Guglielmo il passeggero aveva capelli di colore scuro, con una pettinatura a chignon e un boccolo che scendeva, dunque poteva essere una donna.


UN UOMO ARMATO DI MITRA. Ci sono poi le dichiarazioni dell’agente di polizia, quella mattina fuori servizio, Giovanni Intrevado, che vide avvicinarsi a via Fani una motocicletta di grossa cilindrata con due uomini a bordo, di età tra i 25 e i 30 anni, ambedue senza casco e uno armato di mitra. La moto si avvicinò lentamente, i due scrutarono le auto della scorta di Moro e i cadaveri a terra e poi svoltarono a sinistra, in via Stresa, allontanandosi rapidamente. In quello stesso momento, un altro testimone, Gherardo Nucci, vide una persona salire a bordo di una motocicletta che si allontanò dirigendosi in via Stresa, direzione Trionfale.


Così come i coniugi Francesco Damato e Daniela Sabbadini riferirono che all’incrocio tra via Trionfale e via Fani, tra le 8.20 e le 8.30, c’erano tre uomini, due dei quali in divisa, accanto a una moto, che deviavano il traffico impedendo alle auto di imboccare via Fani.



8. Il bar Olivetti: sede di un inedito intreccio di interessi


Un altro misterioso aspetto, su cui si sta concentrando la Commissione parlamentare d’inchiesta, è la possibilità che le Brigate Rosse scelsero via Fani perché il Bar Olivetti, davanti al quale avvenne la carneficina, era sede di un inedito intreccio di interessi.


La Commissione, in particolare, sta scandagliando l’ipotesi che il titolare del bar possa essere stato in relazione o con i servizi di sicurezza o con le forze dell’ordine.
Alcuni testimoni riferirono, infatti, che il bar, nonostante fosse in liquidazione, non era affatto chiuso in quelle settimane e la mattina del 16 marzo, come invece è stato ripetuto negli ultimi 37 anni.


L’INCHIESTA SUL TRAFFICO DI ARMI. Il titolare, Tullio Olivetti, era un personaggio molto noto agli ambienti investigativi per essere stato coinvolto in un’inchiesta su un traffico internazionale di armi e di valuta falsa (aveva riciclato 8 milioni di marchi tedeschi provento di un sequestro avvenuto in Germania), da cui uscì indenne ma con il pesante sospetto che in realtà fosse un collaboratore di apparati istituzionali.


Il suo nome compare anche negli elenchi delle persone presenti a Bologna nei giorni antecedenti la strage alla stazione del 2 agosto 1980.


Olivetti fu sottoposto anche a una perizia psichiatrica eseguita dal “professore nero”, Aldo Semerari, l’ambiguo criminologo legato alla camorra e alla Banda della Magliana, assassinato nel 1982.


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Edited by barionu - 1/12/2023, 21:18
CAT_IMG Posted: 10/11/2023, 19:51 IL LEGGENDARIO ABATE TURMEL - Cristianesimo





UN SENTITO MERCI

A HAVILAND !



zio ot :B):


INDICE LIBRI PROIBITI


https://it.m.wikisource.org/wiki/Wikisourc..._libri_proibiti


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https://en.wikipedia.org/wiki/Joseph_Turmel



Storico della teologia (Rennes 1859 - ivi 1943). Sacerdote (1882), prof. nel seminario di Rennes (1884), si dedicò allo studio dello sviluppo dogmatico, incorrendo presto in sospetti per scarsa ortodossia; privato della cattedra, continuò la sua attività scientifica sulla Revue du clergé français e pubblicò l'Histoire de la théologie positive (2 voll., 1904-06) e l'Histoire du dogme de la papauté (1908).

Accentuando sempre più le sue tesi storiche che respingevano la dottrina dell'immutabilità del dogma, assunse presto posizioni rigidamente razionaliste; collaborò a riviste moderniste, in partic. alla Revue d'histoire et de littérature religieuse con varî pseudonimi (A. Dupin, G. Herzog). Le prime opere di T. furono messe all'Indice nel 1909 e nel 1910; nel 1930 fu scomunicato.

Gli ultimi suoi scritti, fra i quali Les écrits de st. Paul (4 voll., 1925-27; pseud. H. Delafosse), Catéchisme pour les adultes (2 voll., 1929-30; pseud. L. Coulange), Histoire des dogmes (6 voll., 1931-36), hanno spesso intonazione fortemente polemica.



Turmel, Joseph Le dogme de la trinité dans les trois premiers siècles. 1908 Dupin, Antoine [pseudonymus]

Turmel, Joseph Histoire du do dogme de la papauté; des origines à la fin du IVe siècle. 1909

Turmel, Joseph Histoire du dogme du péché originel. 1909

Turmel, Joseph La sainte Vierge dans l'histoire. 1909 Herzog, Guillaume [pseudonymus]

Turmel, Joseph L'eschatologie à la fin du IVe. siècle. 1909

Turmel, Joseph Tertullien. 1910

Turmel, Joseph Histoire de la théologie positive, depuis l'origine jusqu'au concile de Trente. 1910

Turmel, Joseph Saint Jérôme. 1910

Turmel, Joseph Histoire de la théologie positive, du concile de Trente au concile du Vatican. 1911

Turmel, Joseph La Vierge Marie. 1930

Turmel, Joseph Catéchisme pour adultes. 1930 Coulange, Louis [pseudonymus]

Turmel, Joseph Le Quatrième Evangile. 1930

Turmel, Joseph Saint Thomas d'Aquin: Somme Théologique. 1930 Perrin, Edmond [pseudonymus]

Turmel, Joseph Les écrits de Saint Paul: La première Epître aux Corinthiens. 1930

Turmel, Joseph La Messe. 1930

Turmel, Joseph Les écrits de Saint Paul: L'Epître aux Romains. 1930 Delafosse, Henri [pseudonymus]

Turmel, Joseph Les écrits de Saint Paul: La seconde Epître aux Corinthiens. Les Epîtres aux Galates, aux Colossiens, aux Ephésiens, à Philémon. 1930

Turmel, Joseph Lettres d'Ignace d'Antioche. 1930

Turmel, Joseph Les écrits de Saint Paul: L'Epître aux Philippiens. Les Epîtres aux Thessaloniciens. Les Epîtres Pastorales. L'Epître aux Hébreux. 1930

Turmel, Joseph The Life of the Devil. 1930

Turmel, Joseph The Latin Church in the Middle-Age.






Edited by barionu - 31/12/2023, 08:48
CAT_IMG Posted: 14/10/2023, 07:10 GESÙ RESISTENTE, GESÙ INESISTENTE - India e religioni asiatiche






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Gesù resistente, Gesù inesistente


Di Richard Carrier

22 Dicembre 2022


www.richardcarrier.info/archives/22277



[Traduzione di roxi]











Ho prodotto con successo diversi dibattiti sulla storicità di Gesù con dottori qualificati, forniti di PhD (dal vivo e online; si veda: Crook; Evans; Goodacre; Waters; e ora due volte con MacDonald; in Akin e Horn, Horn ha diversi master). Ma è da tempo che desidero farne uno in formato libro. Finalmente ci sono riuscito, ma ahimè solo in italiano!

È da poco uscito Gesù resistente, Gesù inesistente: Due visioni a confronto (Manni 2022) “Jesus the Rebel, Jesus the Nonexistent: Two Views in Debate,” alla quale abbiamo contribuito io, Robert M. Price, Fernando Bermejo-Rubio e Franco Tommasi. Price e io argomentiamo contro; Bermejo-Rubio e Tommasi, a favore.


In particolare, essi sostengono la particolare teoria della storicità di Bermejo-Rubio: che Gesù era un militante che predicava in realtà la rivolta violenta contro Roma, e che solo in seguito fu dissimulato sotto i panni di un pacifista. Questo libro è attualmente disponibile solo in formato kindle negli Stati Uniti, ma l'invitante libro fisico è disponibile su Amazon Italia e forse anche altrove (dovrete cercare online un altro venditore o ordinarlo attraverso la vostra libreria locale). Tutti i nostri contributi sono comunque in italiano (ha tradotto Tommasi). Io ho i diritti per produrre un'edizione in lingua inglese, che spero di iniziare a realizzare l'anno prossimo.

Ho utilizzato parte del materiale di questo dibattito in Jesus from Outer Space (si veda il mio confronto tra la tesi miticista e quella di Bermejo-Rubio nel capitolo 3). Ma l'intero dibattito è una lettura preziosa. Naturalmente annuncerò quando sarà disponibile in inglese. Ma chiunque sia in grado di leggere l'italiano può avvantaggiarsi in questo senso. Particolarmente ben formulati i singoli contributi di Tommasi (prefazione ed epilogo), che descrive correttamente ogni lato del dibattito e la sua plausibilità, inquadrandolo nel contesto di un settore accademico che deve fare un lavoro migliore nel prendere sul serio questo dibattito. Poi, nel mezzo, Bermejo-Rubio e Tommasi hanno scritto insieme tutte le difese della storicità. Price ha scritto una voce contro e io tre (apertura, confutazione e chiusura). Ha un indice delle scritture e si aggira intorno alle 150 pagine.


C'è anche una specie di riassunto del libro scritto da Tommasi per la rivista Saggistica, che conclude (traduzione mia approssimativa): "Onestamente, devo dire che il nostro libro difende seriamente l'opinione che un Gesù coinvolto, in un qualche senso, nella resistenza anti-romana è l'unico che può credibilmente salvare Gesù dalla nebbia della non esistenza storica, e che, quando [la nostra teoria] viene affiancata" a un miticismo plausibile", queste due teorie coprono di fatto l'intero spazio delle probabilità", a causa del fatto che (a loro avviso) le altre teorie della storicità (e del miticismo) non meritano una probabilità abbastanza grande nemmeno da essere prese in considerazione.

Naturalmente non sono d'accordo con loro su nessuno dei due punti (anche se sono d'accordo sul fatto che sia plausibile, non credo che l'ipotesi del Gesù militante sia il modello più probabile di storicità, tanto meno più probabile dell'astoricità). Ma è notevole che essi lo credano. Perché Fernando Bermejo-Rubio, in particolare, è uno storico di Gesù rinomato e ampiamente pubblicato - che tuttavia concorda sulla plausibilità dell'ipotesi del mito di Gesù; e in effetti, sostengono lui e Tommasi, essa è più probabile di qualsiasi altra idea, tranne la loro. Eppure, la loro è una posizione marginale nel campo, come la nostra. Ho notato da tempo che questo è un punto interessante da osservare. Il consenso non si è schierato a favore della teoria del Gesù militante, ma ne ha riconosciuto la plausibilità - è una proposta seria e degna di essere esaminata, che soddisfa gli standard di base dell'argomentazione.


Certamente la tesi minimale di Doherty, l'unica ipotesi mitica che ha superato la peer-review (e questo per ben due volte), merita almeno un rispetto paragonabile come possibilità valida e degna di un'indagine e di un dibattito seri. E in effetti, questo sta gradualmente diventando il caso.



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Ho già scritto in risposta al caso di Bermejo-Rubio sul mio blog (vedi On Bermejo-Rubio’s Dispassionate Plea for a Historical Jesus).

Ma questo avveniva prima che venisse pubblicato On the Historicity of Jesus - quindi, nell'articolo a cui rispondevo, Bermejo-Rubio stava reagendo allo stato del miticismo popolare allora, quando nessuna teoria sostanziale di un Gesù mitico aveva superato la peer-review in oltre un secolo. Questo volume arriva dopo la pubblicazione di OHJ, e, in effetti, dopo la sua valutazione peer-reviewed di Lataster), quindi riflette una posizione più informata da parte loro.


E a differenza della maggior parte degli altri critici, che semplicemente ignorano e quindi sbagliano tutto ciò che viene sostenuto in OHJ quando pretendono di rispondere ad esso, Bermejo-Rubio e Tommasi raramente mostrano errori del genere nel loro approccio. Possono sbagliare la logica di un'argomentazione (impiegando essi stessi argomentazioni logicamente deboli), ma non affermano assurdamente che OHJ non sostiene cose che invece sostiene o che sostiene cose che invece non sostiene; né travisano ciò che sostiene, o presentano un'argomentazione che esso ha già confutato senza nemmeno essere a conoscenza (e quindi senza nemmeno rispondere ad essa) di quella confutazione (tranne che per quanto riguarda la mancata comprensione di un'argomentazione; ma non è la stessa cosa che non conoscerla).


Hanno quindi fatto un buon lavoro nel prendere sul serio il lavoro. Che è bello vedere, una volta tanto. Seguono fedelmente almeno la metà delle raccomandazioni contenute in How to Successfully Argue Jesus Existed; e almeno provano a seguire l'altra metà. Ciò supera di gran lunga qualsiasi altro tentativo fatto di rispondere a OHJ già pubblicato.




Dove inciampano è sostanzialmente in relazione alla logica piuttosto che ai fatti. Per esempio, come ho scritto (Gesù, p. 88):

“Tommasi e Bermejo-Rubio affermano falsamente che la mia conclusione dipende dal fatto che i passaggi di Giuseppe Flavio o Tacito siano interamente falsificati, quando in realtà ciò non ha alcun effetto sulla mia conclusione in ogni caso. Ignorano quindi la mia vera argomentazione [in questo dibattito]: [come ho scritto in precedenza in questo volume] questi autori “non danno alcuna indicazione di avere altre fonti di informazione oltre ai Vangeli o informatori che fanno affidamento sui Vangeli”, e quindi non possono corroborarli, un principio base del ragionamento storico.”

Allo stesso modo (Ibid.), sostengono che "abbiamo bisogno" che ogni pericope dei Vangeli sia "dimostrabilmente" mitica (usano l'esempio dei nomi di Simone di Cirene e dei suoi figli, dimostrando di aver letto effettivamente OHJ e di descrivere per lo più correttamente ciò che dice); ma come ho già argomentato in OHJ, non ne abbiamo bisogno. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è che le probabilità siano 50/50 in entrambi i casi, che qualcosa (come questo) sia mitico o no.


Una volta che siamo in questa posizione, non possiamo usare quella pericope per sostenere il miticismo; ma non possiamo nemmeno usarla per sostenere la storicità. Perché è ugualmente probabile che sia presente in entrambe le ipotesi, e quindi non può essere citata come prova per nessuna delle due. Ho già notato la difficoltà che molti hanno con questo fatto: sostenere che non sappiamo se una pericope è storica non è la stessa cosa che sostenere che non è storica. E ci basta argomentare la prima per arrivare al miticismo.


Se tutto è ugualmente probabile come finzione o come storia, non è utilizzabile come prova. Fine. Ciò significa che dobbiamo fare di meglio che sostenere che un qualcosa è semplicemente possibile (poiché "possibilmente, quindi probabilmente" è una fallacia della logica: si vedano Please No More Astrotheology e The Problem with Varieties of Jesus Mythicism per esempi dell'invalidità di questo approccio); ma non dobbiamo sostenere che sia più probabile che non. Se riusciamo a far sì che sia altrettanto probabile, abbiamo fatto abbastanza per eliminarlo come prova utilizzabile.

Tuttavia, questo argomento a favore della plausibilità (che è più forte di un argomento a favore della mera possibilità) non funziona al contrario. Questo è l’eterno problema nel fare affermazioni invece di dubitarne: non hai bisogno di prove per dubitare di qualcosa; hai bisogno di prove per crederci. Sostenere quindi che una base storica per un passaggio, un detto o una pericope sia plausibile semplicemente non porta alla storicità. Perché il miticismo garantisce già la plausibilità della storicità; quindi discutere sulla sua plausibilità non ti porta alla sua probabilità.


Per rendere la storicità probabile - cioè più probabile del mito - servono molte più prove del fatto che qualcosa sia plausibile. Bisogna davvero sostenere che è la spiegazione più probabile dei dati. Eppure la maggior parte dei dati, sosteniamo, è indeterminata - non è dimostrabile che sia più probabile per nessuna delle due teorie e quindi non è utilizzabile per sostenere nessuna delle due.


E di ciò che resta, osserviamo, niente di tutto ciò è più probabile sul piano della storicità che su quello del mito (o al massimo lo è troppo debolmente per sostenere il caso), mentre una parte considerevole è più probabile sul piano del mito che su quello della storicità. Anche laddove potremmo concedere un debole argomento a favore della storicità (come quello che Paolo intendeva quando si riferiva ai “Fratelli del Signore”), non è comunque sufficiente a superare il resto. Il bilancio conclusivo delle prove ci lascia dubitare della storicità piuttosto che affermarla.

È interessante notare che essi concordano: ma per quanto riguarda l'ipotesi militante - se questa cade - allora la prossima spiegazione più probabile delle prove del cristianesimo primitivo, ammettono, è effettivamente quella miticista. Questo fa paura alla maggior parte degli storicisti, perché pensano che l'ipotesi del Gesù militante sia falsa - il che, secondo la posizione di Tommasi e Bermejo-Rubio, implica che Gesù molto probabilmente non è esistito. Questo getta la maggior parte degli storicisti in un "Catch-22" [paradosso, ndt], un dilemma molto spinoso: devono salvare il loro modello alternativo di storicità contro le argomentazioni di Tommasi e Bermejo-Rubio a favore di un modello militante; ma sono abbastanza sicuro che qualsiasi sforzo in tal senso sarà autolesionista.

Ad esempio, la critica principale che muovo al loro intero caso (ripetuto in dettaglio in Jesus from Outer Space) è che si affidano ad argomentazioni circolari contro pratiche autoriali ben note: assumendo che la loro tesi sia vera, possono "estrarre" dei dati dai Vangeli come dati storici (come quello che, essi sostengono, dimostra che Gesù era un militante camuffato), e poi usare quei dati per dimostrare che la loro tesi è vera. Ma questo richiede non solo di ragionare in modo circolare, ma anche di supporre che gli autori si siano comportati in modi in cui gli autori non si comportano mai: come includere materiale che contraddice i loro scopi (senza confutarli), o che non serve ai loro scopi autoriali. Ma gli autori non includono mai cose che non vogliono. Ogni parola, ogni riga, ha uno scopo. Anche se producono qualcosa di incoerente, contraddittorio o illogico, sarà comunque il risultato del perseguimento dei loro scopi - ogni parte che volevano ci fosse, hanno scelto di includerla, anche se non hanno pensato alle conseguenze. Se la tua teoria ignora questo fatto, e non presenta alcuno scopo credibile per cui un autore abbia scelto di includere ciò che ha incluso, allora la tua teoria non è riuscita a spiegare l'evidenza. In ogni caso, per confutarli in tutto questo, bisogna confutare il loro metodo. Ma è lo stesso metodo da cui dipendono tutti gli storicisti per costruire i loro modelli del Gesù storico. Una volta capito che non funziona per l'ipotesi militante, si sarà costretti a capire che non può più funzionare per nessun'altra. Gli storicisti finiranno in un vicolo cieco.

Questo fallimento sul piano della logica, piuttosto che su quello dei fatti, si manifesta ancora una volta quando cercano di sostenere che la storicità è l'ipotesi più semplice (anche se il loro modello di storicità - che un Gesù militante è stato minuziosamente ma, in qualche modo, imperfettamente camuffato da pacifista - è tutt'altro che semplice). Per ottenere questo, in realtà, trascurano il gran numero di supposizioni che anch'essi devono abbracciare per giungere alle loro conclusioni. Come ho scritto (Gesù, p. 88):

“Ci accusano di appoggiarci a ipotesi ausiliarie, poi inventano un mucchio di ipotesi ausiliarie (1) per spiegare i silenzi molto bizzarri in Paolo e nel resto della documentazione storica; (2) per inventare una nuova versione storica per il Testimonium Flavianum; e (3) per decidere quali passi dei Vangeli considerare fossili e quali invece falsi, in modo da far coincidere convenientemente la loro conclusione predeterminata che Gesù fosse [qualcosa di simile a] uno zelota, una conclusione impopolare nel campo quasi quanto la nostra, e ottenibile, come ho notato nella mia voce precedente, solo con un ragionamento circolare. La loro teoria non è semplice. È estremamente complessa. Richiede decine di ipotesi nascoste. Non meno della nostra.”



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Questo è un problema che ho già notato in precedenza: era il mio terzo punto in risposta a Bermejo-Rubio la prima volta.

Come scrissi allora:

“Gli storicisti hanno anche bisogno di molte ipotesi "dal nulla" per dare un senso a molti dati: il processo a Gesù non ha senso così com'è (Proving History, indice "Criterio della crocifissione"), e quindi bisogna elaborare un'ipotesi complessa (e intendo complessa: nessuna ipotesi semplice si adatta, non più di quanto i quattro elementi [di Aristotele] possano adattarsi all'evidenza della chimica) su ciò che è realmente accaduto e su come è stato alterato nelle storie che abbiamo ora; la stessa cosa per il tradimento e il suicidio di Giuda (Proving History, indice “Giuda”); o come un condannato crocifisso potesse essere così prontamente quasi divinizzato dagli ebrei; ancora di più per spiegare come i cristiani a est dell'Impero Romano credessero che Gesù fosse stato giustiziato un centinaio di anni prima di quanto affermano i Vangeli; o come nessuna chiara menzione dell'impatto storico di Gesù appaia da nessuna parte nelle 20.000 parole di Paolo (Paolo sembra conoscere solo un Gesù celeste noto solo per rivelazione e dalle scritture); e così via. In breve, la storicità è afflitta da ipotesi ausiliarie ad hoc. Non è quindi un'ipotesi semplice.”


Lo stesso vale per il modo in cui gli storicisti devono spiegare lo sviluppo delle storie di resurrezione, da visioni interiori personali (Galati 1) a cene di settimane con un cadavere rianimato e martoriato (Luca 24-Atti 1). Qualsiasi spiegazione si trovi per questo, funziona altrettanto bene per spiegare lo sviluppo di un Gesù irreale in uno storico; quindi non abbiamo bisogno di adottare altre ipotesi ad hoc rispetto a quelle che avete appena concesso. "Perciò, in On the Historicity of Jesus, mostro che un miticismo minimale può basarsi su un numero molto minore di ipotesi ausiliarie ad hoc" e "Il miticismo diventa così l'ipotesi più semplice, ceteris paribus. Ecco perché è convincente".

Ad esempio, non abbiamo bisogno di importare alcun presupposto per leggere i riferimenti di Paolo ai Fratelli del Signore nel senso di cristiani non apostolici: dobbiamo solo leggere quello che dice, come chiaramente lo dice. È lo storicista che deve “importare” il presupposto che intende specificamente i fratelli biologici – perché Paolo non dice mai di intenderlo; ma dice che tutti i cristiani battezzati sono Fratelli del Signore, l'unico tipo di fratelli del Signore che Paolo specifica di conoscere. Allo stesso modo, non dobbiamo supporre nulla per concludere che Paolo non ci sta dando alcuna informazione utile sulla storicità di Gesù in Romani 1:3, poiché in ogni caso, ciò che sta dicendo è storicamente falso (nessuno avrebbe potuto sapere che Gesù era davvero "del seme di Davide"; si tratta in entrambi i casi di una comoda invenzione teologica), ed è altrettanto prevedibile sia che Gesù sia esistito o meno (perché la profezia richiedeva che fosse vero). È lo storicista che deve importare il presupposto che Paolo si riferisca alla comune discendenza biologica - perché altrimenti non dice “discendenza”, né nulla che la specifichi, e usa persino un vocabolario che nel suo idioma è contrario ad essa. Dobbiamo solo leggere le sue parole. Gli storicisti hanno bisogno che abbia detto qualcos'altro.

Invece, ci sono solo pochissimi punti in cui Tommasi e Bermejo-Rubio fanno affermazioni false, anche se sono affermazioni che si possono trovare in letteratura e alle quali quindi si potrebbe credere se non si fa un accurato fact-checking. Ad esempio, essi sostengono che nessun esegeta ebreo abbia mai letto Isaia 53 come profetico della morte e della resurrezione del futuro Messia; ci sono una mezza dozzina di studi che dimostrano il contrario: si vedano gli studiosi e i documenti che cito in OHJ (pp. 73-87) e quelli ora citati da Jason Staples (in The Idea of Israel, p. 163). Allo stesso modo sostengono che Matteo non abbia deliberatamente cambiato il messaggio di Marco, anche se il fatto che lo abbia fatto è così ben evidenziato che è praticamente la conclusione mainstream dell'intero campo (vedi The Gospel of Matthew and Christian Judaism di David Sim e Studies in Matthew di Ulrich Luz e la sua serie di commenti Hermeneia su Matteo). Fanno anche molte affermazioni azzardate sul Testimonium Flavianum, sebbene queste siano più questioni di interpretazione illogica che di fatti. E questo genere di cose caratterizza praticamente tutto il resto del loro caso.

Sotto tutti questi aspetti (e altri che documento in Gesù), Tommasi e Bermejo-Rubio soprattutto inciampano ripetutamente sulla logica, piuttosto che sui fatti. Non affermano quasi mai che sia vero qualcosa che non lo è, o che non sia vero qualcosa che in realtà lo è (a differenza del ripetuto comportamento di Bart Ehrman, per esempio). Per lo più sbagliano solo nella logica. La loro stessa logica (per esempio, il loro caso dipende da ragionamenti circolari e dall'accettazione di premesse improbabili sulla pratica autoriale trascurando le loro stesse ipotesi ausiliarie nel determinare la semplicità teorica comparativa) o la mia ( visto che sbagliano la logica di diversi argomenti a favore del miticismo, di cui ho appena esaminato alcuni esempi). Questo è prevedibile. Poiché gli storici tendono a essere scarsamente educati alla logica. Perciò penso che ciò che hanno ottenuto qui sia di prefigurare il fatto che questa è l'ultima collina su cui lo storicismo morirà. Una volta che gli storicisti avranno smesso di mentire sui fatti e sulle argomentazioni che si suppone debbano confutare, tutto ciò che rimarrà sarà ciò che logicamente consegue da un resoconto veritiero dei fatti e delle argomentazioni pertinenti. Ma se la storicità non ne consegue logicamente, non vi resterà altro che giocarvi la reputazione difendendo argomentazioni illogiche.


Altrimenti dovrete ammettere che la storicità è un caso debole. In realtà è molto più dubbia di quanto sia stato concesso finora. Cosa farete allora?










Edited by barionu - 25/12/2023, 13:22
CAT_IMG Posted: 10/10/2023, 19:25 CAPITALE LIBRARIA - ZIO OT DICE LA SUA





CORVINA

www.frizzifrizzi.it/2023/06/20/tes...otheca-corvina/

https://corvina.hu/en/front/



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DIONE CASSIO VAT GRECO 1288

https://portail.biblissima.fr/en/ark:/4309...1252fde7826b68e



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VATICANO LATINO


www.mss.vatlib.it/gui/scan/link1.jsp?fond=Vat.lat.


4766



www.mss.vatlib.it/gui/console?servi...&attribute=3040


2669


https://spotlight.vatlib.it/it/latin-paleo...og/Vat_lat_2669


5750


https://digi.vatlib.it/view/MSS_Vat.lat.5750








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GOTICA


https://spotlight.vatlib.it/it/latin-paleo...-tipi-di-gotica

https://it.wikipedia.org/wiki/Scrittura_gotica


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https://shop.libriproibiti.com/it/scienze-...strated-edition


breton

www.alamy.it/fotos-immagini/dictio...sortBy=relevant


aldrovandi

https://amshistorica.unibo.it/126






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VIRGILIO LAURENZIANO




http://mss.bmlonline.it/s.aspx?Id=AWOIemNAI1A4r7GxMHy8#/book



AMBROSIANO


https://ambrosiana.comperio.it/opac/detail...:catalog:109131

http://213.21.172.25/0b02da82800a6d97



www.ambrosiana.it/scopri/biblioteca-digitale/

www.facsimiles.com/facsimiles/ambr...ncesco-petrarca



VATICANO


https://spotlight.vatlib.it/it/latin-paleo...libraria-romana

https://digi.vatlib.it/view/MSS_Vat.lat.3867

https://digi.vatlib.it/search?k_f=0&k_v=VERGILIUS+3867+






Le Dictionnaire infernal: una curiosa operetta del XIX secolo
di Giovanni Balducci | postato in: Centro Studi La Runa online, Italiano, Letteratura, Letteratura francese, Varia | 1
dictionnaireA partire dal XV secolo, l’attenzione dei demonologi concentratasi dapprima solo sullo studio dei poteri del diavolo, si spostò sulle specifiche attività dei demoni. Le fonti cui questi pii dotti facevano riferimento erano essenzialmente costituite da credenze popolari e da interpretazioni di teologi e anacoreti.

Una delle fonti più consultate era rappresentata dalla Pseudomonarchia daemonum di Johann Weyer, medico olandese allievo del celebre mago ed alchimista Agrippa von Nettesheim, che passava in rassegna varie entità demoniache, descrivendone fattezze, peculiarità e poteri.

Proprio dall’opera di Weyer trarrà numerosi spunti Collin de Plancy per il suo Dictionnaire Infernal, pubblicato per la prima volta nel 1818, in Italia nel 1876. Il libro raccoglie oltre duemila voci riguardanti le credenze, le superstizioni, la magia, l’esoterismo e il folklore sia passato sia contemporaneo all’autore.

Così nel frontespizio dell’edizione del 1826 viene descritto il contenuto di quest’aureo libretto: « Dizionario e Libro Universale sulle credenze, i personaggi, i libri, le morti e le cause che portano alle manifestazioni e alla magia degli accordi con l’Inferno; divinazioni, scienze occulte, meraviglie, errori, pregiudizi, tradizioni, credenze popolari, superstizioni varie, e generalmente tutte le particolarità del meraviglioso, del sorprendente, del misteroiso e delle credenze soprannaturali».

L’opera, infatti, si presenta come un repertorio curioso, ricco di aneddoti a metà fra storia e leggenda. Si tratta spesso di descrizioni che hanno del comico, ma che presentano tuttavia grande valore antropologico, in quanto mostrano in che modo la civiltà umana si sia rappresentata nel corso dei secoli creature e regni d’oltretomba, sabba e riti magici, bislacche credenze e simboli apotropaici, attraverso immagini desunte dalla mitologia, da culti arcaici od esotici e dalla semplice immaginazione.

Nel susseguirsi delle sue edizioni – dalla prima (Parigi, 1818) alla sesta e definitiva (Plon, 1863) – il libro ha subìto numerose modifiche sia riguardanti il contenuto sia inerenti la sensibilità filosofica e religiosa dell’autore, dapprima sostenitore delle tesi illuministe, poi fervente cattolico. Probabilmente l’edizione più famosa è quella del 1863, nella quale furono accluse al testo delle illustrazioni tratte per lo più dai ritratti di demoni di Louis Breton e da Les diables de litographie, raccolta di tavole di demonologia scherzosa di Eugène-Modeste-Edmond Poidevin. Molte di queste immagini furono poi utilizzate nell’edizione del libro The Lesser Key of Solomon di S. L. MacGregor Mathers, iniziato e Gran Maestro del famoso sodalizio magico della Golden Dawn.

diavoloDedicatosi sin da giovanissimo alla filosofia e alle scienze occulte – pare infatti che da ragazzo facesse parte di una setta dedita al culto di Lucifero volta a promulgare scritti filosofici – de Plancy avrà in odio i valori tradizionali della gente semplice. Imbevuto di filosofia razionalistica, non credeva inizialmente in molte superstizioni. Per esempio, nel Dizionario così avrà ad esprimersi sui tormenti dell’Inferno: «Negare che dopo la morte ci siano tormenti o ricompense è negare l’esistenza di Dio; da quando Dio esiste, deve essere stato necessariamente così. Ma solo Dio conosce le pene inflitte ai colpevoli, o il posto che li conterrà. Tutte le catalogazioni fatte fino ad oggi sono solo frutto di una maggiore o minore immaginazione disordinata. I teologi devono lasciare che i poeti raffigurino l’Inferno e non cercare di spaventare la gente con descrizioni orribili e libri raccapriccianti».

L’atteggiamento verso la materia trattata non muterà nemmeno dopo la sua conversione al cattolicesimo avvenuta nel 1841, anche se alle voci che compongono il Dizionario saranno aggiunti giudizi in linea con l’ortodossia religiosa e con l’insegnamento della Chiesa: la superstizione per de Plancy è pur sempre da combattere, se prima era nemica della Ragione ora lo è della Fede.

Curioso è il fatto che gran parte delle opere del de Plancy sia stata composta nell’eremo norvegese di Sognefjorden dove a soli diciotto anni ebbe a ritirarsi in solitudine, dedicandosi all’attività letteraria: tra di esse, oltre al Dictionnaire Infernal, ricordiamo il Dizionario delle reliquie e delle immagini miracolose (1821). Mentre, dopo la conversione De Plancy terminò la sua carriera collaborando con l’Abate Migne alla stesura di un Dizionario delle scienze occulte od Enciclopedia Teologica, morendo di polmonite alla veneranda età di 95 anni nel 1887.

La sua profonda competenza nelle scienze occulte gli valse il plauso del mago inglese Aleister Crowley, che ebbe a definirlo “sommo filosofo del sapere proibito”, il suo Dizionario Infernale, invece, gli varrà la sempiterna permanenza nelle librerie dei curiosi d’ogni latitudine, oltre che in quelle di esorcisti e studiosi dell’occulto. Del resto nella ristampa della quarta edizione, edita in Italia nel 1969 per i tipi della Bompiani, si rammenta che il libro: «Potrà essere usato liberamente da due tipi di lettori: i timorati, per trovarvi notizie sugli spiriti infernali da evitare, i corrotti, per sapere come commerciare col demonio».







Edited by barionu - 25/11/2023, 13:45
CAT_IMG Posted: 2/10/2023, 16:40 TUTTI I NOMI DI GESU' - Cristianesimo




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Tutti i nomi di Gesù



DAL VERBO LEHOSHYA


לְהוֹשִׁיעַ



HOSHYA : lui salvò

הוֹשִׁיעַ


YOSHYA : lui salverà

יוֹשִׁיעַ





La questione ce la pone Matteo 1 , 21


21 τέξεται δὲ υἱὸν καὶ καλέσεις τὸ ὄνομα αὐτοῦ ᾽Ιησοῦν, αὐτὸς γὰρ σώσει τὸν λαὸν αὐτοῦ ἀπὸ τῶν ἁμαρτιῶν αὐτῶν.

L' interlineare Ed San Paolo propone :

Partotirà poi ( un ) figlio e chiamerai il nome di lui Gesù egli infatti salverà
il popolo di lui da i peccati di loro.

E qui forse Rain potrebbe dirci qualcosa in più.

Rain :

σώσει : sta per salverà , ma non è ben chiaro il collegamento con il nome proprio di Gesù, : è Yehoshùa / D-o salva, o Salvezza Yeshuàh ?



Tutti i nomi di Gesù in Ebraico


Yehoshùa in Italiano tradotto come Giosuè , : significa Dio Salva

יְהוֹשֻׁעַ

Yeshùa : la Cei lo traduce come Giosuè

יֵשׁוּעַ

Yeshù

יֵשׁוּ


Che sarebbe in realtà l' acronimo di


ימח שמו וזיכרו


Tento una possibile vocalizzazione

Yamàh Shemò Wezikhrò


יַמָח שֵׁמוֹ וְזִיכְרוֹ


Oppure

Yamàh Shemò Wezikkarò


יַמָח שֵׁמוֹ וֹזִיכָּרוֹ



Cancellate il suo nome e la sua memoria

E' la forma costrutta da :

Yamah shem shellò wezikkaròn shellò


יַמָח שֵׁמ שֶׁלּוֹ וְזִיכָּוֹך שֶׁלּוֹ

Ovvero :

שֵׁמ shem : nome


וְ : we ( la congiunzione )


זִיכָּרוֹך zikkaròn : memoria

שֶׁלּוֹ shellò : il suo ( maschile )




יְהוֹשֻׁעַ Yehoshùa nel Tanakh


http://search.freefind.com/find.html?id=64...7%A2%D6%B7&s=ft




יֵשׁוּעַ Yeshùa nel Tanakh


http://search.freefind.com/find.html?id=64...7%A2%D6%B7&s=ft




יֵשׁוּ Yeshu nel Tanakh : Non presente !

http://search.freefind.com/find.html?id=64...7%95%D6%BC&s=ft





esiste anche il sostantivo yeshuàh : salvezza

יְשׁוּעָה


nel Tanakh

http://search.freefind.com/find.html?id=64...6%B8%D7%94&s=ft




Allora, molti studiosi riportano la traslitterazione Yoshùa, ma a mio avviso

Yoshua non esiste , probabilmente è una storpiatura di Yehoshùa ( Giosuè )

Oppure Y'hoshua , dove l' elisione sta al posto della e , che in ogni caso però si pronuncia.




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ספר דבי יֵשׁוּעַ


SEFER DIVRE YESHUA

IL LIBRO DELLE PAROLE DI YESHUA




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IMMANUEL

עִמָּנוּאֵל,


forma costrutta ( semichut ) di


im anachnu el[/size]


cono noi è -io ( hashem )



composto dalle parole: אל (El, che significa "Dio") e עמנו (Immanu, cioè "con noi").[/size]





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