Origini delle Religioni

IL BARABBA ARAMAICO

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CAT_IMG Posted on 10/10/2013, 23:34
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QUOTE=Elisha Kimron,10/1/2008, 09:50 ?t=24287921#entry205541880]
Dal post di Nagev


CITAZIONE
Il tradimento di Giuda e l'episodio di Barabba (che pare inesistente come nome proprio; il significato prevalente tra il linguisti sembra quello di "figlio del padre" [Gesù Barabba che può significare: Gesù Berabbi (berabbi = titolo riservato ai rabbi più stimati) - Gesù Bar Rabbi (Gesù figlio del Rabbi) - Gesù bar Abba (Gesù figlio del padre)]) hanno le connotazioni di una complessa operazione di spionaggio, disinformazione e "divide et impera" posta in essere congiuntamente tra il Tempio ed i Romani (sempre che non siano state progettate a tavolino).

Bar Abba significa figlio di Abba. Abba è il nome di un rabbino, ricorre spesso nel Talmud. Non significa figlio del padre, che in aramaico acquista il determinativo e diviene barà deabba.

Shalom
[/QUOTE]



ovvero :


בריה דאבא

berè deAbba"="figlio-suo del padre".




ברא דאבא


berà deAbba"="il figlio del padre



Ma il vero problema , a mio avviso , è la traslitterazione storpiata , come nel caso dei boanerghesh . bene reghesh

https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=63924012

Difficile ricostruire cosa disse Pilato , tenendo conto che lui parlava in latino , e si deve dedurre che ci fosse un interprete

che traduceva in aramaico al popolo .

( ben inteso , tutto l' episodio è una favola , favola che però nasconde una precisa situazione storica , ovvero quando Vitellio entrò in Gerusalemme si trovò di fronte due bersagli , un rav e un mashiach )


LO STUDIO DI HARD RAIN , ABRAMO , COCHAV , KIMRON


https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Barabba.pdf

http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=24287921



zio ot :B):




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Edited by barionu - 11/11/2023, 15:15
 
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CAT_IMG Posted on 18/6/2015, 10:37
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Barabba compare brevemente in tutti e quattro gli evangelisti:

Mc 15,6-15: “A ogni festa, egli era solito rimettere in libertà per loro un carcerato, a loro richiesta. Un tale, chiamato Barabba, si trovava in carcere insieme ai ribelli che nella rivolta avevano commesso un omicidio. La folla, che si era radunata, cominciò a chiedere ciò che egli era solito concedere. Pilato rispose loro: «Volete che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Sapeva infatti che i capi dei sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia. Ma i capi dei sacerdoti incitarono la folla perché, piuttosto, egli rimettesse in libertà per loro Barabba. Pilato disse loro di nuovo: «Che cosa volete dunque che io faccia di quello che voi chiamate il re dei Giudei?». Ed essi di nuovo gridarono: «Crocifiggilo!». Pilato diceva loro: «Che male ha fatto?». Ma essi gridarono più forte: «Crocifiggilo!». Pilato, volendo dare soddisfazione alla folla, rimise in libertà per loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò perché fosse crocifisso.


Gv 18,39-40: “Vi è tra voi l'usanza che io vi liberi uno per la Pasqua: volete dunque che io vi liberi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.”

Lc 23,18-19: “Ma essi si misero a gridare tutti insieme: «A morte costui! Dacci libero Barabba!». Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in città e per omicidio.”


Mt 27, 15-21: “Il governatore era solito, per ciascuna festa di Pasqua, rilasciare al popolo un prigioniero, a loro scelta. Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba. Mentre quindi si trovavano riuniti, Pilato disse loro: «Chi volete che vi rilasci: Barabba o Gesù chiamato il Cristo?». Sapeva bene infatti che glielo avevano consegnato per invidia. Mentre egli sedeva in tribunale, sua moglie gli mandò a dire: «Non avere a che fare con quel giusto; perché oggi fui molto turbata in sogno, per causa sua». Ma i sommi sacerdoti e gli anziani persuasero la folla a richiedere Barabba e a far morire Gesù. Allora il governatore domandò: «Chi dei due volete che vi rilasci?». Quelli risposero: «Barabba!».

Non viene detto per cosa fosse accusato se non che è stato arrestato in una sommossa in cui è avvenuto un omicidio e che era un personaggio conosciuto, definito comunque “brigante” da Giovanni. Questi dettagli sono assolutamente insignificanti per capire la sua liberazione e, a mio avviso, dovevano solo giustificare la sua presenza in carcere per utilizzarlo nell’allegoria della liberazione.

L’episodio trova un collegamento biblico in


Levitico 16, 7-10: “Poi prenderà i due capri e li farà stare davanti al Signore all'ingresso della tenda del convegno e getterà le sorti per vedere quale dei due debba essere del Signore e quale di Azazel. Farà quindi avvicinare il capro che è toccato in sorte al Signore e l'offrirà in sacrificio espiatorio; invece il capro che è toccato in sorte ad Azazel sarà posto vivo davanti al Signore, perché si compia il rito espiatorio su di lui e sia mandato poi ad Azazel nel deserto.”


in cui la vittima sacrificale viene sorteggiata fra due capri e l’altro lasciato libero, ma assume nuovi e diversi significati nel contesto di una astroteologia.

Bar Abba significa figlio di Abba, e abba è la parola aramaica che significa padre. In alcuni manoscritti del Vangelo di Matteo (Codici Q, f1, 700) viene riportato anche che Barabba si chiama Gesù, Gesù figlio del Padre, quasi a voler esplicitamente suggerire unagemellarità con il protagonista dei vangeli. Gli apologeti cattolici sono contrari a questa affermazione dicendo che non corrisponda a “Gesù figlio del Padre” o che comunque padre non debba intendersi Dio.
Sono le stesse sacre scritture a confutarli:
Marco 14,36: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu."
Romani 8,15: “Voi infatti non avete ricevuto uno spirito di schiavitú per cadere nuovamente nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione per il quale gridiamo: «Abba, Padre»
Galati 4,6: “Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: «Abba, Padre»

Stabilito e accettato che Gesù Nazarano e Gesù Barabba sono l’uno l’alter ego dell’altro, constatata la gemellarità che sembra sorgere dalla descrizione evangelica, ci vengono subito alla mentealtri gemelli presenti nella decodifica della mitologia egizia in cui il sole assume nome diversi e viene rappresentato da una divinità diversa, in alcuni casi gemellare con attributi opposti, in altri è la stessa divinità che cambia nome e connotati in base all’azione che svolge.

Dopo l'uccisione di Osiride il figlio Horus prende il suo posto e inizia una lotta con lo zio Seth. Questa lotta si esplica sia giornaliermente sia durante l'anno, e Horus rappresenta il sole crescente mentre Seth rappresenta il sole calante. Nell'alternarsi annuale fra i due Soli è possibile investigare più in dettaglio quello che avviene durante il sole crescente dal solstizio d'inverno al solstizio d'estate seguente. Durante la prima fase della sua missione Horus è blando nella sua azione, per quaranta giorni è ancora inefficace (i quaranta giorni nel deserto di Gesù) e la sua luce ancora non splende, e rimarrà blando fino all'equinozio di primavera, in cui avviene il miracolo che la luce inizia a prevalere sul buio. In questa prima fase, a causa della sua debole azione, Horus è Giovane e viene chiamato Arpocrate, il dormiente; dopo l'equinozio di primavera però si risveglia e diventa Horus Vecchio, dalle piene capacità fecondanti che espleterà magnificamente fino al solstizio d'estate garantendo l'inondazione del Nilo e la nascita delle messi.


A Pasqua, per ragioni sacrali, ma sarebbe più corretto dire all'equinozio di primavera in quanto la Pasqua ricorre nel giorno di luna piena successivo, avviene il passaggio di ruolo fra Horus il Giovane e Horus il Vecchio, allegoria del sole che sorge dal quadrante inferiore, dagli inferi, dall'oscurità, e entra nel quadrante superiore apportatore di nuova luce: è questo il passaggio, Pesach, che avviene tante volte nel racconto biblico.

Allo stesso modo la presenza di un Gesù figlio del Padre alla condanna a morte di Gesù, ma principalmente la sua liberazione, ci fa supporre che Barabba rappresenti il suo sostituto, il suo continuatore, come Horus Vecchio nel mito egizio. Gesù lo annunzia prima del suo arresto:
Gv 16,7: "Ora io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paraclito(*); ma quando me ne sarò andato, ve lo manderò".

Con l’avvento del Consolatore-Barabba inizia la massima irradiazione solare, che culminerà con il solstizio d’estate. Il giorno in cui Giovanni prende il posto di Gesù, Seth sostituisce Horus, e il sacrificio all'equinozio di primavera ha dato i suoi frutti ancora una volta: i campi sono pieni di messi e l'uva cresce rigogliosa nel vigneto.


(* Questo attributo viene tradotto in modi diversi: Consolatore, Avvocato, Paraclito, cioè Colui che, invocato, viene in soccorso e toglie gli affanni e le preoccupazioni






Edited by barionu - 19/9/2021, 11:47
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 18/6/2015, 16:09




CITAZIONE
Questi dettagli sono assolutamente insignificanti per capire la sua liberazione e, a mio avviso, dovevano solo giustificare la sua presenza in carcere per utilizzarlo nell’allegoria della liberazione.

no, al contrario, servono a indicare la natura bellicosa dell'alter ego rispetto all'originale pacifista. Gli ebrei, scegliendo Gesù detto Cristo per la condanna, sono vittime di concezioni errate: pensano infatti che Gesù sia il guerriero Messia Figlio di Giuseppe, la cui morte scatenerà l'avvento micidiale del vittorioso Messia Figlio di Davide (cioè l'altro Gesù Bar Abba). In questo senso tu sei giusto nel sottolineare che per gli ebrei il Consolatore, il futuro Messia vittorioso, sarebbe stato proprio Barabba. Il problema però è che gli ebrei peccano di ignoranza. Gesù non è il messia predetto dalle Scritture, nè Figlio di Giuseppe né discendente di Davide. Egli è il Figlio di un Dio straniero e il reale Consolatore futuro sarà non Barabba ma il più piccolo dei semi del campo.

Piccolo.


PAULUS.

 
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CAT_IMG Posted on 18/6/2015, 18:33
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Poi mi accusi di essere storicista.
 
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Haviland Tuf
CAT_IMG Posted on 19/6/2015, 07:04




sei tu che speculi sull'Egiziano confondendo la copia con l'originale, mica io. :P
 
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CAT_IMG Posted on 19/8/2015, 16:44
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https://cristianesimoprimitivo.forumfree.i...=49092352&st=60





originariamente il topic si chiamava SEMITISMI NEL NUOVO TESTAMENTO

ma dopo il mio BAN da parte de l' infame TEODORO STUDITA diventò quello che leggete ,

SEGNALO NELLE PRIME 3 PAGINE IL MIO SCONTRO CON GLI ADMIN , se volte farvi 2 risate ....

in particolare lo scambio con la ADMIN FRANCES : 3/7/2010, 20:27




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SAULNIER




Eusebio (H.E. IV, VII) parlando di una refutazione che Agrippa Castor avrebbe fatto delle opere di Basilide ci dice:

Esponendo i suoi misteri egli [Agrippa Castor] ci dice che Basilide scrisse ventiquattro libri concernenti il Vangelo e che egli inventò, per i suoi fini, profeti chiamati Barkabbas e Barkoph ed altri ancora mai esistiti, e diede loro questi nomi barbari per impressionare coloro che si meravigliano per tali cose.

Da molto tempo mi domando chi siano questi due profeti che Agrippa Castor (o Eusebio?) dice essere invenzioni di Basilide, nomi barbari per impressionare coloro che si meravigliano di tali cose.

Βαρκαββαν και Βαρκωφ.

Barkabbas e Barkoph.

Martin Routh in Reliquiae sacrae (vol.1), Annotationes in Agrippam Castorem ci informa riguardo ad alcune varianti testuali concernenti questi due nomi, varianti che potrebbero aiutare a decifrare questa questione, in particolare per quanto riguarda il secondo nome: Barkoph.

Routh ci informa che uno dei codici fiorentini ispezionati da Gronovio porta in effetti Βαρχωχεας al posto di Βαρκοφ, e in un altro codice, parigino, utilizzato da Burtonus leggiamo invece Βαρκακαβαν.
Barchaban e Barcob sono i nomi che ritroviamo in molti manoscritti di Gerolamo e Rufino e Barchabam e Barchabos in un altro manoscritto di Rufino.

Hoc denique notabo, in multis tam Rufini quam Hieronymi codicibus exhiberi haec nomina sic scripta, Barchaban et Barcob, sed Barchabam et Barchabos in Hist. Rufini MS. membraneo Collegii S. Magdal.Oxonii. Habet Βαρκακαβαν cum circumflexo cod. Paris. i. in usum Burtoni collatus, Βαρχωχεας pro Βαρκοφ unus e codd. Florentinis a Gronovio inspectis.

Queste varianti risultano più facilmente comprensibili sapendo che in greco la φ non si pronuncia F ma è una π seguita da una aspirazione e che la χ non si pronuncia chi (dura) ma è una κ seguita da un’aspirazione. Assistiamo nelle varianti riportate nei diversi manoscritti di Eusebio (in Routh op.cit.) e nelle derivate traduzioni latine di Gerolamo e Rufino alla sostituzione della χ con la κ e della labiale addolcita β con la labiale aspirata φ.
Ad esempio nel codex Regius (Historia Ecclesiastica) i nomi sono Βαρκαβαν και Βαρκωφ

Simone soprannominato Bar Kokhva (o Bar Kokhba), il figlio della stella*, Messia sconfitto da Adriano e, praticamente contemporaneo di Basilide è chiamato Βαρχωχεβα da Giustino e dallo stesso Eusebio. Che sia proprio lui il profeta Barkoph menzionato da Agrippa Castor?

*La stella messianica della profezia di Baalam, Numeri, 24,17: Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set.

Se così stanno le cose, ovvero se il profeta Βαρκωφ coincide con Βαρχωχεβα, Simon Bar Kokhva, chi è il secondo profeta soprannominato Barkabbas?

Nel “De Haeresibus Liber” nel capitolo intitolato “Catalogus eorum qui post Christi passionem haereseos arguuntur” Philastrius, vescovo di Brescia, (IV secolo) scriveva:

Addunt etiam prophetas quosdam natos de ea, specioso nomine, ut Barcabban. Alii autem evangelium consummationis et visiones inanes et plenas fallaciae et somnia videre diversa asserunt delirantes.

Due edizioni consultate da Oehler (Corporis Haereseologici, vol.1) la Ba (Basilensem) e la Bb (Lugdunensem) portano rispettivamente invece di Barcabbam, Barabban e Barabbam.

Il profeta Barkabba si ritrova associato ad un Evangelium Consummationis, a deliranti visioni piene di falsità...
L’Apocalisse.
Il primo ed unico vangelo (buona novella) dei giudeo-cristiani, profezia traboccante di visioni deliranti, manifesto di guerra del sedicente Messia crocifisso da Ponzio Pilato.

Per quale motivo il nome Barabba si è trasformato in Barkabba?

Al secondo secolo Simone, il leader messianico della rivolta contro Adriano, dapprima soprannominato Bar Kochva (il figlio della Stella) divenne per i rabbini, dopo il fallimento della sua missione Bar Kozeba (il figlio della Menzogna) seguendo una trasformazione analoga a quella che ha cambiato Yeshua in Yeshu.

Barabba, il nome di guerra del Cristo crocifisso da Ponzio Pilato può essere diventato per gli ebrei, dopo il fallimento della sua missione, Barkabba?

Qual è il significato della parola Barkabba?

Epiphanius di Salamina (IV secolo) nel Panarion (Haer. 17):

...questi stessi illusi presentano non so quale profeta chiamato Barkabba, uno degno del suo nome. Kabba infatti in lingua siriaca significa ‘adulterio’ (πορνεια), e in ebraico ‘assassinio’.

Secondo Epifanio Barkabba significa in aramaico, il figlio dell’adulterio e in ebraico figlio dell’assassinio (ed è in seguito ad una rivolta e ad un omicidio che Barabba e compagni vengono arrestati nei Vangeli).

Ancora un gioco di parole rabbinico per denigrare il profeta che, traboccante di folle orgoglio, si era autoproclamato Barabba, e che aveva concluso la sua missione appeso al legno maledetto della croce?

Dove trovare un’eco di quelle leggende che fanno di Gesù il figlio di un adulterio?

Nelle sinagoghe naturalmente. I racconti rabbinici fanno del Cristo il figlio di un’adultera e nei Toledoth è precisamente da un rapporto adulterino di Maria che nasce Yeshu, il “bastardo figlio di un’impura”.

Toledoth Jeshu, versione di Wagenseil in Tela Ignea Satanae, 1681.

Giuseppe Panthera seguì questo consiglio e non cessava di passare davanti la porta di Maria senza trovare il momento conveniente fino ad un certo sabato sera. Egli trovò Maria sull’uscio della sua casa, passò con lei nel corridoio antistante la porta e si sdraiò con lei. Lei credeva che fosse Yohanan, il suo fidanzato e gli disse “Non mi toccare poiché sono in una stato di impurità”, ma egli non volle sentire ragioni e dopo averla presa a suo piacimento ritornò a casa sua.

Il significato ‘profondo’ di questi racconti va oltre quella che a prima vista appare una calunnia blasfema.

I rabbini, nei loro Toledoth, facendo nascere Yeshu da un rapporto adulterino hanno voluto ristabilire quella verità che i padri della Chiesa avevano irrimediabilmente adulterato.

Colui che i Nozrim, chiamano Figlio di Dio, e che nella vita si era autoproclamato Barabba, con la sua morte aveva dimostrato di non meritare che il titolo di Barkabba, figlio dell’adulterio.

Allo stesso modo lo Yeshua, assunto a Salvatore dei cristiani gentili dopo aver fallito la sua missione di Salvatore per i cristiani zeloti, per i giudei divenne Yeshu (che il suo nome e la sua memoria siano cancellati).
Facendo nascere Yeshu da un adulterio, i rabbini potrebbero aver voluto affermare che Barabba e Barkabba nella Storia non fanno che uno.

Yeshua e Yeshu, Barkabba e Barabba, BarKokhba e Bar Koziba, sono le due facce della stessa medaglia, nomi sdoppiati in argute facezie rabbiniche.

Il cristianesimo, figlio adulterino della religione giudaica, crede di adorare il figlio di Dio, Barabba, quando in realtà non adora che il figlio dell’adulterio, Barkabba.

Coloro che Epifanio e Philastrius pretendevano di denigrare, erano probabilmente gli ultimi seguaci della setta giudeo-cristiana primitiva, la crisalide dalla quale si è evoluto il cristianesimo paolino.

Si trattava di coloro che non avevano rinunciato al sogno millenarista di Barabba, una setta giudaica che attendeva, ancora al IV secolo, il ritorno del loro profeta e credeva nelle visioni deliranti della sua Apocalisse.
Nella vita di Santa Nino (composta tra il VII e il IX secolo) martirizzata in Georgia al IV secolo vi è un’importante testimonianza della presenza di questa setta giudaica nella regione caucasica (Studia Biblica et ecclesiastica : essays chiefly in Biblical and patristic criticism, Life of St.Nino).

Lì vi erano anche i Giudei di Mtzkhet’ha, che non erano battezzati, a parte i Cabrabiani*, tra i quali furono battezzati cinquanta anime ed essi divennero veri Cristiani.

*Nota nel testo: Kart’hl. Tzkh: ‘Barabiani’ così sono detti i discendenti di Barabbas

L’edizione migliore, (Kart’hlis Moktzevisa) porta Barabiani invece di Cabrabiani, e più che i discendenti di Barabba con questo termine bisogna intendere i seguaci del profeta Barabba, coloro che al IV secolo consideravano Barabba l’unico vero profeta e attendevano la venuta dell’Agnello dal Cielo, aspettando di gioire con il Cristo redento delle delizie millenariste evocate da Papia ed Ireneo nel II secolo.
Nel racconto leggendario della Vita di Santa Nino vediamo cinquanta anime tra i Barabiani essere battezzati e diventare così veri Cristiani. In verità questi cinquanta furono gli apostati, i veri Cristiani furono quei Giudei che rimasero Barabiani e continuarono a guardare all’Apocalisse come l’unico testo sacro della dottrina cristiano-millenarista, la profezia del Cristo crocifisso da Ponzio Pilato.

Eusebio nel passaggio citato mette in relazione i più grandi profeti dei primi due secoli dell’era cristiana, il primo soprannominato Barabba, crocifisso durante l’impero Tiberio, il secondo Barkokhva, ucciso sotto Adriano.

Io credo che Eusebio faccia esattamente lo stesso in un altro passaggio usando uno strumento analogo: la citazione di un’opera ‘perduta’ non più di Agrippa Castor ma di Giulio Africano (H.E., I, VII, 14):

Fra loro [gli Ebrei] si trovavano di quelli di cui abbiamo parlato prima, chiamati δεσπόσυνοι per la loro parentela col Salvatore: originari dei villaggi giudaici di Nazaron e di Kokhaba (Ναζάρων καὶ Κωχαβα)

Lungi dall’essere una testimonianza dell’esistenza di un villaggio di nome Nazareth, questa frase mette in relazione tra loro due città simboliche legate indissolubilmente, attraverso il loro nome, ai due personaggi protagonisti di più di un secolo di cruente rivolte messianiche, Simone Bar Kokhba (da cui il villaggio di Kokhaba) e Barabbas, il Nazareno (da cui il villaggio di Nazaron).




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Barabba fu il soprannome del profeta crocifisso da Ponzio Pilato?
Io credo di sì.

Ben noto è il passaggio dell’In Flaccum del filosofo giudeo Filone Alessandrino.
Siamo nell’anno 38 A.D., pochissimi anni dopo la crocifissione di Cristo, ad Alessandria, patria di Filone, una città in cui l’odio per la popolazione giudaica non aveva pari nel resto del mondo.
Prima di prendere possesso del suo regno, Agrippa vi si recò per fare visita ad Alessandro l’alabarca (il fratello di Filone) che lo aveva aiutato sostenendolo economicamente non molto tempo prima.

La popolazione di Alessandria, che aveva in odio i Giudei e quindi anche Agrippa, pretendente al trono di Giudea, organizzò al Gymnasium, non distante dal quartiere giudeo, una farsa, una mascherata per ricordare ad Agrippa quanto inconsistenti fossero le sue pretese di regalità.

La popolazione non giudea di Alessandria, per deridere Agrippa, organizzò una parodia regale che somiglia in maniera sorprendente alla scena della Passione.

Non è difficile immaginare come molte persone della popolazione di Alessandria, giudei e non, siano stati testimoni oculari della crocifissione del Nazareno e che questa, per la sua importanza, rimase ben impressa nella loro memoria.

Numerosi eruditi si sono avveduti delle curiose similitudini tra la scena descritta da Filone e quella dei Vangeli, già Grotius nel 1641 nel suo commentario al nuovo testamento aveva rilevato le analogie tra la mascherata del Gymnasium e la scena della passione.
Per comprendere di cosa stiamo parlando:
In Flaccum (36-39) secondo la traduzione dell’abate Pelletier:

Vi era in Alessandria un tale chiamato Karabas che era malato di follia, non di quella follia selvaggia e furiosa poiché quest’ultima è pericolosa per coloro che ne soffrono e per coloro che li avvicinano; ma di una follia benigna e più dolce. Questo individuo, che errava giorno e notte nudo per le strade, senza cercare di evitare il caldo e il freddo, era lo zimbello della gioventù e dei giovani sfaccendati.
Spingendo tutti insieme questo disgraziato fino al Gymnasium essi lo fecero salire sopra un palco ben alto perché tutti potessero vederlo.
A guisa di diadema gli misero sul capo una foglia di papiro e sul resto del corpo, come mantello, un ruvido tappeto; poi un tale, vedendo un giunco di papiro lungo la strada, lo strappò e glielo mise in mano a guisa di scettro.
Dopo averlo così decorato con le insegne della regalità e atteggiato a re, come al teatro nelle farse, alcuni giovani con dei bastoni in spalla, a guisa di lancieri, formarono intorno a lui la guardia del corpo. In seguito altri venivano, chi per salutarlo, chi per farsi rendere giustizia, chi per consultarlo sugli affari pubblici. Poi dalla folla che si era riunita tutta intorno, si alzò uno strano grido, il nome di Marin* è, si dice, il titolo che si dà al sovrano in Siria, poiché essi sapevano che Agrippa era di razza siriana e che era di una parte importante della Siria che andava a prendere il regno.

*In effetti MRN (Maran) è la trascrizione greca del titolo aramaico utilizzato per rivolgersi al sovrano. Vedi anche la prima lettera ai Corinzi (16,22) Maran atha: il Signore viene!

Parodia della crocifissione di Cristo?

Confrontiamo il brano con la Passione nel Vangelo di Matteo.
Mt: 27,26-29: Allora rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso. Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio e gli radunarono attorno tutta la coorte. Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto e, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo, con una canna nella destra; poi mentre gli si inginocchiavano davanti, lo schernivano: «Salve, re dei Giudei!»

Affianchiamo ora il brano di Filone al Vangelo apocrifo di Pietro, le similitudini diventano impressionanti.

Ed essi preso il Signore, gli davano spintoni, correndo e dicevano: “Trasciniamo via il Figlio di Dio*, ora che abbiamo potere su di lui!” Poi gli misero addosso della porpora e lo fecero sedere sul seggio del tribunale, dicendo: “Giudica con equità, re di Israele!” E uno di essi portata una corona di spine, la pose sul capo del Signore. E altri standogli attorno, gli sputavano in viso, altri lo schiaffeggiavano sulle guance, altri lo colpivano con una canna, e alcuni lo flagellavano, dicendo: “Rendiamo onore, con questi omaggi, al figlio di Dio”

*I Romani chiamano ripetutamente in tono canzonatorio Gesù, Figlio di Dio, dimostrando di conoscere perfettamente l’etimologia del suo soprannome, Barabba.

Quello che colpisce di più nel vangelo di Pietro è questo riferimento esplicito al giudizio, che trova un riscontro preciso nella parodia alessandrina e che ha ottime probabilità di essere molto antico, come possiamo comprendere da una frase che ritroviamo nella prima Apologia di Giustino (XV) al II secolo.

E infatti come il profeta aveva predetto, essi lo tormentarono e lo misero su un trono dicendogli: “Giudicaci”.

Il passaggio relativo alla derisione sul giudizio da parte dei soldati romani “Giudica con equità, re di Israele”, conosciuto anche da Giustino, è scomparso dai vangeli canonici.

Probabilmente perché troppo da vicino ricordava l’Apocalisse, la delirante profezia del Cristo crocifisso dal Pilato, il suo manifesto di guerra.
Chi era questo Giudice oggetto della derisione dei soldati romani dopo il fallimento della sua missione?

Apocalisse, XVI:”Sei giusto, tu che sei e che eri, tu, il Santo, poiché così hai giudicato. Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti, tu hai dato loro sangue da bere: ne sono ben degni!”. Udii una voce che veniva dall'altare e diceva: “Sì, Signore, Dio onnipotente; veri e giusti sono i tuoi giudizi!”

Anche lo scherno, il dileggio crudele dei soldati romani per quanto rivoltanti acquistano un significato dopo la lettura di queste parole.
Cosa voleva realmente lo Yeshua Barabba dei Giudeo-cristiani?
Chi doveva essere giudicato da questo profeta visionario?

Chi doveva bere il proprio sangue e finire pigiato nel tino della collera furiosa del Dio Onnipotente?

Se le cose stanno effettivamente così come ha potuto Barabbas a trasformarsi in Karabas?

Nessun manoscritto delle opere storiche di Filone che ci sono state trasmesse (vedi Smallwood, 1961) è anteriore al X secolo, ma soprattutto tutti i manoscritti derivano da un archetipo unico, ricopiato da scribi cristiani tra il IV ed il X secolo.
Una verità già riconosciuta nel 1896 da Cohn e Wendland (Philonis Alexandrini Opera quae supersunt) e che mette anche Filone nelle stesse condizioni di Tacito, Svetonio e Giuseppe Flavio.

Omnibus codicibus enumerati set descriptis nunc de auctoritate et dignitate singulorum codicum et generum et de ratione qua in recensendo Philone singuli adhibendi sint nonnulla dicamus. Codices omnes ex uno archetypo derivatos esse pro certo affirmari potest. Arguunt hoc quidem multi loci in omnibus libris manuscriptis aperte corrupti vel interpolati.

Archetipo unico e passaggi corrotti o interpolati (corrupti vel interpolati).

Avremmo dunque a che fare con un’interpolazione?

Io non lo credo.

Se in scrittura onciale la confusione tra la B e la K appare molto improbabile, altrettanto non può affermarsi per la minuscola greca* dove le due lettere possono essere facilmente confuse (e in molti casi lo sono effettivamente state).
Il vescovo di Creta Andreas Hyerosolimitanus (VII-VIII secolo), come riportato in nota nella Patrologia Graeca di Migne (Vol.190, Epiphanius Monachus) chiama Barpanther, Karpanther confondendo la B con la K, esattamente come Barabas/Karabas.

*Paleografia greca e latina di Edward Maunde Thompson (pag.47): La deformazione graduale delle pure onciali antiche con questo progressivo sviluppo di caratteri più corsivi, condusse necessariamente alla formazione delle lettere minuscole. Col cominciare del VI secolo, moltissime lettere di quelle che vennero chiamate di forma minuscola, si erano già individualmente sviluppate. Per esempio, le tre lettere B, H e K, che nella loro forma capitale od onciale erano affatto distinte, avevano in quel tempo assunto forme non molto dissimili, e che da un lettore trascurato potevano esser confuse.

Sapendo che i manoscritti di Filone derivano da un archetipo unico (se l'errore è nell'archetipo cercare differenti lezioni testuali nei manoscritti che ci sono pervenuti non ha senso) possiamo affermare che la paleografia greca rende possibile il passaggio da Barabas a Karabas.

In effetti, già nell’edizione di Cohn e Wendland, Philonis Alexandrini Opera quae supersunt, vol.6, In Flaccum, in nota su Karabas Cohn riporta: “Kαραβας, Βαραβας vel Βαραββας, fortasse recte”.

Sui vari modi in cui il nome Barabba si ritrova nella tradizione evangelica manoscritta (con o senza doppia β, con o senza doppia ρ) vedere il Novum Testamentum graece di Constantin von Tischendorf, note su Mt27,16.

Origene in Comm. In Mattheum, tomo XIV, nomina più volte il sedizioso rilasciato da Pilato Βαραβας con una sola β.

Anche il profeta Βαρκαββαν nei manoscritti della Historia Ecclesiastica è scritto con o senza la doppia β.

Sono convinto che è stato proprio questo errore di un copista che ha salvato l’intero testo dall’epurazione completa, in un periodo in cui (tra il VI e il X secolo) più nessuno ormai osava identificare il sedizioso Barabba con il Nazareno crocifisso da Ponzio Pilato.

Perché?

Perché a questa epurazione non è scampata la Legatio ad Caium dove avremmo potuto conoscere qualche dettaglio in più sulla farsa alessandrina, ma una lacuna dolosa ci priva dell’ ulteriore resoconto (sulla lacuna vedi in particolare Smallwood e Cohn):

Agrippa si era arrestato nella nostra città (Alessandria) al momento di raggiungere la Siria per prendere possesso del regno con cui egli era stato gratificato [lacuna]






Edited by barionu - 19/9/2021, 11:31
 
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Una nota a seguire questi 2 post PRODIGIOSI di Saulnier



CITAZIONE
Al secondo secolo Simone, il leader messianico della rivolta contro Adriano, dapprima soprannominato Bar Kochva (il figlio della Stella) divenne per i rabbini, dopo il fallimento della sua missione Bar Kozeba (il figlio della Menzogna) seguendo una trasformazione analoga a quella che ha cambiato Yeshua in Yeshu.

Allora :


il temibile Zelota figlio della stella in Aramaico :



בר כוכבא

la traslitterazione esattà è BAR KOKHVA' ,

IN QUANTO LA BET DELLA PAROLA STELLA NON HA IL PUNTINO AL CENTRO DELLA LETTERA

IL DAGHESH : דגש


E IN QUESTO CASO SI LEGGE VET.

QUANDO LA BET HA IL DAGHESH : בְּ

SI PRONUNCIA BET .


La vocalizzazione :


בַּר כּוֹכְבָא


Ma, ..... ATTENZIONE !



In Aramaico è assolutamente plausible un' altra forma :

ovvero la o ,

espressa da lalla waw holàm malè ( o piena ) : וֹ

può venire omessa, risultando quindi :


בר ככבא


veniamo a : menzogna : in Ebraico moderno è kazav : Kaf, zain , vet


כָּזָב


in Aramaico non vocalizzato: kaf, zain, vet, aleph


כזבא


da cui la pronuncia kozvà ( o kazvà )


per cui abbiamo figlio della stella : bar kokhvà בר ככבא


e figlio della menzogna : bar kozvà בר כזבא




בר ככבא

בר כזבא






CITAZIONE
*La stella messianica della profezia di Baalam, Numeri, 24,17: Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set.

il Testo Ebraico


www.mechon-mamre.org/f/ft/ft0424.htm


אֶרְאֶנּוּ וְלֹא עַתָּה, אֲשׁוּרֶנּוּ וְלֹא קָרוֹב; דָּרַךְ כּוֹכָב מִיַּעֲקֹב, וְקָם שֵׁבֶט מִיִּשְׂרָאֵל, וּמָחַץ פַּאֲתֵי מוֹאָב, וְקַרְקַר כָּל-בְּנֵי-שֵׁת





in questo caso abbiamo : Kokhav : in Ebraico


כּוֹכָב


Saulnier ! Di tutta la faccenda di karabas della parodia e di tutto il resto e di altro ancora , ne parla diffusamente Frazer in una parte del Ramo d' oro che non venne stampato nell' edizione Italiana ridotta.


La crocifissione del Cristo, pagg. 254, euro 16, curato ottimamente da Andrea Damascelli, edizioni Quodlibet , da non perdere !


www.quodlibet.it/schedap.php?id=1746


SPOILER (clicca per visualizzare)
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zio ot

Modificato da barionu - 16/7/2010, 17:44

cit da Nègev


CITAZIONE
A titolo di curiosità voglio segnalare un vocabolo dalla assonanza simile " "Keba'an": "mendicante"
"BarKabban, Bar Kebaan": figlio del mendicante, altro nome derisorio,

Interessante , in Ebraico moderno mi risulta Qabtzàn

קַבְּצָן

ma sicuramente ci sono altre forme di vocalizzazione.


CITAZIONE
Saulnier, Kof in ebraico vuol dire scimmia (sia anticamente che in ebraico moderno). Bar-kof, "figlio della scimmia", può essere un soprannome derisorio?

barqof : figlio della scimmia


בַּרקוֹף


corrisponde alla perfezione .



SPOILER (clicca per visualizzare)
Certo che qualche maligno ora potrebbe pensare all' esercito delle 12 scimmie ... :581.gif:

http://it.wikipedia.org/wiki/L'esercito_delle_12_scimmie


Il film è un capolavoro.

SAULNIER



Ben Netzer, letteralmente, il figlio del germoglio.

Di quale germoglio di tratta?

Per i giudeo-cristiani era il germoglio della profezia di Isaia (11,1):

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.

Il soprannome ci appare come un appellativo messianico.

I giudeo-cristiani probabilmente chiamavano così il loro messia, perché credevano che egli era colui che era stato promesso da Isaia.
Il soprannome messianico di Simone al II secolo fu Bar Kokhvà (letteralmente ‘il figlio della stella’) e questo appellativo sembra avere una genesi analoga a quella di Ben Netzer.

Anche qui il riferimento è ad una profezia messianica (quella di Balaam in Numeri, xxiv,17).

Il ‘figlio’ sembra avere il senso di ‘colui che adempie la profezia’.

Bar Kokhvà quella di Balaam.

Ben Netzer quella di Isaia.

I villaggi di Nazaron e Kokhaba (Ναζάρων καὶ Κωχαβα) del millenarista Giulio Africano sono i nomi simbolici delle città dei due Messia più importanti dei primi due secoli.

Ma a questo punto si pone una questione molto importante.

Per il popolo ebraico questi Messia hanno fallito la loro missione, ergo essi hanno dimostrato, con la loro sconfitta, di non meritare questi appellativi.

Da cui la trasformazione di questi soprannomi in nomi derisori (Bar Kokhvà in Bar Koziba (o Bar Koph), Yeshua in Yeshu, Barabba, Barkabba)

Per quale motivo Ben Netzer è rimasto tale negli scritti rabbinici?

Dato il contesto nel quale l’appellativo viene riportato negli scritti rabbinici, mi pare si possa escludere che esso possa aver mantenuto un senso onorifico.

Per risolvere questo enigma io credo sia necessario ancora una volta guardare agli scritti talmudici ed in particolare il Talmud Babilonese (Sanhedrin 46a).

Il passaggio che ci interessa è quello relativo ai cinque discepoli di Yeshu ed in particolare quello relativo a Netzer.

Dal contesto della citazione, Netzer più che un discepolo di Yeshu sembra essere Yeshu stesso, il Dio dei cristiani.

La cosa viene confermata nell’Aruch (XII secolo) che sotto la parola Netzer, riporta:

Netzer è anche Notzri, quel maledetto.

Sanhedrin 46a:

“Quando essi portarono Netzer, egli disse loro: “Sarà dunque ucciso Netzer? Ma è scritto: ‘Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse’. Ma essi risposero: “Sì. Netzer sarà ucciso perché sta scritto: ‘tu sei stato gettato fuori dalla tomba come un abominevole germoglio.’

La profezia messianica e l’allusione all’espulsione dalla tomba sembrano essere riferimenti troppo circostanziati per non riferirsi al messia crocifisso da Ponzio Pilato.

Tuttavia quello che è importante sottolineare qui è la chiave per la comprensione del soprannome talmudico di Ben Netzer.

I rabbini questa volta non hanno mutato l’appellativo, ma hanno ottenuto lo stesso effetto modificando la profezia di riferimento.

Il cristo rimarrà Ben Netzer, il figlio del germoglio, ma non più quello messianico di Isaia XI, 1 ma il virgulto spregevole del Re di Babilonia della profezia Isaia XIV, 12-20:


Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato steso a terra,
signore di popoli?

Eppure tu pensavi:
Salirò in cielo,
sulle stelle di Dio
innalzerò il trono,
dimorerò sul monte dell'assemblea,
nelle parti più remote del settentrione.

Salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all'Altissimo.

E invece sei stato precipitato negli inferi,
nelle profondità dell'abisso!

Quanti ti vedono ti guardano fisso,
ti osservano attentamente.
È questo l'individuo che sconvolgeva la terra,
che faceva tremare i regni,

che riduceva il mondo a un deserto,
che ne distruggeva le città,
che non apriva ai suoi prigionieri la prigione?

Tutti i re dei popoli,
tutti riposano con onore,
ognuno nella sua tomba.

Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro,
come un virgulto spregevole;
sei circondato da uccisi trafitti da spada,
come una carogna calpestata.
A coloro che sono scesi in una tomba di pietre

tu non sarai unito nella sepoltura,
perché hai rovinato il tuo paese,
hai assassinato il tuo popolo;
non sarà più nominata
la discendenza dell'iniquo.



_________________________________________________________

,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,


Isaia XIV , 19


www.mechon-mamre.org/f/ft/ft1014.htm



וְאַתָּה הָשְׁלַכְתָּ מִקִּבְרְךָ, כְּנֵצֶר נִתְעָב--לְבֻשׁ הֲרֻגִים, מְטֹעֲנֵי חָרֶב; יוֹרְדֵי אֶל-אַבְנֵי-בוֹר, כְּפֶגֶר מוּבָס.




כְּנֵצֶר


kenètzer : come germoglio


veramente interessante questo passo di Isaia :

tento una traduzione


וְאַתָּה הָשְׁלַכְתָּ מִקִּבְרְךָ, כְּנֵצֶר נִתְעָב


וְאַתָּה we attàh : ma tu

הָשְׁלַכְתָּ hashelakhtà : viene usato il verbo ( raro ) לִשְׁלוֹךְ lishlokh : cadere delle foglie ,

forma passata : cadesti , sei caduto

מִקִּבְרְךָ, mi qiverkà

מִ mi : da


קִּבְרְךָ qiverkà e la forma costrutta di

קֶבֶר qèver : tomba

שֶׁלְּךָ shellekà : la tua ( forma maschile , qever è maschile )


קִּבְרְךָ qìverkà : la tua tomba



מִקִּבְרְךָ, miqiverkà : da la tua tomba

כְּנֵצֶר kenètzer : come germoglio


נִתְעָב nitav : odioso , malfamato, maledetto




zio ot talmidit qatan meov :rolleyes:

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::


CITAZIONE (Saulnier @ 24/7/2010, 12:16)
CITAZIONE
Dux latronum...prese delle città e governò su di esse.

Curiosamente la parola 'ladro' nel testo e nel commento di Rashi è lestes traslitterato in ebraico.
Come se la fonte originaria di questo passaggio, fosse un’opera scritta in greco (Giuseppe Flavio?)

בר נֵצֶר - Ben Netzer nel testo viene definito un ליםטים termine che sembra la traslitterazione della parola greca λῃστής - brigante, un termine che ricorre spesso nelle opere di Giuseppe Flavio per definire gli zeloti.

Mi pare una particolarità degna di nota.

Mi chiedevo se questo termine venga usato anche altrove negli scritti talmudici.

Della serie complichiamoci la vita ...

http://it.wikipedia.org/wiki/Alfabeto_ebraico



ליםטים quelle riportate sono mem ם ???


ליםטים è problematico in quanto la mem מ a fine parola

viene scritta così ם

si tratta quindi di 2 parole espresse al plurale : lem tem


לים טים

Altra complicazione : se è presa da un commento di Rashì , risulta un ' ulteriore traslitterazione, in quanto Rashì scrive sempre con una sua forma grafica particolare : l' alfabeto Rashì.

Fatto sta che Rashi scrive la samek : ס in una forma estremamente simile alla ם

In questo caso sarebbe esattamente LESTES traslitterato

Non trovo su Google l' alfabeto Rashì ... :angry:


zio ot :mf_bookread.gif:

...............................................

SAULNIER

CITAZIONE
Fatto sta che Rashi scrive la samek : ס in una forma estremamente simile alla ם

In questo caso sarebbe esattamente LESTES traslitterato


ליסטיס

Si tratta in effetti di due samek (e non due mem) ed è proprio λῃστής traslitterato:

Lamed Jod Sameck Tet Jod Sameck.

Su questo termine e le sue ricorrenze negli scritti talmudici vedi anche (fondo pagina a destra):[/size]






Edited by barionu - 11/11/2023, 15:41
 
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COMMENTO ALLA TORÀH.

PARASHÀ DI BALÀK:

RABBI AKIVÀ E BAR KOKHBÀ



www.shalom.it/blog/cultura-bc3/com...r-kokhba-b22671











Balàk re di Moàv aveva ingaggiato inutilmente il mago Bil’àm affinché con le sue maledizioni gli levasse di torno quella che lui percepiva la minaccia degli israeliti. In effetti il popolo d’Israele, dopo avere sconfitto i potenti re Sichòn e ‘Og, non aveva nessuna intenzione di invadere il territorio dei moabiti seguendo gli ordini dell’Eterno che aveva comandato loro di rispettare i territori dei moabiti e degli ammoniti loro cugini in quanto discendenti di Lot, nipote di Avrahàm.

L’Eterno non permise a Bil’àm di pronunciare maledizioni e costui poté pronunciare solo benedizioni.

Nel congedarsi dal re Balàk, Bil’àm gli disse: “Ora sto per tornare al mio popolo; ebbene vieni: ti predirò ciò che questo popolo farà al tuo popolo negli ultimi giorni".

Egli pronunciò il suo oracolo e disse: "Questa è la parola di Bil’àm figlio di Be’òr, la parola dell'uomo dall'occhio penetrante. È la parola di chi ode le parole di Dio e conosce la volontà dell'Altissimo; di chi vede la visione dell'Onnipotente, mentre cade [nel ricevere la profezia] con visione mistica.

Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non nel prossimo futuro: una stella spunterà da Ya’akòv (Giacobbe) e uno scettro sorgerà da Israele, che schiaccerà tutti i principi di Moàv e dominerà tutti i discendenti di Set. Edòm sarà demolito e il suo nemico Se’ìr verrà distrutto e Israele sarà trionfante. E da Ya’akòv verrà un sovrano che distruggerà quello che avanza della città” (Bemidbàr, 24:14-19).


Rashì (Francia, 1040-1105) nel suo commento cita la traduzione aramaica di Onkelos (I secolo e.v.) che traduce la frase “Spunterà una stella da Ya’akòv” con le parole “Sorgerà un Re da Ya’akòv”. Poi riguardo alle parole “schiaccerà tutti i principi di Moàv”, Rashì commenta che si riferisce a re Davide che sconfisse Moàv, come scritto nel libro del profeta Samuele (II Shemuèl, 8:2). Riguardo alle parole “un sovrano che distruggerà quello che avanza della città” Rashì commenta che si riferisce al futuro Re d’Israele che metterà fine all’esilio.

Nel Talmud di Eretz Israel (Trattato Ta’anìt, 21a) è raccontato: “R. Shim’òn figlio di Yochài insegnò che Rabbi ‘Akivà interpretava le parole “Spunterà una stella (in ebraico kokhàv) da Ya’akòv” dicendo “Spunterà Kozivà da Ya’akòv”. R. ‘Akivà si riferiva a Shim’on bar [figlio di] Kozivà, chiamato Bar Kokhbà, figlio della stella, che nell’anno 132 e.v. iniziò la grande rivolta per liberare la terra d’Israele dal dominio romano, sostenendo che quest’ultimo era il futuro Re menzionato nella profezia di Bil’àm. Tuttavia nella stessa pagina è scritto che un collega di R. ‘Akivà, R. Yochanàn figlio di Tortà disse a R. ‘Akivà: “‘Akivà, l’erba crescerà sulle tue guance senza che arrivi il [re] discendente di re Davide”.

La rivolta scoppiò quando l’imperatore Adriano proibì agli ebrei di eseguire le circoncisioni. Egli nominò il feroce Tinneio Rufo governatore della Giudea e intorno al 132 C.E., Adriano cominciò a stabilire una città a Gerusalemme chiamata Aelia Capitolina, il cui nome era una combinazione del suo nome Aelius e quello del dio romano Giove Capitolino, iniziando a costruire un tempio a Giove al posto del Bet Ha-Mikdàsh. All’inizio la rivolta ebbe successo con la sconfitta e la distruzione di intere legioni romane tanto che Adriano non inviò il suo solito messaggio al Senato che "Io e il mio esercito stavamo bene".

Il Talmud racconta che tale era la forza di Bar Kokhbà e del suo esercito che costui diceva che avrebbe vinto la guerra naturalmente senza aiuto dal Cielo purché l’Eterno non lo ostacolasse. Tuttavia dopo un lungo assedio la fortezza di Betàr venne conquistata dai romani che fecero una strage dei combattenti e degli abitanti. I Maestri dissero che dopo questa disfatta “la forza d’Israele fu stroncata”.

Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nel Mishnè Torà (Hilkhòt Melakhìm, Cap. 11), in modo simile a Rashì, scrive che i versetti della parashà si riferiscono a re Davide a al suo discendente il re mashìach (in italiano “messia” che significa “unto”, perché la nomina dei re veniva fatta mettendo olio sulla testa). Il Maimonide aggiunge che non bisogna pensare che il futuro re messia deva fare miracoli perché R. ‘Akivà sostenne la causa del re Bar Kozivà affermando che era il re mashìach, fino a quando quest’ultimo fu ucciso per via di peccati.

[Le foto allegate mostrano il diritto e il rovescio di una moneta d’argento coniata da Bar Kokhbà con le parole in ebraico corsivo “Shim’on” e “Per la liberazione di Gerusalemme”].



 
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CITAZIONE (Elisha Kimron @ 10/1/2008, 09:50) 
Dal post di Nagev


CITAZIONE
Il tradimento di Giuda e l'episodio di Barabba (che pare inesistente come nome proprio; il significato prevalente tra il linguisti sembra quello di "figlio del padre" [Gesù Barabba che può significare: Gesù Berabbi (berabbi = titolo riservato ai rabbi più stimati) - Gesù Bar Rabbi (Gesù figlio del Rabbi) - Gesù bar Abba (Gesù figlio del padre)]) hanno le connotazioni di una complessa operazione di spionaggio, disinformazione e "divide et impera" posta in essere congiuntamente tra il Tempio ed i Romani (sempre che non siano state progettate a tavolino).

Bar Abba significa figlio di Abba. Abba è il nome di un rabbino, ricorre spesso nel Talmud. Non significa figlio del padre, che in aramaico acquista il determinativo e diviene barà deabba.

Shalom



ovvero :


בריה דאבא

berè deAbba"="figlio-suo del padre".




ברא דאבא


berà deAbba"="il figlio del padre



Ma il vero problema , a mio avviso , è la traslitterazione storpiata , come nel caso dei boanerghesh . bene reghesh

https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=63924012

Difficile ricostruire cosa disse Pilato , tenendo conto che lui parlava in latino , e si deve dedurre che ci fosse un interprete

che traduceva in aramaico al popolo .

( ben inteso , tutto l' episodio è una favola , favola che però nasconde una precisa situazione storica , ovvero quando Vitellio entrò in Gerusalemme si trovò di fronte due bersagli , un rav e un mashiach )


LO STUDIO DI HARD RAIN , ABRAMO , COCHAV , KIMRON


https://digilander.libero.it/Hard_Rain/Barabba.pdf

http://consulenzaebraica.forumfree.it/?t=24287921



zio ot :B):




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Una nota a seguire questi 2 post PRODIGIOSI di Saulnier



CITAZIONE
Al secondo secolo Simone, il leader messianico della rivolta contro Adriano, dapprima soprannominato Bar Kochva (il figlio della Stella) divenne per i rabbini, dopo il fallimento della sua missione Bar Kozeba (il figlio della Menzogna) seguendo una trasformazione analoga a quella che ha cambiato Yeshua in Yeshu.

Allora :


il temibile Zelota figlio della stella in Aramaico :



בר כוכבא


la traslitterazione esattà è BAR KOKHVA' ,

IN QUANTO LA BET DELLA PAROLA STELLA NON HA IL PUNTINO AL CENTRO DELLA LETTERA

IL DAGHESH : דגש


E IN QUESTO CASO SI LEGGE VET.

QUANDO LA BET HA IL DAGHESH : בְּ

SI PRONUNCIA BET .


La vocalizzazione :


בַּר כּוֹכְבָא


Ma, ..... ATTENZIONE !



In Aramaico è assolutamente plausible un' altra forma :

ovvero la o ,

espressa da lalla waw holàm malè ( o piena ) : וֹ

può venire omessa, risultando quindi :


בר ככבא


veniamo a : menzogna : in Ebraico moderno è kazav : Kaf, zain , vet


כָּזָב


in Aramaico non vocalizzato: kaf, zain, vet, aleph


כזבא


da cui la pronuncia kozvà ( o kazvà )


per cui abbiamo figlio della stella : bar kokhvà בר ככבא


e figlio della menzogna : bar kozvà בר כזבא




בר ככבא

בר כזבא






CITAZIONE
*La stella messianica della profezia di Baalam, Numeri, 24,17: Io lo vedo, ma non ora, io lo contemplo, ma non da vicino: Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set.

il Testo Ebraico


www.mechon-mamre.org/f/ft/ft0424.htm


אֶרְאֶנּוּ וְלֹא עַתָּה, אֲשׁוּרֶנּוּ וְלֹא קָרוֹב; דָּרַךְ כּוֹכָב מִיַּעֲקֹב, וְקָם שֵׁבֶט מִיִּשְׂרָאֵל, וּמָחַץ פַּאֲתֵי מוֹאָב, וְקַרְקַר כָּל-בְּנֵי-שֵׁת





in questo caso abbiamo : Kokhav : in Ebraico


כּוֹכָב


Saulnier ! Di tutta la faccenda di karabas della parodia e di tutto il resto e di altro ancora , ne parla diffusamente Frazer in una parte del Ramo d' oro che non venne stampato nell' edizione Italiana ridotta.


La crocifissione del Cristo, pagg. 254, euro 16, curato ottimamente da Andrea Damascelli, edizioni Quodlibet , da non perdere !


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zio ot

Modificato da barionu - 16/7/2010, 17:44

cit da Nègev


CITAZIONE
A titolo di curiosità voglio segnalare un vocabolo dalla assonanza simile " "Keba'an": "mendicante"
"BarKabban, Bar Kebaan": figlio del mendicante, altro nome derisorio,

Interessante , in Ebraico moderno mi risulta Qabtzàn

קַבְּצָן

ma sicuramente ci sono altre forme di vocalizzazione.


CITAZIONE
Saulnier, Kof in ebraico vuol dire scimmia (sia anticamente che in ebraico moderno). Bar-kof, "figlio della scimmia", può essere un soprannome derisorio?

barqof : figlio della scimmia


בַּרקוֹף


corrisponde alla perfezione .



SPOILER (clicca per visualizzare)
Certo che qualche maligno ora potrebbe pensare all' esercito delle 12 scimmie ... :581.gif:

http://it.wikipedia.org/wiki/L'esercito_delle_12_scimmie


Il film è un capolavoro.

SAULNIER



Ben Netzer, letteralmente, il figlio del germoglio.

Di quale germoglio di tratta?

Per i giudeo-cristiani era il germoglio della profezia di Isaia (11,1):

Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse,
un virgulto germoglierà dalle sue radici.

Il soprannome ci appare come un appellativo messianico.

I giudeo-cristiani probabilmente chiamavano così il loro messia, perché credevano che egli era colui che era stato promesso da Isaia.
Il soprannome messianico di Simone al II secolo fu Bar Kokhvà (letteralmente ‘il figlio della stella’) e questo appellativo sembra avere una genesi analoga a quella di Ben Netzer.

Anche qui il riferimento è ad una profezia messianica (quella di Balaam in Numeri, xxiv,17).

Il ‘figlio’ sembra avere il senso di ‘colui che adempie la profezia’.

Bar Kokhvà quella di Balaam.

Ben Netzer quella di Isaia.

I villaggi di Nazaron e Kokhaba (Ναζάρων καὶ Κωχαβα) del millenarista Giulio Africano sono i nomi simbolici delle città dei due Messia più importanti dei primi due secoli.

Ma a questo punto si pone una questione molto importante.

Per il popolo ebraico questi Messia hanno fallito la loro missione, ergo essi hanno dimostrato, con la loro sconfitta, di non meritare questi appellativi.

Da cui la trasformazione di questi soprannomi in nomi derisori (Bar Kokhvà in Bar Koziba (o Bar Koph), Yeshua in Yeshu, Barabba, Barkabba)

Per quale motivo Ben Netzer è rimasto tale negli scritti rabbinici?

Dato il contesto nel quale l’appellativo viene riportato negli scritti rabbinici, mi pare si possa escludere che esso possa aver mantenuto un senso onorifico.

Per risolvere questo enigma io credo sia necessario ancora una volta guardare agli scritti talmudici ed in particolare il Talmud Babilonese (Sanhedrin 46a).

Il passaggio che ci interessa è quello relativo ai cinque discepoli di Yeshu ed in particolare quello relativo a Netzer.

Dal contesto della citazione, Netzer più che un discepolo di Yeshu sembra essere Yeshu stesso, il Dio dei cristiani.

La cosa viene confermata nell’Aruch (XII secolo) che sotto la parola Netzer, riporta:

Netzer è anche Notzri, quel maledetto.

Sanhedrin 46a:

“Quando essi portarono Netzer, egli disse loro: “Sarà dunque ucciso Netzer? Ma è scritto: ‘Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse’. Ma essi risposero: “Sì. Netzer sarà ucciso perché sta scritto: ‘tu sei stato gettato fuori dalla tomba come un abominevole germoglio.’

La profezia messianica e l’allusione all’espulsione dalla tomba sembrano essere riferimenti troppo circostanziati per non riferirsi al messia crocifisso da Ponzio Pilato.

Tuttavia quello che è importante sottolineare qui è la chiave per la comprensione del soprannome talmudico di Ben Netzer.

I rabbini questa volta non hanno mutato l’appellativo, ma hanno ottenuto lo stesso effetto modificando la profezia di riferimento.

Il cristo rimarrà Ben Netzer, il figlio del germoglio, ma non più quello messianico di Isaia XI, 1 ma il virgulto spregevole del Re di Babilonia della profezia Isaia XIV, 12-20:


Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato steso a terra,
signore di popoli?

Eppure tu pensavi:
Salirò in cielo,
sulle stelle di Dio
innalzerò il trono,
dimorerò sul monte dell'assemblea,
nelle parti più remote del settentrione.

Salirò sulle regioni superiori delle nubi,
mi farò uguale all'Altissimo.

E invece sei stato precipitato negli inferi,
nelle profondità dell'abisso!

Quanti ti vedono ti guardano fisso,
ti osservano attentamente.
È questo l'individuo che sconvolgeva la terra,
che faceva tremare i regni,

che riduceva il mondo a un deserto,
che ne distruggeva le città,
che non apriva ai suoi prigionieri la prigione?

Tutti i re dei popoli,
tutti riposano con onore,
ognuno nella sua tomba.

Tu, invece, sei stato gettato fuori del tuo sepolcro,
come un virgulto spregevole;
sei circondato da uccisi trafitti da spada,
come una carogna calpestata.
A coloro che sono scesi in una tomba di pietre

tu non sarai unito nella sepoltura,
perché hai rovinato il tuo paese,
hai assassinato il tuo popolo;
non sarà più nominata
la discendenza dell'iniquo.



_________________________________________________________

,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,,


Isaia XIV , 19


www.mechon-mamre.org/f/ft/ft1014.htm



וְאַתָּה הָשְׁלַכְתָּ מִקִּבְרְךָ, כְּנֵצֶר נִתְעָב--לְבֻשׁ הֲרֻגִים, מְטֹעֲנֵי חָרֶב; יוֹרְדֵי אֶל-אַבְנֵי-בוֹר, כְּפֶגֶר מוּבָס.




כְּנֵצֶר


kenètzer : come germoglio


veramente interessante questo passo di Isaia :

tento una traduzione


וְאַתָּה הָשְׁלַכְתָּ מִקִּבְרְךָ, כְּנֵצֶר נִתְעָב


וְאַתָּה we attàh : ma tu

הָשְׁלַכְתָּ hashelakhtà : viene usato il verbo ( raro ) לִשְׁלוֹךְ lishlokh : cadere delle foglie ,

forma passata : cadesti , sei caduto

מִקִּבְרְךָ, mi qiverkà

מִ mi : da


קִּבְרְךָ qiverkà e la forma costrutta di

קֶבֶר qèver : tomba

שֶׁלְּךָ shellekà : la tua ( forma maschile , qever è maschile )


קִּבְרְךָ qìverkà : la tua tomba



מִקִּבְרְךָ,
miqiverkà : da la tua tomba

כְּנֵצֶר kenètzer : come germoglio


נִתְעָב nitav : odioso , malfamato, maledetto




zio ot talmidit qatan meov :rolleyes:

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::


CITAZIONE (Saulnier @ 24/7/2010, 12:16)
CITAZIONE
Dux latronum...prese delle città e governò su di esse.

Curiosamente la parola 'ladro' nel testo e nel commento di Rashi è lestes traslitterato in ebraico.
Come se la fonte originaria di questo passaggio, fosse un’opera scritta in greco (Giuseppe Flavio?)

בר נֵצֶר - Ben Netzer nel testo viene definito un ליםטים termine che sembra la traslitterazione della parola greca λῃστής - brigante, un termine che ricorre spesso nelle opere di Giuseppe Flavio per definire gli zeloti.

Mi pare una particolarità degna di nota.

Mi chiedevo se questo termine venga usato anche altrove negli scritti talmudici.

Della serie complichiamoci la vita ...

http://it.wikipedia.org/wiki/Alfabeto_ebraico



ליםטים quelle riportate sono mem ם ???


ליםטים è problematico in quanto la mem מ a fine parola

viene scritta così ם

si tratta quindi di 2 parole espresse al plurale : lem tem


לים טים

Altra complicazione : se è presa da un commento di Rashì , risulta un ' ulteriore traslitterazione, in quanto Rashì scrive sempre con una sua forma grafica particolare : l' alfabeto Rashì.

Fatto sta che Rashi scrive la samek : ס in una forma estremamente simile alla ם

In questo caso sarebbe esattamente LESTES traslitterato

Non trovo su Google l' alfabeto Rashì ... :angry:


zio ot :mf_bookread.gif:

...............................................

SAULNIER

CITAZIONE
Fatto sta che Rashi scrive la samek : ס in una forma estremamente simile alla ם

In questo caso sarebbe esattamente LESTES traslitterato


ליס'טיס

Si tratta in effetti di due samek (e non due mem) ed è proprio

λῃστής traslitterato:

Lamed Jod Sameck Tet Jod Sameck.

Su questo termine e le sue ricorrenze negli scritti talmudici vedi anche (fondo pagina a destra):[/size]






Edited by barionu - 29/1/2023, 19:16
 
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CAT_IMG Posted on 30/1/2023, 19:56
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Gli evangelisti hanno idealizzato un qualcosa davvero avvenuto a Gerusalemme, ma durante la prima rivolta giudaica.
Il popolo di Gerusalemme assieme ai sommi sacerdoti deliberarono di far far fuori il non antiromano Giovanni di Giscala ( che sarebbe il Talmudico Yochannan ben Zakkai ) e al suo posto decisero di nominare, come Salvatore e protettore, suo nipote, l'antiromano Simone bar Giora ( che sarebbe il Talmudico Abba Sikra chiamato anche in altri testi ben Batiah).

Proprio ben Batiah, sembrerebbe un soprannome, che vuol dire, detto dai rabbini, IL FIGLIO DEL PADRE e cioè ha lo stesso significato di Bar Abba.

Qui tutte le fonti:

https://originidellereligioni.forumfree.it/?t=79260648

Di fatto alla fine uno morì giustiziato Roma, l'altro fu graziato dai romani ( Yochannan ben Zakkai il salvatore del suo popolino e della Torah).
 
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